6- 𝓐 𝓝ight 𝓦ith 𝓣he 𝓓evils
JAMES'S POV
"Devi essere forte James".
Avevo sentito piú questa frase negli ultimi due anni che qualsiasi altra.
Da quando quel maledetto giorno avevo perso la mia stella era cambiato tutto.
Io ero cambiato.
Ero sempre stato un bambino dolce, gentile e socievole. Molto vivace, mi piaceva giocare con tutti. Soprattutto amavo giocare con mia nonna.
La mia seconda mamma, ma soprattutto la persona piú importante della mia vita.
Mi ha insegnato tutto, soprattutto come voler bene, e le devo qualsiasi cosa.
Amavamo giocare a carte, lo facevamo tutte le sere.
Era il nostro momento, qualcosa che avevo scelto di dedicarle tutti i giorni.
Da quando era andata via, quel maledetto 19 Febbraio, io ero vuoto dentro.
Avevo perso una parte fondamentale di me.
"Promettimi che sarai forte" mi aveva detto, ma io dopo che se n'era andata mi sentivo uno straccio.
Volevo rispettare la promessa che le avevo fatto, a tutti i costi, ma come facevo?
Non avevo mai trovato il modo di esserlo da solo.
Avevo iniziato a dimenticarmi come voler bene. Soprattutto voler bene a me stesso.
Avevo quindi cominciato a rifugiarmi in qualcosa piú grande di me: la cocaina.
E assieme alla cocaina le donne, una diversa ogni sera, che mi potesse distrarre per qualche ora. Credo di non ricordare il nome di nessuna di loro.
E con il passare del tempo continuavo a peggiorarmi, a farmi sempre piú male.
Sempre più coca e sempre più notti con donne di cui le facce il giorno dopo scomparivano dal mio cervello.
Quando avevo cominciato con Lydia mi ero sentito peggio del dopo aver preso un calcio nelle palle con un tacco a spillo, peggio di dover stare 24 ore senza cibo e acqua.
Era la sorella del mio migliore amico, colui che c'era sin dal primo anno di vita, eravamo fratelli anche se non di sangue.
Condividevamo tutto, inseparabili sin da bambini.
Sapere che ero stato con sua sorella mi ammazzava dentro, mi sentivo fortemente in colpa, arrabbiato con me stesso per non essermi fermato quando potevo.
Ma lei aveva quel qualcosa che la metteva un passo davanti a tutte.
La trattavo diversamente rispetto alle altre, era l'unica con cui ero stato piú di una volta, anzi, molte piú di una.
Avevamo iniziato durante l'estate ad un club del centro, e da quel momento avevamo appuntamento fisso, almeno una volta a settimana.
Speravamo sempre di non rispettarlo, di non ricadere nella tentazione ma era piú forte di noi.
D'altro canto sapevo che pure per lei era altrettanto difficile.
Lo faceva con me senza dirlo a nessuno. Ai suoi fratelli, le persone per lei fondamentali, alle sue migliori amiche, le Angels, con cui condivideva tutto.
E questo le spezzava il cuore, e lo spezzava pure a me quando la vedevo cosí, a dover scegliere, tra me, con cui aveva un rapporto indecifrabile e il resto. Ma l'attrazione fisica tra noi era troppa.
Eppure, non saremo finiti insieme. Non avevo nulla di stabile da offrirle Ne ero sicuro.
Appena la vidi entrare all'Oasis con le Angels vestita così per poco non mi venne un attacco cardiaco.
La corta gonna nera le fasciava a pennello quel culo perfetto che si ritrovava e il top rosso era perfettamante abbinato al colore che aveva steso sulle labbra.
Era bella da perderci la testa.
Quando me la trovai difronte i miei occhi si bloccarono sui di lei.
Non doveva essere qui, come non dovevo esserlo io, ma Lydia in mezzo a quello schifo non ci doveva stare, cosí come mia sorella e le altre ragazze.
Quando ci si piantarono davanti con aria da vincitrici, l'ultimo ad aver combattuto era Marcus, che non appena vide Cassie gli si inumidirono gli occhi.
Non l'aveva ancora superata, e forse non lo avrebbe fatto mai. Era innamorato perso, e sapere che lei lo pensava un traditore del cazzo lo mandava fuori di testa.
