17. Lilylove
Mi sarei dovuta concentrare sulla lezione di Statistica 1, soprattutto considerando che gli ultimi capitoli erano rimasti un mistero per me, ma le parole di Gideon continuavano a ronzarmi per la testa. In qualche modo dovevo riuscire a lasciarlo fuori e concentrarmi su altro, ma più cercavo di fuggire più la sua voce rombava forte e presto mi ritrovai a sbuffare apertamente. Qualche testa si girò verso di me e mi tinsi di vergogna. Abbassai gli occhi e osservai il mio quaderno quasi vuoto. Accidenti a lui e a tutto ciò che gli usciva dalla bocca! Le parole di Gideon erano diventate così importanti per me da togliermi la ragione e sovrapporle a tutto il resto. Da quando ero diventata così? Non lo ricordavo con precisione, ma aveva a che vedere con un tipo dal carattere difficile e gli occhi grigi.
Sentii qualcuno puntellarmi la spalla con la penna e mi girai appena. Josh si era sporto oltre il banco e dei riccioli biondicci gli ricadevano sugli occhi. Mi sorrise ma non si fece indietro.
«Annoiata?»
Doveva aver sentito il mio sbuffo e m'imbarazzai ancora di più. «No, per niente. Non riesco a concentrarmi.»
Detto questo, tornai dritta e puntai gli occhi verso il professore. Sapevo di avere una posa tirata ma cercai di rilassare le spalle. Da quell'ultima volta all'auditorio non lo avevo più incontrato, se non a qualche lezione, e non mi aveva più rivolto la parola. Adesso mi aveva addirittura chiamato con la penna e sembrava amichevole. Non che pensassi non lo fosse, era amico di Daisy e veniva al mio stesso liceo, ma era un ragazzo che non conoscevo con intenzioni che ignoravo. Per quanto sapessi di essere ridicola e stupida, proprio non riuscivo ad andare oltre il mio limite. La mia spalla venne puntellata ancora e mi assicurai di fare un paio di profondi respiri prima di girarmi verso di lui.
«Sì?»
«Scusa se non aiuto la tua concentrazione, ma mi è venuto in mente... Come sono andati gli esami?»
Che momento perfetto per fare una simile domanda! Mi morsi l'interno della guancia mentre trovavo le parole giuste per rispondergli. Lo guardai di sottecchi, inclinando un poco la testa.
«Mh, bene.»
Quando mi resi conto che era ancora sporto verso di me, la penna in bilico tra le sue mani e io mi ero limitata a dargli le spalle, capii di essere stata sgarbata. La voce di mia madre superò tutte le altre nella mia testa e mi costrinsi a girarmi ancora. «E i tuoi?»
Josh sorrise di nuovo e credetti stesse pensando che fossi un po' stupida e impedita, o forse matta.
«Sono insicuro su un paio, ma spero di passarli.»
«Lo speriamo tutti.»
Sorrisi come saluto prima di interrompere ogni contatto. Era orgogliosa del mio tono quieto e non eccessivamente agitato. Avevo risposto alle sue domande e ne avevo porte delle altre. La conversazione era stata breve ma intensa. Ero piuttosto soddisfatta. La lezione terminò con qualche minuto d'anticipo e non potei che essere felice, prima me ne andavo prima non mi sarei più sentita in colpa per aver ignorato più di tre quarti di spiegazione. Mentre mi avvicinavo alla porta, Josh mi finì accanto.
«Non sei un tipo molto chiacchierone, vero?»
Ero bloccata tra la massa di alunni che si era accalcata per uscire dalla piccola porta e non trovavo vie di fuga. Ero sopravvissuta a una conversazione con lui ma mi sembrava troppo rischiare con una seconda. Mi limitai ad annuire e puntare lo sguardo verso la salvezza.
«Anche mia sorella è così timida.»
«Hai una sorella?» mi sfuggì di chiedere e un attimo dopo mi resi conto di quello che era successo. Josh ne sembrò sorpreso quanto me.
«Sì» rispose subito, entusiasta. «Un fratello e una sorella più piccoli. Si chiama Maia. Ha dodici anni.»
Impallidii. Aveva paragonato la mia timidezza a quella di una bambina di dodici anni. Più ridicolo di così...
La fila si mosse e io sgusciai tra i corpi con molta fretta, sperando di entrare nel corridoio con un vantaggio su Josh e defilarmi come un razzo. Quando riuscii a uscire, Josh era subito dietro di me. E Gideon davanti.
