Prologo
Una catasta di scatole vuote minacciava di cadergli addoso mentre si rannicchiava premendo al petto le ginocchia ossute.
Respira,tranquillo,respira.
Era nascosto nel suo posto segreto.
L'armadio.
Aveva paura dei suoi genitori,era ossuto,mangiava poco,a volte niente.
Aveva fatto cadere un costoso vaso di famiglia per prendere dei biscotti perché morente di fame,i genitori lo cercavano.
L'avrebbero picchiato per aver fatto un danno.
Per i genitori lui era solo un danno,un disastro della natura.
Si sentono i passi delle scale.
Tranquillo.
Si ripeteva.
Era orfano. I genitori gli erano morti in un'incidente di strada.
Stava in una casa famiglia se così si poteva chiamare.
I passi si facevano sempre più vicini. L'armadio si apre.
Non erano i genitori,bensì Levi. Il suo unico amico in quella casa dell'orrore. Colui che l'ha sempre protetto dagli abusi dei due spasimanti.
<Non muoverti da qui,qualunque cosa succeda>Mi dice il corvino.
Nonostante fosse solo un'anno più grande di lui era molto più intelligente e coraggioso.
<Avevo fame,volevo solo mangiare un biscotto>Piagnucoló il castano affamato.
<Andrà tutto bene. Ti ho promesso che ti avrei sempre protetto ricordi? Ma non fare rumore>Lo pregó
<Mi raccomando,sta' zitto,poi quando... Quando torno ti leggo una storia va bene? La storia di quello stupido coniglio> continua
Il bambino non parlò come ripromesso. Sentì dei rumori,segno che Mr Henry era salito.
Il bambino quella sera non poté raccontargli la storia dello stupido coniglio.
Udì uno schiaffo,poi un tonfo.
Stava piangendo silenziosamente.
Non fare rumore,non fare rumore
Si ripeteva.
Come al solito il corvino l'aveva protetto.
Come al solito lui non si era difeso.
Per la paura si strinse a sé l'unico oggetto di sua proprietà,un pupazzo.
Quel pupazzo gliel'aveva comprato il corvino quando era uscito con Miss Becky. Era il suo preferito e quindi in una calda mattinata d'estate se l'era portato in un centro commerciale.
Anche il castano voleva andarci per il troppo caldo. Ma non uscì.
Al suo ritorno il corvino gli diede quel pupazzo,che aveva rubato per lui sentendosi in colpa per il fatto che non fosse venuto.
Loro erano come fratelli. Anche se sotto sotto si amavano.
Una sera però la loro storia finì,il corvino non protesse il castano e il diretto interessato stava per morire per colpa di Mr Henry.
~~~~~
Mi sveglio di soprassalto. Sono tutto sudato.
"Perché di nuovo questi incubi? Pensavo fossero finiti da un pò."
Scendo le scale e vado a fare colazione,incontro i miei genitori che mi rivolgono subito un sorriso.
<'Giorno Eren,pronto per l'università?>
Faccio segno di sì con il capo. Loro mi guardano contrariati.
<Eren usa le parole>disse la madre,Carla.
<Sì sono pronto>dico con fatica
<Bene ottimo lavoro> mi guardarono compiaciuti.
Ho problema nel parlare,appena ci provo mi si forma un groppo alla gola e non riesco a parlare.
Alcuni dicono semplicemente che sia timido.
Ma non sono timido.
Ciò é dato dal mio passato in quella casa famiglia.
Andando dallo psicologo avevo scoperto che mi avevano provato ad 'addestrare' per non parlare. E ci erano riusciti.
Andrò all'università,mi laureò in medicina.
Ho cercato vari appartamenti ed uno mi sembra abbastanza ottimale.
Partiró oggi e mi sento già il cuore in gola.
<Eren partiamo?>Mi domanda Grisha
Carla sfortunatamente non mi può accompagnare,aveva un turno al lavoro in ospedale.
Sia Carla che Grisha erano dei famosissimi medici.
<Va bene>Rispondo di rimando.
Prendo la valigia e la metto in macchina. Ci vogliono circa 4 ore per arrivare.
Mi metto le mie grandi cuffie e ascolto la musica andando nel mio mondo.
Un mondo che purtroppo non esiste.
Vado in Hotel,visto che l'appuntamento con il mio coinquilino sarà tra due giorni.
Mi sono presentato prima,perché dovevo compilare alcune cose sulla scuola.
