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Capitolo 9 - Un nuovo amico?

O almeno così pensavo, perché lei non mi disse tutto fino a qualche tempo dopo. Quella sera la madre le scrisse, e lasciatemi solo dire che definire il loro rapporto incrinato sarebbe un eufemismo, ma questa è una storia per un altro giorno.

Capitolo 9 - Un nuovo amico?

Durante quella pausa di due giorni, seguita dal fine settimana, Kuuki venne finalmente contattata dal biondo peperino, che le chiese del suo indirizzo di casa. Per fortuna lo riconobbe dalla foto profilo che aveva, altrimenti ricevere un messaggio simile senza preavviso avrebbe sicuramente fatto strano.

Lei non esitò e gli inviò la propria posizione, iniziando a prepararsi per l'incontro. Indossò la sua classica e comoda tuta grigia, già consunta per via del proprio allenamento personale, non capiva effettivamente perché fosse così impaziente di vedere il ragazzo alla propria porta, non capiva perché l'adrenalina iniziasse a pomparle nel corpo solo al pensiero di potersi battere con lui. Non ne vedeva il motivo, e vari dubbi le annebbiarono la mente, fin quando non sentì il suono della suoneria del proprio telefono propagarsi nella stanza.

Riconobbe il numero che adesso era stato salvato sotto il nome di "Esplosivino".

"Pronto?" Rispose alla chiamata con curiosità, perché mai l'aveva chiamata? Che si fosse perso? Era possibile una cosa del genere? No, infatti lui le replicò con tono scazzato. "Sono qui fuori, muovi il culo e non farmi perdere tempo." La ragazza balzò giù dal letto, senza neanche attaccare. Dall'altro capo del telefono Bakugou sentì un flebile, "... torno per cena." detto in fretta e furia a qualcuno prima di ritrovarsi con la ragazza di fronte fuori dal vialetto.

"Perché non hai suonato il campanello?" gli chiese lei senza segnali di minimo sforzo nonostante avesse appena corso per l'intera casa pur di avvertire la nonna che stava uscendo. "... Non volevo disturbare." le rispose senza aggiungere altro e girarsi verso la strada, dandole le spalle. "Allora dove dobbiamo andare per arrivare a quel parchetto che hai nominato l'altro giorno." domandò lui spazientito, il tono della sua voce era piuttosto esigente e non traspariva la voglia di voler attendere una risposta.

"Seguimi!" disse prontamente lei iniziando a correre, superandolo subito. "OHI BASTARDA COSì NON è VALIDO!!" prese a correrle dietro lui, decisamente infastidito dalla falsa partenza dell'altra. "Mica è una gara!" ribatté lei ridendo, svoltando a destra non appena arrivò alla fine della strada. "TUTTO è UNA GARA!" disse lui determinato, recuperando la distanza che li separava, adesso correndole di fianco, senza però riuscire a superarla.

Svoltarono ancora una volta a destra, e dopo un ulteriore centinaio di metri di corsa lei si bloccò di colpo di fronte a quello che presumibilmente sarebbe stato il loro luogo di allenamento.

"Lo sai vero-" disse lei con il respiro affannato per via della gara di velocità appena conclusa. "QUESTO è UN PAREGGIO!" Lui alzò il braccio verso di lei con fare minaccioso, interrompendola prima che potesse continuare. "Si va benissimo," disse lei sorridendogli leggermente "Però quello che volevo dire è che stiamo per fare una cosa illegale visto che non potremmo usare i nostri quirk fuori scuola." ridacchiò prendendo un elastico dalla tasca della felpa leggera che indossava, legandosi i capelli in una cortissima coda di cavallo scompigliata.

"Se non si fa male nessuno tutto è consentito, e poi non è neanche detto che finiremo per usarli. Potrei stenderti prima che tu possa usarlo." La sfidò lui con il suo sguardo determinato puntato nelle iridi color avana della ragazza.

