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Louis

Eccomi! E per rispondere alla mia stessa domanda dell'ultimo capitolo, sicuramente la FF che non mi stancherò mai di leggere, è Confessions of a Gay Disney Prince. Anche se non è finita, è la storia più bella del mondo. E quando sarà terminata, sarà la più bella dell'universo. Ecco.
Prima di lasciarvi al capitolo, ci tengo a rinnovarmi i miei ringraziamenti. Quasi non l'avevo ancora pubblicato, che già ero sommersa di notifiche. Vi ano.
Ma bando alle ciance, fatemi sapere piuttosto che ne pensate di questo :)
All the love, M.
Ps: dedica speciale ad Half-warrior , perché è di una dolcezza infinita.

"Ma guarda un po' ci c'è!"
Louis si irrigidì all'improvviso. Si voltò lentamente, molto lentamente, come se in quel brevissimo lasso di tempo la fonte del rumore potesse sparire e lui rendersi conto di averlo soltanto immaginato.
Invece eccolo lì, in tutta la sua leggendaria gloria, ricci spettinati e gambe lunghe come autostrade; un sorrisetto da schiaffi ed occhi scuri nel buio della sala.
"Non è già iniziato vero?"
Harry gli si sedette accanto, rubandogli persino un popcorn dal sacchetto che teneva in grembo.
Colin guardò prima Louis poi Harry, aggrottando la fronte confuso, mentre il ragazzo con gli occhiali era solo un pezzo di ghiaccio con una faccia da ebete.
Gli ci vollero alcuni secondi per capire davvero cosa stesse accadendo, alcuni secondi prima di sentire le guance bruciare, un senso di paralizzante imbarazzo divorarlo dall'interno, ed un'ondata di ira funesta che nemmeno l'eroico Achille, fargli rizzare i capelli sulla nuca.
   Si sporse verso Colin e gli sussurrò all'orecchio che sarebbe tornato subito mentre quello sbatteva le palpebre perplesso.
   Afferrò Harry e lo tirò in piedi con tutta la forza che aveva in corpo, trascinandolo fuori dalla piccola sala cinematografica.
Lo osservava con un mezzo sorriso, di quelli che Louis gli avrebbe levato a suon di pugni, ed un'espressione da innocente pesce lesso.
E va bene, da meraviglioso pesce angelo che fluttuava sinuoso fra i mille colori della barriera corallina; ma pur sempre pesce rimaneva.
"Che diavolo ci fai qui, Harry?" Soffiò come un gatto infuriato.
    Il riccio inclinò la testa di lato, sorridendo di più, colpendolo dritto al cuore. Dannato.
"Avevo voglia di venire al cinema," rispose poi, facendo spallucce.
Dio, dammi la forza per strangolarlo.
"Oggi, Harry? Proprio oggi?" Lo incalzò, le mani sui fianchi e le fiamme negli occhi.
Quello alzò di nuovo le spalle.
"Ritorno al Futuro è uno dei miei film preferiti, lo sapevi?"
Louis strinse i pugni, respirando affannosamente.
Perché? Perché gli stava facendo una cosa simile?
"Ehm, Louis?"
Il viso candido ed imbarazzato di Colin comparve dalle grandi porte della sala, mordicchiandosi un labbro ed arricciandosi una ciocca di capelli attorno alle dita.
Louis socchiuse le palpebre, sentendosi un verme.
Lo raggiunse, non prima di aver lanciato un'occhiata di fuoco al riccio lì accanto.
Mise una mano sulla spalla del ragazzo e rientrò nel buio, pregando tutte le divinità del cielo che Harry gli risparmiasse un'altra umiliazione.

Crunch. Crunch. Crunch.
   Ad ogni sgranocchio di Harry, a cui aveva ceduto i popcorn pur di farlo stare zitto, le dita di Louis fremevano. Sarebbe bastato così poco. Sporgersi appena e strozzarlo.
Stupide mani troppi piccole.
   Colin, dall'altro lato, si era rinchiuso in un silenzio luttuoso, le labbra strette in una linea sottile, mentre guardava il grande schermo senza incontrare, neppure per sbaglio, lo sguardo sconsolato del ragazzo che sedeva al suo fianco.
   Era tutta colpa di Harry. Del suo sgranocchiare fastidioso, delle sue gambe troppo lunghe per stare comode in quel posticino striminzito, i suoi continui e farfugliati commenti ad un film che chiaramente non aveva mai visto prima.
