Chào các bạn! Vì nhiều lý do từ nay Truyen2U chính thức đổi tên là Truyen247.Pro. Mong các bạn tiếp tục ủng hộ truy cập tên miền mới này nhé! Mãi yêu... ♥

3

La prima ora scorre veloce, il professore di letteratura legge dei passi della tragedia di Shakespeare, Otello.
Sono sempre stata affascinata da questa storia, non capisco come l'amore o la gelosia possa portarti a fare un gesto così estremo.
Ma l'ho vissuto in prima persona.
Ho smesso di amare all'età di nove anni,o forse non ho mai provato quel sentimento, perché chi diceva di amarmi ha fatto tutto il contrario, anziché proteggermi mi ha abbandonata.
Quando la lezione finisce il professore ci riconsegna i compiti corretti, A+.
Perfetto, anche perché ho finito il fondotinta.
Alla seconda ora abbiamo educazione fisica, nello spogliatoio sembrano tutte amiche, ridono e scherzano fra di loro.
Sono al quarto anno di liceo, l'ultimo, manca metà anno e poi sarò libera da tutto ciò.
Finirò la scuola e me ne andrò in un college lontanissimo da qui, lontano dalla mia vita.
So che ho un conto in banca dove la signora che mi ha partorito mette ogni mese dei soldi, ma ovviamente sono bloccati fino a che non andrò al college. In più ho buone probabilità per una borsa di studio.
Questo è quello che spero.
Ma per ora rimango con i piedi per terra.
Appena entro in palestra mi guardo intorno, sono l'unica con un paio di leggins, tutte hanno shorts cortissimi e sgambati con sopra top quasi a reggiseno.
Il prof fa il suo ingresso. <bene ragazze oggi a gruppi di cinque alla volta andrete in piscina, l allenatore vuole testarvi tutte, c'è in ballo una borsa di studio, le tre migliori faranno parte della squadra di quest'anno> cazzo! Prima parolaccia del giorno. Non posso andare in piscina, non sono pronta! Non ho il costume!e poi porto le lenti, non posso assolutamente toglierle, per nessun motivo al mondo. <tutto il necessario vi sarà fornito dalla scuola, saranno personali e li terrete per tutto l'anno, da oggi si aggiunge come attività fisica nelle mie ore, tenetelo a mente per il borsone... Chi verrà scelta farà nuoto con il coach bob... Allora iniziano ad andare... > bene non sono nel primo gruppo, almeno ho tempo per piangermi addosso ancora un po'. Mentre le ragazze sono in piscina noi rimaniamo in palestra e incominciamo a correre e poi a giocare a pallavolo. Dopo trenta minuti le ragazze tornano <ok ora tocca a.. > non a me, non a me, non a me <Grissom>
che peccato, volevo commiserarmi ancora un po'. Io le altre quattro ragazze usciamo dalla palestra e andiamo negli spogliatoi della piscina, vorrei rifiutarmi, ma anche questa è un'attività scolastica, stev si incazzerebbe da morire.
Sulle panchine ci sono delle borse con i nostri nomi, apro la mia e tiro fuori il costume. È olimpionico, giallo e nero, intrecciato sulla schiena. È molto stretto, e mi sembra che il seno mi stia per esplodere, anche se non si direbbe da vestita, sono molto formosa e cerco di nascondermi sotto  vestiti larghi e sformati.
Indossato il costume recupero la cuffia gialla e indosso l'accappatoio.
Le altre ragazza hanno tutte il costume delle stesso colore, nero, perché io no?! Non faccio domande e stringo il laccio attorno alla vita.
Appena dentro un caldo asfissiante avvolge il nostro corpo. Slaccio l'accappatoio e lo tolgo.
Un signore sulla quarantina ci aspetta davanti alle vasche.
È un bel uomo, alto e muscoloso, con bellissimi occhi azzurri <bene ragazze io sono il coach Bob, oggi farete una prova in piscina, le migliori saranno introdotte nella squadra, sarete in vasca tutte e cinque, io prenderò i vostri tempi, farete tre vasche a stile libero, non sforzatevi, fate quello che riuscite... Bene, scegliete una corsia> mi avvicinò al coach <mi scusi, io ho bisogno di occhialini, non posso assolutamente togliere le lenti a contatto > apre un armadietto e tira fuori da uno scatolone un paio di occhiali <questi sono della scuola, dovrai restituirli> mi muovo piano aspettando che siano le altre a decidere per me.