"Attento alle sfide che lanci amico, non sottovalutarmi." rispose lei, corrispondendo la sua determinazione. "Non osare neanche pensarlo." replicò lui in cagnesco "So solo che accadrà." concluse entrando finalmente nell'area. "Allora, da cosa inizi tu di solito." si girò verso di lei, incrociando le braccia al petto. "Anche io corro una decina di chilometri come riscaldamento, non so se lo vuoi fare, poi di norma mi esercito realizzando ogni singolo Kata di karate dalla cintura bianca alla nera secondo dan, e dopo quello qualche tecnica al sacco e finisco con lo stretching." gli sorrise lei raggiungendolo al centro del campetto.

"Come fai ad essere secondo dan." la guardò scettico "Da quanto diamine hai iniziato a fare karate." era più che sbalordito sentendo la preparazione atletica dell'altra. "Da quando avevo quattro anni più o meno, alcune mezze cinture le ho scavallate visto che il mio maestro mi reputava abbastanza preparata per avanzare direttamente di grado." rispose lei con molta calma. "Quindi, vuoi farti una corsetta e poi stretching come sei abituato tu? A me cambia poco." propose lei stiracchiandosi, portando le braccia verso l'alto per distendere i propri muscoli, preparandoli all'imminente sforzo.

"Mezz'ora di corsa, quel che facciamo facciamo, stretching e poi ti faccio il culo." disse lui riprendendo a correre, più lentamente e aspettando di essere raggiunto da lei, dopotutto aveva bisogno di una guida in quel quartiere a lui estraneo. La corsa fu tranquilla, e dopo trentadue minuti esatti i due si trovarono nuovamente nel parco.

"Bene," iniziò Kuuki legandosi la felpa in vita "guidami maestro." scherzò lei, seguendolo. Bakugou già vicino alla staccionata che delimitava il confine del parco, si appoggiò al muro con gli avambracci completamente aderenti alla superficie di legno, spingendo il proprio peso corporeo verso il basso, cercando di stendere i propri muscoli, entrambi passarono poi alla distensione di gambe e braccia finché non si sentirono abbastanza riscaldati da poter dare finalmente inizio alla sfida.

"Come vogliamo strutturare il duello? Il primo che cade a terra perde? O più tipo wrestling chi viene immobilizzato perde?" chiese lei ghignando in direzione dell'altro. "L'idea del wrestling non mi dispiace." rifletté lui, spogliandosi a sua volta della felpa che aveva tenuto fino a quel momento, buttandola su una delle panchine agli estremi del giardinetto. Lei replicò il suo gesto, sistemandosi la coda che teneva legati i suoi pochi capelli, in modo che non fossero un intralcio per la propria visuale.

"E wrestling sia. Niente unicità giusto?" lui annuì mettendosi in guardia, decisamente troppo aperta, ma allo stesso tempo libera di agire, constatò la ragazza, posizionandosi nella classica guardia karateka, entrambi i pugni alti di fronte al viso a distanze differenti, i piedi divaricati anch'essi a distanze differenti, e lo scontro ebbe inizio.

Bakugou giocava sull'attacco, prevedibile, infatti Kuuki, iniziando a saltellare sul posto, non si scompose, aspettando una sua mossa, sulla difensiva. Il ragazzo fece uno scatto in avanti, pronto a sferrare un colpo dritto al viso della ragazza. Lei tirò indietro il capo, spostando il braccio dell'altro con una parata degna di nota, non ebbe abbastanza prontezza però per afferrare l'arto del biondo e tirarlo a terra. Lui infatti si ritirò immediatamente, uscendo dalla portata di lei tornando alla sua guardia aperta. Lei rimase sulla difensiva, decisa a voler studiare il proprio avversario prima di passare all'offensiva.

Tornò alla carica lui, con l'ennesimo pugno rivolto verso il viso di lei, che, anche questa volta, fu in grado di schivare il colpo. Si abbassò, piegando le ginocchia per evitare il colpo e senza esitazione sferrò il proprio, dritto allo stomaco del biondo, ritirandosi subito dopo. Lui sgranò gli occhi, chiudendo istintivamente le braccia a coprirsi il volto, pensando di star per ricevere un montante, ma l'impatto della botta sul viso non arrivò, e finalmente metabolizzò la potenza con cui era appena stato colpito all'addome, non si aspettava minimamente una tale forza da parte della sua avversaria, e ne rimase piacevolmente stupito. Un sorriso gli eruppe in volto, era da tanto tempo che non trovava un opponente nel corpo a corpo degno del suo impegno.

