Tesoro mio, dedicherò la mia vita a proteggerti
I momenti che Béatrice temeva di più a Little Hangleton erano le notti scure e senza stelle. Di solito si perdeva a vedere le costellazioni che Antheo le aveva insegnato, lo faceva per sentirlo vicino anche quando era in missione e non sapeva mai se sarebbe tornato o meno. Essere la compagna di vita di un Mangiamorte comportava anche dover essere preparata in caso di morte immimente, comportava doversi rimboccare le maniche e crescere il loro figlio con tutta la risolutezza possibile.
Di solito passava quei momenti alla tenuta Lestrange, dove erano certamente più sicuri e lontani dagli occhi dei nemici; ma quando le missioni imponevano di spostare il quartier generale a Little Hangleton, Béatrice si ritrovava costretta a dover seguire tutti e a sballottare Egan. Non amava particolarmente pprtarlo in quel luogo, anche se ci era nato e ci era cresciuto, ma dopo tutto quello che era successo preferiva evitare quel cimitero come la peste. Alexander veniva affidato a lei e a Linda, visto che erano le uniche donne a non combattere in guerra. Era una fortuna che ci fosse anche lei, contribuiva a renderla meno sola e a volte le impediva di avere attacchi d'ansia dovuti alla lunga assenza di Antheo. Quella notte in particolare era fredda e nebbiosa, non si vedeva ad un palmo di naso e se ci si impegnava si potevano quaso sentire i lamenti sussurrati dei morti sotto le tombe. Era sempre stato un po' grottesco e gotico quell'ambiente, e non era difficile immaginare il perché, ma l'assenza di fiori rigogliosi e le radici secche che avvolgevano le lapidi lo rendevano decisamente inquietante. Béatrice non riusciva a credere di aver passato lì parte dell'infanzia di suo figlio, ora che si era abitiata alla comodità della tenuta Lestrange, le sembrava un paesaggio terribilmente surreale. Egan stava giocando con un Grifone di peluche che gli aveva regalato suo padre, dicendo che lui se lo stringeva al petto ogni volta che i nonni erano stati lontani nelle missioni; il bambino lo aveva accettato subito, quasi fosse stata una reliquia da preservare. Linda arrivò dalla stanza accanto al salotto, aveva appena lasciato Rabastan jr addormentato: "Cara, non torturarti così o farai stare male anche me" mormorò vedendo la rossa ancora incollata alla finestra a fissare un punto vuoto leggermente in alto rispetto al normale campo visivo.
"Mi dispiace, non lo faccio apposta" disse Béatrice distogliedo lo sguardo e staccandosi dal davanzale. La sua intenzione non era quella di preoccupare gli altri, ma era più forte di lei. Aveva sempre fatto vedere il lato debole della sua persona, nient'altro che il suo lato sensibile e pauroso, e non riusciva mai a convincere sé stessa per prima che sarebbe andato tutto bene. Linda le si avvicinò e le prese le spalle massaggiandole piano, facendole sentire tutta la solidarietà che una donna nelle sue stesse condizioni poteva dare. Le dispiaceva vederla incquellocstato ogni volta che restavano sole, ma più che rassicurarla e stare con i bambini non poteva fare.
"Devi essere fiduciosa, Rabastan mi dice sempre che Antheo è forte e difficile da abbattere"
"Difficile, non impossibile"
Béatrice si odiava da sola per le innumerevoli volte in cui pensava al peggio, come se non avesse mai visto Antheo tornare a casa sano e salvo dopo una missione e come se non ci fossero anche Bellatrix, Rodolphus e Rabastan ad aiutarlo. Voleva togliersi quel peso di dosso, per una volta voleva essere sicura che tutto sarebbe andato bene come sempre e voleva dormire serena, preoccupandosi solo di come stesse Egan. E voleva essere considerata diversamente da quello che si auto-decretava da sola: non voleva essere guardata coma la fragile compagna di Antheo. Egan si alzò, lasciando Alexander torturare un Troll di legno con un drago dello stesso materiale, e si avvicinò alla madre appoggiando la testa sulle sue ginocchia. Quando faceva così, ricordava molto suo padre, sempre in cerca di foccole e di attenzioni da ricambiare.