La mia corsia è l'ultima, in mezzo alla piscina.
<bene, ora i ragazzi faranno un piccola dimostrazione> entrano in piscina sei ragazzi, e vorrei affogare in questo istante.
Derek fa il suo ingresso insieme a loro.
È completamente vestito. La mascella mi cade a terra, la recupero velocemente e guardo davanti a me <loro fanno già parte della squadra, sono i migliori, ora faranno una vasca per farvi vedere, poi resteranno in acqua per intervenire se dovesse succedere qualcosa> derek si mette difianco al coach e gli sussurra qualcosa. vicino a me si mette uno dei suoi amici. mi sposto da parte per lasciarlo passare. Il coach fischia, si abbassano e toccano con le dita il bordo della piscina, un altro fischio e si tuffano. Dopo alcuni secondi gli altri quattro riaffiorano e incominciano a sbattere mani e piedi, l'amico di Derek ancora è sott'acqua, a metà vasca spunta fuori la sua cuffia, è alla stessa distanza degli altri senza neanche aver mosso una gamba. Tocca il bordo della piscina prima degli altri, si toglie la cuffia e si immerge, quando torna su sposta i capelli indietro con la mano. Il suo sguardo corre subito verso Derek che sta parlottandondo con il coach. <bene ragazze, avete visto?! Ora farete uguale, avanti e indietro per tre volte, vi fermerete dall'altro lato> ci posizioniamo come i ragazzi prima di noi, primo fischio, ci abbassiamo, ho l'adrenalina a mille, secondo fischio, fletto le ginocchia e mi tuffo di testa, appena tocco l'acqua i ricordi riaffiorano. Mia mamma e io d'estate in piscina, a lei piaceva nuotare, andavamo ogni settimana. Muovo le gambe, sono ancora sott'acqua, non so a che punto sono, quando salgo per prendere aria incomincio a muovermi velocemente, ogni boccata d'aria è un ricordo che affiora.
Ogni bracciata mi spinge ad andare più veloce, faccio una capriola, tocco il bordo con i piedi e riparto. Mi ricordo al mare, ero molto piccola, forse sei anni, andavamo sempre in vacanza, mia mamma adorava il mare, nuotavamo un sacco insieme, io con i braccioli, lei difianco a me. Capriola e riparto. Quando avevo sette anni si era iscritta ad un corso in piscina, mi portava sempre con lei, rimanevo sugli spalti mentre si allenava, poi quando la lezione finava entravo in vasca con lei.Mi aveva comprato un costume uguale al suo, quando andavamo in piscina tutte le sue amiche mi facevano i complimenti. Capriola e riparto. Poi tutto d'un tratto ha smesso di andare in piscina, lavorava fino a tardi, e il sabato e la domenica era troppo stanca. Stanca per nuotare, stanca per giocare con me, stanca di me. Capriola e riparto. Non so se questa cosa mi sta facendo bene o male, ma non ho il tempo di pensarci perche mi sento trascinare per un piede. Quando riemergo con il fiatone noto che l'amico di Derek è a un centimetro da me <HEI! ma che fai? > <basta, hai finito> mi giro e vedo le altre che stanno percorrendo le vasche verso di noi <no...vedi loro nuotano ancora> <si ma tu le hai già fatte le tue tre vasche>.
Mi giro verso il coach che mi sta guardando in modo strano.
Derek vicino a lui gli sussurra qualcosa, poi mi guarda e il suo sguardo mi perfora il petto.
Torno vicino al bordo e aspetto che tutte arrivino. Sono l'ultima a uscire dalla vasca, hanno tutte il fiatone, io invece sto bene, sarei andata avanti ancora per mezz'ora. Il coach fischia per riportare l'attenzione su di lui visto che tutte sono distratte dai ragazzi <Grissom rimani, ragazze andate a cambiarvi e mandate le altre ragazze, dite al professore che lei è rimasta qua>.