Dopo qualche secondo in cui i due presero a studiarsi a vicenda, finalmente Kuuki passò all'attacco.

Si avvicinò a lui, stessa guardia alta di prima, e con la potenza di un rinoceronte in carica scagliò la propria gamba, contro il suo petto, il biondo fece appena in tempo ad evitare di essere colpito, che il secondo calcio arrivò, dritto alla sua spalla, sulla quale accusò totalmente l'urto. Un'imprecazione, di frustrazione più che di dolore, lasciò la sua bocca. Fece qualche passo indietro, ridotto alla difensiva.

"è dura combattere senza il tuo bel quirk eh esplosivino?" lo stuzzicò lei, avvicinandosi nuovamente. Lui si espresse con un verso frustrato, non cedendo alla sua istigazione, e cercò di imitare la guardia di lei dopo averla osservata per quei pochi minuti. Intrigata dal suo cambio di attitudine, provò a farlo sbilanciare, attuando una delle più classiche prese di karate, velocemente annullò la distanza che c'era tra di loro, portò un piede dietro la gamba del biondo, preso - letteralmente - in contropiede dalla sua audacia, e afferrandogli il bordo del collo della maglia tirò verso il basso con tutte le proprie forze, peccato che la situazione le si ritorse contro, aveva sottovalutato la fermezza che il ragazzo possedeva. Il quale, di tutta risposta si agganciò lui stesso alla maglietta di lei, tirandola a terra.

Lei cadde, rivolta in ogni caso verso di lui, le gambe bloccate intorno alla vita del biondo, in modo da impedirgli qualsiasi presa che avrebbe potuto bloccarla. "Allora? Che vogliamo fare?" scherzò per via della posizione di stallo in cui si trovavano in quel momento.

Bakugou spazientito dal commento strinse la presa sulla maglietta di lei, cercando di pensare a come reagire al meglio. La ragazza ghignò, stimolata dalla reattività del biondo, e decise di rompere lo stallo. Strinse ulteriormente la presa intorno alla sua vita, togliendogli il respiro, e con un colpo di reni gli fece finalmente perdere l'equilibrio, lui cadde all'indietro portandosi lei a presso, che ora troneggiava sul suo corpo. Entrambi arrossirono leggermente, nessuno dei due sapeva se era per via della posizione attuale, o per via dello sforzo causato dallo scontro.

Kuuki non si lasciò sfuggire neanche un secondo, e come un fulmine a ciel sereno, cambiò la propria postura, avvolgendo con il proprio braccio il collo del ragazzo, che, in un misto tra imbarazzo, stupore e delusione, dopo qualche secondo si vide costretto ad arrendersi. "CAZZO." Urlò lui in preda alla frustrazione. "Come cazzo fai ad essere così veloce. Merda."

'Sore loser...' lo guardò perplessa lei.

"Tanto allenamento immagino?" disse senza malizia. "Ti ricordo che sono 12 anni che non faccio altro se non arti marziali, quindi sai..." provò a giustificarsi lei, del tutto sbalordita dalla reazione del ragazzo. "Zitta. Ancora." disse lui rialzandosi subito da terra e mettendosi in guardia, aspettando che lei si mettesse di fronte a lui.

"Comandi padrone." sorrise lei, fin troppo spavalda. Infatti questa volta, nonostante due calci andati a segno, uno all'addome e uno di nuovo alla spalla, ricevette un pugno ben assestato alla bocca dello stomaco - che la fece pentire di aver mangiato così tanto per pranzo - e perse. Lui la bloccò a terra con un ginocchio in mezzo alle spalle, tirandole indietro le braccia, per un secondo si era distratta e lui l'aveva annichilita con la sola forza bruta.

