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Louis

Habemus copertina! Hallelujah!Curiosità: preferite i Louis' pov o quelli di Harry? E perché? Dai dai, raccontatemi :)
Sono così contenta che questa storia vi piaccia! Non so ancora come si evolverà, ma spero continuiate a seguirla!
Un mega bacio, bellezze,
MB

Guardava il suo profilo, illuminato soltanto dalla volta del cielo punteggiata qua e là dalle scie delle meteore.
Avevano spento il fuoco, ed ora rimanevano solo le braci incandescenti. Louis era avvolto in una coperta di pile, ma anziché puntare lo sguardo in alto ed ammirare lo spettacolo delle stelle che cadevano trascinandosi dietro le loro code di detriti luminosi, ammirava lo spettacolo che brillava al suo fianco.
   Il viso di Harry pareva splendere di luce propria, candido come la neve e pallido come la luna; i suoi occhi verdi, ora neri nel buio della notte, erano le vere stelle.
   Si voltò in quell'istante, cogliendolo in fragrante mentre lo osservava. Louis ringraziò l'oscurità che nascondeva il rossore del suo volto e la sua espressione imbarazzata. Malgrado il buio, distinse l'ombra di un sorriso sulle labbra di Harry, che avvicinandoglisi, gli bisbigliò all'orecchio.
"Esprimi un desiderio."
Il cuore di Louis pulsò più forte. Deglutì e si strinse maggiormente nella coperta, tornando ad alzare lo sguardo verso il cielo.
"Dovrei esprimerne almeno un centinaio," rispose ridacchiando, indicando il firmamento nero costellato di meteore.
Harry annuì lentamente, prima di posare la testa sulla sua spalla, mentre Louis tratteneva il fiato.
"Allora spero che ti si avverino tutti."
Gli occhi di Louis si bagnarono di lacrime e le labbra presero a tremargli. Non ebbe la forza di rispondere, impaurito che la sua voce tradisse un singhiozzo.
   Harry aveva la capacità di trasformarsi da un momento all'altro e sapeva frantumargli il cuore in mille modi diversi. Quest'ultimo, era decisamente il suo preferito.

