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Figlio nostro

Le prime luci del mattino entravano quasi con incertezza dentro al salone attraverso la finestra. Colpivano delicatamente ogni libro posizionato meticolosamente sulla grande libreria che copriva tre pareti su quattro. La poltrona su cui sedeva pareva avere una barriera protettiva mentre stringeva piano al petto il figlioletto appena nato, mentre dal braccino sinistro il Marchio Nero bruciava vivo appena fatto.

Rodolphus aveva gli occhi chiusi e la bocca premuta sul delicato cranio per piccolo. Gli stampava leggeri baci, gli accarezzava la schiena che si alzava e abbassava al respiro. Bellatrix stava riposando dopo un parto travagliato e una notte terrificante in cui Antheo aveva deciso di venire al mondo, quasi appropriandosi di quella tempesta furiosa che ogni anno sembrava richiamare la sua nascita, la sua venuta.

Rabastan entrò piano, chiudendo la porta e assicurandosi che non facesse rumore. Gli avevano detto che il nipotino faticava a dormire e che era ancora debole dal parto, ma lui già sapeva che era tutta apparenza e che suo nipote avrebbe stupito tutti nel bene e nel male. Camminò con passo lento fino alla poltrona dove il fratello maggiore si gode il piccolo erede che tanto desiderava dal giorno in fui era stato stipulato il matrimonio. Fu abbastanza appagante e divertente scoprire che, nonostante Bellatrix fosse stata fissa sul non voler figli, lo stesso giorno in cui consumarono il primo rapporto matrimoniale, lei era rimasta incinta.

"Ecco qui il nuovo Lestrange" disse a bassa voce.

Rodolphus alzò lo sguardo verde il fratello abbozzando un sorriso. Lasciò che Rabastan diede una leggera carezza al nipotino, sentendolo gemere leggermente.

"Pensa che mi sembrava già un sogno irrealizzabile" disse Rodolphus guardando di nuovo il piccolino "E invece ha deciso di dare una soddisfazione al papà"

Rabastan emise una leggera risata: "Per la gioia di Bella"

Un elfo domestico apparve nel salone per annunciare la colazione e porse le braccia per prendere in braccio il bambino. Rodolphus lo guardò e gli fece cenno di non preoccuparsi, si alzò in piedi sorreggendo sempre il figlioletto con molta cautela: "Credo che la mamma reclami il suo bambino"


Bellatrix era sdraiata a letto con una veste da notte candida, stava lisciando le lenzuola sopra alle sue gambe. Sentì la porta aprirsi e Rodolphus apparire spingendola con la schiena mentre emetteva piccoli versetti per non far piangere il bambino.

Appena li vide, Bella tese le braccia per farsi consegnare il bambino che iniziava a echeggiare per la fame. Lo adagiò vicino al petto per allattarlo e aspettò che si attaccasse.

"Sei ancora convinta che non sia la tua vita ideale?" chiese Rodolphus cin una nota di divertimento.

"Rodolphus, non davanti a lui" disse lei cin uno sguardo di rimprovero "Ho appena partorito e mi fai già la predica?"

"Scusi tanto, non volevo urtare il suo delicato umore" Rodolphus alzò le mani in segno di resa sorridendo, mentre Bellatrix scosse la testa scocciata. Decise di risollevarsi l'umore perdendosi negli occhietti ipnotici del suo bambino.

"Tuo fratello ha ancora intenzione di invadere la nostra proprietà?"

"Voleva solo conoscere Antheo"

"È appena nato e già dobbiamo soffocarlo con i parenti? Dobbiamo anche vedere mia zia Walburga e i miei genitori per l'inizio dell'anno"

Rodolphus emise una leggera risata. Di tutte le cose che poteva aspettarsi dalla vita, Bellatrix così premurosa con una piccola creatura che portava il suo cognome era fuori da ogni pronostico. Vederla così delicata e incerta a maneggiare un bambino era sconvolgente, fino a nove mesi prima pareva voler spaccare in due il mondo.

Un elfo arrivò dalla cucina con un carrello e un vassoio dove erano posizionati un croissant, della marmellata, due fette di pane tosta e una tazza con una teiera fumante per la padrona. Il medimago le aveva raccomandato di restare in assoluto riposo avendo perso una grande quantità di sangue e avendo sofferto particolarmente durante il parto, essendo stata sola in casa.

L'elfo le porse la tazza di te cercando di raccogliere il bimbo, ma la padrona non gli permise di toccare Antheo.

"Guarda che non lo mangia mica"

"Non ho intenzione che venga toccato da quei sudici elementi. Ho visto come crescono i bambini affidati agli elfi domestici e non voglio che Antheo faccia la loro fine" sentenziò con una nota acida nella voce mentre prese un grande sorso di te.

"E come crescono i bambini con gli elfi domestici?"

"Deboli e rammolliti. Hanno come riferimento solo creature sottomesse. Il mio Antheo non sarà nemmeno lontanamente paragonabile a tutti quei manichini impettiti"

"Be', è un Lestrange alla fine, ricordati questo. Non ha pericolo di diventare come tanti bambini mediocri che passeggiano insieme ai sanguesporco e ci giocano insieme"

Bellatrix accarezzò la pancia di Antheo mentre addentò una fetta di pane. Il bambino fissava curioso il soffitto decorato con rami e corvi, il simbolo della famiglia Lestrange. Muoveva le manine esplorando i palmi e ciucci a va le dita, il suo unico modo per capire il proprio corpo. La mamma accanto a lui mostrò un sorriso premuroso, dovette ammettere che diventare madre fu molto più leggero di quanto sua madre e sua zia volevano farle credere.

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