Did you have good dream?
Il mattino seguente fui svegliato da un solletico alla nuca. Battei le palpebre assonnato, e come se nulla fosse mi girai dall'altra parte del letto e continuai a dormire.
Sentii una risata soffocata.
Sbuffai, e presi il cuscino, lanciandolo alla cieca nella direzione in cui proveniva la risata.
«Fuori da qui!»
«Vengo in pace. Ti porto il caffè»
Mi misi seduto all'istante. Stavo ancora sognando?
Levi Ackerman che si scomodava a portarmi il caffè?
«Cosa mi ha fatto meritare il caffè a letto? C'è un trucco dietro a tutto questo?»
«Ecco che ricominci» Sbuffó «Come ti senti?»
«Non malissimo, ho solo un piccolo giramento di testa»
«Ho io una soluzione per farti sentire meglio»
«Ovvero?»
Fece a modo suo, un sorriso. «Un poco d'aria fresca»
«Oh no no no, io non ci vado un'altra volta con te nel bosco. Mi sono procurato tanti di quei graffi e vesciche che se ci ripenso ho dolori ancora oggi»
«Le vesciche sono dovute al fatto che quel giorno non indossavi le scarpe giuste, mentre i graffi sono solo la causa della tua sbadataggine. Ma per la prima ho io la soluzione, ti ho preso degli scarponi da trekking»
«Cosa?»
Solo ora mi accorgo che aveva degli scarponi marroni, con lacci e una suola spessa e robusta.
«Mi hai comprato delle scarpe da trekking?» lo guardai esterrefatto.
«Non esattamente, ad Erwin questi scarponi non servivano più, quindi ne ho approfittato per prendermele io e darle a te. Pensavo ti potessero andare bene»
«Sei stato veramente gentile» Ero sinceramente sorpresa, e gli rivolsi un sorriso sincero.
Lui si imbarazzó e si tirò i capelli indietro.
«Gentile è una parola orribile»
Mise il muso.
Sembrava molto un gatto in quel momento.
Scoppiai a ridere.
«Prima fai qualcosa di carino per me e poi te la prendi se ti ringrazio»
Sbuffó.
«Io non sono carino con te, e il tuo aspetto stamattina è orribile»
«Grazie mille»
«Dico sul serio. E adesso vedi di alzarti, voglio uscire»
Mi gettò la stessa felpa che mi aveva dato l'altra volta ed uscì. Non potei far a meno di sorridere.
•••
Faceva molto più freddo rispetto all'ultima volta. L'autunno era arrivato e avevo i brividi mentre affrontavamo la salita.
«Rallenta un po'», ansimai, sentendo un dolore al fianco.
«Se rallentiamo ancora un po', non arriveremo in cima prima del tramonto e allora lo spettacolo sarà rovinato»
Detto ciò, continuò ad incamminarsi. Aveva un vantaggio di almeno dieci metri e non sembrava intenzionato ad aspettarmi. Era spietato.
Aveva scelto un percorso diverso dalla volta precedente.
Era incredibile come riconoscesse bene la zona; non c'erano sentieri, ma lui si orientava anche senza avere a disposizione un GPS. Come se avesse un sesto senso.
All'improvviso mi bloccai. Sentivo uno scroscio lontano; era molto flebile, ma avevo la certezza che nei dintorni ci fosse un torrente.
«Dai, muoviti!»
Più ci avvicinavamo, più il fragore dell'acqua era più forte. D'istinto mi avvicinai sempre più velocemente verso la torrente, superando anche di vari passi Levi.
Uno, due, tre metri dopo ero arrivato.
Rimasi sbigottito.
Finalmente avevo capito l'origine dello scroscio. Levi mi aveva portato fino a una grande cascata.
«Oddio...» sospirai incredulo.
Al mio fianco mi raggiunse Levi, che mi mise una mano sulla spalla, osservando anche lui, per qualche secondo quella meraviglia che si espandeva nei nostri occhi.
Grandi masse d'acqua sgorgavano dalle rocce tra alberi e cespugli contorti. I raggi del sole facevano scintillare l'acqua mentre precipitava dalla parete a picco in un lago sottostante.
