Harry
Wowowow eccolo qua, eccolo qua! Chiedo umilmente perdono per l'attesa, ma l'ispirazione ahimè non è qualcosa sulla quale posso sempre contare, e non mi va di scrivere tanto per. Voglio che ogni capitolo sia il più possibile simile a quello nella mia testa.
Il mio augurio è che ne sia valsa pena, e che non faccia schifo come tanto temo.
Un abbraccio,
MB
Nella sua seppur giovanissima vita, Harry Styles aveva assistito ad una buona dose di stranezze. Malgrado ciò, sorreggere il corpo esanime di un Louis svenuto dopo averlo baciato, beh, questa le batteva tutte.
Gli veniva ancora da sorridere, adesso, mentre lo osservava dal fondo del corridoio, mentre lo vedeva guardarsi attorno confuso, tenendo fra le mani quel pezzo di carta come fosse un tesoro.
Dopo lo spavento e la preoccupazione, quando Louis si era svegliato, Harry aveva riso. Aveva riso così tanto come non faceva da tempo; aveva provato a fermarsi sotto lo sguardo truce e le guance bordeaux di Louis, ma era stato inutile. Nemmeno quando l'aveva sentito balbettare frasi sconnesse era riuscito a smettere. Sapeva di piacergli, era fin troppo palese, ma di certo mai avrebbe immaginato di poter essere la causa della sua perdita di sensi. Questa consapevolezza aveva aperto uno squarcio nel petto di Harry, riempiendo quel foro di orgoglio ed autostima.
Solo fino a qualche settimana prima non l'avrebbe detto, ma ora, sapere di piacere davvero ad una persona in gamba e dal radioso futuro come Louis, era da considerarsi un vero onore.
Non appena l'attacco spasmodico di risa si era calmato, Harry aveva posato una mano sul suo viso ardente, incontrando lo sguardo che Louis cercava invano di fuggire. Lo aveva baciato di nuovo, premurandosi questa volta, che il ragazzo fosse seduto e non rischiasse di spaccarsi la testa di nuovo.
Quasi senza rendersene conto, Harry portò due dita a sfiorarsi le labbra. Gli parve di sentire ancora il gusto di quelle di Louis, e quella sorta di mancamento alla bocca dello stomaco. Esattamente come due anni prima.
"Harry!"
Perso nei propri ricordi, si ritrovò Louis di fronte, un timido sorriso sul volto ed il palmo aperto davanti a sé. "E questo?"
Harry rispose al sorriso, spostandosi una ciocca riccia dalla fronte.
"L'ho fatto io," annunciò, "vedi? Posso esserti davvero utile per questo progetto."
Sentirsi tanto fiero per una cosa così piccola era davvero da stupidi, ma infondo lui stupido lo era sul serio, e in ogni caso, vedere gli occhi di Louis brillare e saettare attorno imbarazzati, pur di non incontrare i suoi, era una ricompensa adeguata.
Teneva l'aeroplanino di carta tra le dita affusolate, così piccole e delicate che Harry ebbe un tuffo al cuore. Era troppo carino per essere vero.
Scosse la testa. Ma che gli stava facendo?
"G-grazie," balbettò Louis, spostando il peso da un piede all'altro.
Il corridoio era gremito, eppure ad Harry parve ci fossero soltanto loro; soltanto lui e quel ragazzo piccino, i cui occhiali nascondevano il paio di occhi più belli del mondo.
"Beh," si riscosse e si schiarì la gola arida, "comunque. Volevo chiederti se ti andava di passare da me questa sera."
Quella proposta attirò decisamente l'attenzione di Louis, il quale puntò lo sguardo nel suo per la prima volta, le guance che andavano a fuoco.
"Mi piacerebbe che conoscessi i miei," mormorò Harry, cercando di sembrare rilassato, "io sono stato da te un sacco di volte. Pensavo fosse giusto ricambiare il favore."
Vide il panico farsi strada sul volto sottile di Louis, ma prima che potesse aggiungere altro, quello lo interruppe.
