io ho deciso che tu andrai in infermeria, e tu ci andrai!
Pov Ari
Io e Angi stavamo camminando tranquille per i campi di fragole, lei mi teneva una un braccio attorno alle spalle e io le circondavo la vita con il mio. Sentimmo delle urla provenire della collina e una colonna di fumo che saliva in cielo. Io e Angi ci scambiammo un'occhiata e corremmo verso la collina.
Sulla collina c'erano due enormi tori di bronzo. Ah, e i tori sputavano fuoco.
Io mi distrassi a guardare Giada che imprecava contro i tori per averle spezzato la lancia e non mi accorsi che uno dei tori si era girato a guardarmi. Venni salvata da Angelica che mi placcò appena in tempo mentre il toro sputava una fiammata proprio sopra di noi, la schivammo per un pelo.
Io arrossii perché Angelica praticamente sdraiata su di me. Lei era rossa quanto me, ma pensai che fosse per il caldo della fiammata che ci aveva appena sfiorato. Il mio viso e il suo erano talmente vicini che ci respiravamo in faccia a vicenda. Angi provò al alzarsi ma mi ricadde addosso gemendo di dolore. «Stai bene?» chiesi preoccupata, lei annuì piano. Sporsi piano la testa sopra la sua spalla, il retro della sua maglietta viola era bruciacchiato e fumava.
Sussultai, Angi gemette di dolore «Ti porto in infermeria» decretai «no, no. sto bene» protestò debolmente lei, «io ho deciso che tu andrai in infermeria, e tu ci andrai!» dissi decisa anche se la mia voce tremava ed era intrisa di preoccupazione. Quando me la caricai sulla schiena protestò, non voleva che io mi stancassi, bah valla a capire. Non pesava nulla, era una piuma. Mentre la portavo in infermeria mi svenne tra la braccia, era bollente. Ricacciai indietro le lacrime, avrei avuto tempo per piangere una volta che lei sarebbe stata bene.
La posai su uno dei pochi letti liberi dell'infermeria, facendo attenzione a sdraiarla a pancia in giù. Michael le curò le bruciature, ma io avevo gli occhi troppo pieni dalle lacrime anche solo per vedermi a un palmo dal naso. Mio fratello mi toccò la spalla «Ari, sta bene. Deve solo riposare. quando si sveglia dalle un po' di Nettare e dille che rimarrà in infermeria almeno un paio di giorni» lo ringraziai poi lui se ne andò e arrivò Nate che, vedendo Angi svenuta e bruciata si preoccupò da morire, lo tranquillizzai e gli dissi che appena si fosse svegliata l'avrei chiamato. Lui uscì e finalmente piansi, piansi per la preoccupazione, piansi per il sollievo, semplicemente piansi seduta su una sedia a pochi centimetri dal letto di Angi.
Rimasi con lei tutto il pomeriggio e tutta la notte, lei continuava a dormire. Nate mi portò da mangiare e rimase con me per un po', poi dovette andare. Durante le notte Angi fece un incubo. Si agitava, piangeva, parlava ma non urlava, lei non urlava mai. «Arianna! Ari!» disse allungando la mano. Le presi la mano tra le mie «Sono qui Angi, non vado da nessuna parte» sussurrai. Lei sembrò calmarsi e mi tirò più vicino, finii per sdraiarmi vicino a lei nel letto. Ci addormentammo così, abbracciate con la testa di Angi sulla spalla e il suo braccio attorno alla vita, mentre giocavo una ciocca dei suoi capelli.
Volevo scrivere una cosa sdolcinata, ok? Penso di avervi fatto venire il diabete
baci coniglietti coccolosi (con cui non puoi ricattarmi Fra)
Lara
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