"Complimenti." disse lei annaspando aria a grandi boccate. "La prossima volta evita di cazzeggiare e tieni quella boccaccia chiusa, racchia." ghignò lui trionfante. "Oh vedi di darti un contegno o potrei dire in giro che sei stato battuto da una ragazza." rise lei, scrocchiandosi le nocche. "HUH?! CHE HAI DETTO RAZZA DI COZZA?!" controbattè lui in cagnesco. "Ouch." si portò una mano al petto lei con fare teatrale "Sono appena stata declassata da racchia a cozza." chiuse gli occhi fingendo di essere stata colpita mortalmente. "STAI ZITTA E RIMETTITI IN GUARDIA."

E così combatterono, ancora e ancora e ancora, in un continuo susseguirsi di colpi. Fino a quando entrambi non stramazzarono a terra sfiniti, privi di qualsivoglia energia per continuare.

"Allora, ti va di fermarti a cena?" chiese lei recuperando la felpa dalla panchina dopo una lunga pausa di minimo un quarto d'ora.

Il biondo non le rispose subito, si prese del tempo per riflettere sulla proposta, non era sicuro di voler spendere altro tempo con quella comparsa. Ma l'istinto gli diceva che non sarebbe stata proprio una pessima idea farlo. Quindi dopo aver ponderato a lungo accettò l'offerta, facendo rilasciare una scarica di serotonina nel corpo della ragazza.

Improvvisamente una strana nebbia si formò intorno a loro, ricoprendo tutto il parchetto, dandogli un'aria sinistra e spettrale. Bakugou immediatamente alzò le mani, sulla difensiva, pronto ad affrontare qualsiasi cosa potesse aver provocato quello strano cambio di atmosfera, nonostante la stanchezza. Poi si ricordò del quirk della sua compagna di classe e si girò verso di lei con fare circospetto. "Ohi, Henko, è la tua unicità che ha fatto apparire questa strana nebbia?" Le chiese, guadagnandosi uno sguardo sorpreso da parte di lei, era la prima volta che usava il suo cognome da quando si conoscevano. Superando la sorpresa si guardò intorno sgranando gli occhi, arrossendo vistosamente. "Cazzo, sì scusa sono stata io, neanche me ne sono accorta..." scosse la testa cercando di calmarsi.

"Come fai a non rendertene conto..." la osservò incuriosito, mentre lei con le mani si faceva da ventaglio per diminuire la vampata di calore che si era sparsa per il suo corpo. "Le mie emozioni hanno un impatto determinante sul mio quirk, quindi se mi sento in un certo modo, inavvertitamente potrei causare un disastro." rispose lei sovrappensiero, continuando a sventolarsi il viso.

"Oh. Ecco perché sei andata fuori al festival... la nebbia a cosa corrisponde?" le domandò, trovandosi sempre più curioso di scoprire come funzionava quel potere, non sapeva perché le stesse facendo domande simili, dopotutto cosa gliene importava a lui di cosa provasse quella racchia, giusto?

"... Ehm-" lei esitò un momento, tirando su la zip della felpa, coprendole interamente il corpo. "Felicità..." disse quasi in un sussurro prima di incamminarsi nuovamente verso casa. "MA QUINDI!" cercò di iniziare una nuova conversazione, facendo sobbalzare il biondo per via dell'urlo. "Qual è il tuo piatto preferito?" gli chiese, dopo essersi calmata del tutto, la nebbia che iniziava finalmente a diradarsi.

"Non preoccuparti per quello. Mi va bene tutto basta che sia piccante." rispose lui, continuando ad osservarla. "Ohh! Andresti molto d'accordo con mio padre." ridacchiò tra sé e sé la ragazza, conducendo il biondo verso la villa dei nonni. Lui si limitò a seguirla, senza fare ulteriori domande, inutili, più che inutili.