"Non- non devi. Cioè, non devi farlo per forza! Io, cioè...v-va bene così, non-"
Inciampò ed inciampò sulle proprie parole, tanto da arrossire di più nonostante Harry non lo ritenesse umanamente possibile.
Sorrise ancora. Non era colpa sua. Era Louis che era troppo adorabile.
"Non lo faccio per forza. Lo faccio perché mi fa piacere. Magari ti fermi a cena, che dici?" Domandò, fingendosi estremamente sicuro di sé. A dire il vero, la goffaggine di Louis gli rendeva il compito piuttosto facile.
Lo guardò annuire, incapace di proferire altra parola, subito prima che la campanella della prima ora risuonasse fra le pareti.
"Perfetto! Ci vediamo dopo, Lou!"
Non gli lasciò il tempo di riflettere né di rispondere, ma Harry corse via abbandonandolo in mezzo al fiume di studenti che si separavano. Era meglio fuggire, prima che potesse cambiare idea.
Lasciò che Louis entrasse per primo, osservandolo mentre avanzava lentamente, quasi intimorito, incredulo di trovarsi proprio lì. Si guardava attorno, studiando l'ambiente con i suoi occhi brillanti e vispi, e ad Harry parve persino di sentire gli ingranaggi della sua mente stridere e memorizzare ogni più piccolo dettaglio che lo circondava.
Avrebbe trascorso ore solamente a guardarlo,
solamente per imparare a riconoscere ogni sua reazione, solamente per vedere i suoi occhioni celesti spalancarsi difronte a qualcosa di nuovo, oppure sparire fra le rughette che gli si formavano ai lati, mentre la sua testa di capelli color caramello scattava all'indietro quando rideva divertito. Louis era un incantesimo, ed Harry non riusciva a spiegarselo.
Dei rumori dalla cucina lo distrassero. Poggiò una mano sulla spalla del ragazzo come a rassicurarlo, prima di sbirciare nella stanza adiacente.
"Ah, Harry," esclamò sua madre, indaffarata tra mille scartoffie che cercava di infilare in una ventiquattrore dalla pelle rigata, "stasera io e tuo padre non ci siamo per cena."
Il riccio aggrottò la fronte. "Ma come? Vi avevo detto che Louis si sarebbe fermato!" Protestò.
Era una settimana che cercava di far conoscere il suo compagno di progetto ai genitori. Forse per una volta avrebbero approvato la scelta delle sue compagnie.
"Mi spiace, ma mi hanno chiamato giù all'ufficio della contea," spiegò frettolosamente la donna, sbuffando all'indirizzo della valigetta stracolma.
"Ma-ma avevate detto..."
"Harry, non cominciare!" Lo ammonì Eveline puntandogli un dito contro, "tutto quello che hai, signorino, ce l'hai perché io e tuo padre lavoriamo dalla mattina alla sera!"
Il ragazzo strinse le labbra fra i denti e si trattenne dal roteare gli occhi.
Arrossì, immaginando Louis che nella stanza accanto ascoltava le parole che sua madre gli rivolgeva manco fosse un bimbetto stupido.
Abbassò lo sguardo e si mise le mani in tasca, annuendo mestamente.
"Prepara qualcosa tu," concluse la donna, la ventiquattrore finalmente chiusa ed il portatile sotto braccio come fosse una baguette, "ah, e se fai di nuovo i muffin, lasciamene qualcuno che domani li porto in ufficio."
Raggiunse l'ingresso con passo pesante, battendo i tacchi sul parquet, voltandosi appena quando con la coda dell'occhio vide un estraneo mordicchiarsi le unghie nel bel mezzo del salotto. Harry, dal canto suo, pregava che una voragine si spalancasse sotto i propri piedi e lo inghiottisse facendo sparire dalla faccia della Terra.
"B-buona sera, signora Styles," mormorò Louis, incontrando il suo sguardo solo per pochi secondi.
Harry gli fu accanto, rosso in volto, tanto di imbarazzo quanto di rabbia.
