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Capitolo 5

Mark non sapeva capacitarsene. Com'era possibile? Nessuno aveva notato che quell'uomo fosse giovane per essere il padre del suo superiore che aveva circa cinquant'anni?
Lanel aveva fatto un gioco sporco e aveva pagato tutti per stare zitti? No, impossibile. In quel caso si era dimenticato di lui.
Mark non riusciva proprio a capire, a darsi una spiegazione. Le sue idee, discontinue e inspiegabili, avevano caratterizzato la sua vita negli ultimi giorni. E ne erano passati due, da quando avevano trovato quel corpo e da quando suo nipote era scomparso. Mark aveva avuto a che fare con molti misteri, ma mai simile a quello.
Oltre alla scomparsa del nipote, che adesso era diventata ufficiale, aveva a che fare con un omicidio del tutto finto. Il signor Lanel non era morto, di questo ne era sicuro. Ma perché coprire una morte vera con una falsa? Perché l'uomo che aveva anni di carriera e stava seduto a una scrivania a piangere la morte del padre, aveva mentito?
Mark, incapace di stare a letto, si alzò e iniziò a vestirsi. Sapeva bene a chi rivolgere le sue domande, ma non in quale contesto. Non poteva di certo andare da un suo superiore e accusarlo di aver compromesso le prove per l'identità di un morto, non poteva proprio. L'unica cosa che poteva fare era quella di cercare delle informazioni e provare la verità.
Una volta vestito e lavato, Mark si avviò a lavoro. L'edificio era molto vicino a casa sua per questione di comodità.
La scritta 'POLICE' incombeva ancora in quel giallo pallido. E le vetrate erano ancora del tutto trasparenti. All'interno, però qualcosa era cambiato. Da quando suo padre se n'era andato, lui e altri ufficiali avevano deciso di cambiare qualcosa.
Le pareti all'entrata, prima del tutto bianche, erano state dipinte di un verde chiaro, sotto consiglio di Rosaline Black, per far sì che la gente, già spaventata, non si facesse prendere dal panico.
Le pareti di altre stanze come quella dell'interrogatorio erano rimaste dello stesso colore.
Mark era stato ben felice di cambiare qualcosa di quel commissariato.
Il suo percorso, durato neanche dieci minuti, si interruppe davanti alla scalinata dell'edificio dove lavorava. Sulle scale vi era il suo superiore: Alphonzo Lanel. Quel giorno era vestito con un completo beige, una cravatta nera e una camicia bianca. Portava i segni di chi aveva pianto fino allo sfinimento: i suoi occhi erano rossi, e aveva delle occhiaie incavate e nere, segno di chi aveva passato una notte, o più, in bianco. A Mark fece un po' pena. Nonostante tutto, aveva perso qualcuno della sua famiglia, padre o fratello che fosse. In mano aveva una cartellina giallo sporco dove si intravedeva una scritta, che Mark intuì, fosse stata fatta a mano. Da quella distanza non riusciva a capire di quale caso si trattasse, così si avvicinò.
"Buongiorno signore!" Esclamò lui, cercando poi di essere il più freddo possibile.
"Buongiorno agente Wilson! Ci sono novità sull'omicidio Lanel o sul rapimento Wilson?" Chiese lui. Era strano sentire che due casi avevano i loro cognomi. Mark dopo una breve riflessione decise che quello fosse il momento giusto. Al diavolo le prove.
"No, nulla di ufficiale! Ma mi chiedevo, per l'omicidio di Lanel..."
Alphonzo Lanel si fece attento e teso.
"Cosa?" Chiese.
"Ecco... Io ho conosciuto suo padre e quello a terra, sono sicuro, non fosse lui. Mi chiedevo, perché ha nascosto una cosa del genere?"
"Sono cose che non le devono interessare. Inoltre abbiamo risolto. Si tratta di mio fratello, non di mio padre."
"Come non devono interessarmi? Sono io che mi occupo del caso. Cosa è successo quindi? Perché ci ha fatto credere fosse suo padre?"
"Perché mio fratello non lo vedevo da molto tempo e avevo paura."
"Sa che per quello che ha fatto, sarà allontanato dal suo lavoro fin quando il caso non sarà chiuso?"
"Non ci vuole lei per dirmi cosa accadrà." Gli porse la cartellina che aveva in mano. "Sono appena stato sospeso, questi vanno a lei: ricoprirà il mio ruolo e non ufficialmente lei sarà proclamato supervisore."
Mark rimase interdetto. Perché proprio lui? Chi aveva notato quello che era successo?
"Perché proprio io?" Chiese allora.
