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Epilogo

Un anno dopo

Nonostante le sue proteste, alla fine Gideon si era messo la giacca bianca con le maniche lunghe. Sotto di questa, una maglietta linda molto semplice era decorata dal disegnino stilizzato di una cravatta, ideata e realizzata interamente da Todd. Il disegno era interamente nero, in tinta con il mio vestito. Ogni volta che Todd mi lanciava un'occhiata, mi veniva da ridere.

«Smettila» continuavo ad intimargli, ma lui non staccava lo sguardo da me. Forse perché non voleva incontrare quello della mia migliore amica, seduta a pochi metri da noi. Accanto a lei, Mason continuava a scattare foto ovunque, anche al più piccolo e insignificante dei fiori. Devo ammettere che il paesaggio era fantastico, la luce quasi perfetta e gli invitati tutti agghindati come in un sogno. Le mie mani stringevano rovinosamente il bouquet e non facevo altro che spostare il peso dalle punte ai talloni, ciondolando in ansia.

«Si presenterà, non ti preoccupare» m'intimò Todd, schiarendosi la gola. Alzai gli occhi al cielo e mi morsi le labbra, non riuscivo a rispondere. Continuai a guardare tutti gli invitati, comodamente seduti su delle seggiole di plastica prese in prestito da una pasticceria lì accanto. Addy era la più bella, seguita da Daisy e il piccolo Rhys. La prima vestiva di verde, il suo colore preferito, e indossava un abito con più tulle del mio; i capelli erano stati lasciati sciolti sulle spalle, dritti come spaghetti, e s'incastravano agli orecchini tondi che mettevano in risalto i suoi occhi. Daisy, invece, sfoggiava un outfit mozzafiato, non dubitavo che tutti pensassero fosse più bella di me, ovvero la sposa; i capelli color cannella erano magnificamente arricciati, tenuti su in un'acconciatura regale mentre il collo lungo era decorato da una collana di perle e il volto fresco truccato delicatamente. Ciel, al suo fianco, era stata il mio orgoglio, forse per l'unica volta nelle nostre vite: jeans corti e camicetta viola. Quando le avevo porto l'invito, la prima cosa che mi disse fu: «Io non metto vestiti.»

Avevo riso e l'avevo rassicurata che sarebbe andata benissimo anche una tuta, ma dubitavo che si sarebbe presentata vestita a quel modo, dato il caldo afoso di metà agosto.

«Sicuri che sia legale, vero?» chiese Dakota, per quella che contai fosse la settima volta. Todd lanciò un'occhiataccia al piedistallo dove era seduta assieme alla chitarra elettrica.

«Nessuno qui ha mai detto che fosse legale. Dobbiamo solo fare in fretta. Se quella femminuccia non si sbriga, me la sposo io Lily.»

Gli sorrisi per ringraziarlo, ma la sua frase era riuscita a fare di tutto tranne che tranquillizzarmi. Non ero agitata perché temevo Gideon potesse non presentarsi, lo ero perché... beh, stavo per sposarmi.

La decisione era stata ponderata da me medesima per circa sette secondi: l'ultimo giorno a casa di Lorenz, esattamente un anno prima, io e Gideon eravamo usciti al cinema insieme; forse era stato il buio, o le mani intrecciate per tutto quel tempo, ma quando eravamo arrivati a casa i vestiti erano volati sul pavimento prima di poter anche solo chiudere la porta. Come sempre, era stato Gideon a fermarsi. Guardandolo negli occhi l'avevo abbracciato e gli avevo chiesto di sposarmi.

Il suo piano era Las Vegas, ovviamente, e io ovviamente mi ero opposta. Quindi avevamo deciso di rimanere promessi fino a che la grandiosa idea del momento non fosse rimasta tale e un anno dopo eravamo ancora convinti di ciò che volevamo. Così che, la prossima volta che i vestiti fossero volati sul pavimento, nessuno avrebbe dovuto preoccuparsi di fermarsi a un certo punto.

Non lo sposavo solo per il sesso. Lo sposavo perché Gideon era l'unico ragazzo fatto apposta per me. E ogni giorno cercavo di convincermi che io fossi l'unica per lui, cosa che mi ripeteva con frequenza. Al mondo niente era tanto adatto a completare la mia vita, tanto perfetto per modellarsi ai miei bisogni e le mie assurde congetture. E ogni volta che sentivo il suo fiato sul mio collo ero sempre più convinta che nessuna mai al mondo avrebbe apprezzato quelle carezze quanto me.

Dakota sollevò un pollice in aria, vedendomi agitata, e poi i suoi occhi corsero verso Connor. La canottiera che aveva messo su all'ultimo secondo era già imbrattata di sudore e i piedi sguazzano dentro le infradito mentre correva dietro a Rhys. Il bambino dall'alto del suo anno e mezzo, non si era fermato un attimo, mentre scorrazzava da una parte all'altra del parco, inseguendo i cigni e avvicinandosi pericolosamente alle rive del lago.