"Ti dispiace rimanere un secondo in giardino?" si girò verso Bakugou non appena varcarono la soglia dell'abitazione. Lui annuì, fermandosi. "Però fai come fossi a casa tua! Anzi, prima che io entri," sorrise invitandolo a seguirla "siediti qui nell'attesa." gli mostrò un'area della casa nascosta alla vista. Nella parte posteriore della residenza c'era quello che sembrava un piccolo angolo di paradiso. Un laghetto, protetto dalla chioma di un bellissimo albero di ciliegio, i pesci Koi che sguazzavano nell'acqua limpida, delle ninfee ad accarezzare la superficie trasparente. Di fianco quella che sembrava una casetta di legno ospitava due piccole tartarughe, che, con una certa flemma stavano mangiando delle foglie di lattuga fresca.

"Ci metto davvero due minuti!" esortò il ragazzo a sedersi sulla panchina che silenziosamente offriva un luogo di riposo e calma. "Oh puoi metterci anche mezz'ora." disse lui con nonchalance, sedendosi di buon grado, socchiudendo gli occhi, lasciandosi abbracciare dagli ultimi raggi solari di quella giornata.

Lei si fece scappare una risata sommessa prima di entrare nella villa tramite i fusuma, le porte scorrevoli, che davano sulla sua stanza. Andò spedita verso la cucina, sapendo che la nonna si sarebbe trovata lì, e infatti la trovò alle prese coi fornelli, come la maggior parte del tempo. Quella donna adorava cucinare, e avrebbe tanto voluto fare la chef in gioventù, ma la vita non va sempre come uno vuole purtroppo.

"Ehi nonna!" sorrise lei posando le mani sulle spalle dell'anziana, e carezzandole in un gesto pieno di affetto. "Ti dispiace aggiungere un posto a tavola?" le chiese lei titubante, non voleva crearle problemi, ma non le piaceva nemmeno l'idea di mandare via Bakugou, voleva che recuperasse per bene le forze. "Non preoccuparti tesoro, ho già provveduto a tutto." Le disse lei sorridente, guadagnandosi una stretta da parte della nipote. "Ti adoro. Ora aspetta che lo faccia entrare e poi vengo ad aiut-" venne interrotta dalle parole dolci della donna. "Non pensarci nemmeno, cambiati e fai gli onori di casa, e assicurati di essere accogliente ed intrattenere il nostro ospite, capito?" La ragazza annuì nonostante si sentisse in colpa per lasciar fare tutto alla nonna, ma un suo ordine era legge, e lei non avrebbe osato disubbidire.

Tornò nella propria stanza, ma evitò di cambiarsi, per il semplice motivo che non voleva far sentire a disagio l'amico - poteva definirlo così adesso? Non ne era sicura nemmeno lei - lasciandolo in tuta. Aprì nuovamente le porte scorrevoli, vedendo che il biondo dalla panchina si era avvicinato all'acqua del laghetto, e stava osservando i pesci accucciato su sé stesso.

Kuuki trovò la scena stranamente... dolce? Calma e rilassante di sicuro. 'Vedi che quando non insulti la gente sembri anche apprezzabile.' Pensò tra sé e sé.

Non volendo interrompere quel momento idilliaco, ma dovendo, si avvicinò silenziosamente al ragazzo, chiamandolo con un sussurro. "Bakugou, possiamo entrare, se vuoi..." si mangiò quasi l'ultima parte della frase.

"Arrivo." disse lui, con il tono più calmo che lei avesse sentito da parte sua fino a quel momento. Si alzò senza proferire altro e la seguì all'interno della casa. Non si sorprese minimamente dello stile che avevano gli interni, e si limitò a sedersi sul tatami quando gli venne offerta la possibilità di farlo.

"Ti porto qualcosa da bere?" chiese lei già sulla soglia della porta, pronta per andare a prendergli qualsiasi cosa. "Nah sto bene così... grazie." distolse lo sguardo, non era abituato ad essere trattato con così tanta gentilezza nella propria casa, quindi si sentiva obbligato per educazione a comportarsi in quel modo, ma anche a disagio dato che non era qualcosa che gli veniva naturale. "Non sforzarti, sta tranquillo, dopotutto ho detto di fare come fossi a casa tua, no?" gli sorrise la ragazza, come se gli avesse appena letto nel pensiero, anche se non era difficile intuire il suo stato d'animo.

