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Capitolo 1: Aislee

Il sole era appena sorto e dalla finestra trapelava qualche raggio di sole. Il muschio sopra il davanzale della finestra era schiacciato dai due pugnali di Aislee, troppo pigra per riporli e lucidarli nella loro scatola. Il letto appena sotto la finestra era ricco di coperte di ogni colore, raffiguranti mandala e antichi simboli elfici. La parete a destra era di legno frassino, ricca di scaffali pieni di libri e cianfrusaglie varie. Il tappeto ai piedi del letto arrivava persino sotto la cassapanca, quasi nascosta dalla montagna di vestiti di Aislee, che ovviamente non si preoccupava mai di spostare, o ancor meglio, sistemare. La stanza era così piccola che nemmeno era possibile montare una porta, e quindi si optò per una tenda viola scuro, che copriva in parte la luce proveniente dal resto della casa.

Qualcuno iniziò a battere il vetro della finestra e subito Aislee si alzò di soprassalto e, visto subito chi era il disturbatore, lo fulminò con lo sguardo e tornò sotto le coperte. Ma evidentemente non si diede per vinto. Tre minuti dopo entrò nella stanza e cominciò a tirarle i vestiti addosso, dicendole: "Aislee muoviti, dobbiamo allenarci presto stamane lo sai. Ti voglio al campo tra cinque minuti o vengo a prenderti con la forza"

"Non disturbarti Solas, ormai sono sveglia. E comunque, tanto per la cronaca, non sono io quella che non riesce a prendere nemmeno un bersaglio con l'arco"

"Muoviti e non fare tardi"

Così se ne andò lasciando la ragazza sola nella stanza. "Beh, dato che sono sveglia, tanto vale muoversi". Si tirò su dal letto e iniziò a vestirsi. Aveva un corpetto verde scuro, con un'armatura color rame sul torace. Pantaloni grigio scuro ben stretti, coperti da un paio di stivali che arrivavano sino al ginocchio. Sopra indossava un mantello verde scuro, che faceva risaltare i suoi lunghissimi capelli bianchi. Prese i due pugnali e si avviò verso il cortile.

Le case elfiche erano piccole e per la maggior parte fatte di legno e piante rampicanti. Erano collegate tra loro da vie di piccoli ciottoli e alcune di esse avevano anche un giardino in comune, con piante ed essenze di ogni tipo, piccolo orgoglio dei padroni di casa. La casa di Aislee era come queste, e alla fine del piccolo cortile privato, sboccava in una vietta secondaria alla strada principale della città.
Il campo di allenamento si trovava nella foresta a est, appena fuori dal centro. Era piccolo, anche se di fatto per l'addestramento veniva usata l'intera foresta e solo raramente si stava fissi nel campo base per le lezioni di tiro con l'arco.

Aislee appena arrivata al campo, vide Solas che la aspettava, appoggiato alla staccionata di legno umido. Era un ragazzo particolare, diverso dagli altri elfi: non aveva capelli, ma aveva uno sguardo decisamente penetrante. Era magro, ma aveva braccia abbastanza robuste. Aveva un mantello di colore scuro e il medaglione d'argento con con il lupo, che portava sempre.

"Ah, vedo che ce l'hai fatta finalmente"

"Buongiorno anche a te, Solas"

"Ti trovo bene stamattina, questo colore risalta il blu dei tuoi occhi"

"Se vuoi provarci con me, ti consiglio di portarmi qualcosa da mangiare, dato che mi hai fatto saltare la colazione"

Solas sorrise compiaciuto, e si diresse verso la casa del campo base e Aislee lo seguì.
Si conoscevano sin da quando erano piccoli, ma Aislee non si faceva mai trovare sorpresa dai complimenti che le rivolgeva Solas, anzi tendeva sempre a scherzarci sopra. Era una ragazza forte, che per ora non voleva piegarsi di fronte a niente, voleva rimanere libera e focalizzata solo sul combattimento. Aveva il sangue da guerriera, come suo padre prima di lei, e per questo piaceva molto ai ragazzi.
Ma l'unico di cui si fidava veramente era Solas, il più strano e misterioso di tutti.

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