Rosso passione
Nessun Mangiamorte aveva subito una cambiamento tanto radicale come Alecto Carrow e Alessio Avery. Si erano conosciuti a Notturn Alley in circostanze un po' particolare e nessun oso sarebbe aspettato un fidanzamento e un matrimonio.
Ma purtroppo Alessio doveva fare i conti con un problema molto grande: lui non era come Antheo, sanguepuro da sempre e con dei nobili genitori che lo avevano cresciuto e istruito. Lui doveva lottare ancora con le dicerie e i pregiudizi. Non era stato classificato sanguepuro fino al momento in cui la sorella Béatrice ebbe mostrato la lettera che rivelava la loro famiglia biologica, gli Avery, e anche dopo alcuno Mangiamorte non smettevano di squadrarlo dall’alto in basso, sostenendo che aveva rovinato una guerriera pronta e audace come Alecto rendendola una donnicciola tutta figli e casa.
Eppure nessuno aveva da dire su Antheo e Béatrice, che anche con un figlio grande ed uno in arrivo erano considerati la famiglia magica più potente.
Alessio se ne stava a rimuginare su quei pensieri davanti al camino appoggiato al muro. Riusciva a scrutare le fiamme che danzavano nella bocca del camino incuranti di tutto quello che accadeva intorno. Sin da quando era piccolo aveva sempre desiderato poter controllare il fuoco, tutti i bambini dell’orfanotrofio dove aveva vissuto sette anni con la sorella avevano paura del fuoco, alcuni si spaventavano perfino per un fiammifero. Se solo allora avesse saputo di essere un mago, avrebbe tenuto a bada molti bulletti.
“Sempre a pensare Alessio?” la voce di Alecto lo fece voltare verso la porta d’ingresso alla sala e lui non poté fare a meno di sorridere.
Era più forte di lui, vedere Alecto lo destabilizzava sin da quando si erano incontrati. Tra battute sarcastiche, prese in giro e conversazioni amichevoli, entrambi aveva scoperto che ci completavano a vicenda e che non riuscivano a stare l’uno senza l’altra.
“Riflettevo sul tempo trascorso”
“Il mio piccolo lord adesso fa anche il poeta?” chiese lei appoggiandosi al braccio del ragazzo. Tra loro due vi era una certa differenza di età, circa dieci anni buoni ma questo non importava a nessuno dei due, loro volevano essere felici e lo sarebbero stati anche così.
In realtà Amycus non aveva proprio approvato subito e di buon grado una simile unione, come gli altri temeva che la sorella potesse rammollirsi e nessuno voleva assistere allo stesso spettacolo che Bellatrix e Rodolphus tempo addietro avevano servito, nonostante gli anni del figlio avessero fatto cambiare idea a tutti.
Alecto si era ritrovata più volte a discutere con Amycus e a tenere testa a tutte le battutine riservate ad Alessio sostenendo che per quanto sembrasse ancora un ragazzino insicuro, aveva già un ottimo approccio nel Mondo dei Mangiamorte.
Alessio aveva fatto i salti mortali per riuscire ad essere visto come il Mangiamorte che era. Grazie all’aiuto di Antheo era riuscito in parte a farsi accettare dagli altri ma non bastava, doveva fare anche la sua parte.
“Secondo me, sei uscito molto bene come Mangiamorte”
“Ma dai, ce ne sono di migliori”
“Per Merlino. Possibile che tra te e Béatrice non esista uno che riesca avere le cose in modo sicuro e confidente? Siete sempre qui ad auto-sminuirvi e nemmeno vi accorgere dell’aiuto essenziale che state dando”
Alecto non era solita fare complimenti o discorsi incoraggianti, per di più aveva sempre preferito unirsi alle beffe altrui, ma con Alessio era diverso tutto.
Alessio era il suo mondo: era il sole ancora rosso scarlatto che si alzava all’alba; era il fuoco che scaldava gli ambienti gelidi; la calma che lei non aveva mai avuto e l’ordine che lei non aveva mai sopportato. Era stato il primo a reggere le sue beffe e a rispondere a tono quando il gioco durava troppo. Era stato disposto a buttare alle ortiche tutto pur di stare con lei.
“Lo sai che tu riesci sempre a mettermi di buon umore? Anche quando mi prendi in giro” ridacchiò Alessio con un sorriso che la fece illuminare, adorava il suo volto felice con le gote leggermente arrossate e le lievi rughe che la smorfia fabbricava intorno agli occhi.
Lei gli si mise davanti e fece in modo e che lui si abbassasse leggermente, lo baciò con tutta la passione del mondo affondando le dita nei capelli rossi e sciogliendogli lo shignon che era solito portare per non avere il fastidio dei capelli lunghi. Gli si avvinghiò al collo lasciando che le lunghe ciocche di lui le solo e ti casa ero braccia e collo quando lui ricambiò l’abbraccio stringendola a sé.
Lui adorava la sua fisionomia minuta, perché era per quel motivo che tutti tendevano a sottovalutarla. In quel modo Alecto si era sempre dimostrata oltre le aspettative di tutti.
Alecto lo spinse contro una poltrona costringendolo a sedersi e si mise sulle sue gambe continuando a baciarlo. Dei due era sempre lei la dominante, ma adorava compiacere il suo uomo per vedere i suoi sorrisi. Gli passava le mani sulle gote e sul collo inebriandosi del suo profumo e sentendo la pelle liscia e morbida di lui. Le sue gambe erano aggrappate a quelle di Alessio e sembravano volergli dire non mi lasciare, prendimi e domina il mio corpo.
Alessio finalmente le prese i fianchi e la sollevò leggermente per avvicinarla di più sentendo i loro busti toccarsi. Passò le dita lunghe sotto la cotta da guerra che lei portava sempre solleticandole i fianchi. La mano sinistra riuscì a scoprirle la schiena e prese a grattarla lievemente. A quel contatto Alecto riusciva sempre ad ammorbidirsi e a perdere la corazza invisibile da guerriera mostrandosi per la donna che era.
Finalmente si staccarono riprendendo fiato, mentre il naso di Alessio le sfiorava le gote per sentire il profumo della donna.
“Volevo dirti una cosa Alecto” sussurrò Alessio guardandolo negli occhi “Buon Natale amore mio”
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