"Ah, sei già qui," borbottò la donna, infilandosi il cappotto e rovistando nelle tasche alla ricerca della chiavi dell'auto, "scusami, caro, ma il lavoro chiama. Sarà per un'altra volta, okay?"
Non attese che qualcuno rispondesse, ma spalancò la porta blindata e sgattaiolò all'esterno, il rumore dei suoi tacchi che si perdeva nel vento e nella pioggerellina che scendeva sottile da quella mattina.
Il silenzio opprimente pesava sulle loro spalle, divenendo pressoché insopportabile dopo qualche minuto.
Louis si schiarì la gola e sfiorò la mano di Harry.
"Li fai tu? I muffin intendo," bisbigliò, spaventato dal rompere quella quiete tremenda.
Harry avvertì un'onda calda investirlo e risalirgli dalle dita dei piedi fini all'ultimo riccio sulla testa.
Annuì, gli occhi al pavimento e la schiena curva, desiderando essere una tartaruga e poter far sparire la testa nel collo.
Si trascinò in cucina, ascoltando i piccoli passi strascicati di Louis andargli dietro.
"È-è fantastico," lo udì mormorare, mentre gli sfiorava nuovamente il dorso della mano.
Harry sollevò le sopracciglia, malgrado non si fosse voltato e Louis non potesse vederlo.
"Quando mamma non c'è, mi lascia i soldi per la pizza o qualcosa di pronto da scaldare al microonde," continuò, la sua vocina nasale che si perdeva nell'aria e accarezzava la nuca di Harry come una morbida piuma, facendogli rizzare i capelli.
"Non vuole rischiare più," concluse, e questa volta il riccio si sforzò di voltarsi e guardarlo finalmente in volto.
"Rischiare?" Domandò, deglutendo l'eccesso di saliva che gli impastava la bocca.
Louis fece spallucce e gli offrì un sorrisetto ironico.
"Una volta ho fatto partire l'allarme antincendio e i vicini hanno chiamato i pompieri," sghignazzò, scuotendo il capo ed arrossendo come suo solito.
Harry sentì il proprio volto distendersi e lasciò che un sorriso ampio e spontaneo gli dipingesse le labbra.
Ridacchiò anche lui, immaginando la scena, ed il volto rosso ed imbronciato di un piccolo Louis schernito da una squadra di vigili del fuoco.
"Immagino lo spavento! Quanti anni avevi?"
Louis si portò le mani al viso, sbattendo contro gli occhiali ed imprecando fra sé.
Harry sorrise ancora della sua adorabile goffaggine.
"Era l'anno scorso, Harry. L'anno scorso."
L'atmosfera rarefatta che aveva caratterizzato gli ultimi minuti venne definitivamente spezzata dal limpido suono di una risata cristallina.
Bastarono pochi minuti perché si rilassasse. Del resto cucinare gli piaceva, malgrado non l'avesse mai confessato a nessuno. Inoltre Louis si rivelò l'ospite perfetto in occasioni come quella. Lo lasciava lavorare in un allegro silenzio, interrotto soltanto dal tintinnio degli utensili da cucina e dalla matita con la quale il ragazzo con gli occhiali scriveva veloce sul quaderno.
Ormai era poi di mezz'ora che scriveva ininterrottamente, la punta della lingua che gli spuntava al lato della bocca e lo rendeva stupendamente adorabile. Harry lo guardava di soppiatto con un mezzo sorriso, mentre svolgeva dei compiti dei quali lui non conosceva nemmeno l'esistenza.
Abbassò lo sguardo ripensando all'ennesima università che aveva rifiutato la sua domanda; pensando a tutte quelle che invece sarebbero state fiere di avere uno studente come Louis fra i loro laureandi.
Quando la consistenza dell'impasto gli sembrò perfetta, tirò un sospiro soddisfatto e si mise le mani sui fianchi.
"Fatto," disse fra sé, aprendo un'anta della cucina ed afferrando gli stampi per i muffin.