Mi buttai nella sua direzione come una disperata, sperando che Josh perdesse le speranze di una possibile conversazione. Mi guardò avvicinarmi a Gideon, che stava con le spalle poggiate al muro e le gambe incrociate all'altezza delle caviglie, prima di passarci accanto e fare un saluto con la mano. Ricambiai, mi costava poco sforzo e poche parole, ed era gentile.
«Quanto entusiasmo» mormorò Gideon, carezzandomi lentamente le braccia che avevo stretto forte attorno al suo bacino. Alzai lo sguardo e poggiai il mento sul suo petto, osservandolo dal basso.
«Scusa» dissi un attimo dopo, staccandomi.
«Non importa.»
Timidamente gli carezzai il polso e lui sporse il palmo. Glielo presi immediatamente e temetti di sembrare ridicola, siccome non aspettavo altro. Ci incamminammo fuori dall'edificio con calma; mentre mi chiedeva come fosse andata a lezione, io cercavo di ricordare perché mai si fosse presentato fuori dalla mia aula piuttosto che vederci direttamente in mensa. Quindi gli chiesi se fosse andato alla sua lezione e lui scosse un po' le spalle.
«Mi sono svegliato tardi questa mattina e non avevo voglia di venire.»
«Allora perché sei qui?»
Lui mi guardò con gli occhi socchiusi, le folte ciglia che gli sfioravano le guance. «Saresti stata sola a pranzo.»
Gli sorrisi e sentii una debole fitta al cuore, come se gioisse.
«Dakota e Connor pranzano sempre insieme a noi.»
Gideon fece un gesto con la mano, come se stesse scacciando un moscerino fastidioso. «Loro non contano, stanno sempre in disparte. E al tavolo si aggiungono spesso i compagni di Connor. So che ti fa sentire a disagio pranzare con loro.»
Cercai di passare oltre il fatto che Gideon mi considerasse un caso perso, anche se non lo aveva detto apertamente, e mi crogiolai nella realizzazione che lui era lì solo per me.
«A proposito» continuò lanciano uno sguardo alle nostre spalle. «Chi era il ragazzo che ti ha salutato?»
«Josh Dickens. È un amico di Daisy.»
Gideon annuì distrattamente. «Siete amici anche voi?»
Mi venne da ridere. «Direi propri di no. Oggi ha tentato di intrattenermi con una conversazione ma poco dopo ha desistito.»
«Perché?»
Come riuscivo a spiegargli perché non ero riuscita a parlare con Josh? Infondo, Gideon aveva capito che non riuscivo a interloquire bene e che la mia vita sociale era comparabile a quella di un'ameba in una vasca da bagno.
«Sempre la stessa storia» mi ritrovai a rispondere e Gideon lasciò cadere l'argomento, capendo al volo.
Dakota e Connor ci aspettavano al solito tavolo ma fu una sorpresa trovarli letteralmente spiaccicati l'uno sulla faccia dell'altro. Dakota era seduta sulle ginocchia del ragazzo, le mani sulle sue guance e i capelli che le ricadevano sulle spalle e creavano una tendina che non riusciva comunque a coprirli da sguardi indiscreti.
Gideon si schiarì la voce mentre prendeva posto e io subito accanto a lui, ma non riuscì a farli staccare. Si limitò ad alzare gli occhi al cielo e concentrarsi sul suo vassoio. Io mi sentivo tremendamente in imbarazzo, non capivo come riuscissero a essere così spigliati in un luogo pubblico. Io non mi azzardavo nemmeno a toccare le mani di Gideon in mensa; tranne quando passeggiavamo, mi tenevo sempre a debita distanza. Comunque avevamo un rapporto diverso da loro; Dakota e Connor stavano insieme da più tempo e si amavano moltissimo. Appena i pensieri andarono a toccare quel tasto dolente, una cascata di parole precipitò nelle mie meningi e ricordai perché non rammentavo neppure una parola pronunciata dal professore.
Forse non ti piaccio abbastanza.
Gideon mi aveva giustificato quell'esclamazione servendosi della carta del tempo. Ci conoscevamo da poco e, sebbene ci piacessimo superficialmente, ancora dovevamo scavare affondo. Io ero disposta a diventare un libro aperto, non avevo grandi cose da rivelare. Lui, invece, sembrava portare sulle spalle fardelli che non voleva condividere. Mi aveva quindi fatto intuire che non avrei potuto scavare affondo. Questa proibizione non mi avrebbe fatto andare da nessuna parte e, senza conoscerlo davvero, come avrei potuto approfondire il nostro rapporto?
Tutto stava in qualche modo nelle mani di Gideon. Avevo reso ben chiaro che ero disposta a fare passi avanti, che avrei accolto nuove scoperte e che ero pronta, ma lui era rimasto sulle sue, diffidente.