"Lou?"
"Mmh?"
"Dormi?"
Louis trattenne una risatina. Sdraiato su un fianco, dava le spalle ad Harry che invece se ne stava spaparanzato occupando praticamente tutta la tenda.
"No, non ci riesco," disse in un sussurro. In un spazio angusto come quello, quando poteva sentire ogni più piccolo movimento del ragazzo accanto, e quel suo profumo magnifico, dormire non era fra le sue priorità.
   Harry, dal canto suo, con tutti i sonnellini che aveva schiacciato quel giorno, era sveglio come un grillo, ma con il falò ormai ridotto in cenere, era troppo freddo per restarsene fuori dalla tenda.
"Posso farti una domanda?" Chiese, piegando le braccia dietro la testa, "ma sei non vuoi rispondere, va bene lo stesso."
Louis aggrottò la fronte, nonostante Harry non potesse vederlo.
"Dimmi."
"Davvero, Lou, se non vuoi-"
"Harry, dimmi."
Lo sentì respirare profondamente, come se fosse alla ricerca delle parole giuste. Ebbe il presentimento di conoscerle già.
"Beh, ecco...le cose che dicono a scuola, insomma, le voci che girano..."
Louis trattenne una risata amara. Non capiva perché sembrasse tutto d'un tratto tanto impacciato, quando probabilmente era stato il primo a prendersi gioco di lui insieme ai suoi amici.
"Quali voci? Quelle che dicono che sono uno sfigato?"
Se Harry voleva provocarlo, l'avrebbe fatto anche lui. "C'è un bel muro in bagno che lo testimonia."
"Lou, io-"
"Sto scherzando. Anche se il muro c'è davvero," aggiunse subito dopo. Si prese qualche secondo e chiuse gli occhi.
"Sono gay, Harry. Immagino sia questo che volevi sapere."
   Silenzio. Gli parve che il riccio trattenesse il fiato, e gli occhi turchesi di Louis, serrati fino al secondo precedente, erano ora aperti e vigili. Non poteva davvero aver creduto che fossero soltanto voci. Tutta Wilton lo sapeva. Harry non poteva davvero aver pensato che fosse una menzogna.
"Come-come l'hai saputo?" Bisbigliò Harry poi, la voce roca e tremolante. "Voglio dire, come hai fatto ad esserne sicuro?"
Louis aggrottò le sopracciglia. Nessuno gliel'aveva mai chiesto. Nemmeno sua madre. Tutti avevano dato per scontato che fosse vero e nient'altro.
"Non...non lo so. Cioè, lo so e basta," disse, stringendosi nel sacco a pelo. Era la verità. Le ragazze non gli erano mai piaciute. Erano carine, ma non si era mai sentito attratto da una di loro. Non era in grado di spiegarsene il motivo. Si era chiesto spesso se ci fosse in lui un mal funzionamento genetico o qualcosa del genere, ma quando l'aveva detto a sua madre, Arlene si era infuriata. Gli aveva ordinato di non dire mai più un'assurdità simile, che non c'era nulla in lui che non andasse.
   Quel dubbio consumante era sempre lì, anche se col tempo aveva imparato ad accettarlo. Sua madre gli aveva insegnato ad essere fiero di se stesso e a non nascondersi mai, e Louis era rimasto fedele a quella lezione. Per questo non aveva mentito, quando Zoey gli aveva chiesto di uscire di fronte a tutti i vecchi compagni della squadra di calcio.
"Oh," mormorò Harry alla fine, forse poco convinto o poco soddisfatto di quella lacunosa spiegazione.
   Louis richiuse gli occhi, ascoltandolo agitarsi al suo fianco. Lo sentì sfilarsi il sacco a pelo di dosso ed aprire la tenda, prima di scivolare all'esterno.
Sospirò, sconfitto. Se aveva covato la più piccola speranza che lui ed Harry potessero almeno diventare amici, quella reazione spense l'ultima fiammella d'illusione. Si rifiutò di piangere, malgrado le lacrime minacciassero di sgorgare dalle sue iridi celesti da un momento all'altro. Ne aveva piante già troppe per tutti coloro che l'avevano abbandonato, per tutti coloro che gli avevano voltato le spalle nel momento della sua rivelazione, trasformandosi in nemici che mai avrebbe pensato di dover affrontare.
   Harry non avrebbe fatto eccezione. Avrebbe continuato ad osservarlo da lontano, a fantasticare sul personaggio creato dalla sua mente, rifugiandosi nell'unico luogo dove si sentiva davvero sicuro.
"Lou! Lou! Vieni qui!" L'urlo sussurrato di Harry lo fece sobbalzare. Si mise a sedere e tastò la superficie vuota della tenda alla ricerca del cellulare. Accese la torcia e la puntò verso l'entrata, dove spuntò poco dopo il volto arrossato dal freddo del riccio.
"Vuoi accecarmi?" Esclamò, proteggendosi gli occhi smeraldini con il dorso della mano. Louis deglutì imbarazzato e spense la luce.
"Che succede?" Domandò allora, rabbrividendo.
"Esci, vieni a vedere!"
Il viso di Harry sparì nuovamente, così Louis, con uno sbuffo, gattonò all'esterno.
Il riccio era seduto a terra, arrotolato in un'altra coperta, la testa alzata verso il cielo.
Malgrado il sole non avesse ancora fatto capolino sulla linea dell'orizzonte, la volta celeste pareva illuminata a giorno. Migliaia di stelle cadenti esplodevano di luce brillando come fuochi d'artificio. Nemmeno Louis ne aveva mai viste così tante tutte in una volta.
   Degli altri non c'era traccia. Probabilmente non avevano sentito la sveglia che avevano puntato, oppure l'avevano spenta e si erano stretti di più nei sacchi a pelo, intirizziti dall'aria pungente che soffiava dalle montagne.
   Harry gli fece segno di raggiungerlo, allargando la coperta affinché potessero rimanere al caldo entrambi. Quando Louis gli si sedette accanto, Harry gli cinse le spalle con un braccio, ed avvolse tutti e due sotto il morbido tessuto di pile. Non ce ne sarebbe stato bisogno, perché standogli solamente vicino, il corpo di Louis bruciava.
"Sei mai stato innamorato, Lou?" Chiese in un bisbiglio, senza smettere di fissare la meraviglia del cielo.
Louis avvampò ancora.
Sì, di te.
Fece no con la testa, sperando che le stelle non facessero luce sulla sua bugia.
Harry gli regalò un sorriso vagamente malinconico.
"Io sì," ammise, socchiudendo le palpebre.
Louis udì il battito del proprio cuore pulsare fino in gola. Piegò le gambe e nascose i piedi sotto le cosce per ripararli dal gelo del terreno.
Si schiarì appena la voce ed osò chiedere, divorato dalla curiosità.
"Allora perché vi siete lasciati?"
Harry si voltò verso di lui, aggrottando le sopracciglia.
"Chi?" Chiese, visibilmente confuso.
"Tu e Christie," spiegò Louis, ora altrettanto confuso.
Harry ridacchiò, scuotendo la testa piena di ricci. Strinse più forte il braccio attorno alle spalle di Louis, facendo sì che si avvicinasse ancora.
"Ci siamo lasciati perché non è di lei che ero innamorato," mormorò. Aveva di nuovo gli occhi puntati verso l'alto, ma ora un'espressione di pace aveva rimpiazzato quella mesta e nostalgica che l'aveva incupito, come se la sua mente fosse finalmente tornata in un luogo piacevole.
   Louis annuì perplesso. Non sapeva che Harry avesse avuto un'altra ragazza oltre Christie, ma del resto si era trasferito nel Maine solo due anni prima. Forse si riferiva ad una persona che aveva lasciato in Florida.
"Era la tua ragazza prima che venissi a Wilton?"
Ormai tanto valeva farsi del male. Conoscere il passato di Harry li avrebbe avvicinati di più, e se questo era il prezzo da pagare, Louis l'avrebbe fatto.
   Il ragazzo dagli occhi verdi scosse la testa, ridacchiando ancora una volta.
"Non siamo mai stati insieme," bisbigliò. Si voltò nuovamente, puntando le sue iridi di giada in quelle acquose e confuse di Louis, "era il mio vicino di casa, prima che partisse per il college."
Louis sgranò le palpebre, sbalordito.
"Il tuo vicino di casa? Intendi-"
"Un maschio, Lou. Ero innamorato di un ragazzo."

   Harry parcheggiò nell'ampio vialetto sgombro difronte alla casa di Louis.
  Bess, Archie e Tim, seduti sui sedili posteriori, scesero dall'auto al volo, augurando una buona domenica al ragazzo con gli occhi blu e riservando un misero saluto al riccio al suo fianco.
Anche Harry abbandonò la vettura e riprese lo zaino che aveva gettato nel baule. Louis lo seguì con lo sguardo basso, incrociando le braccia al petto.
   Dopo la confessione che gli aveva fatto, non si erano più rivolti parole che non fossero stupide frasi di circostanza. Per questo si stupì quando Harry rimase fermo con la schiena poggiata all'auto di sua madre, attendendo che Louis trovasse la chiavi di casa dal borsone.
"Non c'è tua madre?" Gli chiese, spostando il peso da un piede all'altro.
Louis fece no con il capo. "Ha fatto il turno di notte, arriverà fra poco," spiegò, evitando di incrociare lo sguardo verde ed intensissimo di Harry.
Quest'ultimo annuì distratto, forse con la mente già da qualche altra parte.
"Senti, Lou, io-"
Louis alzò le mani davanti al viso, interrompendolo. "Tranquillo, non dirò niente a nessuno!" Esclamò, quasi offeso che Harry potesse mettere in dubbio la sua fiducia. Che poi, a chi avrebbe potuto raccontarlo, se non aveva amici con cui condividere segreti e pettegolezzi? Archie e gli altri non erano davvero legati a lui, e lui non lo era a loro. Erano semplicemente altri derelitti, alienati dal microcosmo scolastico.
   Harry arrossì, abbassando la testa, mentre Louis avvertì ancora una volta le ginocchia farsi molli. Era bello da far perdere il lume della ragione.
"Non volevo dirti questo," mormorò Harry imbarazzato, spostandosi i ricci dalla fronte come faceva ogni volta che era nervoso, "volevo chiederti se avevi programmi per Halloween."
"Oh," fece Louis, sentendosi un emerito idiota.
Aspetta un attimo!
Harry gli stava chiedendo di uscire? Il suo stomaco fece un triplo salto mortale, minacciando di far risalire la scarsa colazione che aveva diviso con gli altri.
"Ehm, n-no, non ho niente da fare," balbettò, senza sapersi decidere se fosse più imbarazzante tartagliare difronte ad un invito di Harry Styles o il fatto di non avere mai qualcosa da fare.
Harry gli regalò un mezzo sorriso. "Se ti va, Scott organizza sempre una festa. Sarà fra un paio di settimane, lo so, ma, beh, insomma, se vuoi..."
La meravigliosa storia d'amore che Louis stava costruendo nella sua mente, crollò come un castello di carte abbattuto dal vento. Una festa a casa di Scott, insieme a tutti i ragazzi più popolari della scuola, che lo conoscevano solo come quello frocio e sfigato. Wow.
Però ci sarà Harry, e adesso lo sta chiedendo a te.
Zitto, cervello, sta zitto!
"T-ti faccio sapere, okay?" Risolse alla fine, abbassando le spalle sconfitto. Seppe in quell'esatto momento che a casa di Scott non ci avrebbe mai messo piede.
"Okay," gli fece eco il riccio, sorridendo ancora, mettendo in mostra quelle sue fossette da infarto fulminante.
"Senti, vuoi, ehm, vuoi entrare?" Domandò indicando l'ingresso di casa.
Dì di sì, dì di sì.
"Rimarrei volentieri, ma i miei mi aspettano. Anzi mi ammazzano se non torno a casa adesso. È già il secondo weekend che non passo con loro."
Harry parve davvero dispiaciuto, mentre si caricava lo zaino in spalle e controllava l'ora sullo schermo del suo iPhone.
Forse era meglio così. La possibilità di vomitargli sulle scarpe era sempre dietro l'angolo. E dopo le ultime ore, l'imbarazzo aveva raggiunto il suo picco massimo.
"Ah sì, capisco. Beh, ci vediamo a scuola, allora?"
Che domanda stupida. Certo che si sarebbero visti a scuola. Era già abbastanza sfigato, ci mancava anche fare la figura dell'imbecille ogni volta che gli rivolgeva la parola.
"Certo, Lou. A domani, e grazie di tutto," Harry gli fece l'occhiolino e lo salutò con la mano.
Louis sgattaiolò in casa e si appostò dietro la finestra, spiando da dietro la tenda bianca. Attese mordendosi il labbro inferiore che Harry attraversasse la strada e salisse sull'auto che aveva parcheggiato lì il mattino precedente, prima di lanciare un urlo che probabilmente terrorizzò l'intero vicinato.

   Dopo aver saltellato e gridato per un'altra buona mezz'ora, Louis si chiuse in camera ed accese il pc.
   Per la prima volta negli ultimi giorni, non ebbe né la voglia né l'ispirazione d'immergersi ancora nella saga di Sir Edward e compagni. Per la prima volta negli ultimi giorni, la realtà era decisamente migliore della fantasia.
   Harry Styles gli aveva confidato di essere stato innamorato di un uomo. Un maschio. Come Louis. Chi glielo faceva fare di mettersi a raccontare di un mondo lontano e fantastico quando tutto quello che aveva sempre sognato si era rivelato verità.
   Gli sarebbe piaciuto poter dire di avere i piedi abbastanza ancorati al terreno per non lasciare che la fiamma della speranza ardesse più luminosa che mai nel suo cuore; ma ahi lui, la sua immaginazione galoppava senza controllo in un mondo fatato di arcobaleni, unicorni ed Harry Styles che gli si inginocchiava di fronte e lo chiedeva in matrimonio.
   Ancora non credeva possibile che Harry gli avesse confessato un segreto simile; sempre che fosse un segreto e lui non fosse come al solito l'ultimo a sapere le cose. Ma doveva esserlo per forza; una cosa simile non sarebbe passata inosservata, anzi sarebbe stata sulla bocca di tutti.
   Provava ad immaginare il ragazzo di cui il bellissimo riccio aveva perso la testa; com'era, e cosa aveva fatto per farlo innamorare? Ah, ma chi se ne importa! Forse, infondo infondo, anche Louis Tomlinson lo sfigato aveva una possibilità.
   Sorridendo come un ebete, aprì la homepage del sito dove pubblicava le sue storie, ed iniziò a leggere distrattamente i commenti che i lettori gli avevano lasciato. Notò soltanto dopo alcuni minuti un nuovo messaggio privato.