"Wow!" Esclamò Louis, d'un tratto al suo fianco e gli occhi famelici puntati al cibo.
"Posso?" Chiese, indicando l'impasto.
Harry sorrise ed annuì, ma quando fece per porgergli un cucchiaino, Louis aveva già infilato un dito nell'impasto.
Gli parve di vederlo in slow motion, mentre si portava il dito affusolato alla bocca per poi avvolgerlo con quelle sue labbra rosa e sottili. Harry avvertì l'addome contorcerglisi quando Louis si lasciò sfuggire un gemito di piacere.
"È buonissimo, Harry!" Aggiunse, un sorriso bianchissimo a dipingergli il volto e quell'espressione così pura ed innocente che Harry non ci capì più niente. Era umano, mica una macchina.
Lo afferrò per la felpa e se lo tirò addosso, mentre le dita dell'altra mano, ancora sporche di farina, scivolavano fra i suoi capelli setosi, e con le proprie labbra soffocava il suo gemito di sorpresa.
Sentì il corpo caldo di Louis fremere, intrappolato fra sé e l'isola della cucina. Lo teneva saldo fra le braccia, accarezzandolo e gemendo quando poté finalmente assaggiare il gusto della sua bocca e della sua lingua, quel sapore dolce di muffin e forse solo di Louis. Si strusciò su di lui mentre lo toccava, mentre lasciava che le proprie mani scendessero più in basso lungo la sua schiena sottile e raggiunsero la destinazione del proprio desiderio, quando Louis sobbalzò d'un tratto ed Harry, colto di sorpresa, sbatté contro il suo viso e i denti di entrambi collisero in uno schiocco doloroso.
"Oddio, scusa scusa scusa scusa," biascicò il ragazzo dagli occhioni blu, spalancati ed imploranti.
Harry, con una mano alla bocca, ridacchiò divertito. "Tranquillo, succede-"
Non appena fece per avvicinarsi ancora, Louis si voltò all'improvviso e gli diede le spalle, coprendosi il volto con i palmi.
"Do-dov'è il bagno?" Domandò sommessamente.
Harry aggrottò le sopracciglia. "Ti accompagno-"
"No!" Esclamò quello, la voce alta e più acuta del solito. "Lo cerco da solo."
E con quelle parole si dileguò e lasciò il riccio lì impalato, confuso ed attonito.
Sbatté le palpebre un paio di volte poi capì. Sorrise. E si sistemò la patta dei jeans.
Louis si era nuovamente gettato a capofitto su alcuni compiti che probabilmente nemmeno esistevano. Tutto, pur di non incontrare il suo sguardo.
Harry non riusciva a spiegarsene la ragione. Non era in grado di comprendere cosa ci fosse di tanto imbarazzante. Erano umani, ed un bacio del genere avrebbe risvegliato persino un morto. Beh di sicuro, qualcosa aveva risvegliato, e lui non se vergognava affatto. Era attratto dal ragazzo che sedeva in fondo al tavolo, la testa china sui libri e le guance paonazze, ed il suo corpo reagiva di conseguenza.
Diede un'occhiata ai muffin che lentamente doravano in forno, quando lo colse un'epifania. E se per Louis fosse stata la prima volta? Se lui, Harry Styles, gli avesse rubato il suo primo bacio senza nemmeno chiedergli il permesso?
La sera precedente si erano scambiati innocenti effusioni - solo dopo essere stati certi che Louis non avrebbe perso i sensi ancora una volta - ma nulla che potesse nemmeno avvicinarsi alla foga e alla passione che l'aveva spinto ad esplorargli la gola soltanto pochi minuti prima.
I muffin non avevano la minima intenzione di cuocere più velocemente e dargli finalmente una ragione per tenere occupate le mani e riempire quel tetro silenzio; così, rassegnato, Harry lasciò che la sua bocca parlasse senza che il cervello potesse intervenire.
"Vuoi vedere camera mia?"
