Chào các bạn! Vì nhiều lý do từ nay Truyen2U chính thức đổi tên là Truyen247.Pro. Mong các bạn tiếp tục ủng hộ truy cập tên miền mới này nhé! Mãi yêu... ♥

25. Spese natalizie


Gideon fissava me, io fissavo Dakota e Dakota fissava Gideon. Connor spostava lo sguardo da uno all'altro.

«Allora? Non avete nulla da dire?»

I miei occhi si spostarono su Gideon e notai un'espressione pallida non indifferente che mi suggeriva non fosse esclusivamente scosso ma spaventosamente agitato. Sembrava che un serpente stesse strisciando su per la sua schiena e lo soffocasse all'altezza della gola. Dakota si mosse verso di lui ma fissò intensamente me, chiedendomi con i soli occhi non so qualche spiegazione.

«Ma è... wow» riuscii a farfugliare con difficoltà. «Siete felici?»

«Molto» rispose subito Dakota ma qualcosa di grave nel suo tono avvertiva che si stesse agitando anche lei, con molta probabilità a causa dell'aria tesa alla quale si era esposta pochi minuti prima.

«Non sembra un bel momento» aggiunse Connor, «Vi aspettiamo dentro, hanno appena portato il dolce. Vieni, Koti.»

Filarono dentro in silenzio, lasciandosi dietro una scia colma di disagio.

«Gideon...»

Li seguì anche lui senza dire una parola, abbandonandomi tremante al freddo. Corsi dentro a mia volta con il cuore palpitante, sprovvista di qualsiasi motivazione che avrebbe potuto giustificare il comportamento di Gideon. Al tavolo erano stati disposti dei piattini decorati ma nessuno aveva toccato il suo; Connor e Dakota stavano parlottando sottovoce, ma appena Gideon tornò al suo posto e io dopo di lui, ci guardarono in attesa. Contro ogni immaginazione, fui la prima a prendere parola e mi rivolsi alla coppia.

«Quando l'avete scoperto?»

«Ieri» disse Connor per primo, stringendo un braccio attorno alle spalle della ragazza. «Volevamo che foste i primi a saperlo.»

Dakota allungò le braccia e io le strinsi le mani. «Era programmato?»

I due amanti si scambiarono un'occhiata eloquente: sì, era programmato.

«Perché?» chiese Gideon sorprendendo tutti con il suo tono scuro e roco. Me l'ero chiesto anch'io, dal momento che avevano sganciato la bomba, ma non osavo domandare quale pretesto era stato così rilevante da portarli a impegnarsi per un così avventuriero progetto. Insomma, erano ancora molto giovani, degli studenti che frequentavano l'università e che si divertivano alle feste. Cosa li avesse portati a desiderare di avere un bambino era a me sconosciuto o inimmaginabile.

«Ci amiamo» rispose Dakota con un così tale trasporto, una così piacevole e genuina emozione, che fu impossibile replicare. Non riuscivo a formulare un'opinione adatta alla situazione; l'avvento di un bambino era sempre da festeggiare ma era pur vero che fossero giovani inesperti e, con ogni probabilità, sprovvisti delle basi. Comunque non era di mia competenza mettere i puntini sulle i e criticare a prescindere la loro decisione. Per me, in conclusione, era da folli; ma i loro grandi sorrisi illuminati dagli occhi emozionati alleggerivano il senso di empatico sconforto che provavo nei loro confronti. Se erano felici, lo ero anch'io con e per loro.

«Poiché vi amate, avete deciso di fare un bambino?»

Connor, che si era infastidito dal tono d'accusa di Gideon, s'incattivì un po'.

«Non credere che la decisione non sia stata ponderata con attenzione, Gideon. Ci abbiamo pensato molto.»

«Non abbastanza, dato come sono andate le cose.»

Dakota si accasciò sulla sedia amareggiata. «Sapevo che avresti avuto molto da ridire.»