   Louis ancora non ci poteva, né ci voleva credere che fosse comparso proprio lì, proprio quel pomeriggio. Gli aveva confidato segretamente del suo appuntamento con Colin, ed Harry non stava facendo altro che rovinargli quell'unica occasione.
   Era lui lo stupido. Per essersi fidato, per aver creduto davvero che fosse diverso. Per aver bevuto dalle sue menzogne quando gli promettevano che non gli avrebbero più fatto del male.
   Uno dei film che più aveva amato, gli parve divenire lo strazio più interminabile al quale avesse mai assistito, mentre soppesava con sguardo feroce i modi migliori per assassinare Harry e disfarsi del cadavere senza sporcarsi troppo le mani.
   Quando finalmente le luci tornarono ad illuminare la sala, Colin scattò in piedi e corse via senza una parola.
   Louis lo inseguì trafelato, urtando il bellissimo idiota apparso su questa terra per rovinargli la vita, e rovesciando a terra i rimasugli di popcorn che ancora non aveva così rumorosamente ingurgitato.
"Colin! Colin, aspetta!" Gridò, il fiato corto per lo sforzo profuso cercando di tenere il suo passo frenetico.
   Quello si fermò a pochi passi dalla propria auto, stringendosi nelle spalle per ripararsi dall'aria gelida che soffiava ululante nel parcheggio del cinema.
"Dio, non sai quanto mi dispiace," iniziò Louis farfugliando, agitando le mani quando quello ancora gli dava la schiena, "te lo giuro, non sapevo che sarebbe venuto!"
   Colin finalmente si voltò a guardarlo, e ciò che Louis vide, fu certamente l'ultima cosa che si sarebbe aspettato. Sorrideva, il ragazzo castano, uno di quei sorrisi malinconici da fare accapponare la pelle.
"Io-"
Con un cenno della mano ossuta, Colin lo interruppe. Scosse la testa, ed alzò lo sguardo al cielo plumbeo carico di pioggia.
"Non sono arrabbiato," disse, prima di tornare a puntare i suoi occhi scuri in quelli spaventati ed interdetti di Louis, "ma non sono nemmeno stupido."
Da dietro gli occhiali, Louis ora era soltanto confuso. Lasciò che la sua espressione attonita lo inducesse a continuare.
"Vai da lui," mormorò, indicando con il capo il riccio che li spiava da lontano, le mani in tasca ed un viso contrito, "credo che tu ed Edward abbiate parecchie cose di cui parlare."
Louis si agitò sul posto. "Certo! Lo devo uccidere!" Esclamò, prima che le parole di Colin risuonassero nella sua testa come un grido d'allarme, "aspetta! Come l'hai chiamato?"
Colin ridacchiò, annuendo. "Edward, ed il fatto che tu nemmeno te ne sia accorto, mi conferma che avevo ragione."
   Gli prese la mano, e ne carezzò dolcemente il dorso, tanto che Louis avvertì un brivido lungo la spina dorsale. Colin gli sorrise di nuovo, mestamente.
"Riccio, alto, occhi verdi. Non ci vuole un genio per fare due più due, no?" Sghignazzò, mentre Louis sperava solo che il suolo lo inghiottisse e mettesse la parola fine a quell'umiliazione.
"Ehi, va tutto bene, Louis," lo rassicurò, senza lasciare la sua mano, "te l'ho detto. Non sono arrabbiato. Sono solo arrivato troppo tardi."
Louis abbassò gli occhi celesti, coperti da un sottile e cristallino velo di lacrime. La delicatezza e la sensibilità con cui Colin gli stava parlando e lo stava toccando, gli sciolsero il cuore, insieme alle verità delle sue parole.
   Colin sorrise un'ultima volta, prima di sporgersi e lasciargli un piccolissimo bacio sulla guancia dorata.
"Mi auguro davvero che Edward e William abbiano il loro happy ending," gli sussurrò all'orecchio.
   Lasciandogli la mano, e lasciando dietro di sé una scia profumata di acqua di colonia, Colin salì in macchina, e pochi secondi dopo, si perse nel grigio del tramonto e nell'aria fredda delle montagne.
   Louis se ne stette lì, impalato ed infreddolito, scosso come una foglia nel vento, almeno fino a quando una voce vagamente imbarazzata, risuonò roca e profonda alle sue spalle.
