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Capitolo 7

Brrr ... brrrr ... brrr .
Il mio cellulare non vuole smettere di vibrare, ho dovuto metterlo in modalità silenzioso per non rispondere alle chiamate di Zayn.

Dopo quella domanda sono fuggita via, non avevo il coraggio di rispondergli e non sapevo neanche cosa dire.

Perché hai paura che qualcuno si affezioni a te, Ellie?

La sua domanda mi frulla ancora nella testa e non riesce a darmi un attimo di pace per dormire nella mia solita tranquillità, che ha sempre regnato in questa piccola casetta ... non sempre.

Decido di afferrare il cellulare e di controllare quante chiamate ho ricevuto.

64 chiamate perse da Zayn
2 chiamate da mia madre.

Leggere il nome di mia madre sul cellulare alle 1:30 di notte mi sembra davvero strano, ma cerco di non darci peso. Forse adesso papà è crollato nel sonno e lei ha colto l'opportunità di chiamarmi per domandarmi per l'ennesima volta quando sarò disponibile per una possibile visita a casa.

La troppo agitazione di questa sera non riesce a farmi fare sonno tranquilli, quindi l'unico rimedio che conosco è una buona tisana alle erbe che mia madre mi faceva sempre quando ero più piccola.

Mi alzo dal mio piccolo letto per dirigermi in cucina. Il piccolo bollitore emette dei fischi e quel rumore mi riporta al passato e alla prima volta in questa nuova città.

10 anni fa ...
Il treno fischia annunciando la sua partenza, lo vedo allontanarsi e con esso il mio passato.

"Che dici ?" guardo Even " mi daresti una mano?".
Il ragazzo dai capelli color grano e gli occhi color quercia si avvicina a me a passo svelto.

Mi scruta in viso e poi mi sorride.
"Non fissarmi stupido idiota!" gli schiaffeggio il braccio "non restare lì imbambolato come uno stupido" lo rimprovero " dammi un mano!"

Ride prendendosi gioco di me.
Adesso mi sto arrabbiando e non poco.
Sono sempre stata una ragazza che ha lasciato sfogo alle sue emozioni, la rabbia e l'amore sono due delle tante emozioni che non sono mai riuscita a controllare minimamente, anche se l'avessi desiderato con tutta me stessa.

"Dai vieni qui" esordisce Even indicando se stesso perché vuole lo abbracci, ma mi rifuto lasciandogli le valige davanti al suo corpo.

"Queste le porti tu fino a casa" dichiaro.
Lui annuisce e mi sorride.

"Non posso crederci che l'abbiamo davvero fatto" afferma con un tono alto ed eccitato.

"Nemmeno io" sussurro a me stessa.

Il rumore del bollitore interrompe i miei pensieri con forza, subito scatto in avanti per afferrarlo e sollevarlo dalla fiamma.

Presa una tazza e versatoci dentro il liquido verdognolo, mi dirigo verso la mia poltroncina e mi ci fiondo sopra.

Il calore che emana la tazza mi riscalda le mani e il liquido che mi scende in gola, dopo aver bevuto due o tre sorsi, mi scalda l'intero corpo.

Dopo il terzo sorso fisso la scritta della tazza, l'unico ricordo che ho dei miei anni trascorsi con i miei genitori.

Ricordati chi sei e lotta per quel che vuoi.

Una frase che ha scombussolato la mia intera esistenza, ricordo ancora il giorno che mi madre me la regalò.

"Avanti"
"Cosa stai facendo, tesoro?" chiede mia madre una volta fatta capolinea nella mia stanza.

"Sto riordinando la mensola dei libri" dichiaro e la vedo sorridere.

"Finalmente vedrò il pavimento!" squittisce entusiasta sorridendomi in un modo un po' troppo esagerato per i miei gusti.

"Mamma" mi lamento " non è che sia così disordinata la mia stanza" dico.

"Ti giuro che ero talmente disperata, che se tuo padre non ti avesse convito a mettere in ordine, sarei passata al piano B : chiamare la disinfestazione." mi prende in giro.

La guardo in cagnesco.

"Non farmi quello sguardo signorina. È normale che tu viva in queste condizioni?" dice " sei nata in una fattoria?"

Alzo la mano e apro la bocca per risponderle, ma lei mi precede.

"Non rispondere a quella domanda" mi guarda in cagnesco.

"Bando alle ciance sono venuta qui per darti questa" indica una tazza di ceramica nelle sue mani.

"Perché questo regalo?" chiedo dubbiosa " ti giuro che il gallo Chri Chri non è morto a causa mia" mento ricordando la notte scorsa e il volo della mia pantofola dalla finestra.

"Non ho secondi fini" si avvicina e mi accarezza la testa in modo materno.

"Adesso hai 18 anni" esordisce " e forse un giorno non avrai più me al tuo fianco e se sentirai la mia mancanza, questa tazza ti ricorderà di me" un sorriso accompagna il suo monologo, seguito poi dal cigolio della porta che è stata chiusa da lei.

Fisso la tazza tra le mani con uno sguardo interrogativo, è uno scherzo?
Ma quando inizio a fissare ogni centimetro della tazza e noto la scritta sento una stretta al cuore.

Mia madre mi diceva spesso quella frase.
Voleva che seguissi il mio istinto, perché anche se siamo umani siamo per metà animali e un animale non sbaglia mai se segue il suo istinto.

Io, quella sera, ho afferrato il concetto e segui il mio istinto, ma sopratutto il mio cuore.

Forse se non l'avessi fatto adesso non sarei qui.

"Even!" sussurro tra gli alberi.
"Even, cazzo!" inizio ad arrabbiarmi " dove sei?" chiedo con un pizzico di paura fatta trapelare dalla mia voce.

Inizo ad incamminarmi nel bosco vicino casa, la paura che qualche animale possa balzare fuori all'improvviso mi spaventa e le mille immagini tenebrose, a cui la mia mente mi sta sottoponendo, non aiutano molto.

Afferro il cellulare e chiamo Even, ma ovviamente il cellulare non prende tra gli alberi.

Stupido cellulare!

Presa da uno scatto d'ira lo getto tra i cespugli che improvvisamente iniziano a muoversi.

Sento dei grugniti e non so cosa fare in queste circostanza, presa alla sprovvista e dalla curiosità, inizio ad incamminarmi verso i cespugli.

A passo lento arrivo a destinazione e, raccolto tutto il coraggio, sbircio al di là di essi.

"Even" esordisco vedendolo.

"Ellie" dice in tono ovvio " non dirmi che hai avuto paura?" sta sul punto di ridere.

"Non ridere stupido imbecille!" mi difendo " mi hai spaventata".

"Ti giuro tesoro che non era mi intenzione" dichiara avvicinandosi a me " pronta?" chiede.

"Pronta".

#SPAZIOAUTRICE
Ed ecco un nuovo capitolo su Ellie. Curiose di scoprire il suo passato?
Commenti.
Xoxo

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