«Sarò fedele alle vostre aspettative e non farò i salti di gioia Ma siete impazziti? Stiamo parlando di un bambino, non di una pianta o un nuovo telefono. Connor, mancano pochi mesi alla laura e poi avrà inizio la tua carriera in campo; e tu, Koti, sei al primo anno, ancora non hai diciannove anni. E tutti i viaggi che avete programmato...? Dove vivrete? Come vivrete? Avete intenzione di sposarvi?»

Con un gesto del tutto automatico, allungai la mano verso il suo ginocchio e la posai delicatamente; non come un'ammonizione ma piuttosto come un sostegno. L'argomento e gli amici stessi gli stavano a cuore, era evidente; la notizia destabilizzante l'aveva colpito in pieno e scosso nel profondo. Fu la prima volta, da quando i due ci avevano interrotto, che mi guardò. I suoi occhi brillarono di una nuova consapevolezza, come se si fosse accorto solo allora della mia presenza lì, accanto a lui. La sua sorpresa m'infastidì più di quanto posso dire, e fui sul punto di togliere immediatamente la mano, se lui non l'avesse stretta giusto in tempo.

Dakota interruppe il nostro silenzioso scambio di sguardi dicendo: «Ogni progetto è ancora al suo posto, deve solo accoglierne uno in più. Il bambino non impedirà a Connor di fare carriera né a me di viaggiare. Tutte le altre domande possono aspettare una dovuta risposta, ma non abbiamo paura e ci impegneremo al massimo per dare una vita meravigliosa a nostro figlio.»

Era sul punto di piangere, le lacrime si erano incastrate alle ciglia scure. Connor la osservava con tenerezza e comprensione, un puro sguardo d'affetto e intesa.

«Siete molto coraggiosi, su questo non c'è dubbio» esclamai, cercando di rassicurali. «Quello che Gideon voleva sicuramente dire è che non condividendo le vostre scelte, ci preoccupiamo per voi. Se potete rassicurarsi sulla vostra più sincera felicità, promettiamo di fare anche noi il nostro meglio per sostenervi e aiutarvi.»

Gideon non ribatté e dai sorrisi dei ragazzi mi sentii piuttosto soddisfatta. Dakota si sciolse dalla presa di Connor e mi raggiunse per un abbraccio.

«Grazie, Lily, davvero. Non sai quanto sia importante per noi.» Quindi si volse a Gideon con un'espressione al contempo dolce e sofferente. «So che non approvi, ma speriamo con tutto il cuore di poter condividere anche con te questo momento molto presto.»

Gideon rimase in silenzio ma mi strinse le dita con più forza. Dopo qualche secondo, dissi: «È felice per voi a modo suo, lo sapete. Forse gli ci vorrà del tempo.»

«Sei diventata la sua badante, Lily?»

Sapevo che l'asprezza del tono di Connor non era rivolta a me, e l'aveva capito molto bene anche Gideon, il quale continuò a tenere le labbra chiuse e gli occhi iniettati di non so quale furioso pensiero. Mi esortò ad alzarmi poco dopo.

«Vieni, ti riporto ai dormitori.»

«Non abbiamo finito di mangiare» ribattei, notando i volti molto delusi dei due.

«Ti aspetto fuori.»

Ci lasciò in tre al tavolo senza un segno di rimorso su quei lineamenti spigolosi e mi domandai come potesse essere tanto frigido davanti alla più sincera delle confessioni. Non mi era mai capitato, eccetto forse che con Addy, di essere scelta per custodire un delicato e prezioso segreto. Non credevo che l'avrebbero tenuto nascosto al mondo ancora per molto, giacché pochi mesi più tardi sarebbe stato palese, ma ero sinceramente entusiasta di essere la prima a cui era stato confidato.

Dakota lanciò un'occhiata malefica al posto vuoto lasciato da Gideon, cercando forse di incenerire la sedia con gli occhi. «Non ti preoccupare» disse rivolta a me. «Raggiungilo pure, forse tu riuscirai a farlo ragionare.»

«Basta farlo sbollire, poi vedrai che non farà tutte queste storie» aggiunse Connor. «Comunque, dubito che la nostra sorpresa sia l'unica ad averlo messo di cattivo umore.»

Mi schiarii la voce e presi la giacca, salutandoli frettolosamente. «Congratulazioni, a proposito, devo essermi dimenticata di farvele, presa di sprovvista. Ci vediamo ai dormitori.»