Tutti mi guardano, e mi sento in imbarazzo, tolgo gli occhialini, recupero l'accappatoio e lo metto. <Debby vieni qua... facevi nuoto? > <no> <mai fatto? > <no, andavo a nuotere... Ma non frequentavo dei corsi, l'ultima volta che sono stata in piscina avevo 9 anni... > <allora sei un talento nato... Pratichi altri sport> <no... > a meno che tiro al bersaglio, con me come bersaglio lo voglia considerare uno sport.
Cammino molto, basta vedere la strada che devo fare ogni giorno dalla stazione a qui e viceversa. <bene, quando arriveranno le altre ragazze nuoterai con loro, partiranno per prime, quando te lo dirò entrerai in acqua. Farai ancora tre vasche, loro avranno una vasca di vantaggio > accidenti, perché vuole farmi fare questa cosa, gli sta servendo su un piatto d'argento un'altro motivo per odiarmi.
Non voglio fare parte di questa squadra.
Quando sbatto gli occhi ed esco dai miei pensieri mi accorgo che i ragazzi sono spariti, e il coach è su un tavolino a scrivere qualcosa. <bel costume > la voce di Derek mi arriva da dietro, mi volto di scatto stringendo forte l'accappatoio <gr-azie... Cosa ci fai qui? Fai parte della squadra? > <no> ah.risposta molto secca <sei molto brava> <io... No, sarà stata fortuna del principiante> <non penso>.
L'ultimo gruppo entra in piscina, hanno tutte il costume nero.
Due mi guardano e ridono, sento che bisbigliano cose come  "ape" e fanno il verso zzzzzzzz, poi portano tutta la loro attenzione sui ragazzi. Mi viene da ridere perché le immagino con le sembianze di galline, con un becco che mangiano semi a terra. <perché ridi> mi sussurra Derek a un centimetro dall orecchio, soffia piano le parole, una scarica di brividi mi ricopre subito la pelle <le immagino con le sembianze di galline... Prova è divertente> chiude gli occhi e ride. Vi giuro sta ridendo! Non sta sorridendo, ride a crepapelle.Gli altri ragazzi si girano a guardarlo con una faccia stupita, il suo amico si avvicina <ehi amico che succede?! > mi squadra con una faccia seria <tutto ok Marc...> <perché ridi? > gli spifferare qualcosa all'orecchio e ride anche lui tenendosi la pancia con le braccia <sei forte debby> divento paonazza per il complimento e per il fatto che anche lui conosce il mio nome, e mi chiedo il perche.
Mi chiedo anche come sia possibile che derek cambi umore così velocemente.
Il coach spiega alle ragazze quello che devono fare, e gli dice che io entrerò in acqua dopo di loro. Mi guardano in cagnesco, con aria di sfida. Io non voglio sfidare nessuno, non vedo l'ora di andare alla prossima lezione!
I ragazzi entrano in acqua e fanno la loro vasca, le ragazze si preparano e io metto da sola nell'ultima corsia.
Al secondo fischio entrano in acqua anche le ragazze. Io aspetto il cenno del coach. Derek mi guarda.
In imbarazzo abbasso subito la testa.
Le ragazze sono a metà della prima vasca. Coach Bob alza la mano, aspetta che tocchino il bordo e fischia. Mi tuffo e faccio quello che ho fatto prima. Penso e nuoto, stavolta però non riesco a pensare a mia mamma. Penso a Derek. Perché mi parla, perché ride, perché è qui.
Ogni volta che rimetto la testa in acqua i suoi occhi mi appaiono davanti. Spingo al massimo per finire in fretta.
Quando riemergo le altre ragazze stanno per toccare il bordo.
Esco per prima per non dover aspettare. <ottimo lavoro! Sei un portento! Dovremmo parlare, magari dopo scuola> <mi dispiace coach, oggi non posso... E poi non sono sicura di voler far parte della squadra... > devo parlarne con stev <cosa? Hai un talento enorme ! Se fossi stata in questa scuola dall'inizio saresti a livelli altissimi... Nessuno aveva notato le tue doti? > <no, non avevo una piscina nella vecchia scuola> l'unica cosa che facevamo nell'ora di educazione fisica era correre e giocare a pallavolo <ti voglio nella squadra! > <non lo so... Ci posso pensare? > <va bene... Non sprecare questa occasione, manca solo metà anno, a me serve un nuovo componente visto che judit si è rotta un piede! >.