"Tch. Non c'è bisogno che tu me lo dica, racchia." sbuffò continuando a puntare lo sguardo in ogni direzione meno che in quella di Kuuki. "Oh no, declassata di nuovo a racchia!" Con la stessa drammaticità usata nel parco fece finta di stramazzare a terra come fosse stata colpita da una ferita mortale. "E dire che il mio cognome lo conosci." Rise lei non appena il biondo alzò il dito medio in sua direzione. "Non è colpa mia se sei una racchia, racchia." Rispose lui sarcasticamente. Il silenzio cadde tra i due, lei ancora sdraiata a terra ad osservare il soffitto, lui seduto con il viso appoggiato sulle mani, indecisi entrambi sul da farsi.

"Allora... America eh... che hai fatto lì prima di venire qui? E più che altro... perché sei venuta qui." Posò finalmente il suo sguardo color albicocca su di lei.

Lei di tutta risposta si tirò su a sedere producendo un verso inconsulto che fece storcere il naso al ragazzo. "Mio padre è un pezzo grosso a livello industriale, è tipo l'amministratore delegato della Apple," la mascella del ragazzo letteralmente cadde a terra quanto era lo stupore che stava provando in quel momento. "quindi abbiamo viaggiato molto durante gli anni, in realtà io sono nata in Italia, e poi ci siamo trasferiti in America dove ho finito le medie... e beh, ho aiutato molto i miei genitori, soprattutto mia madre con il suo lavoro, quindi visto l'impegno mi hanno permesso di decidere che scuola frequentare, e sai una cosa tira l'altra ho deciso di venire qui in Giappone, primo perché i miei nonni ci vivono e volevo rivederli dopo tanti anni di lontananza, e perché lo UA è rinomato per la sua preparazione in fatto di eroismo; ho preso due piccioni con una fava in pratica." spiegò lei con nonchalance.

"Cioè tu mi stai dicendo che sei la figlia di un fottuto multimiliardario e sei venuta qui di tutti i posti nel mondo." L'incredulità nella sua voce non accennava a sparire. "Sono sicuro che anche in America ci siano degli istituti più che qualificati all'addestramento di futuri eroi." Lei fece spallucce. "Non è che abbia mai usato i soldi di mio padre in ogni caso, ho sempre lavorato sodo per avere i miei soldi, e farei la stessa cosa qui se non avessi così tante cose da recuperare a livello scolastico." disse lei con una risolutezza perforante negli occhi. "E poi te l'ho detto, principalmente volevo rivedere i miei nonni. Quindi qualsiasi scuola mi sarebbe andata bene onestamente." Si stese nuovamente a terra, invitando il compagno a fare lo stesso, rifiutò.

"Tu invece? Perché sei entrato allo UA? Ho sentito che anche lo Shiketsu è un'ottima scuola." Gli pose una domanda lei finalmente. "Perché dovrei dirtelo."

"Perché è così che funziona una conversazione. Io ti faccio una domanda, tu rispondi e poi mi fai un'altra domanda alla quale io rispondo, e così via." Lo riprese sarcasticamente lei.

"Fottiti." Fece una pausa. "Voglio diventare il numero 1 in Giappone. Il più forte di tutti. E All Might si è diplomato allo UA, se il corrente numero 1 si è diplomato lì ci sarà un motivo." disse lui osservando il soffitto. Lei si limitò ad annuire, sorridendo. "In bocca al lupo, te lo auguro davvero." Disse poi Kuuki come augurio del tutto genuino e sincero.

Bakugou preso in contropiede non rispose per svariati minuti, confuso dal comportamento della ragazza.

"Qual è il tuo colore preferito?" chiese lei all'improvviso. "I miei sono arancione e turchese."

"Perché te ne esci con queste cazzate. Comunque viola." Lei lo guardò sorpresa. "Visto il tuo costume non me l'aspettavo minimamente come risposta!" un sorriso smagliante le esplose in volto. "Come mai il viola?" continuò incuriosita. "è un simbolo di forza e potenza." Lei annuì riflessiva. "Ha senso visto il tuo carattere."