Mi affrettai a uscire dal locale, cercando di evitare ogni sguardo obliquo che i clienti mi mandavano di tanto in tanto. Connor aveva palesato ad alta voce il mio più grande timore, che mi ronzava nella testa con un'insistenza esasperante. Era ovvio a tutti, persino a loro, che quando ci avevano interrotto Gideon era sul punto di rimanere paralizzato come una statua di ghiaccio, oppure di vomitare. L'intuito mi suggeriva che era colpa delle mie parole, quelle piccole traditrici che contro la mia volontà si erano esposte, rendendomi vulnerabile come mai prima di allora. Avevo detto che lo amavo, o almeno che credevo fosse così, ma non sapevo di poterlo ammettere sul serio davanti a lui. Stavo cominciando da poco ad ammetterlo a me stessa, dopo intense sedute con Addy sull'argomento: lei era stata il mio giudice e solo pochi giorni prima aveva emesso la sentenza. Amavo Gideon. E mi sembrava ogni giorno più evidente. In un momento d'ira, che per me equivale alla debolezza, i miei segreti sentimenti erano sfuggiti al mio controllo e avevano schiaffeggiato con irriverente intensità l'idillio di Gideon. Lui non se l'aspettava e forse, ma quasi sicuramente, non aveva gradito. Questo m'intristiva così tanto che dovetti aspettare qualche secondo all'ingesso, accanto a uno stufetta domestica e agli appendiabiti, prima di uscire e affrontarlo. Quando saremmo stati soli, l'argomento sarebbe di nuovo saltato fuori; se non per sua curiosità, per mio dovere. Sentivo la necessità di tornare al discorso per confrontarmi un'altra volta con le sue reazioni e i suoi pensieri a riguardo, dovevo sapere cosa ne pensasse. Non ero così sprovveduta da credere che avrebbe ammesso di ricambiarmi, magari mentendo; sarebbe rimasto fedele ai suoi sentimenti e io li avrei accettati con dignità. Seppure non avesse ricambiato il mio innamoramento, era infatuato di me e questo, per quel tempo, mi bastava. Essere consapevole di venir desiderata da un soggetto particolare come Gideon mi rendeva soddisfatta in una maniera così particolare, così confusa e indecifrabile, che potevo pensare si trattasse solo di un astratto compiacimento.

Quando mi mossi verso la jeep, con un coraggio lodevole, sperai di poter aggrapparmi a tutti quei sentimenti tanto profondi che erano germogliati per lui qualora il suo cattivo umore avesse influenzato la nostra imminente conversazione. Lui era immobile e fissava la strada, le mani strette sul volante e gli occhi vacui di chi ha perso tutte le speranze.

«Non voglio parlarne» disse soltanto, appena entrai, e io restai muta di fronte alla sua richiesta. A qualsiasi argomento si riferisse, avevo trovato un muro alzato.

«Non parliamone» gli concessi. «Ma parliamo di qualcosa.»

«Non sono dell'umore.»

«Parlerò io, allora. Adesso controllerò le email, per vedere se i miei hanno risposto. Se così non fosse, t'infermerò al più presto. Mancano pochi giorni e io ancora non ho fatto nessun regalo. Ti andrebbe di accompagnarmi in giro? Di solito ci pensava Addy ad aiutarmi a scegliere ma questo è il primo Natale che passiamo separate e saresti un ottimo sostituto. Certo, se non ti va lo capisco, fare shopping non mi sembra il genere di passatempo che ti esalta. Potrei chiedere a Dakota, forse anche lei è in ritardo con i regali. Comunque, tu ti sei mosso in tempo?»

Parlavo a manetta per dargli più tempo possibile e stare in pace, ma non credevo per davvero di essere efficace.

«No» rispose lui, e dopo qualche attimo aggiunse: «Sono anni che non faccio regali per il Natale.»

«Nemmeno per Todd o Ciel, nemmeno per Connor?»

Scosse la testa e dai lineamenti distesi capii che si stava lentamente calmando.