Dal solito rosa vivace, le guance lisce di Louis divennero in pochi secondi di un delizioso fucsia fluorescente. Harry si sarebbe preso a schiaffi se quella situazione grottesca non fosse anche infinitamente divertente. Era perfido, d'accordo, ma l'imbarazzo di Louis ed il suo essere in impaccio costante erano esilaranti, oltre che meravigliosamente soddisfacenti per l'ego già dirompente di Harry.
Allungò una mano nella sua direzione, sorridendo appena, ma ben attento a mettere in mostra le fossette.
"Dai, non l'hai mai vista. E poi i muffin ci metteranno ancora un po' a cuocere," disse, guardandolo dritto negli occhi.
Non aveva in mente nulla di strano; di certo non quello che colorava il viso di Louis. Voleva davvero che vedesse la sua stanza. Forse farlo sentire più a suo agio in casa, l'avrebbe fatto sentire più a suo agio anche in quel pressoché incomprensibile rapporto che stavano costruendo.
Louis deglutì e si morse il labbro inferiore, ma prese la mano di Harry, tremando appena. Lo seguì al piano di sopra con la testa bassa, mentre il riccio non poteva fare a meno di pensare che quella mano piccina, sudaticcia a dire il vero, si incastrasse perfettamente nella propria.
Arrossì anche lui, una volta spalancata la porta della stanza. Aveva dimenticato di non aver rifatto il letto quella mattina, e la speranza che sua madre avesse dato una rassettata alla camera, si sciolse come neve al sole di fronte allo spettacolo del caos che regnava lì dentro.
"Ehm," cominciò, grattandosi la nuca imbarazzato, "scusa per il disordine."
Si affrettò a raccattare alla bell'e meglio i vestiti sparsi qua e là sul pavimento, ma Louis parve non farci caso. Lo vide girare su stesso, guardandosi attorno con espressione estasiata, come se non ritenesse possibile trovarsi lì in quel momento. Nemmeno le spesse lenti dei suoi occhiali potevano nascondere la grandezza dei suoi occhi, più grigi del solito nella luce bianca che entrava dalle veneziane della finestra. Aveva le labbra appena dischiuse, e spostava lo sguardo rapito in ogni direzione.
Mai, mai in tutti quegli anni, Harry si era sentito tanto onorato. Senza nemmeno accorgersene, Louis riusciva a farlo sentire importante come nessuno. Neanche Jamie.
Sorrise, gli occhi di giada che gli prudevano.
"Dovrei prendere un sacco e buttare via tutto," annunciò, cercando di pensare ad altro.
Louis finalmente lo guardò, tornato sulla terra dopo un giretto fra le nuvole. Chissà cosa gli passava per la testa quando viaggiava con la fantasia.
"Aspetta, ti do una mano," disse, inginocchiandosi sulla moquette e raccogliendo carte e scartoffie.
"No, figurati, non serve-"
"Harry?"
Il riccio si voltò e lo vide tenere un foglio fra le mani, l'espressione sognante di poco prima rimpiazzata da un serio cipiglio.
"Che cos'è questo?" Domandò, mostrandogli il documento stampato della Mt Blue High.
Se Harry Styles aveva pensato di aver conosciuto l'imbarazzo, dovette ricredersi in quell'istante.
Ingoiò il gusto amarissimo della bile che lo sguardo preoccupato di Louis gli fece risalire in gola, e risolse di togliersi d'impaccio nell'unico modo che conosceva. Con l'arroganza.
Gli strappò il foglio di mano e lo strinse in un pugno, grugnendo di rabbia.
"Non sono affari tuoi," sentenziò, voltandosi e dandogli le spalle.
"M-mi dispiace, non-non volevo. Era per terra, e io..."
Il balbettio sconnesso di Louis gli mozzò il respiro. Si sentì un verme, quando, tornando a guardarlo, vide la sua espressione ferita. Non ne combinava mai una giusta, ma malgrado il senso di colpa, la collera che l'aveva sopraffatto era ancora lì a fior di pelle.
"Tranquillo, è solo la prova che sono un idiota, e non mi diplomerò quest'anno," borbottò, sedendosi pesantemente sul letto.
