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Louis

Dai, con questo sono stata un tantinello più brava, almeno non vi ho fatto aspettare due anni :)
Raccontatemi qualcosa. Qual è la cosa che vi piace di più di questa storia? Quale quella che vi piace meno? Come vorreste che si evolvesse? Fatemi sapere,
Vi mando un bacio,
MB

"Amore? Mi stai ascoltando?"
Louis gravitava ad un metro da terra, nonostante fosse seduto al tavolo della cucina.   
   Anziché mangiare i suoi cereali, mescolava e mescolava il latte nella tazza, un'espressione sognante sul volto e la mente persa chissà dove.
   Arlene lo guardò divertita, scuotendo la testa, sorseggiando un caffè bollente.
"Hai capito quello che ti ho detto?"
"Sì, mamma," mugugnò il ragazzo, sorridendo per qualcosa che era solo nella sua testa.
La donna sollevò le sopracciglia.
"Allora ripetimelo," lo sfidò, ben conscia che il figlio non avesse udito una singola parola uscita dalle sue labbra.
"Sì, mamma," disse di nuovo, dimostrandole la più totale mancanza di attenzione.
   Arlene ridacchiò, poi le venne un'idea.
"Sai che ho visto Harry ieri?"
La testa di Louis scattò verso l'alto.
"Dove? Quando?"
   La risata di Arlene si fece più sonora.
"Ah, questo lo senti," scosse la testa un'altra volta e si avvicinò al figlio.
   Gli lasciò un bacio fra i capelli disordinati e raggiunse il salotto, infilandosi il cappotto di lana.
   Louis le corse dietro.
"Dove l'hai visto? Con chi era? Mamma!" Piagnucolò ad occhi spalancati ancora gonfi di sonno.
"Stavo scherzando, Boo," lo rassicurò la donna, pizzicandogli una fianco, "ma tu cerca di scendere dalle nuvole ogni tanto."
   Louis arrossì, ma sorrise in ogni caso.
"Come faccio? Dimmelo come faccio, mamma," borbottò mordicchiandosi le guance, "dammi un altro pizzicotto e dimmi che è tutto un sogno."
   Arlene lo guardò dolcemente e gli accarezzò una guancia liscia, che nonostante la pubertà, non ne voleva sapere di veder spuntare il più piccolo accenno di barba.
"Ci vediamo stasera, Boo Bear," disse solamente, prima di chiudere la porta dietro di sé ed affrettarsi all'auto in quella gelida mattina di fine ottobre.
   Si augurò che quel sogno non finisse mai, e il suo Boo non subisse il più brusco dei risvegli.

Il mondo era un posto meraviglioso.
Una fatina dalle alucce sfavillanti l'aveva svegliato quella mattina, lasciando scie luminose e brillantine per tutta la stanza.         
   Anche Louis svolazzava, lo spirito così leggero da tenerlo sollevato ad una spanna dal pavimento.
Nel più limpido dei cieli turchesi, alcune nuvolette di panna giocavano a rincorrersi, mentre un sole giallo spandeva i suoi tiepidi raggi sulle casette di marzapane che sorgevano nel quartiere, e le fontane di cioccolato zampillavano allegre ai lati della strada.
Niente buchi da rattoppare nell'ozono, ma solo arcobaleni; nessuna guerra da combattere, tanto che persino Sir Edward, il grande cavaliere senza macchia e senza paura, aveva appeso la spada al chiodo ed ora coltivava margherite nell'immenso giardino del suo castello.
Già, il mondo era un posto meravi-
"E spostati, idiota!"
Qualcuno lo urtò così forte da mozzargli il fiato, mentre cercava di raggiungere il proprio armadietto nel corridoio gremito del piano terra.
   Non importava, niente e nessuno avrebbe levato quel sorriso giulivo dalla faccia di Louis Tomlinson.
Anzi, quando lo vide apparire sulla soglia, avvolto da un'aura magica, e risplendere di una luce dorata che irradiava dalla sua pelle candida come la neve d'inverno, quello stesso sorriso si tramutò in pura euforia, ed il suo cuore prese a battere tanto forte da oscurare ogni altro suono.