«Ma è orribile! Insomma, sembra per voi un evento come un altro. Io amo il Natale, adoro l'atmosfera, le canzoni, i film che danno alla televisione per settimane...»

«Sono le cose che detesto di più, tutte insieme.»

«Non ti piace il Natale?» domandai sbigottita.

Fece una smorfia e bastò quella per rispondermi. Ripresi un discorso e a quello seguì un secondo, poi un terzo; saltavo di pane in frasca solo per animare l'abitacolo e dare spazio a Gideon per tutti i suoi tetri pensieri e cattivi umori. Più ci avvicinavamo al dormitorio, più io parlavo e più lui si tranquillizzava. Lo coinvolgevo poco perché rispondeva con fatica a ogni mia anche più semplice domanda. Ero partita a manetta raccontando i miei Natali più belli, proseguendo con qualche aneddoto che vide Adrienne protagonista durante i nostri quindici anni e arrivando al gran finale con una critica su tutti i cosmetici a cui non osavo nemmeno avvicinarmi. Arrivati nel campus, Gideon parcheggiò davanti all'entrata dei dormitori ma non mi lasciò scendere senza prima avermi fermato trattenendomi per una mano. A quel punto la mia mente viaggiò per tangenti lontanissime, ero convinta, o forse speranzosa, che avrebbe sciolto il suo cuore di ghiaccio e a sua volta nominato quelle paroline tanto importanti per me. Invece si portò le mie mani alle labbra e baciò le nocche, respirando sulla mia pelle congelata.

«Domani ti porto al centro commerciale, così puoi finire i regali. E se i tuoi non rispondono, sarò lieto di invitarti come ospite speciale alla mia infelicissima e disastrosa cena natalizia, a base di una sola portata di cibo cinese, con tanto di sottofondo musicale cantato e prodotto da Todd. Non ti garantisco l'incolumità, ma di solito troviamo il modo di stare bene in famiglia.»

Il modo in cui pronunciò quella piccola parolina, famiglia, mi convinse subito. Mi sporsi in avanti e aspettai che mi raggiungesse per un bacio della buonanotte. Mi guidò sfiorandomi il mento e successivamente la guancia. Quello che pensai sarebbe stato un piccolo bacio di saluto si trasformò presto in un passionale scambio di sentimenti. Lo afferrai per il colletto della giacca mentre lui premeva il viso contro il mio. Il freno a mano spingeva contro la mia coscia ma Gideon si stava spingendo abbastanza in avanti da farmi comodamente appoggiare al sedile. Presto sentii la pressione delle sue dita lungo il fianco, tra il bordo dei jeans e quello del maglioncino, dove la canottiera si stava pericolosamente alzando. Le sue dita trovarono subito la fessura che dava sulla mia pelle ricca di brividi e io finii con il restare senza fiato sulla sua bocca. Gideon guidava la sua lingua tra le mie labbra con una voracità che mi lasciava sempre senza fiato, ma appena si staccò per baciarmi il mento e poi il collo, dovetti fare ammenda con tutte quelle piacevoli sensazioni che mi stavano mandando in tilt il sistema nervoso. Si strinse addosso a me, facendomi alzare le gambe sul cruscotto e mi senti invadere da un panico piacevole. Ci stavano accartocciando sui sedili della jeep, lui con sempre più insistenza, io con sempre più incredulità. Non sapevo fino a dove si sarebbe spinto, ma conosceva bene i miei limiti; mi fidavo abbastanza da credere che non li avrebbe superati. Eppure qualcosa nei suoi gesti, nei suoi baci, mi fece intuire che non avrebbe smesso entro poco. Lasciava scie ardenti sulla mia pelle fredda, facendo tintinnare il piercing sulla mia collana e sui miei orecchini; io gli carezzavo le spalle ampie, il petto che si contraeva al mio passaggio. E, sorprendendomi ancora, come sempre, si staccò.

«Bè, buonanotte Lily.»

¤¤¤

I miei risposero il giorno dopo, verso l'ora di pranzo e, appena lette le loro parole, sprofondai in un'angoscia senza fine. Il testo era breve e conciso, tipico loro.