Lascio tutti li e me ne vado in spogliatoio.
Mi tamponi i capelli e li lego come sempre. Non li tengo mai sciolti, mai. Faccio una crocchia girata più volte.
I capelli sciolti mi arrivano al sedere, non li taglio da quando ho 9 anni, ogni tanto li spunto io con la forbice da cucina, ma è meglio se non lo faccio, i risultati sono sempre disastrosi.
Mi vesto e prendo la borsa.
Tornata in palestra il prof mi chiede come sono andata, gli dico quello che mi ha proposto il coach. È molto contento per me e mi dice di prendere in considerazione la cosa.
Le altre lezioni proseguono normalmente. In mensa oggi non vado. Non ho voglia di vedere nessuno, perciò vado in biblioteca,  piove ancora, se no sarei andata in giardino.
Prendo lo yogurt che ho portato da casa e lo apro, cerco un libro da sfogliare.
Prendo un libro di Charles bukowskiI, l'ho già letto ma ogni volta che leggo una sua frase la interpreto in modo diverso.
Lo yogurt è caldo e fa schifo.
Lascio perdere il cibo per oggi.
Sono seduta per terra contro uno scaffale.
La biblioteca è semi vuota.

"A volte ho la sensazione di essere solo al mondo. Altre volte ne sono Sicuro"

Mai frase è stata più vera per me.
Lo so che sono sola, né ho la certezza.

Qualcuno dallo scaffale dietro al mio incomincia a parlare, sono due voci. <senti amico non so cosa gli succede>
< dobbiamo farlo comunque... Da una parte è meglio, non se lo aspettara di sicuro> continuo a sfogliare il libro  < è Derek Williams, vuoi che non abbia già capito cosa abbiamo in mente?> appena sento il suo nome scatto sull'attenti, chiudo il libro e mi metto ad origliare <no, pensa che la questione sia chiusa, ma non è chiuso un cazzo! Per colpa sua non potrò giocare per altre cinque partite! Deve pagare per quello che ha fatto> <stai calmo Ed... Non gridare> mi faccio piccola piccola, ho proprio idea che questa conversazione doveva rimanere fra di loro.
Quando escono mi alzo e mi precipito di corsa fuori dalla biblioteca . Devo dire a Derek quello che hanno in mente. Corro in mensa.
È seduto al solito tavolo vicino ai suoi amici.
Ora davanti al tavolo mi rendo conto di quello che sto per fare.
Lo allontanò, poi lo cerco, non gli rispondo, poi gli parlo...
Però mi convinco che lo faccio solo per una buona causa.
Dopo di che tornerò invisibile come sempre.
Mi avvicinò di più, il primo a notaemi è Marc, che mi saluta, faccio un cenno con la testa.
Derek alza di scatto la testa, mi guarda, poi fulmina con lo sguardo Marc, che alza le mani in segno di resa e abbassa la testa sul suo vassoio.
Torna a guardare me, e tutti gli altri fanno lo stesso.
Mi tremano le mani, sono in iper ventilazione <scusa, non volevo interrompervi... Derek Devo parlarti> si alza e si incammina verso la porta. Tutte le ragazze mi guardano ma non gli do la soddisfazione, perciò continuo a camminare a testa alta, anche se dentro di me tremo come una foglia.
