Capitolo 5
Daren's POV
Sorrido vedendo la faccia arrabbiata di mio padre.
"Guarda a chi mi tocca affidare tutto il mio duro lavoro" si lamenta mio padre.
"Non ti ho costretto a fare niente" sentenzio.
"Io non dovevo farti nascere!" urla e rido.
La mia risata riecheggia nell'intero corridoio, tanto che Jesy si volta per guardarmi e scuote la testa roteando gli occhi.
"Lo so che ti sono mancato, Jesy" sorrido.
"Sei sempre il solito, Daren" mi rimprovera per tutto cio' che ho sempre fatto passare a mio padre " non posso credere che sarai il mio capo da domani" dice quasi sconvolta.
"Non ci credo nemmeno io" dichiaro sconvolto. Dopo averla salutata mi dirigo verso la mia decappottabile e guido verso il mio hotel.
Non ho voglia di andare a casa perché dovrei subirmi il regolamento di mio padre e le continue dimostrazioni di affetto di mia madre, soffocherei in quella casa!
Sono nato e cresciuto nel benessere. Mia madre non mi ha mai fatto mancare niente, acconsentiva ad ogni mio capriccio e se mio padre cercava di imporsi, lei sbuffa e discuteva con lui, perché io dovevo avere il meglio.
Non ho mai capito da dove nascesse questa premura nei confronti di mia madre, forse perché sono figlio unico. Dopo di me non ha potuto più avere figli, ha subito un intervento alle ovai circa 5 mesi dopo il mio parto.
Mia madre era distrutta, tanto che assunsero Mrs Jones per la mia prima infanzia. Lei è la mia tata da quando sono nato, con il tempo mia madre si è ripresa dalla grande depressione e ha cominciato a comportarsi come madre, solamente quando avevo già raggiunto l'età di 6 anni.
Sapevo camminare, parlavo e avevo cominciato a seguire le lezioni private a casa.
Forse vedermi già cresciuto e non potendo ricordare alcuni momenti della mia infanzia, come la prima parola o i primi passi, hanno fatto nascere in lei il senso di inadeguatezza al ruolo di madre; ricordo che chiamano perfino Mrs Jones " mamma".
La prima volta che lei si avvicinò a me fu al mio settimo compleanno, provò a farmi i biscotti.
Ricordo che giocai tutto il tempo con l'impasto, mio padre ci guardava felice mentre lei sfornava finalmente le delizie.
"Mamma voglio un biscotto" dissi.
Mia madre prese un biscotto dalla teglia, ci soffiò un po' sopra prima di darmelo per evitare che mi scottassi.
Appena quella meraviglia arrivo davanti al mio naso, la strappai dalle mani di mia madre e l'addentai.
Mia madre, felice e soddisfatta, si avvicinò a mio padre, gli stampò un bacio e poi guardarono me rimpinzarmi di biscotti.
"A che gusto sono?" chiese mio padre sempre scettico sul cibo.
"Al burro di arachidi" rispose mia madre. Mio padre a quell'affermazione sgranò gli occhi.
Mia madre non riuscì a decifrare la sua espressione, non ebbe neanche il tempo di farlo che tutto successe in modo veloce.
Mio padre si voltò verso di me con la preoccupazione negli occhi, io avevo le mani intorno al mio piccolo collo, ormai gonfio, cercando di poter far qualcosa per riuscire a poter respirare di nuovo.
"Cosa gli sta succedendo?" chiese mia madre sconvolta e impaurita da quella scena. Le lacrime cominciarono a rigarle il volto, mentre mio padre mi prese tra le sue braccia diretti verso l'ospedale.
"Daniel, rispondimi!" urlò mia madre in macchina presa dalla paura.
"È allergico alle arachidi!" rispose lui con voce alterata.
"Come è possibile che io non lo sapessi?" squittì mia madre.
Mio padre, in risposta, si girò verso la moglie guardandola con sguardo premuroso e malinconico.
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"Non posso credere che tu sia in hotel!" mi stava urlando mia madre al telefono, già la immaginavo seduta sul solito divano di pelle beige con indosso uno dei suoi costosissimi abiti color lavanda.
"Mamma sai che non resterò molto" dico per sviare la conversazione.
"Certo!" dice " ma sai anche che vorrei averti qui quel poco di tempo che ci sei" afferma.
"Vedrò cosa posso fare" cerco di chiudere lì la conversazione.
"No!" rispose " stasera mangerai qui. Porta la tua roba" ordina prima di chiudermi la telefonata in faccia.
Pochi minuti dopo mi arriva un messaggio di mio padre, in cui dice che mia madre sta dando di matto per il mio comportamento, seguito da un altro.
Sono stata davvero bene ieri sera con te.
Sasha.
Xoxo
Capisco solo da la parola "ieri" che Sasha è la ragazza conosciuta in discoteca qui, presso cui mi ci sono recato non appena messo piede in South Caroline.
Prendo una valigia e ci infilo alcune cose, dormirò da mia madre solo questa sera. Domani mattina metterò in chiaro delle cose e inoltre devo iniziare a cercarmi un appartamento, non potrò vivere con i miei se voglio mantenere vivo il mio stile di vita e essere fedele al mio motto.
Afferro il cellulare, contemporaneamente mi dirigo verso la mia aiuto, e poco dopo Jesy accetta la mia chiamata.
"Tuo figlio James cerca ancora un coinquilino?" domando non appena risponde.
"Certo" afferma " perché questa domanda?" chiede.
"Digli che l'hai trovato".
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La cena con i miei è stata terribilmente noiosa, ma rivedere Mrs Jones è stato un vero piacere, al contrario di mia madre che mi è stata appiccicata come una cozza tutta il tempo.
Mio padre gustava il suo sigaro continuando a guardare mia madre che mi soffocava con tutte le sue premure, spesso gli ho mandato occhiatacce ma ha fatto finta di non aver capito i miei segnali.
Così sta mattina, preso da una voglia improvvisa, ho deciso di fare colazione fuori e in seguito sarei ritornato a casa per mettere ben in chiaro come si sarebbe svolta la mia permanenza in questo posto.
"Un caffè amaro e un muffin ai mirtilli" ordino alla ragazza di spalle di questa piccola caffetteria.
"Subito" dice sbrigandosi a preparare la mia ordinazione.
I suoi gesti sono meccanici, quasi non ci fosse vita in quel corpo minuto, come se la sola aria l'animasse.
"Ecco a lei" non appena i suoi occhi incontrano ai miei subito la riconosco. È lei.
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