Skip time
Sono in ansia.
Riusciró a parlare con il mio potenziale coinquilino?
Ackerman
Fisso per almeno 10 minuti il citofono. Non ho il coraggio di suonare.
É un cognome stranamente familiare. Penso.
Dopo un poco mi decido a suonare,ed una voce roca mi dice di entrare.
Mi tolgo accuratamente le scarpe,per poi depositarle nel portascarpe.
Voglio fare bella figura.
Il mio potenziale coinquilino ancora si fa vedere. Lo sento parlare con qualcuno nel corridoio,ancora lo vedo,ma ha una voce stranamente familiare.
Finalmente si decide a farsi vedere. É muscoloso,molto muscoloso direi. Capelli corvini,in un taglio militare che lo rende ancora più bello.
Stacca la telefonata e mi guarda. Provo a salutarlo ma lui mi ferma.
<No>dice semplicemente
<Cosa no?> dico titubante.
<Non puoi stare in questo appartamento>
<E perché?> chiedo curioso e furioso allo stesso tempo. Quei due giorni in hotel sono stati un'inferno.
<Pensavo fossi una donna,quindi non ti accetto>
Non capisco...
<Scusami tanto ma io ho fatto tanti chilometri per venire fin qui,e tu ora mi dici di dovermene andare?> dico con tutto il coraggio che ho in corpo
<E quindi?> dice annoiato
<Non capisco perché tu mi voglia buttare fuori. Scusa se volevi solo farti una ragazza>
<Oh mio caro non voglio farmi una ragazza. Sono gay. E ho avuto una brutta esperienza con un mio passato coinquilino>
<Beh a me non può fregar di meno,io non sono gay quindi non ci sono problemi> non so perché,ma con lui non mi faccio problemi a parlare.
<Vai via>
<Benissimo>Sibilai,voltandomi e andando a sbattere contro una lampada a stelo. Imprecai a voce alta. Soprattutto quando alle mie spalle sentii risuonare una risata. Era profonda,mi faceva venire i brividi.
Ad un certo punto lo chiamarono.
<No cazzo>bestemmia lui.
<Senti,puoi restare. L'altra acquirente mi ha dato buca,ed io ho bisogno di soldi.>si rivolge a me annoiato.
<No! Adesso me ne vado>mi alzo dopo essermi finalmente rimesso in piedi dolorante.
<Non puoi rifiutare,tu hai bisogno di una stanza e io di soldi> replicò
<E va bene>
<Ci saranno delle regole>
<Dici>
<Primo> esordì alzando un dito
<Non venirmi a scocciare con le tue menate da moccioso. Non mi frega niente di ciò che succede nella tua vita,quindi non impormi la tua compagnia. Non ci saranno serate tra amichetti sul mio divano,i programmi della tv li decido io,e tu non verrai a sfogarti da me in lacrime.>
<Si può fare> ribattei gelido
< Secondo> proseguì imperturbabile.
<Tieni la bocca chiusa quando rimorchio qualcuno. Non ho intenzione di giustificarmi in casa mia>
<Per me non fa differenza con chi te la fai> replicai prontamente,gettando però un'occhiata scettica verso la porta. La sua camera era sì sul lato opposto del corridoio, ma chi poteva sapere quanto fosse rumoroso? Mi augurai di non dovermi mai accorgere quando se la spassava con qualcuno
<E terzo..> mi guarda attentamente il corpo facendomi arrossire.
<Tra noi non ci sarà mai niente. Non farti illusioni,capito?>si avvicinò sempre di più.
La sua voce profonda mi accarezzó e il suo respiro mi solleticó le tempie. Avvertì un fremito allo stomaco che non aveva niente a che fare con la fame che pian piano si stava facendo sentire. Aveva un buon profumo,un misto tra caffè e menta. A causa dell'improvvisa vicinanza,impiegai qualche secondo a capire ciò che aveva appena detto.
<Mi rincresce dare un brutto colpo al tuo ego,ma non sono interressato,e mai lo sarò a tipi come te>
La mia risposta lo lascio interdetto. Un lampo di sorpresa si accese nei suoi occhi. Si stropicció il viso e indietreggió di un passo.
<In questo caso,benvenuto a casa Ackerman>Mi porse la mano.
<Io soni Levi> continuó
<Piacere Eren>gli strinsi la mano soddisfatto del mio lavoro di socializzazione.
Non so perché mi é sempre più familiare.
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