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13. Scivolare oltre la soglia

Raggomitolata tra le braccia di Ras trovava strano quella confluenza di essenze nella sua mente. Aveva l'impressione che le coscienze si fondessero tra loro. La sua, quella dell'uomo che la stringeva e quella di Morvan, addormentato nel proprio letto.
Aveva timore di spezzare quella dolce perfezione, quando Ras aveva scostato i suoi vestiti, quando le loro energie si erano aggrovigliate come il loro corpi, per un momento quella notte, quella torre, quella prigione aveva cessato di esistere. L'amore con Ras era qualcosa di surreale, mentre l'energia del drago la attraversava, passando a lui, oltre Ras, fino alla mente di Morvan, un circuito interconnesso, tornando in lei in ogni movimento di Ras, rinvigorendolo, restituendogli quella vitalità che Iris aveva intravisto solamente nel suo passato.
Lo osservava, le spalle rilassate, il volto disteso. Un frammento di perfezione che sembrava scacciare la dura realtà. La prigionia, il mondo congelato tra vita e morte, un riflesso di Ras.

Infine, la voce di Ras spezzò l'incantesimo.
"Vorrei desiderarlo sai? Volare via con te oltre l'orizzonte... Ma io non sono questo, o meglio non lo ero... E non sento di appartenere più al mio stesso corpo... Questa prigione di carne... Debole, fragile... È Morvan che comanda la mia vita... Non desidero fuggire solo da questa torre... Ma dalla vita stessa, raggiungendo così finalmente Nykiss"
Iris deglutì e gli dette le spalle, ignorando la crescente tristezza di Ras.
Lui le sfiorò le spalle, la sua incertezza era palpabile.
"Mi dispiace... Ma non posso vivere per te... così come non posso farlo per Morvan... Non è una scelta che spetta a voi..."
Iris si sollevò brusca, mentre il cuore le sprofondava in petto.
Ras cercò di fermarla riuscendo ad afferrare solo l'aria.
"Iris..."

Lei continuò a rivestirsi, ignorare la supplica in quella voce che tanto amava era doloroso, ma non quanto pensare alla delusione nello sguardo di Morvan.
Anche lui aveva sperato nel loro legame? Che avesse restituito a Ras il desiderio di vivere? Eppure la realtà non poteva essere più diversa. Come poteva non vivere quelle affermazioni come un personale fallimento?

Avevano condiviso tutto quella notte ma a che scopo? Era chiaro che per lui non avesse avuto lo stesso significato che aveva avuto per lei.

"Iris..." la invocò lui ancora una volta. "Non pensare che io non dia valore a ciò che sento per te, al nostro legame... Ma io... Non posso vivere così... Uno spettro... Anzi no, un vampiro... Sono costretto a nutrirmi del sangue, dell'energia di mio fratello... Invano, perché questo non guarisce, rallenta solamente l'inevitabile... Capisci? Mi state chiedendo di vivere a prezzo della vita di altri... Io non sono questo, io lo ripudio..."

Iris non riuscì più a trattenersi e si voltò verso di lui, i suoi occhi sgranati, scuri avvolti di tristezza la colpirono.
"Ti amo Iris..." gemette infine Ras "Ma se mi ami anche tu dovresti accettare la mia scelta..."

Iris riemerse là dove Silkhel sentiva dovesse apparire, al suo fianco nella sua calda tana di drago.
Lei gli fu profondamente grata, si appoggiò al suo colossale corpo e lasciò andare le lacrime.
Era più che certa di amare il suo tesoro, lo era da molto prima di dare un nome a quell'emozione... Avrebbe voluto essere felice per aver sentito dalle sue labbra quelle stesse parole, ma come poteva?
Le aveva confessato le sue emozioni e al tempo stesso le aveva chiesto qualcosa di intollerabile, di lasciarlo morire.

"Mi dispiace"
La voce di Morvan la riscosse dal proprio dolore, era stata talmente concentrata e chiusa in se stessa da non aver avvertito la sua presenza.
L'uomo lo osservava nella penombra, i suoi capelli scuri, i suoi grandi occhi di tenebra. Più lo conosceva più Iris avvertiva delle similitudini con Ras. Simile eppure immensamente diverso al tempo stesso.
Cercò di ricomporsi, di radunare le idee e come confessare il proprio fallimento, ma quando sollevò lo sguardo sul volto del suo maestro comprese.
Avevano condiviso tutto quella notte, emozioni... Ma anche parole...
Iris avrebbe pensato di sentirsi imbarazzata per avergli mostrato parti così intime del suo essere ma il dolore offuscava ogni atra emozione.
Rapido e senza far alcun rumore, come un spettro senza corpo, Morvan azzerò la distanza tra loro e la abbracciò.
"Non sentirti in colpa... Era solo una flebile speranza... Troppo facile da infrangere... Grazie di avermela donata. Anche se per poco... Era più di quanto osassi sognare..."

