L'orgoglio di un nonno
Antheo e Reinhard Lestrange si erano piaciuti già dal primo incontro, quando Reinhard aveva saputo di aver ricevuto un nipote dal figlio Rodolphus. Inutile dire che, per quanto nutrisse grandi speranze per il suo primogenito, non si sarebbe mai aspettato un erede tanto presto.
Aveva assistito alle lamentele della nuora sin dal giorno del loro incontro per firmare il contratto di matrimonio: una vera megera! Non darò mai un erede a questo manichino impettito, non intendo accontentare il desiderio inutile di un figlio di papà solo perché la sua stirpe è a rischio! Sempre gli stessi discorsi e le stesse discussioni con Cygnus, che aveva guadagnato il titolo di peggior consuocero di sempre.
Eppure ecco che tutte le previsioni di Bellatrix erano sfumate quella notte stessa, dove Reinhard e sua moglie Lucylle erano intenti a discutere con i consuoceri. Bellatrix era corsa tutta sconvolta davanti ai genitori seguita dalla sorella Narcissa, che mostrava un viso incerto e confuso.
“Sono incinta…” disse piano Bellatrix senza guardare in faccia nessuno. Narcissa le si era affiancata velocemente, invogliandola ad essere più contenta, ma la ragazza non cambiava espressione.
Reinhard di tutta risposta stava nascondendo un sorrisone, si stava godendo quel momento esatto in cui la nuora doveva accettare che era ora di far la moglie.
“Ma… è fantastico Bella! Avrai un figlioletto o una figlioletta da crescere e istruire. Non sei contenta?”
“Contenta? Come posso essere contenta di una simile notizia?! Da quello lì poi! Non dico che non sia un uomo degno ma… lo hai visto?! Niente di più lontano da un ottimo compagno!”
“Mio figlio ha tutte per carte in regola per essere un marito rispettabile, e un ottimo padre” disse Reinhard guardandola, sostenendo lo sguardo di una Bellatrix più decisa che mai a porre fine a tutto quello teatro “E sempre tutto non riesci ad accettare le sue qualità, peggio per te. Un nuovo Lestrange è alle porte”
Manco a farlo apposta, Rodolphus entrò in quel momento in compagnia di Rabastan, e si poteva notare, come Reinhard avrebbe poi detto diciannove anni dopo, che il nipote era identico al padre da giovane: capelli neri e mossi, lineamenti scolpiti e postura impeccabile, mentre il fratello minore pareva ancora un ragazzotto che si divertiva a cavalcare scope e fare gare con gli amici.
Rodolphus scrutò i presenti con una certa curiosità, cosa voleva dire un nuovo Lestrange è alle porte?
“Dobbiamo parlare, Rodolphus” disse Bellatrix, con un enorme sforzo per far sembrare la sua voce più rilassata possibile. A quelle parole, Rabastan diede una gomitata al fratello, ogni volta che le donne pronunciavano quella frase, voleva dire guai seri. Ma Rodolphus non credeva a simili sciocchezze, in fondo il loro matrimonio era durato appena due settimane. Seguì la moglie verso una sala vuota, dove avrebbero potuto parlare in modo più privato.
“E così Bella ha già acceso il forno!”
“Non c’è niente da ridere Rabastan!” lo aveva rimproverato sua madre “La ragazza mi sembrava molto sconvolta! Non credi di essere stato troppo diretto Reinhard, sono ancora molto giovani, nostro figlio ancora non ha compiuto vent’anni”
“Vedrai che sono pronti, e poi prima procreano e meglio è”
Bellatrix condusse il marito fino ad una stanza lettura, dove nessuno entrava mai, e si fermarono in mezzo. Bellatrix scrutava gli occhi scuri di lui, lui osservava quelli grigi di lei. Voleva prenderle il viso tra le mani e dirle che qualsiasi cosa doveva dirgli l’avrebbero superato insieme. Peccato che Bellatrix certi atteggiamenti proprio non li sopportava. Quando aveva cercato di vincerle le spalle per dormire, lo aveva scansato scocciata.
“Allora? Cosa mi devi dire?”
“Aspetto un bambino, Rodolphus. Era quello che volevi non?” disegnare lei incrociando le braccia “Ma ora che avrai il tuo erede, voglio che tu faccia una cosa per me”
“Sì, l'Oscuro Signore. Vuoi ancora che noti di più il tuo talento? Non ti basta la figura che hai fatto la prima volta? È un ottimo risultato”
“No. Se devo anche abbassarmi a fare la mamma, quanto meno voglio la mia parte di ricompensa” disse lei decisa, avrebbe accettato di sfornare un reggimento intero se fosse servito a ingraziarsi Lord Voldemort. Lui non le aveva chiesto di partorire, doveva essere in forma, ma ormai era successo e indietro non si tornava.
Insomma da quel fatidico giorno erano già passati diciannove anni, una guerra, un arresto e un nipote dato per morto. Ma ora quel nipote lo aveva davanti al suo capezzale del cimitero Lestrange, che tentazione di nascondere le lacrime salate che credeva di aver perso. Aveva amato un solo nipote, l’unico che era riuscito ad avere, lo aveva accudito, istruito e intrattenuto quando i genitori erano impegnati. Aveva mediato all’assenza di Rodolphus rinchiuso ad Azkaban, aveva alleggerito le oppressioni di Lucius, tutto aveva fatto, pur di tirare fuori tutto ciò che Antheo era.
Non avrebbe mai dimenticato la gioia del figlio alla nascita di Antheo, la serietà improvvisamente di Rabastan e i Black che finalmente guardavano con rispetto quell’uomo che pareva solo un pallone gonfiato. Sua moglie era morta sentendo la presunta morte del nipote, già non aveva retto la notizia dei figli arrestati, anche la perdita di Antheo aveva deciso di colpirla. Ma lui sapeva che erano balle, lo avrebbe sostenuto sempre. Aveva provveduto ad aiutarlo quando ne aveva bisogno e lui lo aveva ripagato.
Ora era sicuro che, anche dopo la sua morte, Antheo avrebbe dato tutto per continuare il suo percorso.
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