A farlo tornare alla realtá ci penso Axel.
-Cosa cazzo ci fate qui?- chiese quest'ultimo mentre squadrava mia sorella dalla testa ai piedi.
Liam tossicchiò guardandolo mentre Taylor gli rispose subito rimettendolo in riga -No, che cazzo ci fate voi qui-.
-Non ci vedi bambolina?- rispose lui sorridendole maliziosamente come un'idiota.
-Nelson sta al tuo posto- lo scherní io mettendomi in mezzo.
-Nono una domanda ce l'ho io- si intromise Carl -Come cazzo ci siete arrivate qui?- disse mentre si avvicinava a Lucy per poi lasciarle un bacio che fece scemare l'espressione arrabbiata che aveva lei.
-Ci siamo arrivate perchè tu sei un deficiente- rispose lei mettendo il suo braccio attorno alla vita del secondogenito White.
-Perchè che ho fatto?- domandó lui con un'espressione stranita che gli si dipinse nel volto.
-La posizione amore, la posizione- disse lei sventolando il telefono in aria.
-No Carl- iniziò Aaron che fino al quel momento era stato in silenzio ad ascoltare -Tu non puoi essere mio fratello- continuò trattenendo una risata.
-Tu non puoi essere cosí coglione fratè- si aggiunse mio fratello Liam dandogli un lieve colpo in testa.
-Bene risolto il mistero, ce ne andiamo ora?- si fece spazio Lydia che aveva il gomito appoggiato sulla spalla di Taylor e la sua solita Iqos fucsia tra le dita.
Prima che potessimo aprire bocca, una ragazza con lunghi capelli biondi, un body in pelle con la cerniera frontale totalmente sbottonata, e probabilmente della mia stessa età, fece il mio nome chiamandomi così sul ring.
-Arrivo- affermai tra le facce sconvolte delle ragazze e gli occhi da coglioni soddisfatti dei miei amici.
Diedi un ultimo sguardo verso Lydia e mi allontanai verso il campo.
Mi feci spazio tra la poca folla che mi divideva dall'arrivo e salii finalmente sull'arena dove davanti mi si pose il mio avversario.
Un ragazzo parecchio alto e piuttosto ben piazzato.
Appena lo guardai in viso mi resi conto che era Jackson Miller. Quel gran coglione di Jackson Miller.
Era stato dei Devils qualche tempo fa, ma poi ha fatto l'infame e l'avevamo mandato fuori a calci nel culo.
Dietro di lui attaccati ai cordoni bianchi, vedevo i miei amici e le Angels che nonostante le loro iniziali facce contrariate, stavano facendo il tifo per me.
Solo Lydia era strana.
Era sbiancata, pallida, e se ne stava appoggiata ad un pilastro senza dire mezza parola e senza rivolgersi a nessuno, anzi si mordicchiava l'unghia.
Lo faceva sempre quando era nervosa o quando stava pensando, ma non capivo, in questo caso, quale fosse delle due.
A frenarmi dalle mie idee fu la stessa ragazza di prima, che dopo averla osservata bene, mi fece un occhiolino e diede il via all'incontro.
LYDIA'S POV
Si stavano menando.
Da una parte il mio ex fidanzato, l'ultima persona che vorrei vedere durante le mie giornate, colui che mi ha lasciato piú traumi che bei ricordi e sempre colui che tutte le volte che lo incontro mi fa rabbrividire e tremare come una foglia che si stacca da un albero.
Dall'altra James, con cui non so in che rapporto io ci sia, ma comunque ci tenevo da matti e gli volevo bene.
E data la nostra attuale situazione, vederlo insieme a Jackson, che mi aveva tolto tutto, mi fece uno strano effetto. Mi fece paura, tanta paura.
JAMES'S POV
All'inizio dello scontro mi stava mettendo in seria difficoltà, dava pugni veloci e diretti.
Poi il suo fiatone cominciò a prendere il sopravvento, e lo tradì.
Ed è in quel momento che ebbi senza dubbio la meglio io.
Il coglione aveva sprecato tutte le sue energie all'inizio, senza calcolare che io non mi sarei lasciato buttare giù tanto presto. Da lui poi.
Aveva fatto il fighetto e ora era fottuto.
Gliele stavo dando di botto.
