19~ Guilt
Ringraziate Kika_diAngelo...
Jason rimase paralizzato.
Newt.
Quel Newt.
«Tu... Cioè tu... Quello?»
«Già... Io, Minho e Alby abbiamo creato una tradizione: incidere il proprio nome sul Muro»
«L'abbiamo fatto anche noi. Ma... Perché me l'hai detto? Ora rischi di essere catturato anche tu»
Scrollò le spalle «Non lo so. Forse perché tu sei me tecnicamente... Non lo so. Magari per impedirti di dire al tuo migliore amico di ammazzarti per poi scappare poco prima dello sparo e farlo vivere col senso di colpa per tutta la vita»
«Io dico per il primo motivo» optò Jason e Newt annuí. «Probabile».
«E perché proprio Cinque?»
«Gruppo A soggetto A5, il Collante» disse Cinque «É il mio marchio. Lei invece é Gruppo A soggetto A1, la traditrice. Se vuole, domani ti dirà il suo nome»
Il figlio di Giove annuí, felice. «Agli altri vuoi dirlo, o sarà il nostro segreto? Ti prego diglielo. Io non ce la faccio a reggere questo peso»
«Ti stai arrendendo?»
«Non lo so Newt... So solo che non riesco a reggere tutto questo. Non mi dispiacerebbe mollare, ma non posso ritirarmi e lasciarli soli»
«Jason, non puoi arrenderti. Non te lo permetterò. I tuoi amici hanno bisogno di te, non di me o di Uno. Jason, noi vi stiamo aiutando perché ricordiamo bene quando siamo usciti dal Labirinto, ricordiamo bene gli orrori che abbiamo visto. Che avete visto. E poi non sei solo. Annabeth e Percy fanno di tutto per aiutarti. Reyna e Hazel fanno quello che possono per non far pesare tutto sulle tue spalle. Leo e Will si occupano di consolare i ragazzi quando hanno un travolgimento emotivo. Capisco che essere il figlio del dio leader faccia pensare agli altri che tu debba essere un leader nato, ma tu devi capire che non devi portare questo peso da solo. Gli altri fanno di tutto per aiutarti»
«Si ma non voglio che pesi sulle loro spalle»
«Loro invece vogliono. Il mondo é più leggero se portato in tanti». Jason incrociò gli occhi azzurri con quelli castani di Newt e vide una quantità di dolore terribile, tanto che distolse lo sguardo. «C'è una cosa che non ti ho detto. Quando avevamo paura o non sapevamo che fare, andavamo al muro e guardavamo i vecchi nomi. Ma non tutti, solo alcuni. Minho, Thomas e Newt. Ci davano fiducia, speranza... Se in questo momento fossimo nel Labirinto, andrei subito al Muro»
«Perché noi tre siamo quelli che sono scappati, quelli che hanno guidato il gruppo. Thomas era il capo, certo, ma ha condiviso il peso con noi e ha fatto bene. Non c'è bisogno di andare a vedere delle incisioni, ora hai uno dei tre in carne e ossa»
«Perché non sei con loro?»
Newt abbassò lo sguardo «Io non sono Immune al virus, o almeno non lo ero. Mi sono ammalato, due anni fa, e ho detto a Thomas di uccidermi. Ma mi sono alzato tre secondi prima dello sparo e lui mi ha colpito al braccio senza rendersene conto» si abbassò il colletto e mostrò una cicatrice sulla parte più alta del braccio. «Per loro sono morto e... Vorrei che rimanesse così»
«Perché?»
«Perché? Perché sono morto per due anni, Jason! Mi odierebbero! Per farmi stare con loro hanno fatto di tutto, per poco non li ho uccisi... Sapere che hanno sofferto, anche solo un po', per due anni mi odierebbero»
Sembrava così triste mentre fissava il fuoco davanti a lui, le pensava seriamente quelle cose.
Jason gli mise una mano sulla spalla fingendo di non vedere la lacrima che gli solcava la guancia. «Newt a me farebbe malissimo perderti un questo momento» gli disse «Figurati ai tuoi amici, quelli che hanno passato di tutto con te, che ti conoscono da quanto? Cinque anni? Veramente credi che ti odierebbero? Ti salterebbero addosso, ti abbraccerebbero con tutte le loro forze e... Ne sarebbero solo felici»
Newt lo guardò «Se lo dici tu...» sospirò. «Quindi... Gli altri?»
«Jas se non ti dispiace preferirei che rimanessimo così. Tu lo sai e a me sta bene, é una liberazione dire il mio nome. Se Uno vorrà dirti il suo, okay, ma non la forzare. Ma dirlo a tutti... Non so se é il caso». Jason annuí comprensivo.
«Dove andiamo?» chiese il Semidio e Newt ci pensò. «Credo che dovremmo tornare sui nostri passi, con Berta»
«Chi é Berta?» Newt sorrise e andò a svegliare Uno.
«Ehi» la scosse un po' e lei li mise a fuoco solo dopo qualche secondo. «Dobbiamo decidere una tappa» le sussurrò il biondo. «Berta» mugugnò lei
«Sicura?»
«Si... Dobbiamo trovare il Braccio Destro. Di nuovo»
«Secondo te li troveremo lì?»
«Ma che caspio ne so io?» borbottò girandosi per dargli le spalle.
«Berta l'abbiamo abbandonata a Denver, ricordi?»
«Si si, ma ho visto dalle telecamere di Wicked che la riportavano al locale»
«Quindi dobbiamo tornare da quell'idiota...»
«... e tenerci stretti i ragazzi, esatto»
Newt sospirò «Ho detto a Jason il mio nome»
«Sei un'idiota»
«Non lo dirò a nessuno» promise il ragazzo in questione
«Oke» fece spuntare la sua mano sopra il braccio e salutò «Io sono Teresa, ora andatevene. Ah Newtie, un'ultima cosa» Newt si accostò di più a lei
«Mai svegliarmi se non ci stanno sparando» lo avvertì
Il giorno dopo i due veterani dei veterani avevano uno sguardo scocciato. Camminavano senza parlare, ne con gli altri ne tra di loro.
«Per qualunque cosa, lascia me e occupati di loro»
«Perché dovrei abbandonarti?»
«Li conosci ormai, quei tizi: se ti dovessero catturare finiresti a fare delle schifezze»
«E tu, invece? Ti ammazzeranno!»
«Sempre meglio del dover soddisfare dei porci» si arrabbiò solo al pensiero che la sua salvatrice facesse... Quelle cose. Lei gli sorrise.
Passarono due ore a camminare, i Radurai parlavano tra di loro di quello che li aspettava.
E le tre figlie di Afrodite... Be' parlavano di cose di Afrodite. «É palese che lei provi qualcosa!» esclamò Drew. Era completamente cambiata da prima di quei Labirinti, era il capitano delle Medicali.
«Siii!» esclamò Silena e Piper saltellò. Non erano lo stereotipo delle figlie di Afrodite, ma rimanevano figlie della dea dell'amore. «Però in lui c'è qualcosa che non va» fece notare Drew e le sorelle annuirono, sconsolate.
«Ha lo stesso luccichio di Leo, negli occhi» pensò Piper ad alta voce, poi si spiegò «Come se il suo unico amore fosse troppo lontano, irraggiungibile».
Li guardarono. Uno guardava le gambe di Cinque con preoccupazione, poi lo guardava in viso e lui le sorrideva leggermente per tranquillizzarla di qualcosa e così per più volte. Ad un certo punto lui alzò gli occhi al cielo e se la mise sottobraccio, impedendole di guardare come zoppicava.
«Perché zoppica?» si chiese Silena ma le altre alzarono le spalle.
I due si separarono e lei si girò «Forza ragazzi, ci siamo quasi!». Anche lui si girò facendo roteare la sua giacca legata alla vita. Assottigliò gli occhi e allargò le mani mentre continuavano a camminare al contrario. «Restate vicini» disse con voce profonda beccandosi una sberla sulla nuca da Uno.
Entrarono in una specie di villaggio e i due si girarono di nuovo «Sul serio ragazzi, restate vicini a me e a Uno. Stiamo per entrare in una festa perenne e il proprietario... É un vecchio amico»
«Che amicone» borbottò Uno «Ricordate: non bevete niente. Forza, andiamo da Marcus, non ho mai avuto l'occasione di dargli un pugno anch'io»
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