Capitolo 3
Le prime luci del mattino cominciarono ad illuminare le strade della città. "Nasconditi o morirai".
La voce del padrone rimbombava nella mia testa. Decisi di ascoltarlo ed entrai in uno dei tanti vicoletti tra i palazzi. La luce del sole non era ancora arrivata fino a quel punto.
Alzai lo sguardo. Dovevo trovare un posto dove passare il giorno. Avevo capito cosa intendeva il padrone. La luce scacciava le tenebre, quindi avrebbe scacciato anche me. Finalmente vidi una scala che partiva da un balcone. Non arrivava a terra ma con un salto potevo raggiungerla. Mi avvicinai e con uno scatto la afferrai, agganciandomi con gli artigli neri. Con non poche difficoltà salii fino al balcone e, a quel punto, mi guardai le mani. Quegli artigli erano molto utili ma in qualche modo dovevo riuscire a ritirarli. Mentre guardavo gli artigli, con la coda dell'occhio intravidi qualcosa, qualcosa che catturò buona parte della mia attenzione: qualsiasi cosa fosse, stava tenendo la porta aperta. Era il mio passaporto. Così come poteva essere una trappola. Per fortuna, il tempo era dalla mia: un improvviso fulmine, seguito da un tuono, si schiantò su una croce di una chiesa vicina, illuminando i dintorni. Aguzzando l'occhio, potei notare due luccichii in quella cosa non identificata. Fu l'istinto a guidarmi: quei luccichii dovevano essere senz'ombra di dubbio degli occhi. E fino a prova contraria, solo gli esseri viventi vertebrati avevano quel tipo di occhi. Esultai quando i miei occhi entrarono in contatto con quelli senza vita di un cane. Già. Nient'altro che uno stupido cane. Lo scostai malamente con un calcio, le sue ossa scricchiolarono un'ultima volta prima di depositarsi in una posizione innaturale e lugubre sul pavimento. Ero dentro.
Il buio la faceva da padrone in quell'appartamento. Per quello che riuscivo a vedere, c'era molto disordine: libri sparsi ovunque, piccoli corpi immersi in pozze di sangue.Ma di chi diamine era quella casa?
Feci qualche passo e sentii delle voci. Non erano chiare poichè erano molto basse, come un sussurro. Camminai piano verso la loro direzione ma, dopo poco, cominciai a sentire un dolore al petto. Contemporaneamente le voci alzarono il tono e sentii le parole di una preghiera. "Fa attenzione". Il padrone forse aveva giá capito cosa stava succedendo.
Feci un passo e, per sbaglio, calpestai qualcosa che si ruppe con uno scricchiolio, come quello delle ossa rotte. Le voci si fermarono e dei passi si avvicinarono. Mi appiattii contro il muro, nell'ombra, aspettando quelle persone. Finalmente uscirono dalla stanza. Erano due uomini. Uno era più anziano, portava gli occhiali ed era molto alto. Il secondo era invece più giovane, forse un pó più grande di me, e aveva un libro molto grande in mano. Entrambi erano vestiti da preti.
Cercai di trattenere il fiato e, con uno scatto, uccisi il prete giovane, affondando gli artigli nella sua gola. A quel punto anche il vecchio mi notó. Cercai di raggiungerlo ma mi lanció un liquido freddo e trasparente. Mi allontanai dal prete e la pelle cominció a bruciare.Mi piegai in due e notai che il prete stava scappando. "Alzati, puoi farcela". Aveva ragione il padrone.
Tolsi la maglia fracida di acqua santa e corsi verso il prete, buttandolo a terra con un pugno. Mi avvicinai alla parete e cercai l'interruttore della luce. Dopo poco lo trovai e lo accesi, sorridendo sadicamente. Il prete indietreggió, probabilmente era spaventato dal mio aspetto demoniaco. Mi inginocchiai accanto a lui, guardandolo negli occhi. Tremava visibilmente ma non faceva nessun'altro movimento. Lo presi per il colletto.
Io "Hai rovinato la mia maglia preferita"
Prete "Ammazzami. Preferisco morire piuttosto che essere toccato da un essere come te"
Scrollai le spalle e gli presi il viso con una mano.
Io "Come vuoi"
Gli coprii gli occhi con gli artigli finchè non uscì una piccola ombra rossa. A quel punto lasciai il corpo e mi alzai, racchiudendo quell'ombra tra le mani.
"Mangia". Come facevo a mangiare un'ombra?
"Questo tipo di anime sono state prese di mira dall'oscurità. Se le mangi diventerai più potente"
Annuii e avvicinai l'ombra alla bocca ma un urlo straziante mi fermó. Proveniva dalla camera da cui erano usciti i preti. Strinsi il pugno per far disperdere l'anima ed entrai in quella stanza. C'erano delle corde attaccate al soffito da cui colava del sangue e tutti i mobili erano sul pavimento. Guardai in direzione del letto. Su di esso c'era una persona. Si muoveva in modo innaturale e ogni tanto era scossa da spasmi. Mi avvicinai e notai il suo volto: era una donna. In passato doveva essere stata una donna bellissima,ma in quello stato era orribile. Il suo colorito era simile a quello di un cadavere in decomposizione, non aveva i denti e dalla sua bocca colava del sangue scuro. Si avvicinó velocemente al bordo del letto e cominció a fissarmi con un sorriso innaturale.
Donna "Ma quanto puó essere carino un messaggero di Satana?"
Io "Come fai a sapere che sono un messagero?"
La donna indicó il mio braccio e solo in quel momento ricordai di non avere la maglietta. Mi guardai la spalla e vidi un pentacolo racchiuso in un cerchio inciso sulla pelle. Non l'avevo notato.
Improvvisamente la donna mi buttó qualcosa di morbido in faccia. La presi e l'aprii, notando che era una camicia nera. Guardai la donna, abbassai la testa in segno di ringraziamento e indossai l'indumento.
Donna "Posso sapere il tuo vero nome?"
Io "Perchè?"
Donna "Su non corri rischi. Sei protetto dal tuo padrone"
Io "Luke"
Donna "Okay Luke, sappi che da adesso, per avermi salvato dai preti, potrai chiedermi qualsiasi cosa"
Annuii e mi avvicinai alla porta.
Io "Allora dammi riparo in questa casa"
Donna "Ma certo"
Con un gesto della mano mi spinse fuori e chiuse la porta.
Così, non sapendo che fare, mi avvicinai ad una finestra per osservare la città che lentamente si risvegliava.
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