Prologo
Ed era arrivato il momento, ancora una volta era arrivato il momento.
Adrenalina.
Quello sentiva: il sangue scorreva velocemente nelle sue vene e più ci pensava e più si sentiva scoppiare.
Felice ed euforico non sapeva più cosa fare: aspettava un segnale da qualcuno, aspettava qualcuno.
Non era un buon segno e nemmeno a pensarci avrebbe aspettato un attimo in più. Quello stupido di Luke Wilson era sulle sue tracce e non voleva essere acciuffato di certo da un ragazzino.
In quei giorni era stato stressante uscire da casa come un ladro e rientrare allo stesso modo.
Un ragazzino gli passò davanti, urtandolo, non facendo caso a lui o alla sua pistola tenuta saldamente in mano. Anzi, forse se ne accorse perché adesso sostava a quell'incrocio guardandolo, esaminandolo.
Aveva sì e no undici anni e, solo, si era allontanato da qualcuno o qualcosa piangendo. E adesso restava lì, fermo, pietrificato dalla paura o dalla curiosità, l'uomo non seppe interpretarlo, cavolo, non era di certo uno psicologo! Eppure quel ragazzino somigliava a qualcuno e l'uomo non poté fare altro che sorride mentre alzava la pistola, ormai scintillante, sotto la luce di un lampione non molto distante.
'Ecco cosa succede ai ragazzini che girano soli a quest'ora', pensò.
Era sicuro di aver affondato il colpo quando premendo il grilletto sentì la pistola liberarsi con un sonoro boato.
"Sei diventato cretino per caso?" ed eccolo lì, in piedi sul marciapiede grigio, confuso nella notte.
"Eccoti arrivato, finalmente! Pensavo che la rapina fosse stata spostata tra qualche ora!" Disse lui ironicamente.
"Certo, e così ti diverti a prendere di mira un ragazzino che ti passa avanti?" Indicando il ragazzo bloccato tra le sue grandi braccia che continuava a scalciare.
"Dovevo pur sempre sfogare un po' di adrenalina, no?" Rispose apatico.
"Oh sì! L'adrenalina non si sfoga su un ragazzino e per fortuna c'ero io! Ma sei impazzito!? Non possiamo lasciarci dietro una scia di corpi, ti sei per caso dimenticato che un certo Luke Wilson ti sta, anzi ci sta, alle costole? Sei consapevole che se lo avessi ucciso sarebbe stato più facile per loro rintracciarti?" Finì urlando l'uomo, spaventando il ragazzo.
"Scusami tanto se volevo uccidere un ragazzino che ha visto una pistola in mano a un assassino, tra l'altro, senza passamontagna..." Il suo tono non si era alzato: era rimasto calmo, come se la cosa non gli importasse e, in realtà, era davvero così.
Quel ragazzino, però, creava un problema bello grosso: l'aveva visto in faccia per iniziare, e, sicuramente, l'aveva riconosciuto.
Insomma, quanto poteva essere stupido?
"Okay - disse avvicinandosi - cosa vuoi che faccia di lui?" E arrivato vicino al suo compare si inginocchiò quanto bastava per vedere la canaglia in faccia.
"Di sicuro non puoi ucciderlo adesso - rispose lui facendo rilassare visibilmente il ragazzino, ma per poco - come ti chiami?"
Il ragazzino per poco non prese un infarto. Chiaramente, non ne voleva sapere nulla di quello che stavano facendo.
"Mi chiamo Julio, io non ho visto niente, vi prego lasciatemi andare, non dir-"
"Ah! Ecco che ricomincia a piangere. Bamboccio, smettila di piangere! Quanti anni hai? Due, per caso?" disse l'uomo infastidito "Insomma guardalo! Non dirmi che dovremmo portarlo con noi! È una seccatura: diamogli un colpo in testa e scappiamo; l'ha detto lui stesso: non dirà niente a nessuno!"
"Basta, non ascolterò più una parola! Secondo te, a me piace l'idea? Ricorda che è colpa tua se siamo in questa situazione!"
L'adrenalina sfumò pian piano. Come si permetteva quella specie di essere vivente a parlargli così? Sbuffò piano mentre un'idea gli balzò in mente.
Non era da lui farsi mettere i piedi in testa tanto meno essere comandato a bacchetta da qualcuno che nella vita era un semplice mercenario.
Ma come si permetteva?
Il silenzio era calato tra quei due e si sentivano solo i singhiozzi di Julio.
Ricaricò la pistola mentre l'uomo davanti a sé, insieme al ragazzino, iniziò a indietreggiare.
L'uomo sorrise ancora mentre alzò la pistola e la puntò alla testa del ragazzino. Il silenzio ancora una volta nascose quella paura che ormai era parte del ragazzino, inerte, tra le braccia del suo salvatore. Cercò ancora una volta di scappare, ma l'indietreggiare dell'uomo lo fermava facendogli strisciare le scarpe sul suolo di cemento. Voleva andarsene, tornare alla villa e fare finta, come sempre, che andasse tutto bene. Eppure qualcosa quella sera gli aveva detto di scappare, che era il momento giusto...odiava il suo istinto! Con suo padre, suo nonno e persino suo zio (l'uomo più perfido del mondo) cercava di essere il più sicuro possibile: tutti nella sua famiglia erano poliziotti, doppio giochisti e altro. Lui, invece, in quel campo faceva più che schifo: niente sesto senso, niente coraggio da vendere, e gracile e magro com'era doveva essere accompagnato sempre dal collega più fidato della famiglia, ovunque. Suo padre diceva che era a causa del suo lavoro. Poi era successo l'inevitabile ed eccolo lì, incastrato, tra le braccia di un uomo, appena scampato alla morte.
Quello fu il secondo sparo di quella serata e andò a segno.
L'uomo si avvicinò al corpo morente e si calò per prendere il ragazzino.
Aveva fatto una scelta abbastanza ardua. "E adesso vuoi dirmi come ti chiami realmente? Sai, non sono tanto stupido, ho capito perfettamente che mentivi. Quindi" - e fece un cenno al morto - "se non vuoi finire come il povero, signor Lanel, ti conviene dirmi quello che voglio sapere." Disse l'uomo al bambino che annuì velocemente, spaventato.
"Bene, per adesso non fiatare. Andiamo." L'uomo prese il ragazzino e si diresse verso un vincolo mentre il signor Lanel rimase solo sul suolo ruvido e sporco, ma in fondo non importava: era morto. L'uomo si ritrovò a pensare al rapimento che stava facendo. Non gli importava molto: avrebbe fatto perdere le sue tracce.
E al diavolo la rapina.
Al diavolo il piano.
Al diavolo la morte di Luke Wilson: ci sarebbero state altre occasioni.
Spazio autrice.
Da quanto non scrivo? Cavolo, mi sembra una vita!
*Questa storia è una sorta di sequel di
"The Return Of Nightmare", vi prego non continuare se non avete letto quest'ultimo perché non capirete niente."
Ciao a tutti! Come state?
Ebbene sì, ho ripreso questa storia continuandola. Non so ancora come procedere e, onestamente, meglio così.
So che in molti (io compresa) pensavate che la storia fosse finita con il bracciale di Serena che veniva preso da qualcuno. Ho deciso di seguire il mio istinto e di ritornare a scrivere quello che a me piace veramente. Spero che la storia vi piaccia!
Ringrazio immensamente AlexisMaddoxx per la copertina stupenda.
Quindi che dire? Fatemi sapere se vi piace con un commento, voto o visualizzazione.
Scusate per gli errori.
A presto
-lucy387❤
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