Muscoli perfetti, addominali scolpiti ma ai miei occhi cominciava ad avere una coordinazione che sembrava quella di un 12 enne alla prima lezione di karate. Pessima.
Sganciai un montante che gli arrivò dritto sullo stomaco facendolo quasi accasciare. Rispose con la stessa tecnica ma fu un tentativo piuttosto vano, che schivai con semplicità.
Uno scontro che stava divenendo di una noia mortale per quanto mi riguardava.
Lo stesi dopo poco tempo, a seguito di qualche gancio.
Avevo vinto uno scontro mediocre con la cosa che mi riusciva meglio: essere veloce, ma sopratutto giocare bene le mie carte quando chi ho davanti é in difficoltà.
La bionda entrò sculettando, il rumore dei suoi stivali dal tacco vertiginoso rieccheggiava in mezzo al rumore della sala, e si sistemò in mezzo all'arena.
Mi toccò lievemente il braccio prima di sollevarlo in aria e il mio nome cominciò come un boato a espandersi in tutto il capannone.
Mi diede il compenso promesso in caso di vincita facendomi un secondo occhiolino che questa volta ricambiai, ma non mi fece nessun effetto.
Io ero cosí, mi piaceva fare il cretino con le donne ma alla fine nessuna mi lasciava qualcosa.
Quando scesi ero sudato, con le nocche rosse e tra le mani stringevo una mazzetta che un operaio avrebbe guadagnato in quattro mesi di lavoro. Avevo fatto cinquemila solo dando due pugni.
E i soldi non mi servivano ad un cazzo.
Li potevo usare anche per pulirmi la macchina, ma combattere era un altro dei miei modi meschini e malsani per liberarmi dal dolore di essere stato incapace di fare qualcosa due anni prima.
I Devils erano al settimo cielo, mentre le ragazze per quanto non fossero contente della nostra presenza li, mi fecero sarcasticamente i complimenti per non essere morto.
Ci mancava solo che contro di me vincesse quel fallito di Miller. Mi sarei buttato piuttosto.
Lydia però continuava a non proferire parola, la sua carnagione olivastra era ancora spenta e se ne stava appoggiata ancora nello stesso punto, senza manco guardarsi avanti, senza manco guardare me.
Si osservava però le punte degli stivali esalando profondi respiri che riuscivo a percepire.
Non capivo il motivo di questo suo comportamento. Sapevo non le piacesse la violenza ma proprio non comprendevo perchè avesse cambiato atteggiamento solo nel momento in cui salii sul campo. Forse per Miller? Le aveva fatto qualcosa? E se si, cosa?.
Avevo troppe domande ma le risposte le sapeva solo lei.
Preferii non chiederle niente in mezzo agli altri. Sapevano tutti che fossimo amici ma non che ci legasse quel segreto, che custodivamo come una cassa piena d'oro, come un tesoro prezioso che nessun altro doveva sapere ci fosse.
E chiederle qualcosa in quel momento sarebbe stato un rivelare che in realtà ero concentrato su di lei.
-Avete finito ora? Possiamo andare?- Sollecitò Cassie.
-Si, hanno finito, andiamocene- le rispose prontamente Taylor senza aspettare una conferma da parte nostra mentre guardava nuovamente Axel.
Effettivamente avevamo davvero finito.
Gli unici ad avere un combattimento fissato per quella sera eravamo io, Marcus e Ax.
Nelson era stato il primo, e Hill a seguire.
I loro scontri erano stati piú sofferti dei miei, i loro avversari non li conoscevo ma erano ben allenati. Nonostante questo entrambi avevano comunque portato a casa un bel gruzzolo.
Il mio era l'unico a cui avevano assistito le ragazze oggi, ma anche il piú facile.
Ci fu qualche battibecco ancora, ma alla fine quelle stronzette ebbero la meglio.
Le accontentammo e uscimmo dal retro del locale per poi recarci verso la parte sinistra di quest'ultimo per riprendere i vestiti che avevamo buttato nello spogliatoio. Le ragazze ci aspettarono fuori mentre noi entrammo velocemente.
La stanza era piuttosto grande, strutturata come quella di un qualsiasi altro sport ma piú cupa.
Parenti grigie che facevano da cornice a degli armadietti in alluminio lucido e delle panche in legno che erano sicuramente state sostituite recentemente dato che l'ultima volta che ho messo piede qui dentro erano differenti.
