02~ The Greni- The Idiot
Solo una parola nella testa del ragazzo: Percy.
Molto strano come nome.
Si. Era sicuramente il suo nome.
Solo gli dei sanno cosa vomitò prima di accasciarsi contro le pareti di quel montacarichi pieno di capre che strillavano terrorizzate.
«Oh andiamo!» sbottò «Avete rotto! Stiamo salendo da secondi, se non minuti o addirittura ore, ma ci fosse stato un solo secondo in cui avete chiuso il becco! Anch'io ho paura! Non ricordo niente! Tacete, Porco Crono!»
"Porco Crono?" pensò "Da dove ti esce?". All'improvviso tutto si bloccò e le capre cominciarono a fare versi ancora più terrorizzati. «Odio le capre» borbottò Percy, ma qualcosa dentro di lui gli impediva di odiarle seriamente.
La luce del sole inondò l'ascensore. "Vacci piano, cugino. Aspetta cosa?" Si chiese mentre cercava di guardare sopra di sé.
C'era un ragazzo biondo, occhi azzurri, una cicatrice sul labbro e 19 anni che gli tendeva la mano. Poi sopra il montacarichi c'era una ragazza dai lunghi capelli biondi e ricci, gli occhi grigi e anche lei diciannove anni. Infine c'era un ragazzo vestito completamente di nero, capelli e occhi neri e un anello che spiccava sulla pelle pallida. Lui era sui diciassette anni.
C'era sicuramente altra gente attorno alla gabbia dove si trovava, ma erano troppi per poterli descrivere tutti.
La ragazza saltò giù «Hai intenzione di rimanere lì tutto il giorno?» gli chiese incrociando le braccia mentre il biondo ritraeva la mano. «Se esci, ti diamo una spiegazione» gli disse lui «Forza non c'è niente da vedere. Al lavoro!»
Di tutti quelli che c'erano, ne rimasero solo tre: i due nella scatola e il tizio vestito di nero.
«Senti pivello non abbiamo tutta la vita!» sbuffò il tipo nero. Si decise ad alzarsi e riuscirono a uscire dal montacarichi. La ragazza aprí le gabbie e fece andare le capre e un paio di maiali nella fattoria «Io sono Annabeth»
«Jason»
«Nico»
«Cosa di faccio qui? Perché non ricordo niente? Voi chi siete? Uccidete quelle capre!» disse
«Ehi calmo! Allora...» cercò di dire Annabeth ma un rumore la interruppe. I maiali avevano sfondato il recinto e stavano correndo per tutta la Radura insieme ai nuovi compagni. «Oddei» Jason si preparò a correre, ma Annabeth e Nico lo fermarono.
«Anche se tu ci riuscissi, ti faresti fin troppo male e dovresti passare due giorni in infermeria» spiegò la bionda
«Jassy ci pensiamo noi. Occupati del pivello» disse Nico mentre iniziava a correre verso una capra. «NON CHIAMARMI JASSY!» urlò il biondo quando anche Annabeth se ne fu andata a caccia di animali.
«Sono due anni che te lo ripeto!» borbottò Jason «Io sono solo Jason! Tu ricordi il tuo nome?»
«Percy. Credo...»
«Be' Percy... Benvenuto nella Radura»
Camminarono per un po' ridendo dei ragazzi che rincorrevano i maiali. «Luke!» Jason fermò un ragazzo che stava per buttarsi nella corsa «Occupati del pivello, ai maiali e alla capre ci penso io»
L'ex-Velocista sperava seriamente che l'altro biondo accettasse.
Peccato che quello sorrise e gli mise una mano sulla spalla. «Non voglio essere ucciso da Annabeth solo perché ti ho lasciato correre» Jason sbuffò e lasciò andare il Velocista ancora in carica.
«Hai intenzione di tirarmi un pugno in faccia?» chiese all'improvviso il biondo al moro. Percy stava ancora cercando di capire perché Annabeth avrebbe dovuto uccidere Luke se avesse fatto correre Jason. «Ehm... No» Percy era nuovamente confuso.
Jason invece ricordava perfettamente quando Sherman, uno squartatore, era arrivato nella scatola.
Aveva dovuto aspettare un mese per riuscire a vedere di nuovo qualcosa mentre l'altro si scusava.
«Perfetto» e prese degli occhiali neri dalla tasca destra per indossarli. Strabuzzò gli occhi e guardò Percy «Hai sempre avuto gli occhi verde-mare?»
«Non so neanche che colore sono i miei capelli...»
Jason annuì «Vieni» e lo portò sulla casa sull'albero che aveva trovato Annabeth il primo giorno. Così avevano una visuale su tutta la Radura.
La caviglia dava molto fastidio, faceva male, come se stesse correndo per acchiappare una delle capre che Percy odiava tanto.
Chissà perché poi...
«Bello quassù» commentò Percy sedendosi con le gambe a penzoloni, imitando il ragazzo accanto a sé che annuì. «Vado al punto: abbiamo tre regole: fa la tua parte, non ferire nessuno e...»
«Cosa c'è oltre le mura?» lo interruppe Percy. Jason sospirò guardando la porta davanti a loro. «Facciamo che te lo dico tra qualche giorno»
«Cosa ci fate qui? Uscite!» rispose il moro come se fosse ovvio. «Da quando sono qui nessuno ha mai detto una cosa del genere» ridacchiò il biondo, poi però abbassò lo sguardo.
«Da quanto tempo sei qui?» chiese l'altro dopo un po'
Il capo aspettò per rispondere, poi disse «Due anni. Non si può uscire»
Percy sgranò gli occhi e saltò in piedi. Gli stava venendo un attacco claustrofobico. «COSA?! SIAMO BLOCCATI QUI?»
«Fagio siediti» rispose tranquillo il coetaneo. Quella era la solita reazione dei Fagiolini.
«No! Non puoi stare seduto qui a fare niente! Dobbiamo uscire! Io non ce la faccio a stare bloccato! odio essere bloccato! ODIO ESSERE LIMITATO!»
Alcuni annaffiatoi esplosero, un po' di borracce anche e un paio di ragazzi furono completamente bagnati dalle docce. «Poveri Travis e Dakota...» disse Jason guardando i due amici cercare di asciugarsi.
Poi realizzò e guardò Percy a occhi sgranati. Il ragazzo si teneva le mani premute sulle orecchie.
Scosse la testa velocemente e scese dalla casa con una velocità assurda. Iniziò a correre verso la porta. Nessuno lo vedeva: erano troppo impegnati ad acciuffare ancora un bel po' di animali.
Appena toccò terra, Jason guardò la sua caviglia. «Ti prego» le disse e cominciò a correre.
Il dolore esplose non appena poggiò il piede a terra durante la corsa, ma non si fermò. Peccato che Percy era troppo veloce o lui troppo lento.
Sperò la prima, sapendo che era la seconda.
«FERMATELO» urlò nello stesso momento in cui Nico urlava "Fermatelo" per prendere un caprone. Quindi tutti pensarono che Nico stesse urlando molto forte.
«IL PIVELLO!» urlò la voce di Annabeth e Jason la vide scattare dietro di sé, con Nico accanto. «JASON FERMATI!»
«Dannato Fagio!» ruggí Nico «E non é l'unico problema»
«Cosa?!» chiese Annabeth al suo fianco. Aveva il fiatone: anche zoppicando, Jason era Fulmine.
«Il sole» le rispose Nico «Sta tramontando. E presto le porte si chiuderanno»
Percy entrò nel Labirinto
«Cazzo» imprecò Nico accelerando.
«Caspio» ripeté Annabeth
Anche senza memoria non ci voleva un genio per capire che Nico era italiano. Spesso parlava nella sua lingua madre quand'era nervoso, nessuno lo capiva tranne Will, Lee, Austin e Michael.
Avevano spiegato un ricordo sfocato, qualcosa che riguardava la musica e la letteratura
Le porte iniziarono a chiudersi, Jason era sempre più vicino. «NO! JASON FERMATI!» urlava Nico. Fece uno scatto e gli fu poco dietro.
«Fermati. Vado io»
Il biondo era rosso per lo sforzo e per il dolore, non rispose e continuò a correre. Addirittura accelerò allontanandosi da Nico.
Le porte erano praticamente chiuse. Ma abbastanza aperte da farci passare una persona.
E quella persona fu Jason
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