Nella mia agitazione, cercai lo sguardo di mio fratello. Sawyer era in prima fila, come tutti gli altri d'altronde, e si stava intrattenendo in una strana conversazione con Ciel. Girò gli occhi verso di me e anche lui mi mostrò il pollice alzato. Sì, sarebbe andato tutto bene. L'ultima occhiata la riservai ai due posti fantasma, per persone che, una volta annunciato il matrimonio, prima si erano arrabbiati e poi avevano deciso di non parlare per un po' con la figlia. Di conseguenza li avevo mandati al diavolo e loro non si erano presentati.

Riuniti in quel piccolo parco, che segnava parte della storia tra me e Gideon, mi sentivo vicina a tutte le persone che amavo. Erano tutti lì, per me, per noi.

Milo comparve da dietro il salice piangente, si scompigliò i capelli biondi e fece un cenno a Dakota. Dopodiché, si mise seduto accanto al signor Markway e a Margie, impeccabilmente vestita di nero, come me, e mi sorrise. Todd mi chiamò, avvertendomi che era giunto il momento di mettersi in posizione. Strinsi il bouquet al petto e mi volsi verso la passeggiata che, pochi secondi dopo, Gideon avrebbe camminato.

Quando comparve da dietro di alberi, mi venne da ridere. Fui sorpresa a vederlo sorridere di rimando e impiegò più o meno ventidue secondi a raggiungermi.

«L'arrivo della sposa più veloce che abbia mai visto» commentò Todd, suscitando un'ilarità generale. «Bene, potete tutti accomodarvi per l'inizio della cerimonia.»

Tutti sorvolarono sul fatto di essersi già accomodati. Gideon non aveva aperto bocca, i suoi occhi fiammeggiavano nei miei. Il vestito lo aveva scelto lui, mi arrivava poco sotto le ginocchia e il tulle nero era meravigliosamente in tinta con la sua finta cravatta. Qualche decorazione argentata sul busto e sulla scollatura riprendeva il colore dei suoi magnifici occhi mentre i capelli erano completamente sciolti sulla schiena, come piacevano a noi. Mason e Addy cominciarono a scattare foto ancora prima che Todd iniziasse il suo mantra da bravo cerimoniere. Io non riuscivo a sentire niente, non le risate dei miei amici, non quelle degli sconosciuti che avevano creato una campanella attorno a noi, attirati dall'evento in un parco pubblico. Il battito del mio cuore sovrastava ogni altro rumore, tranne forse il battito del cuore di Gideon. Il lago, alle nostre spalle, scintillava di un grigio avorio mentre il cielo limpido assicurava una giornata soleggiata. Lui mi stringeva convulsamente le mani, non riusciva a smettere di sorridere, ma non aveva proferito una parola.

Stai bene?, chiesi con un solo movimento delle labbra, preoccupata dal suo mutismo. Todd continuava a parlare e a lanciarci sguardi di rimprovero.

Gideon annuì vistosamente, facendo ridacchiare qualcuno, e io mi concentrai finalmente sulle parole di Todd.

«Quindi, per farla breve, vuoi tu, Gideon Faccia da Culo Smith, affidare la tua vita alle cure di Lily Bellissima Rose Prescott, affinché questa abbia te e te soltanto come suo compagno, cosicché possa sopportare le tue manie, le tue credenze, le tue assurde supposizioni sulla vita, il tuo ordine cronico ma anche il tuo lasciare i bicchieri semivuoti su ogni credenza della casa, il tuo allagare il bagno ogni volta che fai la doccia...»

«Sì, Todd, lo sopporterò» lo interruppi io, dondolandomi sulle punte e non staccando mai gli occhi da quelli di Gideon.

«Bene, perfetto, mi dispiace per te. Gideon?»

«Lo voglio» rispose, senza esitazione. Diretto e deciso, proprio come entrò nel mio cuore.

«Vuoi tu, Lily Santa Rose Prescott, affidare la tua vita alle cure di Gideon Folle Smith, affinché questo abbia te e te soltanto come sua compagna...»

«Lily!»

Tutti si girarono verso la voce urlante di mia madre, sul sentiero del parco, che con le scarpe tra le mani stava correndo verso di noi. Se non fosse stata una scena patetica, mi sarei messa a ridere. Sawyer si era già alzato e mi aveva fatto cenno che ci avrebbe pensato lui. Dietro alla mamma comparve anche l'ombra di mio padre e Sawyer si rimise a sedere scuotendo la testa.

«Todd, sbrigati» sibilai, stringendo convulsamente le dita di Gideon.

«Sì, sì, giusto. Affinché ti ami e ti rispetti, nella cattiva e nella bellissima sorta, finché tumore, disgrazia o mancanza di denaro non vi separi?»

«Lo voglio!» gridai e le risate di Gideon per poco non sovrastarono la frustrazione dilaniante della mamma. Sawyer le aveva bloccato la strada, mettendole un braccio attorno alla vita, e lei fissava la scena con gli occhi sgranati e la delusione totale sul volto. Papà l'aveva raggiunta e le aveva posato le mani sulle spalle, facendola indietreggiare e desistere.

Gideon mi afferrò il mento con un dito, facendomi riconcentrare su di lui.

«Lo voglio, lo voglio, lo voglio...» continuò a ripetere, intrappolandomi il viso.

Todd si schiarì la voce.

«Per l'autorità conferitami da internet, vi dichiaro...»

Ma noi ci stavamo già baciando ed eravamo uniti per l'eternità.

FINE

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