"Non so, hanno deciso così. Suo fratello, inoltre, è stato richiamato. Da oggi ricomincerà a lavorare al caso di suo figlio. Lei invece, da quanto mi è stato detto, lavorerà sull'omicidio." Disse Lanel a denti stretti. Dal suo punto di vista non era giusto. Suo fratello era morto e lui aveva cercato di proteggere ciò che faceva, di non rovinare la loro famiglia. Ma qualcuno, prima di quel Wilson, si era accorto della differenza d'età tra lui e il presunto padre morto e aveva fatto la spia. Ed era stato appena sospeso. Non era giusto! Luke era stato richiamato proprio qualche ora prima per trovare il rapinatore di suo figlio. Avevano deciso così e dato che lui, uno dei più importanti uomini del commissariato, era stato sospeso, il suo provvedimento per il fratello di Mark Wilson era stato annullato. "Credo che adesso sia felice Wilson. Suo fratello ritornerà e  potrà avere quella gloria tanto attesa per ventidue anni, ma ostacolata dal mio lavoro. Buona fortuna in tutto e per tutto."
Mark lo guardò allontanarsi, scendendo le scale. Era vero! Per ventidue anni era stato sempre l'ombra di quell'uomo nell'attesa che sbagliasse qualcosa. Quel momento era finalmente arrivato. Con la sua sospensione, Mark poteva accedere a un livello superiore del suo lavoro: bisognava, però, che risolvesse il caso.
Lo vide allontanarsi sempre più e un senso di gioia si impadronì di lui. Sapeva che non era giusto essere felice per i guai altrui, ma in quel momento non poteva importargli di meno.
Poi pensò al discorso fatto sulla scalinata. Possibile che il signor Lanel l'avesse fatto davvero? Raccontare cose di un'elevata importanza dinanzi a occhi indiscreti?
Aveva sempre pensato che quell'uomo fosse discreto, probabilmente non era così.
Dopo averlo perso di vista, Mark entrò nell'edificio e si diresse verso il suo studio: doveva riordinare i suoi pensieri poi si sarebbe informato.
In quell'esatto momento, proprio mentre Mark si stava sentendo, qualcuno aprì di scatto la porta.
Vide quegli occhi felici e tristi al contempo.
I capelli rosso carota.
"Hanno trovato qualcosa sul corpo di Lanel, ci sono arrivati i referti."
"Ci sono?"
"Sì, a quanto pare hanno ritrovato dei capelli sul suo cappotto. Corrispondono a quelli di mio figlio."
Mark si alzò di scatto allungando la mano. Luke gli passò i referti.
"Come è possibile?" Chiese Mark leggendoli.
"Non lo so, ma non è una buona cosa. Se Lanel è morto, mio figlio che fine ha fatto?"
"Calmati, non arriviamo a conclusioni affrettate. Ho qui la cartella del caso, dammi un minuto." Mark aprì la cartella datagli da Alphonzo e iniziò a leggere cercando qualcosa. Ad un certo punto diede un'occhiata anche ai referti.
"Qui dice che è morto tra le undici e l'una. L'ora combacia con la scomparsa. Lanel è stato intravisto addentrarsi, da solo, in quella stradina verso le ventiquattro e quarantacinque, secondo questo fascicolo. Quindi se Julio l'ha incontrato in quell'ora,  il campo si restringe. Una volta morto, l'assassino ha preso Julio e se l'è svignata. Rosaline ha visto l'uomo verso le due, no? Se non sbaglio da quel quartiere fino a casa tua ci vuole un' oretta o poco più. Quindi le due. Se riusciamo a dimostrare che quell'uomo ha preso Julio..."
Luke lo vide affaccendarsi.
"Sul corpo di Lanel non sono stati trovati segni di colluttazione... quindi la tua ipotesi avrebbe senso." Rispose Luke.
"Luke, sai bene che non possiamo fare niente se non abbiamo uno straccio di prova."
"Mark, le cose coincidono."
"Non possiamo andare dietro alle coincidenze, lo sai bene. Se non c'è nulla di concreto, non possiamo dimostrare niente."
"Cosa facciamo?"
"Intanto scopriamo chi era veramente quest'uomo, tu invece ti occupi del caso di Julio, se si sono veramente incontrati, non vuol dire che tuo figlio si implicato in un omicidio o sia stato preso dall'assassino di Lanel."
"Sai bene che le coincidenze non esistono. Ti ricordi Kate? È morta quando noi la stavamo cercando e su quell'omicidio ancora nessuna luce perché nostro padre l'ha ritenuto suicidio prima di accorgersi che non fosse così. Kate non ha avuto giustizia perché non ci siamo fidati di una coincidenza. Non accadrà con il mio bambino. Se non troviamo niente mi affiderò a questa coincidenza e se servirà andrò contro la legge." Luke sembrò più risoluto del solito.

Spazio Autrice.

Devo dire che 1404 parole non sono poche, anzi!
È uno dei capitoli più lunghi che abbia mai scritto.
Allora come state? Tutto bene?
Vi è piaciuto il capitolo?
Mark è sempre più sospettoso e non parliamo di Luke. Insomma gli hanno rapito il figlio!

Che dire? Avete domande? Se sì, chiedete pure!

Scusate per gli errori.

A presto

-lucy387❤

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