«Imbarazzata?»
Mi girai verso Gideon e sorrisi un po', cercando di smorzare la tensione. Eccome se ero imbarazzata, riuscivo a sentire il rumore delle loro lingue e non ero neppure sicura che normalmente facessero quel suono in azione. Forse era così che due amanti focosamente infatuati si baciavano e immagini di me e Gideon avvinghiati in quel modo mi lamparono davanti agli occhi. Se fossimo stati soli forse sarebbe stato divertente, e anche un po' scomodo. Comunque non avrei saputo prendere l'iniziativa; salvo che Gideon mi avesse preso in braccio e coricata sulle sue ginocchia, io non ci sarei riuscita. Mi limitavo a baciarlo dal basso, mentre lui comandava il mio mento con le mani e le mie labbra con le sue.
Gideon si spostò un po' più vicino, puntò i gomiti sul tavolo e si sporse in avanti fino a far sfiorare dalle sue labbra la mia tempia. L'improvvisa vicinanza mi agitò un po' e trovai rilassante che il suo volto fosse così vicino al mio tanto da sfiorarlo ma non troppo da farmi mancare letteralmente il fiato.
«Anch'io sono imbarazzato.»
Immaginavo. Abbassai il viso e afferrai una crocchetta di patate. Gideon si sporse un altro po' e credetti volesse baciarmi, ma poi allungò la mano e prese una crocchetta. Se la ficcò in bocca con un sorriso divertito.
«Se fossimo due cattive persone, faremmo di meglio e metteremmo loro in imbarazzo» sussurrò così che potessi sentirlo solamente io e un attimo dopo si fece indietro, sotto il mio sguardo sbalordito.
«Faremmo... di meglio?» ripetei, a corto di fiato.
Gideon masticò la sua stupida crocchetta molto lentamente. Mi guardò con un'intensità tale da farmi sentire inadeguata. Negli occhi lampeggiava la stessa luce che scorgevo durante i primi incontri: curiosità e furbizia, una combinazione pericolosa. Un attimo dopo distolse lo sguardo e mandò giù il boccone; rimase lì a scuotere la testa incredulo.
«Ah, Lilylove...»
Per poco non mi strozzai con il succo.
«Lilylove?» ripetei, sbigottita. Mi sentito un pappagallo a fare da eco alle cose assurde che gli uscivano dalla bocca ma non riuscivo a controllarmi. Ero inibita. Forse aveva bevuto qualcosa prima di venire, forse aveva inalato qualche strano fumo.
«Non ti piace?» fece lui, gli occhi gli brillavano di divertimento e qualcosa che non riuscii a comprendere. «A me sì, tanto.»
Quando sentii qualcuno ridere, pensai che ci avessero ascoltato e ci stavano prendendo in giro. Invece mi resi conto che era la mia risata e che Gideon mi stava guardando altrettanto sorpreso. Risi così forte che costrinsi i nostri amici a staccarsi dalle facce reciproche e puntare i loro occhi nella mia direzione. Non so bene cosa mi prese, in pochi secondi ero uscita fuori di testa. Ma ero così tanto divertita che non riuscii a smettere per svariati minuti. Mi tappai più volte la bocca con la mano ma le spalle continuavano a scuotersi e il mio naso a grugnire. Seppellii il volto rosso di vergogna sul braccio di Gideon perché tutti si stavano cominciando a chiedere che mi fosse preso. E io non riuscivo a rispondere, ogni tanto sentivo la voce di Gideon dire: «Non lo so, sembra felice. È divertente, eh?»
Forse si riferiva alla mia risata, che comunque io consideravo assolutamente imbarazzante. Ogni tanto mi uscivano dei grugniti, quelli veri, da video comico alla televisione. Mi tappavo il naso per evitare il peggio ma quando scoppiavo in questa maniera riuscivo a calmarmi solo dopo tanto tempo. Gideon aspettò paziente e pensai che ci avesse proprio azzeccato. Ero felice.
¤¤¤
Sebbene Gideon restasse in silenzio tombale, come gli avevo ordinato, non faceva che aggirarsi nei dintorni delle mie mensole e curiosare con gli occhi ogni oggettino che vi avevo riposto. Sembrava cercasse una verità nascosta in ogni foto in cui s'imbatteva, un tesoro perduto in ogni cianfrusaglia legata a me dall'infanzia. Ogni tanto lo vedevo girarsi verso di me con aria curiosa e spaesata, forse sulla lingua aveva una domanda irrequieta da porre, ma mi trovava sempre concentrata sui libri. Presto ci sarebbero state le risposte ai nostri test, presto avrei visto se per la mia prima sessione me la fossi cavata bene. Se così non sarebbe stato, dovevo recuperare quanto prima e stavo facendo di tutto per avvantaggiarmi.