-Carl, ti giuro che se la prossima volta non spegni quella posizione...- lo incalzò Hill mentre si tamponava la fronte con l'asciugamano.
-Marc, ragazzi, vi giuro che credevo di averlo fatto- si giustificò lui mentre era intento a rollarsi una canna.
-Ormai quel che è fatto è fatto, va bene cosí ma sei comunque un ritardato- affermò Aaron prendendolo ancora in giro.
-Tu piuttosto, cazzone- mi intromisi andando verso Axel per poi appoggiare una mano sulla sua spalla destra -Puoi smettere di palesare la tua voglia di sbattere mia sorella? Almeno davanti a noi- lo perculai.
-Io non voglio sb...- sostenne lui ma lo interrompemmo subito io e Liam con una risata e un "si, ma certo Ax".
Tra le varie battutine verso di lui, uscimmo dalla camera e tornammo verso le ragazze.
Quando le raggiunsimo e cominciammo ad andare verso le macchine mi girai verso Lydia. Volevo assolutamante riportarla io a casa. Volevo parlarle, sapere come mai avesse reagito cosí.
-Dove andiamo ora?- chiese Rachel.
-Torniamo da voi. Questa volta sul serio- Comunicò Aaron mentre si appoggiò alla sua macchina accendendosi una sigaretta da cui fece un lungo tiro.
-D'accordo- acconsentí Lydia, che risentii parlare per la prima volta -Ma prima devo andare a casa di Tay, ho dimenticato il telefono-
Sembrava fatto apposta per me.
Servita su un fottuto vassoio d'argento.
Mi proposi di accompagnarla con la scusa di lasciare il borsone. Piuttosto debole ma non mi veniva in mente un cazzo e quella fu l'unica cosa che era plausibile.
-Va bene, ci vediamo dai Nelson allora- rimarcó Lydia entrando nella mia macchina.
Finalmente potevo chiederle tutto quello che volevo.
Misi in moto e dopo un silenzio iniziale mi rivolsi subito a lei cominciando a guidare tra le strade della città, a quest'ora poco trafficate.
-Cos'hai?- le chiesi repentino.
-Niente- rispose fredda lei mentre guardava dal finestrino.
-Capisco quando menti, a me puoi dire tutto piccola Collins, e lo sai- le confessai con un tono dolce che quasi non mi apparteneva.
Non so perché lo facevo ma in un certo senso sapere cosa avesse mi importava.
In quel momento si girò verso di me osservandomi per qualche secondo per poi ritornare alla posizione di partenza.
-Non lo so J- riprese.
-Cosa vuol dire non lo sai?- rimarcai -Quando sono salito sul ring hai cambiato atteggiamento, sei impallidita e quando sono tornato non hai proferito parola-.
Lei mi guardò come se non pensasse che io in quel momento avrei potuto notare cosí tante cose di lei. Ma io notavo tutto di lei. Avevo imparato a guardare quando serviva.
Lydia continuava a non rispondere percui andai sull'attacco.
-Cosa ti ha fatto Miller piccola Collins?-
Lei cominciò a guardare avanti prendendo un grosso respiro.
-C-come?- rispose con la voce leggermente tremante per poi finalmente rivolgermi uno sguardo.
Io spostai la mano sulla sua coscia accarezzandola piano.
-Cosa ti ha fatto?- richiesi, davvero preoccupato per lei.
Lydia mise la sua mano sopra la mia e me la strinse leggermente.
-Non penso si volerne ancora parlare James, non penso di essere pronta- mi confessó.
Nel suo tono percepivo tutta la paura, il dolore che si portava dentro da chissà quanto. Stava giocherellando con le mie dita ma gli occhi le si erano fatti lucidi. Deve averle fatto molto male quel coglione. E non mi sarei fermato fin quando non avessi scoperto cosa. Se avesse voluto parlarmene lei meglio, ma se non fosse riuscita a farlo lo avrei capito da solo.
-Sei sicura?- ridomandai.
-Si J, sicura- affermò.
Io annuí parcheggiando la macchina nel parcheggio di casa mia.
Lei a questo punto fece per uscire ma la bloccai dal polso.
-Promettimi che me lo dirai- le dissi.