"Antheo non ha tutti i torti comunque" mormorò Linda sorridendo e guardando Egan "Ha il tuo viso, ti somiglia tantissimo"
Molti avevano fatto notare quanto Egan iniziasse a somigliare sempre di più a sua madre, ma Béatrice si impuntava sempre vedendoci l'amore della sua vita, imaginando che questo fosse dato dal colore dei capelli e degli occhi, così uguali al padre. Accarezzò i capelli corvini sfruttando il movimento della testa che emetteva il bambino, ridendo amorevolmente quando lui le sorrideva allargando la bocca e prendendo l'espressione furba di Antheo. Poi un rumore improvviso allarmò le donne e i bambini, e fu forte a tal punto da svegliare e far piangere Rabastan jr. Istintivamente Béatrice scrutò tutta la visuale che la finestra permetteva. Non potevano essere i Mangiamorte, si sarebbero fatti vedere senza troppi complimenti e quel rumore non lasciava certo intendere una visita amica. Linda andò a recuperare Rabastan jr, poi si avvicinò agli altri bambini e li avvolse tra le sue braccia, cercando una stanza che fosse lontava da tutte le finestre per potersi nascondere: era una procedura di prassi in cao di invasione improvvisa, dovevano nascondersi in una stanza senza finetre e smaterializzarsi appena se ne presentava l'occasione.
"Béatrice vieni, non stare lì impalata! Cosa vuoi fare?"
Béatrice non era intenzionata a nascondersi, non quella volta. Poteva accettarlo in caso fossero stati presenti anche tutti gli altri, ma un attacco a sangue freddo in quel modo era ridicolo e da codardi. Egan parve vedere qualcosa fuori attraverso la finestra e corse fuori sotto i richiami allarmati della madre che prese a seguirlo subito dopo. Il cimitero si ergeva vicino ad una foresta, e con la nebbia e la notte era pericoloso addentrarsi senza delle adeguate difese, ma Egan si stava dirigendo proprio lì.
"Egan!" lo chiamò preoccupata, non vedendo più la sagoma del figlio davanti a sé. Il rumore di prima si rispresentò, sempre più minaccioso e non lasciava intendere nulla di buono. Béatrice sentì il panico percorrerle tutto lo stomaco e aumentare quando vide il bamvino pietrificatocdal terrore nel vedere qualcosa davanti a sé. Un lupo mannaro, forse un compare di Grayback, si aggirava per i boschi e pareva volenteroso di carne fresca.
Lo avrebbe certamente azzannato, e lei sarebbe rimasta a guardare impotente quella scena nel terrore più totale; si immaginava proprio quello, nella sua testa, mentre vedeva la bestia avvicinarsi sempre di più, e sentiva la paura bloccarle le gambe e le braccia impedendole di reagire. Ma lo avrebbe lasciato fare? Avrebbe assisitito alla morte di suo figlio così, senza lottare? No.
"Stagli lontano!" urlò e nello stesso momento uno schiantesimo fece arretrare la bestia quando venne colpita. Egan si accorse della presenza della madre e corse verso di lei piangendo e strillando. Béatrice lo accolse tra le sue braccia, lo avrebbe protetto a qualsiasi coto, fosse anche morta nella lota contro quell'orribile ibrido. Vide il lupo mannaro fissarla negli occhi, in segno di sfida: avrebbe acdettato quello scontro e non si sarebbe fermato davanti a niente, pur di ottenere la sua preda. Ma Béatrice questa volta non si sarebbe tirata indietro, non con Egan in pericolo, suo figlio, la sua afmiglia e tutto ciò che le riempiva la vita. Antheo in fondo cosa faceva? Si tirava forse indietro? Scappava davanti al pericolo quando era in guerra? Ovviamente no: lui si batteva con le unghie e con i denti e difendeva tutto ciò ch aveva. E così avrebbe fatto anche lei.
Era rischioso, un suicidio di sicuro, ma non si sarebbe lasciata vincere dalla paura. Vide lamcreatura iniziare ad avanzare verso di lei, sempre più vicino e sempre più minacciosa. Lei lo fissò con coraggio, osservò i suoi movimenti e con una mano teneva stretto Egan a sé, sentendo il suo contatto e la sua presenza vicini. Il lupo mannaro si vvicinava sempre di più, lei prese un profondo respiro, chiuse gli occhi per un attimo e cercò di concentrarsi. Si rivide nella mente la fisionomia delcsuo amato: retto sulle gambe leggermente piegate, con la schiena in avanti e il braccio teso che si protraeva all'indietro. Lo sollevò in aria facendogli compiere un movimento arcuato. Il suo braccio fece lo stesso, come se non fosse controllato da lei, ma fosse un movimento istintivo. E nello stesso momento in cui vide Antheo pronunciare la formula, nello stesso momento in cui aprì gli occhi e si vide le fauci della bestia vicine e la sagoma del lupo saltare verso di lei, fu come se i due corpi si mossero all'unisono: "AVADA KEDARVA!!!"
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