Sul letto di Dakota, Connor non faceva che ridere. Cercavo di non pensare anche a loro, rannicchiata sopra il mio cuscino, ma i loro risolini e le botte che ogni tanto qualche gomito regalava al muro mi facevano sempre alzare lo sguardo. Ben presto Dakota si alzò in piedi e prese Connor per mano, trascinandolo con sé. Entrambi si girarono verso di me.
«Lily, forse qui ti diamo fastidio. Andiamo nella stanza di Connor, così tu ti concentri e Gideon la smette di fare il guardone.»
«Non stavo facendo il guardone» ribatté il ragazzo interpellato senza nemmeno degnarsi di girarsi. Era concentrato a guardare il cielo attraverso la finestra.
Dakota alzò le spalle. «Se ti servo, mi trovi lì.»
Quindi mi strizzò l'occhio e Connor salutò con la mano mentre si affrettavano ad uscire dalla stanza avvinghiati. Quando sentii un tonfo, cercai con gli occhi la figura di Gideon. Si era lasciato cadere ai piedi del mio letto e, per quanto era lungo, la testa era finita sul cuscino accanto alle mie ginocchia e le sue, assieme a tutte le gambe, ancora uscivano fuori dal letto.
«Come sono ridicoli» si mise a borbottare. «Siamo tutti adulti qui dentro. Potrebbero anche dire la verità.»
Con Gideon che si aggirava per la stanza con gli occhi sospetti, Dakota che non la smetteva di fare il solletico al ragazzo e questi ultimi brandelli di conversazione, sentii che la concentrazione non sarebbe mai arrivata per quel pomeriggio e chiusi il libro, lasciandomi andare a un sospiro liberatorio.
«Di cosa stai parlando?»
Gideon si tirò sù puntellando i gomiti sul materasso. «Parlo di sesso.»
Quella parola mi fece bloccare la saliva in gola e trovai difficile deglutire, come se improvvisamente un melone mi fosse finito nell'esofago. Gideon dovette percepire il mio disagio perché distese le labbra in un sorriso tirato.
«Qualcosa ti disturba, Lilylove?»
Aveva fatto presto a far diventare il nomignolo che consideravo tanto carino e ingenuo in una perpetua presa in giro nei momenti di difficoltà. Gli scoccai un'occhiata lungimirante.
«Che cosa c'entra il sesso con Dakota e Connor?»
Gideon si lasciò ricadere sul cuscino ma continuò a guardarmi girando gli occhi e inclinando un po' la testa.
«Il sesso c'entra sempre con loro due. E con qualsiasi altra coppia di questo mondo. Il sesso è quella cosa che c'entra ovunque, in qualsiasi discorso e in qualsiasi situazione.»
Okay, forse la conversazione stava prendendo una piega pericolosa, ma Gideon si affrettò a continuare.
«Comunque, hai capito che sono andati nell'altra stanza per fare sesso, vero?»
Lanciai un'occhiata alla porta. «Credi che fosse per quello?»
Gideon si rialzò e mi fissò. La sua espressione significava solo una cosa: imbarazzo. Ma era imbarazzato per me. Io ero imbarazzante.
«So che era per quello. Non dirmi che hai problemi anche a parlare di sesso.»
Non m'importava più che colorazione del volto avessi preso, Gideon ci teneva sempre a farmi accendere come un peperoncino e pensai si fosse abituato. Gracchiai qualche frase a disagio ma lui sembrò divertito dalla situazione e si mise più comodo, mettendosi a sedere di fronte a me.
«Scusa, non ho sentito bene.»
«Non ho problemi a parlare di sesso» ripetei, con più forza nella voce.
«Ah, menomale.»
Sorrise di nuovo e capii che stava solo tentando di prendermi in giro e di scherzare. E comunque era vero, non avevo grandissimi problemi a parlare di sesso. Ero presente a tutte le lezioni di educazione sessuale al liceo e Addy aveva deciso di condividere con me ogni dettaglio delle sue esperienze con Mason. La mia si chiamava forte amicizia, non certo curiosità, ma ero arrivata a scoprire cose di cui avrei preferibilmente fatto a meno. Adrienne diceva che, se non ci fosse stata lei, il giorno del mio matrimonio avrei avuto sorprese spiacevoli che mi avrebbero fatto rimpiangere di essermi sposata. Questo perché lei era l'unica a sapere che per fare sesso avrei aspettato la luna di miele. Mi aveva tormentata per anni cercando di convincermi a cambiare idea ma aveva sempre trovato un muro alzato.