Harry Styles mi ha baciato, sfigati.
Se aveva avuto il più piccolo dubbio che fosse stato un errore, l'angelo riccio aveva commesso quello sbaglio più di una volta, fugando ogni sua titubanza.
Lui era pure svenuto, ma tant'è. Harry l'aveva baciato di nuovo. Aveva riso, d'accordo, ma l'aveva baciato di nuovo. Doveva pur voler dire qualcosa.
"Buongiorno!" Esclamò Occhi di Smeraldo, rispondendo al suo sorriso con un altro mille volte più splendente.
"C-ciao," sussurrò Louis, puntando lo sguardo a terra. Tutta quella bellezza l'avrebbe accecato.
Lo sentì ridacchiare, prima di poggiare la schiena all'armadietto, impedendogli di aprirlo. Ah, avrebbe rinunciato ai suoi preziosi libri purché Harry non si muovesse e si lasciasse guardare in tutta la sua misericordiosa gloria.
Giunti a quel punto, non gli importava nemmeno di sembrare blasfemo. Harry era una creatura del Paradiso, e lui l'avrebbe venerato come meritava.
Ma l'aveva baciato davvero? O era solo l'ennesimo parto della sua fervida immaginazione?
   Eh no, accidenti! Quelle labbra le aveva assaporate eccome, e chiunque avesse provato a dire che non avevano il gusto della felicità, felice non doveva esserlo mai stato.
"Stavo pensando," iniziò Harry, spostandosi i ricci dalla fronte e sporgendosi di più verso di lui, come a condividere un segreto soltanto loro, "visto che ormai nessuno dei due ha programmi per Halloween..."
Louis si rese conto di avere la bocca spalancata. Ogni genere di insetto avrebbe potuto entrare e nidificarci.
   Scosse la testa e chiuse le labbra, sigillandole una sull'altra, senza mancare di maledirsi per la propria idiozia.
"Chi ti dice che io non abbia trovato qualcosa da fare?"
   Provò a darsi un tono. Magari Harry avrebbe smesso di dare per scontata la pochezza della sua vita sociale.
Quello arrossì appena, e copiò le azioni di Louis abbassando la testa.
"Oh," mormorò, quasi più deluso che sorpreso, "scusa, credevo..." Non terminò la frase, ma si mordicchiò il labbro e aggrottò la fronte.
Louis desiderò scomparire. "Harry, no! Stavo scherzando!" Si affrettò a dire, menando le mani per aria. Avrebbe lottato per guadagnarsi una serata con lui, l'avrebbe implorato persino. Ormai la dignità non ricordava cosa fosse.
Lo vide tornare a sorridere, ed il mondo tornare a girare.
"Davvero? Perché pensavo che avremmo potuto goderci una maratona dei grandi classici dell'horror," suggerì il riccio, facendogli l'occhiolino.
Louis deglutì. Immaginò un divano in una stanza buia, le grida delle vittime inseguite dal solito assassino psicopatico, ed il corpo caldo di Harry vicino al proprio. Soprattutto il corpo caldo di Harry vicino al proprio.
Non volle dargliela vinta così facilmente. Forse aveva perso la dignità, ma non era necessario che vedesse anche quanto era disperato.
"Non sapevo fossi un appassionato di horror," risolse di dire, incrociando le braccia che a quel punto avrebbero dovuto sorreggere dei libri.
"Te l'ho detto che mi sottovaluti, giovane Padawan," rispose Harry, le fossette a spaccargli in due quelle guance da favola.
Louis sghignazzò.
"Così mi confondi. Sei un fan di Craven* o di Lucas*?"
Harry gli si avvicinò ancora e gli sussurrò all'orecchio. Prima delle sue parole, Louis sentì una scarica di brividi.
"Scoprilo da solo."
   Si allontanò poi di qualche passo, lasciandogli libero accesso all'armadietto ed il corpo avvolto dalla fiamme.
"Allora i film li porto io. Tu pensa ai popcorn," esclamò alla fine, gli ennesimi occhiolino e sorriso da infarto.