Lei tentennò ma poi avvicinandosi un pò troppo al mio viso mi rispose -te lo prometto, ma...perchè vuoi saperlo?-.
Bella domanda piccola Collins, bella domanda.
Non sapevo perchè volevo saperlo. Eravamo amici, vero, ma non cosí tanto da farmi raccontare una cosa cosí grossa.
Forse volevo capire i motivi del suo comportamento, o forse ero solo preoccupato per lei. Per davvero.
Risposi divagando.
-Curiosità, te l'ho detto sei impallidita e mi piacerebbe sapere perchè- mentii.
-Ah sei solo curioso quindi?- disse lei avvicinandosi ancora di piú spostando la mano sotto la mia maglia tracciando le linee dei miei addominali.
-Stronzetta- pronunciai mentre abbassai il sedile perchè già sapevo dove stava andando a parare, infatti lei si alzò e delicatamente si sedette sulle gambe, stringendo le sue attorno alla mia vita.
Non riuscivamo a tenere un discorso serio per piú di 15 massimo 20 minuti. Non riuscivamo perché uno dei due iniziava a fare qualcosa, anche la piú piccola che faceva eccitare l'altro. E così aveva fatto lei. E oggi, sicuramente lei aveva bisogno di distrarsi.
Le mie labbra si schiantarono desiderose sulle sue. Erano morbide come sempre e lei continuava a baciarmi ma piú lentamente.
Le piaceva farmi attendere, aumentare la tensione ma io non avevo mai amato aspettare.
Le strinsi i fianchi portandola ancora piú verso me, in modo che sentisse perfettamente cosa mi stava facendo.
Lei sorrise, soddisfatta sulle mie labbra.
-Sei sempre cosí impaziente J- sussurrò piano.
-E tu ami sempre di piú farmi aspettare, stronzetta- ribattei per poi abbassare la testa e catturarle il collo con i denti e mordicchiarlo piano.
Lydia inclinò la testa all'indietro lasciandomi piú spazio mentre le sue mani si intrecciavano tra i miei capelli tirandoli appena.
Sapeva esattamente come mandarmi fuori.
Scrivolai lungo tutta la sua schiena, seguendo le sue curve, sentendo ogni parte della sua pelle sotto le mie dita.
Lei in risposta si muoveva su di me, lenta, facendo aumentare ancora di piú l'attesa, che mi stava esasperando.
-Ti giuro che se continui a torturarmi cosí non risponderò delle mie prossime azioni- dissi stringendola.
-Allora non farlo J- rispose, facendomi disconnettere del tutto.
Le alzai la gonna mentre le succhiavo il collo e lei si preoccupava di liberarmi dai jeans.
Le spostai il tessuto delle mutandine e finalmente potei unire i nostri corpi in uno solo.
I nostri respiri si fecero sempre più spazio nell'abitacolo della mia auto che ora profumava di noi due, fusi insieme per l'ennesima e sbagliata volta.
L'attrazione fisica tra di noi era troppa e reciproca che non era possibile riuscire a resistere.
Le mie spinte si fecero sempre più insistenti e i suoi movimenti sempre piú coordinati a me. Lydia si stava torturando il labbro inferiore e lo mollava solo quando non riusciva a trattenere quei suoi gemiti che mi facevano impazzire.
La ribaciai nuovamente quando capii che stavamo per raggiungere l'apice del piacere che ci stavamo regalando.
La piccola Collins ricambiò con la foga di chi sapeva che si stava per abbandonare completamente.
Venimmo praticamente nello stesso momento e lei gemette un'ultima volta sulle mie labbra, con cui le rubai l'ultimo bacio prima che i sensi di colpa ci reinvadessero nuovamente fino a farci sentire piú sbagliati che mai.
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𝓢PAZIO 𝓐UTRICE🫶🏻
Ciao vite🫶🏻. Ecco a voi il sesto capitolo.
Lasciate una stellina⭐️ se vi é piaciuto. Ve ne sarei grata.
Vi ricordo che se avete qualche consiglio è sempre ben accetto.
Questo é il primo capitolo narrato praticamente nella sua totalità da James. Lo state finalmente cominciando a conoscere, e sono troppo contenta perché amo il suo personaggio e so che lo amate anche voi :)
Vostra,
Riri⭐️
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