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08~ Second Grenie

Jason si alzò di scatto, Annabeth abbandonò il mattone che teneva in mano rischiando di rompere il piede a Leo, Nico e gli altri Velocisti ripresero la via del ritorno. «Jassy che succede?» chiese Percy. Il biondo lo guardò strano per il nomignolo «La scatola sta salendo e non é normale»

Quando anche i Velocisti arrivarono, sfiniti per la corsa assurda, la Scatola si aprí. Jason e Nico saltarono dentro e si guardarono. «Jassy... É lei» disse Nico.

Era una ragazza dai capelli ricci e rossi, i pantaloni tutti colorati, in mano teneva un biglietto, e sembrava morta.

«É una ragazza!» annunciò Jason e quasi gli venne un infarto quando all'improvviso prese conoscenza. «Jason... Nico... Percy...» e svenne di nuovo.

I tre ragazzi in questione si guardarono. Nico sfilò il biglietto dalle sue mani e lo lesse in mente. «Jason é Isaac» disse ad alta voce, guardando il biondo confuso.

La tirarono fuori e la affidarono ai Medicali.
«Che significa?» chiese Annabeth guardando l'amico e il biglietto, ma Jason alzò le spalle. Erano nella stanza del Labirinto solo lei, Jason e Nico. Avevano preferito trattare Percy come ogni altro Raduraio. "Stavolta non sarai il protagonista" aveva detto Nico.

«Qualunque cosa significhi, non sembra niente di buono» disse Nico guardando il biglietto dalla spalla di Annabeth «É come se stesse per scrivere qualcos'altro, ma qualcuno l'avesse fermata»
«Per il momento abbiamo altre cose a cui pensare» disse Jason
«Jas questo biglietto...» cercò di dire Annabeth ma lui la interruppe
«Parla di me. Ma per il momento abbiamo un ragazzo che é stato punto in pieno giorno, dobbiamo concentrarci su quello! Se non ci fosse stata Rachel, quanti altri Velocisti sarebbero stati punti oggi? Qualcuno deve controllare. Annabeth, Nico, posso farcela. Ho corso nel Labirinto l'altra notte e ce l'ho fatta»

«Aspetta...» Nico socchiuse gli occhi come per valutare un'idea «Tu sei figlio di Giove, re degli dei, ed eri a capo di una Legione»
«Ma certo!» S'intromise Annabeth «Dovresti riuscire a gestire la Radura fino a sera, finché io e Nico non torniamo»

«Tu non sei neanche mai stato nel Labirinto, o almeno che io sappia, ma Annabeth si! Potrebbe innescare qualche ricordo!» disse Nico.

Jason li guardò male. Odiava non avete niente da fare, fare niente di utile. «Va bene... Okay, va bene. Andate. Ci penso io»

E uscí dalla capanna. Annabeth sospirò. «É solo stressato» le disse Nico «É andato nel labirinto di notte, é arrivata Rachel il giorno dopo di Percy, lei é una ragazza e ora c'è un biglietto che parla di lui e nessuno sa che significa. E soprattutto dal nulla é comparso il fidanzato della sua ragazza, quello con cui lei ha passato l'infanzia e ha attraversato di tutto, quello che lei ama come nessuno»

«Si sente minacciato?» chiese stupita e Nico annuí «Senti non parliamone più, andiamo»

«Jas hai scop...»
«No non so niente» rispose brusco il ragazzo al figlio di Poseidone. «Ma che ti ho fatto?» gli chiese di colpo Percy «É da stamattina che mi tratti così»

Erano soli, nel bosco, con la luce del sole che filtrava tra gli alberi.

«Percy non é colpa tua. Non sei tu. Sono nervoso, stressato. Okay? É arrivata all'improvviso una ragazza, dopo due anni, ed é arrivata il giorno dopo di te. Tutto quello su cui mi sono basato per uscire da qui, é crollato! Percy io... Sono esausto. Sono esausto, sono stanco. Sono stanco di stare qui, dopo due anni e non aver fatto niente. Di non poter fare più niente. Percy, non sei tu okay? E scusami se ti tratto così è solo che... E solo che...»

Aveva ormai le lacrime agli occhi e la voce rotta. Percy fece l'ultima cosa che Jason si sarebbe aspettato. Lo abbracciò. Jason scoppiò a piangere sulla sua spalla e Percy gli accarezzò la schiena. «É tutto okay Jas... É tutto okay»

Quando si fu sfogato Jason si allontanò asciugandosi il volto. Non era da lui mostrarsi così fragile, far cadere la sua maschera e mostrare la realtà. No. Non era affatto da lui.

«Grazie Perce... Ora... Ora devo andare» disse e si allontanò.

Percy vide Annabeth e Nico passargli accanto e il suo sguardo si incrociò con quello della ragazza, che si girò anche a guardarlo negli occhi.

«Dopo vieni in infermeria» disse Will a Leo e se ne andò, non prima che egli avesse annuito.
Quando Jason andò a cercare di scorgere i suoi migliori amici dalle mura, tutta la Radura si riuní in infermeria.

Luke prese la parola «Avete visto tutti in che situazione siamo. Ma vi voglio far notare una cosa» parlava a voce un po' bassa, ma si sentiva bene anche in fondo «Jason, Nico e Annabeth si stanno facendo a pezzi per aiutarci. E non mi sembra giusto»

Will s'intromise, mentre Jason iniziava a chiamarli con la voce pieni di preoccupazione «Quello che abbiamo pensato io e Luke, é di aiutarli. Portano sulle spalle il peso della Radura da due anni, noi proponiamo di alleggerirlo. Cerchiamo di non raccontargli tutti i problemi, cerchiamo di andargli incontro. Ma allo stesso tempo, non dobbiamo farci scoprire. Se lo sapessero, darebbero di matto»

«Odiano quando cerchiamo di aiutarli ad aiutarci, per loro siamo come dei fratellini più piccoli e si sentono responsabili per noi. I Velocisti capiranno, perché anche loro vedono con quanta preoccupazione, Nico ci lascia separare. Qualche volta ce l'ha pure proibito perché troppo pericoloso» concluse Luke. Ci furono vari mormorii di assenso.

Jason stava impazzendo. Girarsi e non trovare nessuno non era nei programmi. «RAGAZZI! USCITE FORZA! RAGAZZI!» girò per tutta la Radura zoppicando velocemente.

Li cercò nel Casolare: tutto completamente buio.
Nell'infermeria: tutto buio.
Nel macello: tutto buio.

Era pomeriggio, c'era ancora il sole (che stava calando, ma dettagli) non poteva essere tutto buio.

Urlò vari nomi, zoppicò sempre più velocemente. Arrivò addirittura a correre per tutta la Radura, il bosco, le facce morte.
Gemette sempre più forte per il dolore alla caviglia, ma non smise di correre per tutti gli edifici.

Dopo che fu uscito dall'ennesimo giro del bosco, inchiodó di colpo cadendo a causa del dolore. Si mise col ginocchio destro a terra e si mantenne la caviglia sinistra ansimando.

Tutti erano esattamente dove li aveva lasciati prima di andare alle mura. «Ma che cosa...» sussurrò stremato.

Andò dritto in infermeria e si buttò sul primo letto disponibile. «Jason!» Will corse subito da lui «Ma cos'hai?»
«Ho bisogno di uno psicologo, ecco cos'ho» gli rispose recuperando il fiato «Siete scomparsi tutti, ho girato per tutta la Radura e il bosco, e non vi trovavo. E poi BUM! Siete comparsi!»

Will lo guardò in modo strano, poi prese con calma la caviglia del figlio di Giove. «Mmmmh...» gemette il ragazzo mentre Will faceva una piccola manovra per far diminuire il dolore. «Jas senti...» iniziò il Medicale «Forse e dico forse, potrei fare in modo che si sistemi un po'»

Jason strabuzzò gli occhi «Cosa?!» chiese incredulo. «L'anno scorso ti ho detto di non poterlo fare perché avrei potuto peggiorare la situazione. Ora che ho imparato qualcosa in più, forse potrei fare qualcosa ma non posso completamente aggiustarla. E potrei lo stesso peggiorare la situazione» lo avvisò.

Jason ci pensò giusto due secondi, sapendo bene qual era la scelta giusta.

«Grazie Will, ma no grazie»
«Perché non vuoi neanche provare?» chiese curioso il figlio di Apollo

«Se dovesse peggiorare, diventerei completamente inutile. Potrei a malapena camminare, figuriamoci correre se vi serve una mano»

A interromperli fu un rumore.

Il rumore di qualcosa di metalli che striscia sul terreno.

Ignorando la caviglia, Jason corse davanti alle porte.

L'ultima cosa che vide, fu Annabeth che trascinava il corpo inerme di Nico.

Poi le porte si chiusero con un tonfo

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