Come al solito, non gli diede il tempo di rispondere, ma si dileguò alla velocità della luce, sparendo dietro l'angolo e su per le scale che portavano al primo piano.
   Tu pensa ai popcorn. Certo. Se non muoio prima.

Era ora di pranzo quando Louis entrò nei bagni del primo piano incredibilmente vuoti. Tutti dovevano già essere in mensa.
   Si sciacquò le mani e si soffermò ad osservare il proprio riflesso nel piccolo specchio incrostato sopra il lavandino.
   Non aveva mai pensato di essere particolarmente attraente, ma del resto non glien'era mai davvero importato, nemmeno quando un certo riccio dagli occhi di giada aveva attraversato i cancelli della Mt Blue High. Uno come Harry Styles non l'avrebbe degnato di uno sguardo neppure se si fosse rifatto l'intero guardaroba e avesse frequentato ogni palestra dello stato.
   Adesso invece le cose erano cambiate. Non solo uno come Harry Styles l'aveva notato, ma Harry Styles in persona l'aveva notato. E l'aveva pure baciato.
   Ogni volta che ci pensava gli sfuggiva un risolino festoso. E ora, ogni volta che ci pensava, gli balenava in testa l'idea di doversi almeno sforzare di sembrare più sexy.
   Fece una smorfia allo specchio. Gli skinny già li aveva, forse sarebbe stato il caso di iniziare ad indossarli. Spuntò mentalmente la prima riga della lista.
   Perdere un paio di chili. Per entrarci senza soffocare, in quei maledetti jeans. Se si chiamavano skinny, un motivo doveva pur esserci.
   Darsi una sistemata ai capelli. Avrebbe potuto chiedere a sua madre di metterci un po' di gel. O meglio ancora, imparare ad occuparsi da solo di cose simili.
   Ricominciare con le lenti a contatto-
Il rumore della porta che cigolava e graffiava sui cardini lo riportò alla realtà.
   Quando mise a fuoco la sagoma scura ed ingombrante di quell'energumeno di Brody che varcava la soglia, a Louis andò di traverso la saliva che d'un tratto gli impastava la bocca.
   Allontanò lo sguardo e finse indifferenza, asciugandosi le mani ancora umide sulla superficie fredda dei denim.
"Ma guarda chi c'è, il mio frocetto preferito."
   La speranza che l'idiota fosse lì solo per svuotare la vescica, evaporò in fretta come acqua nel deserto.
   Finse nuovamente di non sentire, ma non appena tentò di sorpassarlo, la manona di Brody gli afferrò la spalla e lo costrinse a fermarsi.
"Parlo con te, cazzone," ringhiò ancora come una bestia inferocita.
Louis, vittima designata, trattenne un guaito di dolore e paura.
"Che-che cosa vuoi?" Domandò a mezza voce, ormai inerme agli insulti, ma atterrito dall'idea delle botte.
   Il ghigno di Brody si fece ferale.
"Credi cha abbia dimenticato quello che mi hai fatto?"
   Il suo fiato caldo giunse alle narici e alle labbra di Louis come quello di uno spettro. Guardò il ragazzo davanti a sé, in perfetta salute, poi la propria mano, e le due dita ancora ingessate. Se il panico non l'avesse quasi paralizzato, non gli avrebbe risparmiato il proprio innato sarcasmo.
   Optò per il silenzio, nella forse vana illusione di conservare intatti i connotati.
"Pensi di essere intoccabile adesso che sei amico di quel cretino di Styles," continuò la belva, ridacchiando a denti stretti.
   Louis spalancò gli occhi ma rimase di nuovo zitto, in attesa che il suo misero destino si compiesse.
"Io non dimentico, frocio del cazzo, e questo farai bene a ricordartelo."
   Con un ultimo strattone, che per poco non costò a Louis la cucitura del maglione già mezzo sgualcito, Brody lo lasciò solo ancora una volta, sparendo oltre la porta.
Il mondo è un posto meraviglioso, il mondo è un posto meraviglioso, il mondo è un posto meraviglioso.

Aggiorna.
Aggiorna presto!
Aggiornaaaaa!
Ti prego, continua!
   Louis sorrise e chiuse il laptop, stiracchiando le braccia verso l'alto.
