Clark si avvicinó al portone e spinse per entrare ma questo non si apriva.

Che fare? Disse.

Spinse con forza con ambedue le mani ma niente non si voleva aprire.

Allora pensò la cosa più banale ma educativa nello stesso tempo, bussare, chissá se magari come per magia si aprirá da solo.

Bussò nello stesso modo di quando si va a trovare l'amichetto per giocare, con delicatezza, con gentilezza, per non infastidire chi dall'altra parte sente quel toc toc.

Il castello parve sentire e il portone si apró, scricchiolava, scricchiolava ma alla fine si aprì sino alla fine, facendo cadere a terra la polvere che copriva il suo telaio antichissimo.

Si trovò un gran bell'antrone, due enormi scalinate ai lati e quelle dieci famose porte tutt'intorno. Clark era meravigliato di rivivere di nuovo quella scena, gli sembrava che era passato un secolo e non qualche giorno.

Riguardando le porte, Clark si disse che stavolta sarebbe salito su per le scale, niente caverna, giá sapeva dove lo avrebbe portato. Aveva visto solo quello.

Ma le due enormi scalinate non erano collegate tra loro alla fine delle salite, quindi ancora una volta vi era il dilemma della scelta. Clark sbuffó.

Uffa, è mai possibile che dovrei scegliere sempre un percorso? E se magari l'altro é più fantasioso da quello che scelgo?

Clark decise ancora una volta di lasciarsi guidare dalla fortuna.

Girò attorno a se stesso un paio di volte, occhi chiusi e con la mano indicò la scalinata.

...continua