Iris avvertì le lacrime scorrere e si strinse a lui, quasi aveva sperato che le mostrasse odio perché lei stessa si odiava. Non era abbastanza forte da ridare la vita a Ras... Nemmeno per dargli un motivo per vivere e nonostante le parole di Morvan nel suo cuore pensava di averlo deluso. Per poco le loro anime si erano fuse e lei aveva sperato di vivere per sempre in quel frammento ma poi Ras aveva spezzato brutalmente l'incanto.

Dopo un tempo interminabile, in cui l'uno si era aggrappata all'altra cercando di consolarsi, di sostenersi in quella dolorosa consapevolezza, Morvan si distaccò.
"Mi è giunta notizia, che alla prossima luna si dovrebbe intravedere un'eco della torre di Cadarn... andrò a verificare e..."
Iris osservò con incredulo distacco la spada che l'uomo le porgeva "Ti chiedo di vegliare al posto mio sulla mia città e... sul nostro tesoro"
Lei prese ciò che lui gli porgeva, avrebbe voluto chiedergli di non andare, almeno non da solo, ma tenne le proprie riserve per sé.
Lui le sorrise grato "Mi fido di te, so che preserverai ciò. Che è prezioso" concluse Morvan prima di allontanarsi.


Da che Morvan se ne era andato l'autunno pareva essere calata sulla grande città.
Iris temeva in parte di esserne responsabile. Il suo umore non era di certo migliorato.
Si sentiva tradita dal suo stesso cuore, avvertiva ogni giorno la mancanza di Morvan, di volare assieme a lui, di condividere quelle emozioni. Inoltre, per quanto desiderasse recarsi da Ras non ci riusciva.
I giorni si accumulavano, ma di Morvan non vi era giunto notizia.
Iris lo ricercava attraverso il potere del suo drago, aveva volato fino al confine delle terre dell'autunno sperando di intravedere la sagoma oscura di Masah, percepire l'essenza del Cavaliere, ma ogni volta veniva delusa.

Non aveva mai smesso di vegliare su Ras, solo che non voleva incontrarlo, nonostante il suo dolore la richiamasse in modo quasi irresistibile.
Aveva promesso di vegliare su di lui e sulla città e non sarebbe mai venuta meno al suo dovere, anche se desiderava ogni giorno salire su Silkhel, superare il confine e mettersi in cerca di Morvan. Un orribile presentimento germogliava in lei.

Alla fine, dormiva quasi sempre accanto al suo drago, alle volte si recava nelle stanze di Morvan cercando di tenerle in ordine, come se lui potesse riapparire all'improvviso.
Si occupava anche della tana di Masah e non smetteva mai di osservare il cielo, sempre più timorosa.

Una sera si attardò nelle stanze di Morvan, si ritrovò ad essere talmente stanca da quella lotta da desiderare solo stendersi e scordare quanto accaduto.
Si sdraiò nel letto del suo maestro, cercando di avvertire il suo calore, il suo odore, il ricordo di quando lo aveva osservato dormire.
E con quel pensiero in mente si addormentò.
Si ritrovò a viaggiare di nuovo, solo che il mondo che avvertiva sotto il proprio spirito dei sogni non era il mondo che conosceva. Era verde, florido, una rigogliosa estate di cui Iris aveva solo sentito parlare.
Discese inseguendo il suono di una risata e con il cuore in gola si ritrovò davanti a due bambini dai lunghi capelli scuri, perfettamente identici.
Ras e Morvan, in un tempo ormai perduto.
La gioia e quel modo di muoversi. Erano come un unico individuo, senza bisogno di parlare si comprendevano. Era dolce e doloroso al tempo stesso, perché sapeva quale destino si sarebbe profilato dinanzi a loro. Un'insormontabile distanza ricolma di dolore. E poi li vide, lei alta bianca e oscura al tempo stesso. Una sagoma altissima che gravava sui bambini, la riconobbe subito, come anche la cupidigia dei suoi desideri. La stessa che aveva avvertito mentre ghermiva rapace il corpo di Morvan.
E poi lui... Sarastro... l'essere che riconosceva come l'abile e crudele consigliere del Re di Cadarn. Ma appariva solare e splendente eppure... Il suo sguardo, posato sul piccolo Ras tradiva la stessa bramosia di Astrifiammante.

Iris si svegliò ricolma di nausea, come potevano quelle creature agire con tale crudeltà con i propri figli. Usarli, nutrendosi della loro essenza, come?

Ma ogni pensiero venne spazzato via.
Un grido le squarciò la mente.
Silkhel la indirizzò in un attimo nella stanza di Ras.
Trovò l'uomo a terra, ai piedi del letto.
Iris si precipitò da lui mentre le grida della sua mente sofferente gli straziavano la testa.
Ras si aggrappò a lei ansimando "Morvan... Lui..." gemette con voce tremante "Lui è caduto tra le ombre... Era un'imboscata... E adesso l'ho perso... L'ho perduto..."



286 Day 14 WritOber 2022 – Prompt – diverso (14/10/2022)

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