Realizzando che eravamo in silenzio da troppo tempo, guardai Gideon negli occhi e mi schiarii la voce. Da come ricambiava lo sguardo, capii in qualche modo che aveva intuito i miei pensieri. Lui sapeva che ero vergine. Ma ci sarebbe comunque potuto arrivare con logica. Era stato proprio lui il mio primo bacio; come potevo non essere vergine ma non aver mai baciato? Questa era una delle pochissime cose che non mi metteva a disagio, una delle poche cose per le quali non mi vergognavo. Non avevo problemi ad ammettere che avrei aspettato e mi sarei conservata per l'uomo della mia vita. Non avevo problemi a parlare di sesso sebbene a me sarebbe stato recluso fino al giorno del mio Sì, lo voglio.
«Basta parlare di sesso» fece Gideon, e io sentii tutta l'aria riempirmi di nuovo i polmoni.
Sebbene fossi felice di cambiare argomento, sentivo che Gideon lo aveva fatto solo per me. Dovevo dirgli che non avevo problemi con quella conversazione. Mi sgranchii le gambe e finii con il toccare le sue.
«Il sesso non mi mette a disagio.»
Gideon alzò un sopracciglio, sorpreso. «Ah no?»
Scossi la testa. «Direi di no.»
Inclinò lo sguardo fino a far toccare la sua spalla con l'orecchio e mosse un labbro, con fare pensieroso. Dovevo essere proprio uno strambo soggetto se persino un tipo come Gideon mi guardava e aveva quella faccia; tutto nelle sue espressioni gridava: è pazza.
«È strano detto dalla ragazza che scappa da ogni essere di genere maschile.»
«Non scappo proprio da tutti i ragazzi.»
«Vero. Solo da quelli che non hanno cattive intenzioni.»
Socchiusi i miei occhi mentre Gideon lasciava calare i suoi dai miei alle mie labbra e poi più giù. Mi sentii un animale allo zoo, sotto lo sguardo attento ed eccitato di tutti i bambinetti. Gideon finì con il fissarmi le gambe, accanto al suo braccio.
«Ho un radar per i ragazzi che hanno cattive intenzioni» mi ritrovai a rispondere, presa da un coraggio che non seppi riconoscere in me. «E non riesco a stare lontana da loro.»
Sperai capisse che stavo al suo gioco che il mio era uno scherzo. Invece di ribattere, Gideon rimase in silenzio. I suoi occhi argentei scintillarono e mi fecero pensare allo sguardo di un predatore prima di sferrare un attacco. Non disse nulla per un po' ma quando mi ritrovai ad abbassarmi sotto il peso delle sue mai che si avvicinavano a dove ero seduta, capii le sue intenzioni. Mi sporsi verso di lui, desiderosa di dargli ciò per cui si era avvicinato. Fece scontrare le nostre labbra lentamente mentre si metteva in ginocchio e mi sovrastava con la sua altezza. Io finii contro il muro, le guance strette nella sua dolce morsa.
Le sue ginocchia si divaricarono contro le mie per starmi più accanto e io gli strinsi le mani, toccando il mio mento. Come sempre baciarlo mi faceva sentire posseduta e desiderata. Coglieva pezzi di me che nessuno, eccetto lui, era autorizzato a vedere o sentire. Toccava dentro di me corde che nessuno osava immaginare possedessi. La sua vicinanza mi faceva sentire libera di essere me, nella mia giovinezza e nei miei anni migliori.
Gideon strusciava la lingua sulle mie labbra come se sapessero di fragola e lui fosse drogato di zuccheri. A differenza di tutte le volte che mi ero immaginata baciare un ragazzo, Gideon mi faceva sentire tutto tranne che ribrezzo. Trovavo bellissimo il movimento del suo mento che strusciava sul mio o il suono dei suoi gemiti quando riprendeva fiato. Nessun bacio con lui durava pochi secondi. Era profondo in tutto ciò che faceva.
«Oh, Lilylove» soffiò sulle mie labbra pizzicando il mio naso con i denti. «Che cosa mi stai facendo?»
****
*Compare misteriosamente avvolta da una nuvoletta blu*
Piccolo avviso: Una gentilissima e simpaticissima e dolcissima ragazza ha creato una fan page su Instagram dedicata alla storia. Se siete interessati andate a vederla e le volete seguitela. Si chiama: theonlysafety_fanpage_
Detto questo, mi dileguo.
P.S. Scusate il ritardo, vi lovvo tanto tanto❤
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