"Ok continuando con le domande strane-"

"No." la interruppe lui. "Sì invece!" ghignò lei. "Se per caso ti svegliassi nel corpo di qualcun altro qual è la prima cosa che faresti?" si stese in modo da riuscire a guardarlo negli occhi. Il biondo non rispose immediatamente, ponderando come e soprattutto SE rispondere ad una domanda assurda come quella.

"Beh, ci sono due cose. La prima cosa è capire in chi mi sto svegliando. DEVO sapere chi è. La seconda cosa è assicurarmi di sapere dove mi trovo. L'ultima cosa che vorrei fare è andare in giro alla cieca come una persona a caso in un posto a caso che non conosco. DEVO sapere dove sono e chi sono. Quindi queste sono le mie prime due priorità, immagino. Quale sarebbe il tuo?" Assottigliò gli occhi in direzione della ragazza, aspettando una risposta altrettanto elaborata.

"Se mi svegliassi nel corpo di un ragazzo la prima cosa che farei è guardarmi il cazzo..." Rispose subito lei, guadagnandosi un'occhiata disgustata da parte di Bakugou. Poi lei scoppiò a ridere, confondendo ulteriormente l'altro. "Scherzi a parte, sì specchiarmi, immagino, così da capire chi sono, e poi cercare di trovare un modo per tornare nel mio corpo." Disse più seriamente. "Come mai non ho dubbi che tu non stessi mentendo con il fatto di guardarti il cazzo." Constatò lui alzando gli occhi al cielo. "DAI SCHERZAVO!" Si difese lei. "E poi ti sfido a dirmi che se ti svegliassi nel corpo di una ragazza, toccarti le tette non sarebbe la prima cosa a cui penseresti."

"Mi avvalgo della facoltà di non rispondere."

"Pussy." Una schicchera le colpì la fronte prima che potesse anche accorgersene. "Ripetilo e la prossima volta sarà il mio piede." La minacciò lui guardandola male.

"Uhh~ Kinky~" sogghignò lei mettendolo alla prova. "MA CHE CAZZO-" arrossì profondamente lui allontanandosi da lei. "Sto scherzando scemo, impara a scioglierti un po'." Sospirò lei pensando alla prossima domanda da porre al ragazzo. "Sei tu che dici queste merdate senza senso. è normale che uno reagisca in questo modo." Sbuffò lui incrociando le braccia al petto.

"Cosa fai per passare il tempo libero?" chiese lei, sedendosi nuovamente, stiracchiandosi.

"Scalare." ribatté semplicemente lui.

"Tipo in montagna intendi?" Lui annuì con un cenno del capo, al quale lei sorrise, adorava la montagna.

"Qual è il tuo genere di musica preferito, se ne hai uno?" riprese lei.

"Quanto manca alla cena?" chiese invece lui ignorandola completamente. Un sonoro sussulto scosse la ragazza che lo guardò sconcertata ammonendolo. "RUDE!" disse con un tono offeso, ovviamente stava fingendo "Non lo so! E ora rispondi alla domanda."

"Mi piace la musica punk e rock... Amo la musica ad alto volume con molta energia e potenza. L'adrenalina nell'ascoltarle le rende... differenti." si rassegnò lui.

Il silenzio scese nuovamente tra i due, rotto per l'ennesima volta da lei.

"Ti dà fastidio se ti toccano i capelli? Ci metti il gel per farli stare così sparati in aria?"

"Sono del tutto naturali! E sì! Che razza di domanda è. Se qualcuno si avvicinasse e iniziasse a toccarmi i capelli, così a caso, mi incazzerei di brutto. Se hai bisogno di attirare la mia attenzione, puoi semplicemente darmi un colpetto sulla spalla. È il mio spazio personale e voglio che le persone ne siano consapevoli." Rispose lui, del tutto infastidito dalla domanda.

"Oh quindi è già capitato che qualcuno ti toccasse i capelli senza chiedertelo... sono morbidi?" continuò lei, iniziando a cadere nell'indiscrezione.

"... Che cos'è questa tua ossessione per i miei capelli. Piantala."