«Andiamo» disse Levi.
Lo seguii lungo uno stretto sentiero che costeggiava cascata tra rocce coperte di muschio. Man mano che scendevamo, erano più lisce e scivolose. Una lieve pioggerellina ci bagnava. Ero sopraffatto da quel grandioso spettacolo naturale.
Quando raggiungemmo la riva del lago, vidi Levi togliersi la felpa, restando a petto nudo.
«Ma cosa fai?»balbettai, mentre si toglieva anche gli scarpini e si slacciava la cintura.
«Secondo te?»
Si voltò verso di me con uno sguardo ammiccante, poi prese la rincorsa e si tuffó nel lago.
«Non è troppo fredda?» gli gridai.
«Prova tu stesso» lo scroscio della cascata era assordante e lo capii a stento.
Senza indugiare oltre, mi tolsi la felpa e i pantaloni.
Toccai l'acqua con la punta del piede e rabbrividii. Era gelata.
«Non fare il fifone» mi sfidó, e il deciso all'istante di accettare quella sfida.
Presi la rincorsa, e mi tuffai.
Il freddo mi avvolse, e diedi qualche bracciata energetica sott'acqua, per riscaldarmi il più possibile.
«Preso»
Levi era spuntato dal nulla alle mie spalle e mi aveva stretto in vita.
Un brivido percosse tutto il mio corpo.
Levi mi sollevò in aria e mi lanciò ad almeno tre metri da sé.
Era più basso di me, ma mi sollevò come se fossi una piuma.
«Brutto...»Gridai.
«Cosa c'è?» si comportó come se niente fosse.
Mi avvicinai a lui minacciosamente ed incominciammo a schizzarci a vicenda, come due bambini.
Tutto d'un tratto, Levi mi bloccò le braccia. Eravamo vicinissimi. Entrambi ci fermammo a guardarci.
L'acqua gli gocciolava dalle labbra e dalla pelle. Non sapevo come, ma le mie mani avevano trovato da sole le sue strade fino al suo petto, proprio come le sue stringevano i miei fianchi.
Ogni muscolo del mio corpo era in tensione, avvertivo un nodo dentro di me, che non c'era mai stato prima. Un brivido mi scese fino al basso ventre.
Non avrei resistito un minuto di più, tanto vicino a lui, e teme che avrei potuto fare qualcosa di cui mi sarei pentito.
Deglutii a fatica.
«Regola numero tre» mormorai staccandomi da lui.
Levi sembrò ritornare sé stesso, e con uno sguardo mai visto prima uscii dall'acqua.
Io mi immersi completamente, urlando dove nessuno mi avrebbe potuto sentire.
Non mi ero mai sentito così. Il corpo fremere, la mia eccitazione salire... Sto impazzendo.
Dopo circa una decina di minuti, uscii anche io dall'acqua. Mi asciugai e mi vestii.
Levi era seduto su una roccia. Lo raggiunsi, e per un po' nessuno dei due parlò, sguardo sulla cascata.
Il sole stava tramontando, e con lui se ne andavano tutte le emozioni provate oggi.
Fermarmi era l'unica cosa che potevo fare, se non l'avessi fatto, molto probabilmente saremmo andati incontro in un punto di non ritorno.
«Andiamo?»
Annuì.
Presi il telefono, notando subito una chiamata persa da parte di mio padre, e la notifica da un messaggio da lui stesso mandato.
"Dobbiamo parlare. C'entra lui "
Rabbrividii.
La paura si impossessò di me.
Il telefono mi cadde dalle mani.
Levi mi notò e mi chiese subito cosa mi stesse succedendo.
Io ero come se non lo stessi sentendo.
Ero terrorizzato.
•••
Heyy.
Lo so che sono da circa 3 mesi che non scrivo, e mi scuso immensamente.
Questo capitolo lo staró scrivendo da un mese, e, finalmente, stasera l'ho completato.
Spero vi sia piaciuto, alla prossima :)
(Scusate gli errori, non ho controllato -come al solito-)
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