03. il cuore delle tenebre
Stava precipitando, in un silenzioso vuoto, candido e immacolato. Cristallizzato in quel gelo perpetuo. Il sangue che colava sul suo volto si cristallizzava come polvere di rubini. Iris avvertiva quel senso di sospensione, come quando viaggiava in sogno, come se il suo corpo non avesse più alcun peso.
Ras...
Il suo nome affiorò inesorabilmente sulle sue labbra rischiando di sfuggirle via.
Lo riagguantò appena a tempo ricacciandola nel profondo, covandola gelosamente, il suo prezioso tesoro... Non lo avrebbe mai più rivisto?
In tutti quegli anni non aveva mai neanche intravisto il mondo oltre le mura, il mondo caotico dove la perdita della luce della Torre magica aveva deformato la realtà e ogni sua creatura. Il regno degli striscianti.
Solo un drago li avrebbe contrastati ma il drago di Morvan non aveva lasciato la sua tana e il suo Cavaliere da solo non sembrava molto in forze da difenderli ma niente aveva importanza, neanche la ricerca di quell'artefatto, contava solo quel senso di vuoto che si allargava in quell'abisso.
Non aveva avuto l'opportunità di rivedere Ras, di confessargli cosa era germogliato in lei lentamente durante i loro incontri.
Ma soprattutto si chiedeva se fosse rimasto solo.
Ripensando agli occhi di Ras inevitabilmente rievocò quelli simili eppure diversi del Cavaliere Oscuro, i distanti e inscrutabili occhi di Morvan.
Come potevano apparirle quasi vitrei?
Ras era debole, fragile come un cristallo sottilissimo, vetro incrinato eppure i suoi occhi scuri parevano contenere un'incontenibile fiamma.
Ras...
Il nome del suo tesoro emerse un'ultima volta, poi il gelo la avvolse e la sua caduta si interruppe.
Iris rimase immobile per quello che le parve un infinito numero di battiti di cuore.
Quando si sollevò comprese cosa avesse arrestato la sua caduta lasciandola immacolata nonostante tutto.
Neve...
Sotto di lei, attorno la avvolgeva una gelida coperta che assorbiva ogni cosa, il suo calore, il suo respiro, ogni cosa...
Iris osservò il baratro che aveva attraversato, il confine che la separava dai suoi compagni, dalle creature che li stavano uccidendo ma anche dalla sola persona che poteva condirla alla meta, il Cavaliere.
Iris si rimise in piedi, non aveva altra scelta se non avanzare in quella gola. Immerso nelle pareti di ghiaccio intravedeva riflessi di un passato perduto, edifici, rocce... persino piante cristallizzate nel loro ultimo istante di vita prima che l'inverno perpetuo li ricoprisse.
Poteva solo proseguire in quella gola e sperare di trovare una via d'uscita prima che il suo sangue le si cristallizzasse in corpo, prima che l'aria le si bloccasse nei polmoni.
Tremava scossa dai brividi, si aggrappava al calore del ricordo del suo tesoro, del suo sguardo ardente e infine lo vide.
Sporgeva dalla parete, una statua mostruosa che ricordava un gigantesco drago di ghiaccio e lo riconobbe. Lo aveva già visto... nei suoi sogni che la conducevano all'artefatto.
Che fosse caduta per un motivo? Che fosse stato l'oggetto dei suoi sogni ad attrarla nelle profondità della vecchia terra?
Il freddo la rendeva dolcemente insensibile, ma non si sarebbe fermata.
Forse trovare quell'oggetto era la sua sola possibilità di sopravvivere a quella gelida morte.
Stava scendendo, il sentiero si inclinava sempre di più facendola quasi scivolare.
Quell'oggetto poteva condirla alla torre di Cadarn, alla magia che in essa si racchiudeva... alla salvezza di Ras. Non importava quante volte cadesse, quando sangue scorresse via dal suo corpo non si sarebbe fermata, era la sola possibilità di riparare la fragile e preziosa vita di Ras.
La pendenza divenne eccessiva cadde, urtò contro il ghiaccio e ruzzolò giù, lame taglienti le ferirono la pelle ma infine una soffice coperta di neve la avvolse di nuovo.
Impiegò qualche minuto per ritrovare la calma, il freddo le rendeva gli arti intorpiditi, era come se il sangue che perdeva non fosse quasi più suo.
Si rialzò con movimenti incerti e quando riuscì a mettere a fuoco il mondo che la circondava il respiro le si bloccò, per un attimo temette di essersi tramutata in un blocco di ghiaccio.
Un gigantesco drago dalle scaglie rosse come il suo stesso sangue giaceva avvolto a spirale, come un gigantesco gatto irto di scaglie dure come la pietra, profondamente addormentato, davanti a lui, piantato a terra come una lancia infilzata nel cuore della pietra l'artefatto.
Lo riconobbe subito, troppe volte lo aveva raggiunto in sogno nonostante desiderasse fluttuare altrove.
Oscillando e richinando di cadere ad ogni passo Iris si avvicinò all'oggetto, non senza un certo timore nei confronti del grande drago. Se avesse trovato Masah enorme, in quel momento comprendeva quanto il drago del Cavaliere Oscuro apparisse un cucciolo se paragonato a quel colosso.
Nonostante il buonsenso le dicesse di fermarsi protese le mani verso l'artefatto, il desiderio era troppo potente, sovrastava qualsiasi altro pensiero.
Le sue mani si strinsero attorno all'artefatto, malgrado il gelo che l'avvolgesse avvertì il calore che l'oggetto emanava e il sollievo che le trasmetteva.
La visione la travolse all'improvviso, il suo spirito fu sbalzato fuori dal suo corpo, era in contatto con l'ultimo cavaliere che si era legato al gigantesco drago, rivide i suopi lunghi capelli neri, il sopracciglio destro che sovrastava un occhio oscuro, dai riflessi familiari. Un sopracciglio spaccato. L'occhio scuro le ricordava quegli del suo tesoro e l'altro occhio invece era verde, dai riflessi di bosco, proprio come i suoi. Vedeva il suo riflesso sull'artefatto, un ragazzo giovane un viso affilato così simile a Morvan e Ras, in esso Iris si rivedeva, era dentro di lui era connessa a quel giovane.
Iris indietreggiò, oscillò indietro e cadde distesa sulla neve, di nuovo nel suo corpo e in quel momento il drago si destò dal suo secolare sonno.
Day 04 WritOber 2022 – Prompt – occhio (04/02/2022)
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