"Tu! Tu...scimmione!" Tuonò il ragazzo con gli occhiali, puntando la sua dita affusolate contro il petto scolpito di Harry.
Lo vide mal celare un sorriso sornione, facendo ribollire il magma di rabbia che Louis covava dentro di sé.
"Lo sai che puoi dirle le parolacce, vero?" Ridacchiò, mordendosi le labbra per trattenere una risatina più sonora.
"Un giorno o altro ti ucciderò, Harry Styles," soffiò Louis a pochi centimetri dal suo -maledetto- bellissimo viso, "ma fino a quel momento, non guardarmi, non parlarmi e non ti avvicinare!"
   Non si voltò una seconda volta per vedere il suo broncio da cucciolo ferito, o i pugni che gli avrebbe riservato, si sarebbero trasformati in baci.

Si era barricato nell'oscurità della propria stanza, le coperte fin sopra la testa e la torcia del cellulare ad illuminare la pagina del libro che tentava di leggere da almeno mezz'ora. Non ci riusciva, la mente da tutt'altra parte.
Era sfortunato, Louis. Tornato a casa, con il solo desiderio di accoccolarsi fa le braccia di Arlene e parlare fino a terminare la voce; al posto di sua madre aveva trovato un biglietto sul tavolo già preparato.
A quanto pare, un tamponamento sulla statale per Portland stava riempiendo gli ospedali della zona di feriti o semplici curiosi, ed Arlene era stata costretta a correre al pronto soccorso per sopperire alla mancanza di personale.
Quando accadeva, Louis sapeva bene di doversi preparare ad una serata e ad una notte di solitudine. Era in momenti come quello che sentiva davvero la mancanza di un amico.
Negli ultimi giorni, si sarebbe illuso di poter chiamare Harry, magari evitando profonde conversazioni, ma per trascorrere almeno un paio d'ore senza pensieri. Invece quel cretino si era rivelato ben peggiore di quelli che lo tormentavano con nomignoli e provocazioni tra le mura della scuola. L'aveva umiliato nella maniera più meschina, colpendolo là dove solo quelli che si fingono amici riescono a farti più male. Dritto al cuore.
Con uno sbuffo, spense la luce e posò il libro sul comodino, incapace di continuare, incapace di concentrarsi su qualcosa che non fossero quello scimmione e sulle ragioni che l'avevano spinto a presentarsi al cinema, rovinando ogni possibilità di avere una vita sentimentale che non fosse frutto della sua fantasia.
Anche le parole di Colin gli vorticavano nella mente. Era un suo accanito lettore, ma erano davvero tanto palesi i sentimenti che avevano mosso la sua mano mentre impugnava la penna o digitava sulla tastiera? Tanto ovvi persino per Harry?
Non fece in tempo a mettersi una mano sulla bocca, che un tonfo proprio fuori dalla finestra lo fece sobbalzare. Si immobilizzò a letto, terrorizzato, nascondendosi sotto le coperte e trattenendo il respiro.
Lo sentì di nuovo, e per poco non gli sfuggì un grido. Si accorse di battere i denti, mentre tremolante, afferrò il telefono e digitò il 911. Qualcuno stava cercando di forzare la serratura, e Dio gliene scampi, Louis stava per farsela nei pantaloni.
Con gli occhi gonfi di lacrime, e le gambe di gelatina, provò a scivolare fuori dalle lenzuola, ma un altro suono improvviso lo fermò.
"Cristo, Louis, apri questa cazzo di finestra! Si gela qui fuori!"
Aggrottò le sopracciglia, sbarrando gli occhi. Non poteva essere vero. Accese l'abat-jour e non appena i suoi occhi si furono abituati alla luce, lo vide.
Harry se ne stava aggrappato al davanzale, sudaticcio, mentre imprecava a labbra strette e tentava di non cadere di sotto.
Si affrettò a raggiungere la finestra e la spalancò, non udendo altro se non il battito impazzito del proprio cuore.
"Ma sei deficiente? Cosa stai facendo qui fuori?"
Harry sghignazzò, prima di issarsi sul davanzale e scivolare all'interno della stanza. Si ripulì i jeans e si sfregò le mani impolverate ed intirizzite, sistemandosi i ricci sparuti con un gesto rapido del collo.