   Come poteva spiegarglielo? Come poteva dire ai suoi lettori e alle sue lettrici che Sir Edward non aveva più nemici da combattere ma solo un giardino ed il suo amato William di cui prendersi cura? Come dire loro che la realtà era troppo bella per perdere tempo con la fantasia?
   Non aveva smarrito la voglia di scrivere. Forse quella non l'avrebbe smarrita mai, ma per una volta, una soltanto, voleva provare a godersi tutto ciò che di tangibile e splendido la vita gli stava regalando.
   Si alzò ed abbandonò la scrivania, pronto a scendere al piano di sotto e mettere in microonde un sacchetto di popcorn, ma non appena spense la luce della camera, un rumore familiare lo costrinse a riaccenderla.
   Eccolo là, di nuovo fuori dalla finestra, aggrappato al davanzale come una scimmia.
Ridacchiò e si affrettò a raggiungerlo.
"Harry! Ma che fai ancora?" Chiese, spalancando il vetro e lasciandolo entrare.
Il riccio si fermò a cavalcioni sul davanzale, una gamba dentro la stanza e l'altra ancora penzolante nel vuoto.
   Si passò una mano fra i capelli e fece bella mostra delle famigerate fossette.
"Fa più macho entrare dalla finestra, no?"
Louis roteò gli occhi, ma rise nuovamente.
"Fa solo più deficiente, Harry," rispose, afferrandogli una mano per aiutarlo ad entrare.
Harry la prese ma non si mosse di un centimetro, malgrado l'aria gelida che faceva battere loro i denti.
"E così come fa?" Domandò, palesando la mano che teneva nascosta dietro la schiena e alla quale Louis non aveva nemmeno fatto caso.
   Gli porse una rosa rossa, un po' sciupata a dire il vero, il gambo storto ed un paio di petali spiegazzati, ma comunque tanto bella da far sciogliere il cuore.
   Louis sentì gli occhi farsi acquosi, mentre allungava le dita tremanti per prenderla.
"Harry, io..." La voce gli morì in gola e le guance gli si imporporarono come i soffici petali del fiore.
"So che non è adatta all'occasione, ma vabbè," esclamò il riccio scivolando finalmente all'interno della camera e richiudendo la finestra. Ancora si scostò i capelli dalla fronte e sorrise.
"Buon Halloween, Lou," mormorò, puntando i suoi occhi verdi nei suoi liquidi di lacrime commosse.
   Louis rise nervoso, voltandosi appena per sentire il profumo dolciastro della rosa. Quello di Harry rimaneva impareggiabile.
   Si asciugò velocemente gli occhi umidi e tornò a guardarlo.
"Grazie," disse soltanto, incapace di esprimere a parole il turbinio di emozioni che lo scuotevano dentro come un terremoto.
   Harry aggrottò la fronte ed inclinò la testa di lato.
"Niente bacio?" Domandò sporgendo le labbra in un broncio adorabile.
Tu-Tum. Tu-Tum. Il cuore di Louis riprese la marcia impazzita che aveva intrapreso negli ultimi giorni.
   Era davvero incredibile. La fangirl che c'era in lui urlava e si strappava i capelli dalla gioia, mentre il ragazzo serio e pacato tentava invano di darsi un contegno. E vorrei vedere voi, se Harry Styles vi si trovasse davanti a reclamare un bacio.
   Louis acconsentì di buon grado alla richiesta. Magari era uno sfigato, ma mica uno scemo.

   Guardò Harry trotterellare allegro per la stanza, e solo qualche secondo più tardi notò lo zainetto che si era portato appresso.
"Perché lo zaino?" Chiese Louis, piccolo ed ingenuo.
   Harry lo poggiò a terra e aprì la zip. Ne estrasse tre blu-ray che gli mostrò con fierezza.
"Per questi," annunciò, e Louis sorrise divertito quando, insieme ai classici Scream e Nightmare, vide L'Impero colpisce Ancora*.
"E poi," continuò il riccio prima che il ragazzo con gli occhiali potesse intervenire, grattandosi la nuca e sembrando improvvisamente in imbarazzo, "avevo pensato che, beh, siccome tua mamma fa la notte in ospedale..."
