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Capitolo 20

Mi svegliai qualche ora dopo ma non trovai il professore al mio. 
Trovai una lettera che diceva che non voleva svegliarmi e così, dato che temeva l'arrivo di mia madre, aveva deciso di andarsene per entrambi. 

Ci rimasi veramente male ma in compenso si era assicurato di mettere tutto apposto. 

Era uscito dal giardino, una delle porte che rimaneva sempre aperta in casa. 
Piegai la lettera con molta cura e la misi sotto il mio cuscino. 

Mi misi la vestaglia da notte e scesi a bermi qualcosa di caldo per dissetarmi. Provavo a smettere di pensare al professore ma la verità era che non vedevo l'ora di rivederlo. 

Fu il campanello di casa che richiamò la mia attenzione, controllai dallo spioncino e vidi il viso di Elia. 

Aprii la porta e lui entrò, era tutto agitato e non ne compresi la ragione. 

«Elia che succede?»Chiesi facendolo accomodare in casa. 

«Hanno arrestato Tommaso 20 minuti fa.»

Spalancati gli occhi stupefatta da quello che mi aveva appena detto. 
Non ci credevo. 

«Sei sicuro che fosse lui? » Elia mi confermò esserne sicuro.

Andai di sopra e mi vestii di fretra furia prima di scendere. 

Mi feci una lunga treccia e presi la bicicletta. 

Erano le 18, non credevo di avere dormito per ben tre ore. 

Ci mancavano solo due ore per poter cercare di capirci qualcosa. 

Scrissi qualcosa a mia madre che lasciai sul tavolo in cucina e poi partii assieme a Elia. 

Lui pedalava decisamente troppo velocemente e feci fatica a stargli indietro ma quando arrivammo a casa di Tommaso era stato tutto completamente svuotato. 

«Lui non teneva le cartoline vero? »Mi chiede poi Elia chiudendo la porta dietro di noi. 

Scossi la testa, ce le eravamo divise apposta. 

Raggiungemmo in fretta e furia, e quando dico fretta furia non sto scherzando, la casa di Valentino, corremmo le scale e per poco Elia non cadde rovinosamente. 
Bussammo alla sua porta e ci mise un po' ad aprire la porta del suo appartamento. 

«Che cazzo ci fate qui?»Ci sussurrò Valentino, a casa sua c'era anche Francesco, il secondo amico che Valentino si era portato indietro alla riunione delle cartoline. 

Francesco era rimasto nelle sue quel giorno, fumava e ci osservava. 
Aveva lunghi capelli castani e non dava particolamente nell'occhio come invece faceva Valentino con la sua altezza. 

Anche in quel momento stava fumando solo che in mano aveva delle pistole che stava manipolando. 

«Non dovreste essere qui»Disse poi Valentino. 

«Tommaso è stato preso davanti ai miei occhi. Stavo tornando a casa dai miei allenamenti di Calcio e l'hanno preso, una delle vedette»Replicò Elia e allora Valentino andò ad abbassare le tapparelle e chiuse la porta dietro di noi. 

«Non capisco come possa essere stato possibile onestamente ma per ora non abbiamo tempo per pensarci. È solo questione di tempo prima che becchino anche tutti noi.»Disse Francesco passandomi la pistola. 

La guardai spaventata. 

«Non è pericolosa, è a elettroshock, paralizza temporaneamente, ma non uccide.» Mi rassicurò Valentino accarezzando la mia spalla. 

Mi strinsi le spalle mentre osservammo Francesco illustrare il suo piano. Era un piano ingegnoso a cui ammise aveva pensato per anni. 

Si scoprì un ragazzo molto intelligente, fu rifiutato da diverse università perché il padre era stato arrestato e poi giustiziato per tradimento. 

Era rimasto solo al mondo, la madre era morta quando lui era molto piccolo. 

Era un genio e nessuno poteva dire il contrario. 
Un ottimo stratega e ingegnere che purtroppo era obbligato a lavorare in una fabbrica manifatturiera..

Quando andai in camera di Valentino vidi gli zaini con i nostri nomi pronti. 

«Quindi partiamo?»Chiesi. 

«Appena capiremo come tirare Tommaso fuori da lì, sì. Lo staranno interrogando in questo momento e sono. Sicuro che non spiccicherà parola»Disse Valentino e io abbassai lo sguardo, non comprendevo come poteva essere successo. 

Valentino ci disse di andare a casa e di non preoccuparci, se avevano dei sospetti su di noi dovevamo cercare di prendere tempo e fare come sempre. 

Tornai a casa e controllati per puro spizio le cartoline in mio possesso. 
Erano 5, ne mancavano due. 
Misi sottosopra l'intera casa, arrivai perfino a litigare con mia madre e poi compresi cosa fosse realmente successo. 
Mia madre mi osservò piangere tutto d'un colpo e se ne preoccupò. 
Nessuno se non Gabriele era passato in camera mia e spiegare agli altri cosa era successo mi avrebbe riempito l'esistenza di vergogna. 

Valentino passò a prendermi la mattina ma gli comunicai che dovevo urgentemente parlargli. 
Mamma se ne era già andata da qualche minuto e presi a raccontare tutto a Valentino. 
Lui mi guardò sconcertato e poi cercò di calmarsi. 
Alcune cose non gliele dissi ma credo intese benissimo da solo. 
Vidi un accenno di delusione nei suoi occhi, ma mi abbracciò per tranquillizzare me. 

Aveva tradito la mia fiducia e mi aveva venduto al governo in quel modo. 







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