Sappiamo che ricordi bene le nostre regole, Lily, e che non ammettiamo ragazzi del genere in casa nostra. Saremo felici di accoglierti solo in caso fossi pronta per chiedere finalmente scusa e tornare sulla retta via. Ci fidiamo del tuo giudizio, e speriamo che tu faccia la scelta giusta.

Non ci misi molto a fare la scelta giusta. Subito dopo chiamai Gideon e gli annunciai di aggiungere un posto a tavola anche per me; avrei passato il Natale con la sua pseudo famiglia sgangherata. Non voglio mentire, ero terrorizzata solamente all'idea. Una piccola e irrazionale parte di me era elettrizzata e impaziente di passare le vacanze insieme a Gideon, ma l'altra, quella più grande e prepotente, non faceva altro che ricordarmi che non saremmo stati soli e che mi sarei dovuta confrontare con persone con le quali avevo stretto ben poco. Non sapevo chi fossero gli invitati, ma di certo Todd e Ciel erano compresi nella lista. Il primo fra i due mi era ancora sconosciuto sotto molti punti di vista, ci avevo parlato un paio di volte, ma non eravamo mai andati oltre una garbata cortesia; della seconda, bè, non avevo piacevoli ricordi. Eppure, con Gideon accanto, sperai di poter presto immergermi in una realtà che sarebbe potuta essermi congeniale. Pensai ad Addy, al suo Natale a Boston con Mason, e sperai se la stesse cavando bene con l'università e la convivenza. Lei mi avrebbe spronata a partecipare a quel Natale con insistenza; mi avrebbe ripetuto più e più volte che finalmente avevo l'occasione per mettere alla prova le mie capacità comunicative e sociali. Fu la sua immaginaria approvazione a spingermi verso la convinzione che non avrei disdetto l'appuntamento.

Gideon fu puntuale nel passarmi a prendere quel pomeriggio e portarmi per centri commerciali. Fu piacevole passeggiare con lui, mano nella mano, e ci immaginai così sempre, in un futuro certo e tranquillo. Comprai degli accessori da bagno per mia madre, una cravatta per mio padre e un libro per Addy, anche se non sapevo quando avrei potuto dar loro tutto ciò. Convinsi Gideon a fare qualche regalo, facendogli promettere che avremmo messo entrambi i nostri nomi sui biglietti. Ci volle un quarto d'ora per tirargli fuori qualche informazione sui gusti di Todd e alla fine optammo per un set speciale di matite colorate: amava disegnare. Mi sembrò ovvio, e anche un po' scontato, dato che fosse un tatuatore, ma era comunque il primo regalo che gli facevo, ed era la prima volta anche per Gideon. Sperai Todd apprezzasse. Gideon sapeva ben poco dei gusti di Ciel, io ancora meno, così andammo sul classico con degli orecchini colorati, di un verde smeraldo semplice ma d'effetto. Gideon si lasciò sfuggire che molto probabilmente ci sarebbe stata anche Daisy alla cena e facemmo lo sforzo di pensare a qualcosa pure per lei. In via del tutto creativa, passando davanti a una vetrina, venni ispirata da un'enorme sciarpa grigia, che sapevo avrebbe messo in risalto i suoi capelli e gli occhi chiari. Avevo quasi terminato, mi mancava solo il regalo destinato al ragazzo accanto a me. Ma non avrei cercato al centro commerciale, avevo già in mente cosa fare. A lavoro concluso, uscimmo e decidemmo di proseguire ancora un po' per strada, passando di parco in parco e sedendoci di tanto in tanto su una panchina. Gideon adocchiò un carretto dei gelati ma io gli ricordai che non era domenica e lui acconsentì di aspettare quel giorno per cenare così. Mi piaceva passare le giornate interamente con lui, senza fare grandi cose, progettando di minuto in minuto il passo successivo. Si era rifiutato di portare le buste, così me l'ero caricate tutte io sulle braccia, ma ogni tanto si fermava e mi faceva riposare. Stavamo tornando alla macchina, all'imbrunire del cielo, quando mi squillò il telefono.

«Addy!»