"Avevo paura che non mi aprissi se avessi suonato alla porta," disse semplicemente, alzando le spalle.
Louis lo guardava a bocca spalancata, incredulo, ancora atterrito dallo spavento che gli aveva causato.
"E tu hai pensato di arrampicarti fino alla finestra? Ma cosa ti dice il cervello?" Sbraitò, menando le mani per aria come due pale. Doveva aver preso una botta da piccolo. Non c'era altra spiegazione.
Harry gliele afferrò tenendogli fermi i polsi.
"Vuoi calmarti? Stai ingigantendo le cose," mormorò guardandolo negli occhi.
Louis tornò a sbarrarli, in preda ad una crisi isterica.
"Ma sei scemo? Potevi cadere e spaccarti la testa, razza di idiota!"
Harry scosse il capo, offrendogli l'ennesimo sorrisetto subdolo.
"Sottovaluti le mie capacità, giovane Padawan*," ridacchiò il riccio.
Louis si accigliò ed incrociò le braccia al petto.
"Non ti salverai citando Star Wars," borbottò, malgrado una sorta di orgoglio gli riempisse il torace. Vide il sorriso di Harry farsi più ampio, mentre si accomodava sul letto come fosse a casa sua.
Louis si ricordò d'un tratto della rabbia che stava covando fino a pochi minuti prima. Dannato. Era così bello da fargli persino dimenticare di essere furioso.
"Credevo di averti detto di starmi lontano," affermò minaccioso, raddrizzando la schiena.
Era ridicolo, avvolto in un pigiama con i gattini ed i pantaloni infilati in un paio di calzette rosse con i buchi. Se ne rese conto solo in quell'istante, sotto lo sguardo divertito di Harry.
Incurvò subito le spalle, e le guance presero a bruciargli facendo pendant con le calze.
Dio, che vergogna. Uccidi me o uccidi lui!
"Lo so che me l'hai detto. Per questo mi sono arrampicato sulla grondaia. La porta non me l'avresti aperta," rispose quello, sfogliando distratto il libro che Louis aveva posato accanto al letto.
Tremendamente consapevole di sé e del proprio aspetto grottesco, Louis non desiderò altro che Harry se ne andasse. Magari da dov'era venuto, battendo accidentalmente la testa sui vasi del giardino.
"Che vuoi da me, si può sapere?" Bofonchiò, provando a nascondere con le braccia i due mici che gli decoravano la maglia.
Harry sollevò le sopracciglia, manco fosse tutto incredibilmente ovvio.
"Non voglio che vai al cinema con quel tizio, Cole, Cody, o come cavolo si chiama," rispose, adirandosi improvvisamente.
"Colin, e stai tranquillo. Dopo quello che hai fatto, non lo vedrò mai più!"
Harry sorrise di nuovo, illuminando la stanza più della lampada.
Maledetto, maledetto, maledetto!
"Benissimo!" Esclamò giulivo, tornando a mettersi in piedi.
Louis era a corto di idee e di parole. Allargò le braccia, i gattini ormai dimenticati, muovendo le labbra senza che ne uscisse alcun suono.
"Per essere così intelligente, sei parecchio tonto a volte," affermò il riccio, gironzolando nella stanza.
"Ehi!" Strepitò il ragazzo con gli occhiali, ritrovando l'uso delle corde vocali solo dopo essere stato offeso, "sei tu che sei incomprensibile!" Protestò ancora, seguendolo con lo sguardo.
Harry sospirò e roteò gli occhi, nemmeno avesse a che fare con un bambino stupido.
"Gesù, Louis! Voglio essere io quello che ti porta al cinema!"
Bip. Bip. Biiiiiiiiiiip.
Il cuore di Louis, ed il suo cervello, e tutti quanti i suoi organi, collassarono su se stessi in un delirio di ripugnanti budella.
"C-cosa?" Esalò, balbettando poco prima di perdere i sensi.
Harry gli fu difronte in due sole falcate. Gli prese il volto fra le mani e gli stampò un bacio sulle labbra.
Louis non vide la famigerata luce alla fine del tunnel, ma solo tutto nero.

*Padawan: come dice Louis nella battuta successiva, è una citazione tratta dalla saga di Star Wars. I Padawan sono gli allievi scelti per l'addestramento Jedi ;)
Ps: se non avete visto Star Wars, non possiamo essere amiche! Gne gne gne ❤️

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