"Non penso crescerebbe nulla se piantassi dell'ossessione in giardino." rispose lei senza battere ciglio.

"Ok me ne vado." Fece per alzarsi lui, ma lei lo fermò afferrandogli una gamba "FERMO LO SO ERA TERRIBILE è COLPA DI MIO PADRE!" scoppiò a ridere vedendo la faccia del ragazzo per via di quel "dad joke" del tutto orribile.

"Kuuki tesoro è pronto!" una voce soffusa arrivò alle orecchie di entrambi, che prontamente si alzarono da terra sistemandosi i vestiti in modo da essere un minimo presentabili.

"Rilassati nessuno ti mangia." disse la ragazza precedendo l'altro avvicinandosi alla porta in legno, aprendola, e guidando Bakugou al piano inferiore. Lui si limitò a mandarla a quel paese per l'ennesima volta, seguendola però con diligenza fino a che non arrivarono nella sala da pranzo.

"Nonna, lui è Bakugou Katsuki, un mio compagno di classe, Bakugou lei è mia nonna." Kuuki presentò il ragazzo alla tutrice con un sorriso smagliante in volto, voleva che la prima impressione del suo primo amico a scuola fosse buona. "è un piacere per me conoscerla signora." disse il biondo, inchinandosi leggermente verso la donna, cosa che non solo sorprese Kuuki, ma la fece rilucere di gioia.

L'anziana signora osservando quella scena, trattenne a stento una risatina, le ricordava la propria giovinezza, e vedere sua nipote così raggiante non poteva altro che portarle felicità nel cuore. "Su su ragazzi, non c'è bisogno di tutti questi convenevoli, sedetevi a tavola prima che tutto si freddi." Disse infine lei con un cenno della mano, invitando i due ragazzi a prendere posto, cosa che fecero senza dire molto altro.

"Il nonno viene o se ne sta chiuso nel suo studio come al solito?" chiese dopo qualche minuto Henko, passando una ciotola piena di riso bianco al compagno di classe, che la accettò di buon grado. "Oh no ti pare, quel vecchio scorbutico. Neanche quando ci sono ospiti se ne esce dal suo covo..." sospirò pesantemente l'anziana, portandosi alla bocca un boccone di manzo. "Non so più che fare con lui, Bakugou caro, sono mortificata per il comportamento di mio marito." disse poi rivolgendosi al biondo di fronte a sé, che prontamente la rassicurò con un conciso "Non si preoccupi." tornando poi ad attaccare il proprio piatto. Doveva avere davvero tanta fame per guardare le pietanze con quello sguardo. Ma dopo un pomeriggio simile era anche normale.

Il tempo dedicato al pasto passò più in fretta del previsto, e con meno intoppi di quanto Kuuki avrebbe immaginato, e presto si ritrovò sulla porta di casa, con Bakugou che si stava rimettendo le scarpe, pronto a lasciare l'abitazione.

"Sicuro che non vuoi aspettare qui i tuoi? O che ti accompagni? Sai è tard-" venne interrotta da un'occhiataccia da parte dell'altro. "Cosa pensi che non possa badare a me stesso? Preoccupati quando ce n'è bisogno." disse semplicemente, recuperando le proprie cose, aprendo la porta della casa ed uscendo nel vialetto. "Anche tu hai ragione..." disse con un sorriso lei, "allora ci vediamo in classe!" concluse salutandolo. Il ragazzo non le rispose ulteriormente, accennando ad un piccolo saluto con la mano, incamminandosi verso la strada buia, diretto alla propria di casa.

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(4719 parole)

Espacio Churro

Beh signori buonassera come va? Spero bene, allora finalmente ho avuto modo di interpretare un po' di più Bakugou, e spero di aver colto un minimo la sua essenza. Detto questo ci vediamo al prossimo capitolo.

Ogni critica costruttiva è sempre bene accetta quindi se avete qualcosa da puntualizzare non esitate a farlo.

Detto ciò fate vedere il vostro amore per il capitolo lasciando una stellina e magari anche un commento :)

Baci stellari, Fulvia ♡

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