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03~ A Night In The Maze

Non solo era appena entrato nel Labirinto.

Non solo Percy era lì dentro da già un paio di minuti, giusto il tempo di farsi Pungere.

Ma era anche atterrato sulla gamba sinistra!

Trattenne un urlo e si alzò. Il dolore era atroce così si poggiò a uno dei muri e sollevò un po' la caviglia.

Quando divenne sordo e sopportabile, la ri-poggiò a terra facendo attenzione a non metterci il peso sopra.

Ci fu un grido. Un grido animale. Ma non quello dei Dolenti. «Se non ti uccide la Mutazione» borbottò Jason a denti stretti zoppicando verso il suono «Ti uccido io».

Svoltò prima a destra, poi a sinistra, sorpassò un incrocio e mentre si avvicinava al muro per riposare la gamba, fu sbattuto violentemente contro quest'ultimo.

«Figlio di Giove» borbottò Percy. Aveva tutte le vene nere e ben visibili, gli occhi rossi, il mare in tempesta e sputacchiava una roba disgustosa e nera. «Cosa?».
«Figlio di Giove!» ripeté il malato «Ex-pretore della Dodicesima Legione Fulminata. Distruttore del titano Crio. Pontifex Maximus. FIGLIO DI ROMA!»
Gli sbatté la testa contro il muro facendolo gemere.

«Grace. Jason Grace» Aggiunse Percy. «Percy» Jason provò una cosa folle «chi sei?».
«Perseus» ringhiò il moro «Perseus Jackson! Figlio di Poseidone! FIGLIO DEL DIO DEL MARE! Ho distrutto Atlante. Ho salvato due volte il mondo. HO UNA SORELLA E NON SONO A CASA CON LEI!»

L'ultima frase la singhiozzò. Lasciò Jason e si accucciò vicino al muro. «Semidei. Vortice. Di Angelo. Solace. Chase. Jackson. Zhang. Levesque. McLean. Valdez».

Aggredí il Capo-Radura saltandogli addosso e facendolo cadere a terra. «PERCY!».
«GRACE! Chase, Jackson, Zhang, Levesque, McLean, Valdez e GRACE. Sette mezzosangue alla chiamata risponderanno».

Jason lo lanciò via con uno slancio delle gambe. Percy si alzò ed estrasse una penna dalla sua tasca. «E quella da dove diavolo spunta?!» chiese guardando il Fagio esasperato. Percy tolse il cappuccio e quella divenne una spada.

Jason si tastó le tasche: se Percy poteva farlo, poteva farlo anche lui.

Sinceramente non si aspettava di trovare veramente una moneta nella tasca destra...

Però contro una spada una moneta é leggermente inutile...

Imprecò e la lanciò dietro di sé, ma non sentí un tintinnio. Sentí il tonfo di un metallo che cadeva.

Percy si decise a lanciarsi contro di lui e Jason si tuffò a destra, rotolando e prendendo la spada d'oro. Non era né leggera né pesante, sembrava fatta apposta per lui. «Oro Imperiale» ruggí Percy. Menò un fendente ma Jason lo parò senza avere idea di cosa stesse facendo.

Sembrava un riflesso. Una cosa impressa nella sua memoria muscolare. Menò un fendente dopo l'altro e, dopo averlo messo con le spalle al muro, si allontanò di quattro o cinque metri.

Il malato fece una corsa che lo colse di sorpresa.

Alcune versioni della storia dicono che Jason fece urletti poco virili.

Ma nessuno sa la verità.

«PERCY!» urlò Jason cercando di fermarlo sapendo che non serviva a niente. Fin troppi ragazzi, suoi compagni, suoi amici, erano morti a causa della Puntura.

Una lama nera si scontrò con quella bianca di Percy prima che quest'ultimo facesse a fette Jason.

«Nessuno tocca mio fratello. Neanche il figlio di Poseidone».
«Di Angelo» un sorriso da pazzo comparve sul viso di Percy.
«Jackson» sbuffò Nico.
«Jason!» s'intromise il biondo «Come sei arrivato qui? Perché tu hai una spada? E perché ti ricordi il cognome di Percy?».

Percy menò un fendente e Nico lo parò spingendo Jason via. «Ti ricordi quando venni Punto?».

«Su tantissimi sei l'unico che é riuscito a sopravvivere al siero, ovvio che me lo ricordo!».

«Be' ho recuperato la maggior parte dei ricordi. Quelli brutti, ovviamente» spiegò facendo una giravolta per parare tre colpi di Percy. «Sono un figlio di Ade, il dio dei morti, e so fare una specie di teletrasporto con le ombre».

«Annabeth non se n'è accorta?».
Le due lame si scontrarono e rimasero ferme «Jason sono le due! Il tempo scorre in modo diverso qui. Un minuto può essere un'ora. Questo posto non é normale. Ricordi il mito del minotauro?».

«É stato bloccato nel labirinto di Dedalo. Stai dicendo che...».
«Percy distrusse il labirinto quattro anni fa, ma questa parte si é salvata. Tutti nella Radura sono semidei!».
Parò un paio di fendenti, rispondendo.

«Will Solace, é figlio di Apollo così come Austin, Lee e Michael. Sherman é figlio di Ares» disse combattendo «Luke, Travis, Connor e Chris sono figli di Ermes, Charles, Jake, Harley e Leo sono figli di Efesto, Annabeth é figlia di Atena, Castore e Polluce di Dioniso, Clovis di Hipnos, Dakota di Bacco ed Ethan di Nemesi».

Percy gli puntò la spada a cinque centimetri di distanza dal suo pomo d'Adamo, ma Nico non si scoraggiò e la tirò via. «I Sette sono Hazel Levesque, mia sorella, figlia di Plutone; Frank Zhang figlio di Marte; Percy Jackson figlio di Poseidone; Annabeth Chase figlia di Atena, Leo Valdez figlio di Efesto; Jason Grace, tu, figlio di Giove e Piper McLean figlia di Afrodite. La tua ragazza!».

Percy finí al muro ringhiando, con le vene sempre più sporgenti, mentre Nico gli teneva la spada proprio sotto il mento. «Una pietra» disse il figlio di Ade
«eh?» fu la geniale risposta di Jason
«Dobbiamo stordirlo: colpiscilo con una pietra! Anche con l'elsa della spada se vuoi, basta che sviene».

Jason prese con mani tremanti un piccolo masso lì vicino e lo sbatté con poca forza sulla tempia di Percy. Quella forza bastò per farlo addormentare e crollare a terra.

Nico e Jason lo imitarono e il più piccolo sbuffò. «Perché non ce l'hai mai detto?».
«Perché vi avrei dato una speranza per poi distruggerla. Ricordo che c'è solo una persona che può farci uscire e probabilmente non verrà mai. E se vi avessi raccontato i miei ricordi mi sareste stati appiccicati e avreste avuto pietà. E io non voglio la pietà...».

Jason si chiese cosa avesse passato il suo migliore amico. Avrebbe voluto ricordarlo. «Cosa vorresti?» chiese il biondo.
Nico non ragionò e rispose di getto «Una famiglia».

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