   Louis sollevò le sopracciglia e sbatté le palpebre, mentre il suo viso, da così poco tornato normale, si tingeva di nuovo del colore del fuoco.
"Sì insomma, magari facciamo tardi, quindi potrei restare a dormire," concluse Harry.
   Avevano già passato due notti vicini. Questa volta non sarebbe stato diverso.
   Ma chi voleva prendere in giro? Questa volta sarebbe stato totalmente diverso.
    Louis avvertì un formicolio insolito risalirgli rapidamente le gambe e, giunto al torace, farsi così intenso da impedirgli di respirare.
Non svenire di nuovo, ti prego, non svenire di nuovo.
"O-okay," farfugliò a mezza voce.
   Riuscì a mascherare il proprio stato d'animo meglio del previsto, perché Harry annuì contento e raggiunse la porta.
"Allora? Popcorn?"
   Louis lo seguì con la testa incassata nella spalle, nello stomaco i fuochi d'artificio e nella testa i cori degli angeli.

Tutto era esattamente come l'aveva immaginato.
Scoccata la mezzanotte, il freddo troppo pungente e l'ora troppo tarda perché i ragazzini scorrazzassero ancora porta a porta a chiedere dolcetti, Louis ed Harry poterono finalmente godersi uno dei film che il riccio aveva portato con sé.
Tutto era esattamente come aveva immaginato. Solo più...rilassante. La testa poggiata alla spalla di Harry, mentre quest'ultimo gli accarezzava distrattamente i capelli; la pancia piena di popcorn e dolciumi vari, ed il tepore della coperta che li avvolgeva; le palpebre di Louis cominciarono a farsi pesanti.
Si riscosse quando udì una risatina al suo fianco.
"Dormi già?" Gli chiese divertito.
Louis si stropicciò gli occhi, nascondendo uno sbadiglio dietro il dorso della mano.
"Scusami," bofonchiò stancamente, la vista appannata dal sonno.
Harry scosse la testa e scivolò lungo il divano, tirandolo con sé e lasciando che si sdraiasse completamente fra i cuscini.
"Non scusarti," gli disse, un mezzo sorriso sulle labbra e le sue dita lunghe e calde ad accarezzargli il volto, "posso farti le coccole?"
   Contro il suo torace scolpito, Louis annuì, nascondendo il viso paonazzo.
Lo sentì ridacchiare di nuovo, mentre lo abbracciava e lo teneva stretto, scaldandolo con quel corpo fatto della stessa materia dei sogni, malgrado il torpore, anziché aumentare, stesse abbandonando le membra di Louis veloce com'era arrivato.
"Scusami, Harry," ripeté, la voce attutita dal suo petto e dalla spessa felpa che indossava, "mi dispiace che tu non sia potuto andare alla festa con i tuoi amici."
Gli dispiaceva davvero. Certo, era il ragazzo più felice della terra in quel momento, ma una parte di lui sapeva che il riccio avesse litigato con loro a causa sua.
Non gli aveva rivelato dell'incontro spaventoso con Brody, e non aveva alcuna intenzione di farlo. Una volta, bestia o no, era stato suo amico.
Harry si irrigidì prima di scostarsi appena.
"Guardami, Lou," mormorò. Non suonò come un ordine, ma come una dolcissima supplica.
Alla luce fioca della lampada accanto al divano e quella ronzante del televisore, Louis si specchiò negli occhi più belli e verdi del mondo.
"Sono felice di essere qui, e non vorrei essere in nessun altro posto," bisbigliò, così vicino da poterne sentire il fiato bollente sulle labbra, "non è colpa tua. Non pensarlo più, okay?"
Si ritrovò ad annuire nuovamente. Ma del resto, in un momento simile, sarebbe stato d'accordo con qualunque parola fosse uscita da quella bocca, quella bocca che più di ogni altra, desiderava sulla propria.