Louis rimase impalato in mezzo alla stanza, le braccia lungo i fianchi e le sopracciglia aggrottate.
Harry riprese il documento e cercò di appiattirlo dalle pieghe che la sua foga aveva creato sulla superficie della carta.
"È un avviso per i miei, scritto dalla consulente scolastica. Sono un stupido, ed è qui nero su bianco. Mi bocceranno, Louis." Ammetterlo ad alta voce per la prima volta gli procurò un senso di sconforto e di vuoto in mezzo al petto.
Louis gli si parò davanti, il pollice e l'indice uniti, prima di farli scattare in avanti e colpire la fronte di Harry.
"Ahia! Perché l'hai fatto?"
"Scimmia!"
"Cosa?"
Louis sospirò, scuotendo la testa.
"Non sei stupido, Harry. Sei pigro," spiegò, non con aria di sufficienza, ma come se stesse constatando l'ovvio, "la Hais ti consiglia un tutor, non parla di bocciatura."
Il riccio storse il naso, infastidito.
"Fidati, ne ha parlato eccome. Tu non sai-"
Louis sbuffò ed incrociò le braccia, interrompendolo con un'occhiata fiammeggiante.
"Sei tu che non capisci!" Esclamò, menando le mani di fronte al volto, "sei pigro, cara la mia scimmia. In tutti i pomeriggi che abbiamo passato insieme, non ti ho mai visto prendere in mano un libro," gli puntò il dito contro, tanto che Harry dovette incrociare gli occhi per guardarlo."
"Ehi, non tutti siamo secchioni come te!" Protestò il ragazzo seduto, incrociando le braccia a sua volta. Si morse la lingua subito dopo, ma Louis lo stupì ridacchiando.
"Bada a come parli, Styles," gli rivolse un sorriso furbo e sollevò le sopracciglia, "ti sei appena trovato un tutor, e dovrai essere molto più educato di così."
Harry avvertì quel vuoto profondo e buio riempirsi pian piano di luce.
Sorrise. Sapeva di aver trovato ben altro.
"Sai che posso corromperti facilmente, vero?"
Gli prese una mano, ed accarezzandone il dorso, se lo tirò vicino ancora una volta. Lo trascinò a sedere sulle proprie gambe, godendosi il delizioso rossore che avvampava nuovamente le gote di Louis, e lo strinse, allacciando le dita dietro la sua schiena.
"Posso fare così," sussurrò, poggiando delicatamente le labbra sulle sue, in un bacio appena accennato, "o così," aggiunse poi, spostando la bocca sotto il suo orecchio bollente e rossissimo, soffiando come un gatto, beandosi dei brividi che scuotevano quel corpicino stretto a sé.
Louis mugugnò, a metà fra l'estasi e la ribellione. Puntò le mani sul torace di Harry e lo spinse all'indietro, costringendolo a guardarlo in volto.
Il riccio sghignazzò. Se fosse stata troppo semplice, la vittoria non sarebbe stata altrettanto dolce.
"Cattiva scimmia! Cattiva!" Si lagnò il ragazzo con gli occhiali scivolatigli sul ponte del naso congestionato dall'imbarazzo.
Harry rise più forte. Dio, era così adorabile che gli faceva venire voglia di mangiarselo come un cioccolatino.
Louis si schiarì la voce e si sistemò gli occhiali, tornando più serio, malgrado il sorrisetto timido che gli comparve sulle labbra.
"Sono incorruttibile, io," disse, quella vocina tremolante che non avrebbe convinto nessuno, tanto meno Harry.
"Ah sì? Scommettiamo?"
Provocarlo era ormai uno dei passatempi preferiti del riccio.
Louis fece no con la testa, e lentamente, si rialzò, passandosi le mani sulla felpa spiegazzata.
"Comincia col darmi un muffin, Styles, poi ne riparliamo."
Harry glielo diede, il muffin, ma solo dopo averlo baciato ancora. E ancora. E ancora.
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