Gideon approfittò dell'ennesima pausa per tirare fuori dalla tasca una sigaretta e accendersela in fretta. Il tempo di risposta della mia migliore amica e l'aveva già buttata a terra. Addy singhiozzò e io ridimensionai il mio entusiasmo.

«Addy, che cosa succede? Stai piangendo?»

«Oh, Lily...»

«Che cosa è successo?»

Gideon notò il mio cambio d'umore e mi accompagnò fino al bordo del marciapiede, nascondendoci all'ombra di un vicolo, dove potei poggiare tutte le buste a terra e aspettare che Addy si spiegasse.

«Mason... Io... Non lo so, abbiamo litigato e...» Veniva interrotta dai singhiozzi in continuazione; anche se non potevo vederla, sapevo che era un disastro. Avevamo passato la maggior parte della nostra vita l'una al fianco dell'altra e sapevo cosa diventava Addy quando era triste. Non chi, ma cosa... sì, era irriconoscibile. Si lasciava andare alla più disperata e inconsolabile tristezza, si rannicchiava da una parte, preferibilmente un divano, un letto o una cuccia con coperta, e restava ferma lì per ore, piangendo e sbavando ovunque. Sembrava una bambina, anche raggiunti i diciotto anni, e spesso il suo volto si contorceva tanto da somigliare a una maschera di carnevale. Le dissi di calmarsi, di fare respiri profondi e di bere qualcosa prima di provare a spiegarmi la situazione. Dopo un quarto d'ora, riuscii a carpirle il perché lei e Mason avevano litigato: la convivenza li stava stressando troppo. In ogni mia seduta precedente con lei al telefono o via skype, non aveva mai fatto trapelare nulla. Forse perché eravamo entrambe tropo prese dalla mia situazione "Gideon" ed egoisticamente non avevo notato nulla. Mi disse che le cose non andavano bene da un po', che lui non stava mai in casa e anche lei cercava di allontanarsi il più possibile. Si perse in dettagli sui loro non-rapporti intimi, e su quanto lo sentisse lontano. Dopo un pianto isterico di circa dieci minuti, ci fissammo un appuntamento via skype una mezz'ora più tardi, il tempo di arrivare al campus e darmi una sistemata. Gideon non fece domande ma mi vide scossa e cercò di distrarmi come avevo fatto io il giorno prima, quando non voleva parlare. Pensai che fosse un gesto tenero e lo ringraziai con un bacio, prima di filare fuori dall'auto. Prima di arrivare alle porte dei dormitori, però, mi girai un attimo indietro. Gideon era ancora fermo accanto al marciapiede, stava aspettando che entrassi, e mi osservava col finestrino aperto. Con un scatto lo raggiunsi di nuovo, aprii la sua portiera e lo baciai più a lungo, più intensamente.

«Grazie per oggi. Sei stato fantastico.»

I suoi occhi passarono dal grigio nuvolone all'acciaio, penetrandomi con intensità. Poi una mano raggiunse i miei capelli e mi carezzò la nuca, sorridendo appena.

«Quando vuoi, Lilylove. Ci sentiamo per la buonanotte.»

Sorrisi come una bambina, o come un'ebete, incapace di contenere l'entusiasmo. Annuii in fretta e lo salutai con una mano, pronta, questa volta per davvero, a rifugiarmi in camera. Avevo la forza di affrontare i drammi amorosi di Addy e mi sentii, per la prima volta, capace di poterli comprendere. Anche se, a dirla tutta, forse non avevo nessun personale dramma di cui occuparmi e tutto stava andando bene.









****

Dovete fare un atto di carità e perdonarmi se gli aggiornamenti sono distanti, ma purtroppo sto affrontando un periodo scolastico non indifferente. Non ho un momento di respiro, davvero, e quei pochi che riesco a ricavarmi li dedico alle storie. Quindi abbiate un po' di pietà.

Comunque, vi posso assicurare che durante le vacanze di Natale (eh, lo so, manca ancora un po') ci saranno aggiornamenti su aggiornamenti perché non avete la minima idea dei progetti che ho in mente di elaborare; quindi spero non vi dispiaccia ;)

Per ora, come sta andando la storia? 

Xoxo

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro