Capitolo 23: Famiglia
Solas si era diretto verso il villaggio Dalish in tutta fretta. Era sicuro, come se conoscesse ogni singolo angolo di quel luogo. Prese una scorciatoia, e trovarono una piccola entrata segreta, lontano dalle guardie. Il passaggio era piccolo e molto stretto e, per passare, dovettero fare molta fatica. Aislee e Solas rimasero gli ultimi. Lui si avvicinò a lei e le sussurrò all'orecchio: "Stammi vicino. Lascia sempre andare avanti me, se dovesse succedere qualcosa, il mio corpo sarà il tuo scudo". Le prese la mano ed entrarono nel passaggio.
Appena si addentrarono maggiormente, sentirono una voce femminile, provenire dal centro del villaggio.
"Cosa credevate di fare? Pensavate davvero di passare inosservati? Bane mi aveva avvertito: i suoi traditori sarebbero passati di qui... Siete andati anche oltre ogni aspettativa. Il vostro viaggio finisce qui!"
"Non siamo traditori!! NOI stiamo cercando di salvare il nostro popolo dagli invasori. SIETE ELFI DOVRESTE CAPIRE! Qualsiasi cosa vi abbia raccontato Bane non è vera! Non è più capace di distinguere quello che è giusto fare e cosa è comodo fare!" urlò Sharin.
"Ne ho abbastanza di voi! Ragazzi, affilate i coltelli.. questi traditori avranno quello che si meritano.."
Sharin e gli altri erano legati o tenuti ben stretti da soldati Dalish. Cercavano di dimenarsi, ma era inutile. Davanti a loro stava una donna, capelli neri e un abito tipico elfico, con un'armatura argentea sul petto.
"Se posso, vorrei dissentire... madre" La voce di Solas rimbombò nelle orecchie di Aislee.
Madre
Aislee e gli altri soldati erano dietro Solas, che ora si era avvicinato al centro del villaggio. Tutti erano rimasti sorpresi, soprattutto Aislee. La donna dai lunghi capelli fulvi si irrigidì e si girò piano.
Appena rivolse il suo sguardo verso il ragazzo si abbozzò sul suo volto un'insieme vario di emozioni: tristezza, felicità, preoccupazione, sorpresa.
Con le lacrime agli occhi corse verso di lui e lo abbracciò forte.
Lui la strinse a sè e sentì ancora quell'odore, il profumo inconfondibile di sua madre.
Lei non riusciva ancora a crederci: toccava le sue braccia e continuava a guardarlo stupita, incredula.
"Solas...Solas... sei davvero tu??"
"Sì, madre sono io. Sono tornato"
Il suo sguardo era fisso su quello di lei; era da tanti anni che non la vedeva, ed era rimasta esattamente la stessa donna, il tempo non aveva scalfito la sua bellezza.
Solas si girò e fece segno ad Aislee di farsi avanti. Fece due passi verso di loro e la madre di Solas distolse lo sguardo da suo figlio per spostarlo su quello di lei. La guardò bene, come se le ricordasse qualcuno che aveva già visto in passato.
Solas stava fissando la sua chioma bianca e il suo sguardo faceva ben capire che cosa ci fosse tra di loro.
La madre lo guardò e poi disse: "Non ci posso credere... è lei, non è vero?"
Solas, a quel punto, guardò sua madre e annuì. Tese una mano per raggiungere quella di Aislee e a bassa voce, disse: "Lei è Aislee"
Sua madre guardò entrambi con uno sguardo indecifrabile, era tropo ricco di emozioni per identificarne una prevalente. Poi rispose: "Mi ero sempre chiesta come fosse la ragazza che aveva rubato il cuore a mio figlio. E posso dire che ha superato ogni mia aspettativa. È un piacere conoscerti, io sono Elèna"
"Il piacere è mio, Elèna.."
Da un inizio quasi sconvolgente, piano piano le cose cominciarono ad andare per il verso giusto. Le due donne continuavano ad osservarsi, forse perchè l'una cercava nell'altra il motivo di alcune scelte di Solas. Due donne molto diverse, ma simili per alcuni aspetti.
A tarda sera, tutto il malinteso creatosi si era dissolto nel nulla. Sharin e gli altri erano stati liberati e ora sedevano tutti intorno al fuoco, per saziarsi con del buon cibo. Solas ed Elèna erano rimasti molto vicini per tutto il tempo, per parlare, e in alcuni punti anche per scherzare. Gli occhi che ora aveva Elèna erano luminosi, raggianti.
Da un giorno con l'altro il suo unico figlio, anni prima, era svanito nel nulla e non aveva saputo più nulla di lui. In un primo momento, pensava fosse stato rapito, morto o chissà cosa altro. In seguito Suledin le disse che si era introdotto nel carro di una piccola elfa del popolo Haenia, figlia di suo amico di vecchia data. Elèna rimase un po' scossa: non poteva credere che suo figlio, così piccolo, avesse deciso di abbandonare non solo sua madre, ma anche il suo villaggio, per seguire una bambina. Voleva fare qualcosa, ma le parole di Suledin la fermarono: "È questo il suo destino Elèna: qualunque cosa tu faccia, lui tornerà sempre da lei. Non sono semplici elfi: hanno qualcosa di speciale, e quella cosa li rende ancora più uniti. Solas non può sfuggire al suo destino. Lo so che è dura, ma dovrai imparare ad accettarlo".
Con l'inizio della guerra e della distanza che li separava, non era riuscita a rintracciarlo ed era rimasta al villaggio, seguendo il consiglio del satiro. Questo non significava che non fosse una scelta facile per lei, anzi. Ogni giorno pregava affinchè suo figlio tornasse a casa, e in qualche modo, ora, le sue preghiere erano state ascoltate. Questo poco tempo che aveva non voleva perderlo, voleva godersi quello che le restava del piccolo Solas.
Aislee li guardava da lontano e, in parte, si sentiva responsabile per quella separazione. Ma dall'altra, non sarebbe tornata indietro per nulla al mondo: lui era la cosa migliore della sua vita e non lo avrebbe scambiato con nessun altro.
Qualche tempo dopo, Elèna si avvicinò a lei e le chiese se voleva fare due passi. Aislee accettò e le due donne si allontanarono dagli altri.
"Elèna, prima che tu mi dica qualcosa io..."
"No, non scusarti, tu non hai fatto nulla. Mio figlio ha deciso di seguirti, non te ne faccio una colpa. E' sempre stato uno spirito libero, e io non gli ho mai negato la sua libertà. Anzi, lo incitavo a credere nei suoi sogni e a realizzarli, per questo forse credo mi abbia preso un po' troppo alla lettera" sorrise e, con una dolcezza quasi angelica, le prese il braccio e lo infilò sotto il suo. "Sai, quando era piccolo, non parlava mai con nessuno, non aveva amici e le uniche volte che lo vedevo contento era quando tornava dai pomeriggi nel bosco. Non mi diceva mai nulla, ma sapevo che c'era qualcuno, e presto venni a sapere che eri tu". Fece una pausa, poi riprese: "Rimpiango di non averlo visto crescere, rimpiango di non essere stata con lui nei momenti difficili e nelle sue conquiste più belle, ma quello che ho visto stasera mi ha riempito il cuore".
Aislee la ascoltava con attenzione e con rispetto, quella dopo tutto, era il capo della tribù dei Dalish. Una donna che doveva averne fatta della strada per arrivare sino a li.
"Solas mi ha raccontato di te, praticamente non ha fatto altro che tessere le tue lodi da quando avevi sette anni sino ad ora" Rise a quelle sue stesse parole e Aislee rispose con una smorfia, come per dire "Scusa".
"Mi fido di mio figlio, e se ha fatto quella scelta, tanti anni fa, era quella giusta. Mi auguro solo che questa guerra non distrugga tutto ciò in cui crediamo, e che definisca per sempre la fine di una epoca oscura, che per troppi anni si è lasciata slegata"
"Me lo auguro anche io, Elèna". Le due donne tornarono tra gli altri, e la madre di Solas andò a ricongiungersi con i suoi guerrieri.
Aislee non fece in tempo a voltarsi, che si ritrovò Sharin davanti. "Avete trovato Kenneth?"
Aislee, a quelle parole si irrigidì. In tutto quel tempo, aveva, egoisticamente, pensato solo a lei e a Solas e al loro passato, e si era dimenticata, o forse la sua mente preferiva celare, la lettera di Keeran. Ma non era nemmeno riuscita ad accennare il discorso, già per lei era stata dura leggere quella lettera, e per di più sapere che era stato il Negromante a rapirlo l'aveva mandata su tutte le furie. "No..ma vedrai che starà bene.. avrà trovato una scorciatoia e ci starà aspettando sulle montagne.."
"Spero tu abbia ragione.." Sharin non sembrava turbata, si fidava di lei dopo tutto.
Aislee fece un finto sorriso e appena se ne andò, ritornò seria.
Doveva trovare una soluzione a tutto quello che stava accadendo. Keeran la stava distogliendo, in ogni modo, dal suo obbiettivo.
Ma non si sarebbe arresa molto facilmente: gli Avvar avevano attaccato il suo popolo, e l'avrebbero pagata cara, e la stessa sorte sarebbe toccata a qualsiasi altra persona che si intrometteva tra lei e i suoi amici, la sua famiglia.
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