In uno slancio di un incredibile coraggio -o incredibile disperazione- Louis annullò la brevissima distanza che li separava, baciandolo di propria iniziativa per la prima volta. Non contemplò nemmeno per un secondo la possibilità di un rifiuto, perché ora che lo conosceva almeno un pochino, poteva scorgere in quello sguardo smeraldino lo stesso desiderio che lampeggiava nel proprio.

Aveva dimenticato quanto potesse essere sensuale sentire il peso di un uomo su di sé, e se quell'uomo era Harry Styles, allora evviva la regina.
   Si ritrovò a dimenarsi come un pesce fuor d'acqua, mentre le mani esperte di Harry vagavano su di lui accendendo la miccia di quelle fantasie che si concedeva soltanto nella solitudine della sua stanza.
Quando lo vide sollevarsi facendo leva su un braccio prima di sfilarsi la felpa e la maglia insieme, il cuore di Louis parve esplodere. Non ebbe il tempo di pensarci un granché a dire il vero, perché le labbra rosse e umide di Harry furono di nuovo sulle sue il secondo successivo, affamate della stessa bramosia. Scivolò poi più in basso, lungo la mandibola ed il collo, mentre Louis cercava di trattenere un gemito sommesso alla base della gola.
Si aggrappò alla sua schiena liscia, affondando le unghie in quella pelle candida e profumata, così preso dall'estasi da dimenticarsi persino che era proprio Harry Styles quello sopra di lui, l'amore della sua vita, quello che aveva guardato e sognato da lontano per due lunghissimi anni.
"Lou, spogliati," soffiò, provando invano a disfarsi dell'ingombrante maglione che indossava.
Ogni fibra del suo corpo parve andare in cortocircuito. Ecco che la realtà tornava prepotente a colpirlo dolorosa come un pugno sul naso, quella realtà dove lui era solo Louis Tomlinson, e, maledizione, il ragazzo mezzo nudo che lo implorava era Harry Styles.
Come uno tsunami, gli tornarono alla mente i ricordi di quell'estate, quando, divorato dalla curiosità e dalla smania di sentirsi grande, ed Harry non ancora apparso alla soglia delle sue fantasie, aveva acconsentito all'allettante richiesta di quel ragazzo che conosceva solo da pochi giorni. Gli tornò alla mente quella sensazione di inadeguatezza, quel patetico sentore di essere stato usato e poi gettato come un fazzoletto sporco.
L'idea che Harry potesse vedere il suo corpo, l'imbarazzo di mostrarsi per ciò che era e non per ciò che avrebbe voluto essere, lo atterrirono.
Si mise a sedere, mentre teneva strette fra le dita le maniche del maglione, tirandole più in basso.
"Harry, no, ti prego," mormorò sull'orlo delle lacrime.
Il riccio copiò le sue azioni, sedendoglisi di fronte, ma osservandolo stupito.
"Lou, che succede?" Gli chiese col fiato corto dai baci infuocati che gli stava regalando.
Louis abbassò lo sguardo, incapace di sostenere quegli occhi giudici.
"Non-non...io non-"
   Si coprì il volto, piegando le ginocchia e poggiandovi il viso.
"Ehi, ehi, baby. Dimmi che succede," lo pregò Harry, accarezzandogli i capelli così dolcemente da indurlo quasi a fare le fusa, "ho fatto qualcosa che ti ha fatto arrabbiare?"
   Louis scosse la testa, mentre una lacrima solitaria solcava il suo volto e scivolava lentamente fermandoglisi al lato della bocca.     Quando alzò la testa, Harry parve sinceramente preoccupato. Si sporse verso di lui ed asciugò quella triste gocciolina con un leggerissimo tocco della mano nel quale Louis avrebbe potuto cullarsi per il resto dei suoi giorni.
"Lou," lo supplicò nuovamente.
"Non-non voglio che...non voglio che mi vedi, Harry," balbettò, la voce un labile sussurro.
Lo vide aggrottare la fronte e guardarlo meravigliato, ma non disse nulla. Lo vide poi annuire, pensieroso, prima di scattare in piedi e girare attorno al divano. Lo vide avanzare verso la finestra, aprirla e sporgersi per sigillare le ante, rabbrividendo nell'aria glaciale che lo investiva. Lo vide spegnere la lampada che irradiava una luce giallognola sulla stanza, e poi afferrare il telecomando e spegnere anche il televisore.