Fuori dalla mensa si appoggia al muro < è tutto ok? È successo qualcosa? > alcuni ragazzi continuano a entrare e uscire dalla porta <non qui> lo prendo pr un braccio e lo trascino fuori sotto la tettoia. Quando mi rendo conto di avere ancora la mano sul suo braccio lo mollo di colpo mettendo le mani in tasca. Prendo un bel respiro, e con il cuore che mi batte a mille gli dico quello che ho sentito <ero in biblioteca e ho sentito due ragazzi parlare, uno diceva che voleva vendicarsi con te perché non può giocare... Per cinque partite...Ed, mi sembra che si chiami ... ma dicevano che tu pensi sia una storia chiusa... Bhe, per lui no... Non so come è quando... Ho pensato di dirtelo comunque > <cazzo... Grazie debby, davvero... Quel bastardo non si arrende! > scuote la testa e fa un paio di passi <stai attento> <cosa? > <dico, stai attento... Ha detto che tu non te lo aspetti, perciò guardati le spalle> sembra sorpreso e incazzato, ma non so quale sentimento è per me. Visto che non dice piu niente mi congedo, quando metto la mano sulla maniglia mi prende per un braccio <Debby... Grazie davvero, non ti preoccupare non verranno a sapere che me l'hai detto tu> <sinceramente non mi preoccupa questo> non ci avevo pensato, ma non me ne frega niente, non mi hanno neanche visto <cosa ti preoccupa? > mille cose <niente... Solo stai attento>.
L'ultima ora è la più tremenda della giornata.
Derek ha saltato la lezione, probabilmente per sistemare quella questione che gli ho detto prima.
Arrivata a casa stev non c'è. Faccio una doccia e mi infilo il pigiama. Prendo dal frigo del latte e riempio una tazza, poi dal mobiletto sopra il fornello prendo la scatola di cereali.
Torno in camera e mi siedo sul letto. Ho mille pensieri nella testa, ma quello che vince su tutti ha un nome e cognome, occhi dalle mille sfumature e un corpo perfetto.
Ancora non riesco a trovare una motivazione plausibile a tutto quello che mi sta succedendo .
Mi addormento sognando occhi bellissimi che mi fissano.
Un forte rumore mi sveglia di colpo, l'orologio sul comodino segna le 3:47. Appoggi l'orecchio alla porta per capire se è stev. Sento solo rumore di cose che cadono. Poi sento delle imprecazioni, capisco subito che è stev. Dev'essere molto ubriaco. Sento i passi in corridoi, si avvicinano alla mia stanza.
<apri... Debby svegliati! > valuto cosa fare, dalla voce non sembra poi tanto ubriaco. Faccio scattare la serratura la maniglia scende. Stev è sulla soglia ansimante e sudato <che c'è? > <che c'è? Quando ti chiamo devi rispondere subito> <dormivo> <piccola bugiarda! > sentiamo uno strano rumore provenire da fuori così mi tira i capelli e mi mette una mano sulla bocca.
Porta un dito sulle sue labbra e mi intima di stare zitta. <shss, stai zitta o ti ammazzo> e chi si muove! Devono essere dei ladri, ma cosa pensano di trovare in questa casa? Gia da fuori si vede com'è malandata. Stev non ha più mosso un dito su questa casa da quando se n'è andata.
La bella vernice verde della facciata ora è diventata un misto di verde e sporco, e si sta scroscando. Le assi della veranda cigolano, be quelle che sono rimaste
Il giardino è anche peggio.
Dei ladri poco furbi.
Dopo quanche minuto i rumori cessano. Restiamo a terra per altri cinque minuti, poi finalmente mi lascia andare <va a dormire>.
Non c'è neanche da dire che non ho più chiuso occhio. La test ami duole da morire, ha tirato i capelli talmente forte che pensavo mi staccasse il cuoi capelluto.
Sono rimasta sveglia per il dolore e il terrore che i ladri potessero tornare.
Dopo essermi lavata, e aver messo le lenti a contatto mi sono vestita. In cucina Stev è in piedi appoggiato al tavolo <non dire niente a nessuno di stanotte> e a chi potrei dirlo! <mi hai capito? > accenno un flebile si <non ti ho sentita?! > <si! > grido più forte <se ti fermano per strada inventa un nome, tu non mi conosci! > ok la cosa è più seria, incomincio a pensare che non era un ladro quello che voleva entrarci in casa. <vado a scuola> mi stacco da lui ma prima che possa arrivare alla porta mi prende per un polso <mi raccomando ragazzina! Non mettermi nei guai altrimenti la pagherai! > mi stringe sempre più forte, per quanto fossi abituata incomincia a farmi davvero male <stev, mi fai male... Ho capito> stringe a tal punto che la pelle incomincia a diventare viola. Ha lo sguardo perso, non mi ascolta <stev... Ti prego! Lasciami... > sta per rompermi un polso, le gambe mi tremano. Avevo giurato di non piangere più per quello che mi fa, ma non è un azione che posso controllare. Il mio corpo sta reagendo al dolore con il pianto. Quando si accorge mi ha lascia andare di colpo. Corro come un fulmine alla porta.