Ciao LouTommo91, scusa il disturbo. Prima di tutto volevo farti i miei più sinceri complimenti. Le tue storie sono meravigliose, e tu hai un talento incredibile. Sei sprecato per un sito come questo, dovresti davvero pensare di pubblicarle!
Non voglio proprio sembrarti un maniaco o uno stalker, ma non ho potuto fare a meno di notare che vivi nel Maine. Da quando l'ho scoperto, sto cercando il coraggio di scriverti. Io abito ad Avon*, ed il pensiero che anche tu potresti vivere qui mi fa sorridere.
Non prenderla nel modo sbagliato, ma sono un tuo grande fan, ed ogni cosa che scrivi riesce ad emozionarmi. So anche che probabilmente riceverai molti messaggi come questo, ma poterti incontrare sarebbe un sogno.
Un abbraccio,
Colin

   Louis lesse e rilesse quelle righe fin quando non gli si incrociarono gli occhi. Di messaggi che lo facevano sorridere ne aveva davvero ricevuti tanti, ma quello lo lasciò senza fiato. Non solo era un ragazzo quello che gliel'aveva inviato, ma per qualche strana congiunzione astrale, viveva a poche miglia da Wilton.
   Sentì il volto scottare ed il cuore battere un po' più forte mentre dava un'occhiata alla foto di quel Colin. Era carino, maledizione. Certo, aveva i capelli corti e troppo poco ricci; grandi occhi castani e troppo poco verdi, labbra sottili e niente fossette. Ma era carino. E voleva incontrarlo.
  Louis deglutì sonoramente, quando un improvviso senso di panico gli seccò la bocca e gli serrò lo stomaco in un pugno.
   Il rombo di un'auto che si fermava di fronte a casa lo fece sprintare al piano di sotto e giungere all'ingresso in tempo record. Spalancò la porta e vide sua madre ringraziare la collega che le aveva offerto un passaggio. Non attese nemmeno che si salutassero, ma le corse incontro e le saltò al collo, squittendo come una ragazzina.
Arlene rise e lo abbracciò a sua volta.
"Wow, oggi sì che sei di buon umore!" Esclamò, portandosi una mano alla bocca per nascondere lo sbadiglio stanco dopo l'ennesima nottata in ospedale.
   Louis si lanciò in un monologo frettoloso ed entusiasta, parlottando come un disco registrato, spesso inciampando sulle proprie parole. Persino mentre l'aiutava a preparare il pranzo, parlava e parlava, raccontandole ogni più piccolo particolare della giornata appena trascorsa, fino a giungere a quella stessa mattina, e al famigerato messaggio che quel Colin gli aveva mandato.
   Arlene studiò con espressione seria la foto che Louis le mostrò, prima di sciogliersi in un dolcissimo sorriso.
"È carino!" Esclamò anche la donna, esattamente come aveva fatto il figlio.
"Devi incontrarlo!" Aggiunse sulle ali dell'entusiasmo.
Louis sgranò gli occhioni celesti.
"Mamma! Ma se fosse un maniaco? Se fosse un serial killer che adesca le sue vittime su Internet?" Disse lui, indignato, portandosi la mano al petto.
Sua madre ridacchiò e scosse la testa. "Sei sempre così melodrammatico, tesoro."
   Louis fece una smorfia, sedendosi sul ripiano in granito della cucina. Sapeva benissimo cosa stesse per dirgli sua madre, e questa non si fece attendere.
"Amore, lo sai che non esiste solo Harry a questo mondo, vero?" Gli sussurrò, scompigliandogli la frangetta che gli ricadeva mollemente sulla fronte.
Louis alzò gli occhi al soffitto. Eccola lì, puntuale come un orologio svizzero.
"Mamma, anche se uscissi con Colin, non è mica detto che sia gay," fece lui, mordicchiandosi le guance.
"Chi è il maniaco sessuale adesso?" Lo schernì Arlene, guardando il viso di suo figlio arrossire. "Magari ti fai un nuovo amico, non sto dicendo che sarà l'uomo della tua vita."
Louis annuì distrattamente. Quando fece per ribattere, sua madre gli si parò difronte, accarezzandogli le ginocchia che penzolavano dal bancone.
"Boo, il fatto che Harry si sia innamorato di un ragazzo, non significa necessariamente che possa accadere ancora," mormorò, offrendogli un sorrisetto amaro.
Suo figlio abbassò lo sguardo, rassegnato, ma consapevole della saggezza della donna.
"Dai una possibilità a questo Colin," gli suggerì, voltandosi per apparecchiare il tavolo.
Louis aggrottò le sopracciglia. "Sempre che prima non mi faccia a pezzettini e mi getti in un fiume."
Arlene rise di nuovo.

*Avon: cittadina della contea di Franklin. Dista circa 20 miglia (32 km ca) da Wilton.

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