Nell'oscurità ormai completa, lo sentì sbattere da qualche parte ed imprecare, prima di barcollare ancora una volta verso di lui e prendere nuovamente posto al suo fianco.
"Ecco," lo udì esclamare. Louis inclinò la testa, confuso, sebbene Harry non potesse vederlo.
"Ora non posso vederti, e tu non puoi vedere me," disse ancora, tornando a sdraiarsi e trascinandolo con sé, muovendosi a tentoni nel buio che avvolgeva il salotto.
Avvertì le labbra di Harry lasciargli un piccolo bacio sulla guancia, sul naso, sulle palpebre, e su tutto il resto del viso.
Ridacchiò, Louis, colto di sorpresa da quelle azioni tanto premurose, così diverse dalla foga e dalla fretta che l'avevano contraddistinto poco prima.
"Lou," mormorò, intrecciando le dita alle sue e baciandolo ancora, "sei perfetto, e vorrei che potessi vederti con i miei occhi," gli lasciò un altro bacio a fior di labbra, e a Louis parve quasi di udire il proprio cuore mandare tutti a quel paese e prendersi una vacanza.
"Finché lo vorrai, staremo al buio. Non posso guardarti, ma vorrei che mi sentissi, Lou."
Si ritrovò ad annuire, ipnotizzato dall'incantesimo Harry, dalla sua voce calda e roca, dalle sue mani che lentamente gli sfilavano il maglione da sopra la testa, dalle sue labbra che inumidivano e veneravano ogni centimetro del suo corpo.
"Sentimi, Lou."
Lo sentì. Sentì tutto, ma meglio di qualunque altra cosa, sentì la mano di Harry risalirgli lungo la coscia e fermarsi fra le gambe. Louis inarcò la schiena e i suoi comodissimi pantaloni finirono a terra a fare compagnia al maglione.
Il cuore pulsava così forte da eclissare ogni altro suono, e i gemiti che covava in gola diventavano via via più difficili da trattenere.

"Harry-Harry, oddio," ansimò, incapace di frenarsi oltre.
   Il buio ed il suo stupido imbarazzo gli impedivano di vedere, quando invece avrebbe potuto godersi lo spettacolo più sensuale del mondo, quello che immaginava ed alimentava i suoi desideri ogni notte. Allo stesso tempo però, erano proprio il buio e l'abbandonarsi completamente a lui che acuivano ogni sensazione rendendola più intensa che mai.
   Non poteva vederla, ma poteva sentirla quella bocca perfetta, quella di cui aveva memorizzato ogni più piccolo dettaglio, quella che oh così lentamente scendeva e risaliva, scendeva e risaliva, fino in fondo poi di nuovo su, privandolo del respiro e della facoltà di pensiero.
   Si interruppe solo per un istante, nel quale Louis lo udì armeggiare con la zip dei jeans strettissimi che indossava persino in una serata come quella, un istante nel quale lo udì gemere e forse sfogare il proprio piacere a sua volta.
"Lou."
"Harry."
   La stanza, l'oscurità, le loro voci e la sua testa, tutto quanto, presero a vorticare frenetici mentre l'addome gli si stringeva in una morsa, e l'onda travolgente si avvicinava sempre di più, sempre di più.
   Forse urlò, forse chi lo sa. Il corpo scosso dai brividi di Harry si accasciò sul suo, in un abbraccio rovente e bagnato.
   Rovesciò indietro la testa, alla ricerca di quell'aria che gli avevano tolto.   
   Sorrise. Si sentì un po' come la rosa con cui l'aveva stupito. Lo stelo storto e i petali sciupati, ma bellissima. E rossa.

*Craven / Lucas: rispettivamente Wes Craven e George Lucas; il primo, famoso regista e sceneggiatore di film horror deceduto quest'anno. Il secondo, ideatore e regista della saga di Star Wars.
*Scream / Nightmare / L'Impero Colpisce Ancora: i primi due, film horror di Wes Craven. Il terzo, uno dei capitoli della vecchia trilogia di Star Wars.

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