Mentre cammino verso la stazione non posso far a meno di guardarmi intorno.
Sul treno mi sono presa il lusso di guardarmi il polso. È viola con i segni delle dita. Mi fa un male cane. Non riesco nemmeno a muoverlo.
È il sinistro, e io sono mancina. Perfetto.
Non ho niente per fare una fasciatura. Non ho neanche con me il fondotinta. Sarà difficile nasconderlo.
Appena arrivata scuola apro l'armadietto e cerco qualcosa per poterlo coprire, ma non trovo niente, neanche un calzino. Faccio fatica a usare la destra, sono molto goffa.
Non mi giro neanche per guardare chi è la vittima di oggi.
La tracolla della borsa mi scivola dalla spalla, facendo cadere a terra tutti i libri e le penne, che vagano per tutto il corridoio. Qualcuno le scalcia mandandole ancora più lontano. Mi inginocchio cercando di non appoggiare il polso. Non riesco a prendere i libri con la destra, un senso di frustrazione si fa strada nel mio petto. Nessuno mi da una mano, anzi quelli che mi guardano ridono. Abbasso la testa per non far vedere gli occhi lucidi.
Ma incontrollata, una lacrima scende sul mio viso.
Praticamente si è formato un cerchio intorno a me, tutti ridono e scalciano le mie cose... poi di colpo smettono.
Con la testa bassa vedo le loro scarpe muoversi e allontanarsi velocemente da me. Solo un paio di stivaletti neri rimangono fermi. Quando alzo la testa vedo l'ultima persona che avrei voluto che mi vedesse in questo stato. Si china e mi prende il polso sinistro per aiutarmi ad alzarmi. Appena mi sfiora vedo le stelle. Ritraggono di colpo la mano e faccio un grugnito. Lui mi guarda negli occhi, poi sposta il suo sguardo sul polso. I suoi occhi diventano scuri di colpo.
<ma che cazzo! ?> <non è niente... Mi sono fatta male con la porta... si mi sono chiusa il polso nella porta> lo dico più per convincere me, perché lui non sembra intenzionato a bersi questa balla <e la tua  porta ha cinque dita? > nascondo di scatto la mano, mi trema il labbro, le lacrime ormai mi rigano le guance.
Scuote la testa, si abbassa e raccoglie le mie cose poi mi prende per il gomito e mi porta verso il suo armadietto. I suoi amici sono ancora lì fermi, appena lo vedono si spostano per lasciargli aprire l'armadietto. Con un suo cenno del capo tutti si mettono davanti facendoci da scudo. Questa cosa è davvero strana, hanno un linguaggio in codice? Com'è possibile? <ahaaa> sussurro piano per il dolore che viene subito rimpiazzato da una pomata che da la sensazione del ghiaccio. La sua mano si muove delicata, spalmando la crema su tutto il livido. Le dita affusolate circondano il polso. Tengo gli occhi sulla sua mano, quando li alzo per guardarlo noto che mi fissa continuando a spalmare la crema. Non riesco a distogliere lo sguardo da lui. È come se mi stesse leggendo dentro. Dopo vari secondi distoglie lui lo sguardo per prendere qualcosa dall'armadietto. Tira fuori una polsiera nera. Me la infila piano stando attento a non farmi male. La campana suona proprio quando ha finito di sistemarla. Apro la bocca per ringraziarlo, o almeno dire qualcosa ma mi blocco quando con i pollici mi toglie le lacrime da sotto gli occhi. <va in classe>.

*ciao! Fatemi sapere nei commenti cosa ne pensate...
E mi raccomando, Stellina ⭐"
See you soon 🚀

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro