Capitolo 52.
Sentendo le parole del ragazzo rimasi stupita dalla cattiveria con cui Newt pronunciò quella frase. Qual era la causa di quelle brutte parole? Non feci nemmeno in tempo a chiedere spiegazioni a Thomas che sentii una mano sfiorami il collo e accarezzarmi i capelli.
"Finalmente ti ho trovata di nuovo, tesorino." mi sussurrò una voce rauca nell'orecchio. Spalancai gli occhi e mi irrigidii sul posto, sentendo un brivido percorrermi la schiena. Il mio pensiero andò subito all'uomo che mi aveva pedinata quando ero accanto a Minho e l'attimo seguente mi ritrovai a sperare che non fosse veramente lui a parlarmi.
Poi tutto accadde velocemente. Prima che potessi girarmi per capire chi fosse stato a parlarmi, sentii l'uomo infetto muoversi velocemente dietro di me e afferrarmi il collo con una mano in modo molto brusco, stritolandomi e obbligandomi ad appiattirmi a lui per non soffocare.
Portai subito le mani sul suo braccio con l'intento di cercare di liberarmi, ma nel momento in cui le mie mani entrarono in contatto con le sue, sentii una forte fitta sul palmo destro che mi obbligò a ritirare la mano con un urletto soffocato. Osservai il mio palmo colorarsi di rosso e gocciolare sangue a terra, ma non ebbi nemmeno il tempo di mugugnare per il dolore che percepii la punta di qualcosa di freddo e affilato appoggiarsi sul mio collo.
"Ops..." mormorò l'uomo dietro di me, inondandomi con il suo alito fetido e facendomi rabbrividire. Poi sentii il suo volto muoversi e il suo mento appoggiarsi sulla mia spalla, premendo e appiccicando la sua tempia alla mia guancia. "Sai chi sono?" sussurrò con un tono totalmente divertito, come se stesse facendo la cosa più buffa della sua vita. Con la coda dell'occhio riuscii a mettere a fuoco la sagoma del volto dell'uomo e non appena vidi la grossa macchia di sangue sul suo viso, lo riconobbi all'istante. Incapace di parlare per via della sua stretta ferrea sulla mia gola, mi limitai a scuotere la testa debolmente.
"Ma come?" domandò lui con un tono deluso. "Prima non riuscivi a togliermi gli occhi di dosso, tesorino!" concluse con una risata malata ed eccessivamente acuta. "Be' se le cose stanno così, lascia che sia io a dirti cosa sarai tu per me."
"Lasciala andare!" sentii Newt urlare, con un tono chiaro e arrabbiato.
"Tu per me sarai il biglietto di uscita da questo posto." continuò l'uomo infetto, ridacchiando e ignorando completamente le parole del biondino.
"Ehi! Dico a te!" gridò nuovamente Newt, agitando il suo lanciagranate. "Lasciala andare."
"Sennò cosa succede?" gridò di rimando l'uomo, strattonandomi all'indietro per i capelli e aumentando la stretta sulla mia gola, che ora aveva iniziato a bruciare. "Se spari potresti per sbaglio beccare la tua amichetta."
"Lei è la mia ragazza. Non ti devi azzardare a toccarla." sibilò il ragazzo tra i denti, avanzando a falcate verso di me.
"Io non lo farei se fossi in te." borbottò ridacchiando l'uomo, staccando la mano dai miei capelli e portandola davanti ai miei occhi. Solo in quel momento notai il lungo pezzo di vetro affilato che l'uomo teneva talmente stretto nel pugno che dalle sue dita colava del sangue. L'infetto fece oscillare quell'arma improvvisata come se la stesse esponendo con fierezza. "Sono io quello con il coltello dalla parte del manico." continuò l'uomo, diventando improvvisamente serio e inquietante.
Newt si fermò improvvisamente, passando lo sguardo terrorizzato e preoccupato da me al vetro in mano all'uomo. "Ho detto coltello?" chiese l'uomo tornando a ridacchiare. "Ops, volevo dire vetro." mormorò sputacchiando qua e là e puntandomi nuovamente l'arma al collo. "In ogni caso, se ti avvicini ancora taglio la gola alla tua ragazza. Capito?"
Vidi Newt serrare la mascella e rivolgermi uno sguardo attento e preoccupato, come se stesse riflettendo sul da farsi.
"Capito?" gridò ancora più forte l'uomo, sempre più arrabbiato e fuori di sé. In meno di un secondo sentii le sue dita stringersi sempre di più alla mia gola, facendomi male e impedendomi definitivamente di respirare.
Quando Newt non rispose, l'uomo andò su tutte le furie e lanciò un grido talmente acuto che mi perforò il timpano. "Hai capito, razza di stupido ragazzino?" sbraitò scuotendomi in malo modo e facendomi mugugnare, sia per il dolore che per la paura.
"Ho capito, diamine! Ho capito!" urlò Newt di rimando.
Sentii l'uomo irrigidirsi improvvisamente, poi dal nulla scoppiò in una risata rauca e fastidiosa, allentando la presa sul mio collo e lasciandomi finalmente respirare.
"Cosa vuoi da lei?" domandò Minho facendo un passo avanti ed entrando nel mio campo visivo. Il ragazzo era serio e stava guardando con un'espressione totalmente infuriata l'uomo infetto, che ancora si stava sbellicando dalle risate.
"Cosa voglio da lei?" chiese ridendo, come se Minho gli avesse fatto una domanda buffa. "Cosa voglio da voi!" lo corresse poi, iniziando a far scorrere la punta del vetro sul mio collo, senza però mai premere. "Dato che il vostro amichetto stupido non vuole venire via con voi, io prenderò il suo posto. Mi porterete fuori da qui."
"Non ci pensare nemmeno." ribatté Minho. "Newt viene con noi e tu resti qui."
L'uomo smise immediatamente di muovere il vetro sul mio collo e lo puntò sulla pelle, questa volta iniziando a premere più forte, ma senza ancora ferirmi. "Sei sicuro?" domandò serio, passando per l'ennesima volta da uno stato di divertimento a una serietà sorprendete e preoccupante.
"Hai una pelle così bella, tesorino..." aggiunse poi, tornando con l'attenzione su di me. "Così calda, profumata, liscia..." sentii qualcosa di caldo e viscido passare sulla pelle del mio corpo, lasciando dietro di sé una scia umidiccia. Quando compresi che lo Spaccato doveva avermi leccato feci di tutto pur di trattenere i conati di vomito che avevano iniziato a salirmi in gola sin da quando ero entrata in contatto con il suo pessimo odore.
"Sarebbe veramente un peccato rovinartela con un profondo taglio, non credi anche tu?" ridacchiò, puntando la punta fredda del vetro sulla parte del collo che aveva appena leccato. "Ma se proprio devo, io inizie..."
"No." mormorai, ritrovando improvvisamente la parola e cercando di non sprecare troppo ossigeno. "Facciamo... un patto." continuai, sibilando quelle parole e sentendo l'aria venire a mancare sempre di più.
"Eli cosa stai..." intervenne Newt, ma subito lo interruppi.
"So cosa... sto..." mi interruppi all'improvviso, sentendo le dita dell'uomo infetto premere sempre di più sulla mia gola.
"Se mi stai mentendo, giuro che te la farò pagare." sibilò l'uomo, sussurrandomi all'orecchio.
"Se lasci in pace me e i miei amici..." spiegai tutto d'un fiato, cercando di trovare quanto più ossigeno possibile per riempire i miei polmoni ormai a secco. "sono disposta a fare tutto."
"Allora affare fatto, tesoruccio." ridacchiò lo Spaccato, allentando la presa sul mio collo e permettendomi di prendere finalmente una bella boccata d'aria. Iniziai a tossire e sentii il sangue riprendere a fluire sul mio volto che aveva iniziato lentamente a pizzicarmi.
Non sapevo se il piano che avevo in mente avrebbe funzionato e non volevo nemmeno pensare a cosa sarebbe successo se il tutto avesse preso una piega totalmente negativa. Speravo solo che Newt fosse abbastanza sveglio per capire il mio intento e prendere a volo l'occasione che gli stavo offrendo.
"Non mi bastano le tue parole." dissi dura, sentendo lo Spaccato irrigidirsi dietro di me, segno che quella notizia non doveva avergli fatto molto piacere. "Come so che rispetterai il patto?"
"Ti conviene fidarti invece, perché altrimenti potrei accidentalmente spezzarti l'ossicino del collo." mormorò divertito lo Spaccato, rilasciando poi dei suoni alquanto strani, come se stesse cercando di imitare il rumore di ossa che si spezzano, ma senza riuscirci.
"E a te conviene darmi retta, perché se mi ucciderai potrai scordarti di uscire da questo posto." ribattei dura, stringendo i denti e maledicendo la mia folle idea. Forse mi stavo spingendo troppo oltre, forse osare così tanto avrebbe solo peggiorato la situazione, ma in quel momento ero talmente sicura di volermi liberare della presa di quell'uomo disgustoso che avrei perfino sfidato il diavolo in persona.
"Sei intelligente, tesoruccio." ammise l'uomo, sputacchiando sulla mia spalla. "Ma non abbastanza. Di certo non posso ucciderti, ma nulla mi impedisce di tagliuzzare la tua bella pelle."
"Andiamo, Elena." mi rimproverò Minho, risuonando alle mie orecchie abbastanza scocciato dal mio comportamento. "Accontentati di una cavolo di stretta di mano. Non vale la pena rischiare la pelle..." l'asiatico si interruppe, poi si schiarì la gola. "Ehm, intendo... la vita, per una cosa così stupida."
Dovetti trattenermi dal sorridere, quando compresi appieno cosa intendesse farmi capire Minho con quel finto rimprovero: il ragazzo aveva afferrato il mio piano e stava cercando di aiutarmi.
"E va bene." concessi, fingendo di essere offesa e arrabbiata. "Una stretta di mano e poi usciamo di qua. Ne ho abbastanza di questo posto e ne ho abbastanza di cercare di convincerti, Newt." mormorai, rivolgendomi verso il ragazzo nel tentativo di attirare a pieno la sua attenzione. "Vuoi rimanere in questo posto invece di venire via con me? Bene così, sono affari tuoi. Sono stanca di correrti dietro come un cucciolo affannato."
Per pronunciare quelle orribili frasi misi tutta la mia forza di volontà, ma parola dopo parola potevo sentire il mio cuore perdere sempre più velocità, fino a ridursi a un battito stanco e zoppicante, come se mi stesse implorando di smetterla. Per quanto avessi voluto starmene zitta sapevo che dovevo tentare di tutto pur di riuscire a convincere l'uomo a darmi la mano.
Sentii lo Spaccato ridacchiare, poi la sua presa si allentò ancora, ma non completamente. "Bene, bene... Vedo che ci sono problemi in paradiso, ma dopotutto questo è l'inferno!" annunciò a voce alta, come se volesse che tutti lo sentissero, e poi scoppiò a ridere. "E va bene, ti concedo la mia parola e una stretta di mano, tesoruccio caro."
Detto ciò lo Spaccato mollò immediatamente la presa sul mio collo e non appena lo vidi spostarsi al mio fianco e tendermi la mano il mio cuore accelerò, improvvisamente terrorizzato. Mi morsi il labbro e sperai con tutto il cuore che Newt avesse veramente afferrato al volo quell'occasione d'oro per colpire l'uomo, ma più i secondi passavano, più iniziavo a perdere le speranze.
"Allora?" domandò l'uomo impaziente, scuotendo la sua mano in modo frenetico.
Strinsi ancora di più i denti sul mio labbro e solo quando sentii un lieve bruciore e subito dopo una striscia di sangue sulla lingua, mi decisi a porgere anche la mia mano tremolante.
Ti prego, Newt... Pensai terrorizzata. Ti prego...
La mia mano si avvicinò pericolosamente a quella dello Spaccato. "Ti do la mia parola, tesoruccio."
Il rumore elettrico del lanciagranate che veniva caricato riempì l'aria e in meno di un secondo sentii una zaffata di ozono bruciato, ma l'uomo parve non sentirlo, e continuò: "Una volta fuori da questo posto, lascerò in pace sia i tuoi amici che te, tesor..."
Poi Newt spinse il grilletto. Una granata colpì al petto lo Spaccato che cadde a terra, il corpo avvolto da scariche di corrente mentre si contorceva, le gambe rigide, la bava alla bocca.
Non potei fare a meno di rilasciare un sospiro e schiaffeggiarmi mentalmente per aver dubitato anche solo un momento di Newt: era ovvio che sarebbe intervenuto alla prima occasione.
"Odiavo il modo in cui ti chiamava." borbottò Newt, la sua voce improvvisamente vicina a me. Mi voltai di scatto e trattenni il respiro quando vidi il ragazzo a pochi passi da me, con il lanciagranate fumante in mano e un'espressione mista tra preoccupazione e sollievo: le tipiche smorfie contradditorie che ero solita vedere sul suo volto.
"Stai bene?" mormorò il ragazzo, facendo un po' di passi indietro come se temesse la nostra vicinanza.
A quel gesto non potei fare a meno di sentirmi ferita: Newt non mi aveva mai allontanata così tanto. Perché era tanto spaventato dall'idea di essere salvato e aiutato, per una volta? Perché non poteva semplicemente lasciarmi essere l'eroina della situazione, per una volta? Se esisteva un modo per ripagare Newt di tutto quello che aveva fatto per me, quella era di sicuro l'occasione giusta per farlo. "Newt, ascoltami per..."
L'espressione sul volto del ragazzo mutò improvvisamente e tutta la preoccupazione per me che avevo letto prima sul suo volto svanì in un secondo, come se non fosse mai esistita, rimpiazzata da uno spesso strato di rabbia e fastidio.
"Dovete andarvene prima che le cose prendano una pessima piega." spiegò in modo duro, facendo passare quella frase più come un ordine che come un consiglio.
Vidi Minho fare un passo in avanti e mettersi al mio pari. "Pive, noi..."
Improvvisamente Newt puntò l'arma contro Minho, ma non riusciva a tenerla ferma perché gli tremavano le braccia. Quel movimento bastò a farmi saltare il cuore in gola.
Dove era finito il mio Newt?
"Adesso voi andatevene. Senza discutere. Mi dispiace."
Minho sollevò le mani. "Vuoi spararmi? Vecchio amico mio?"
"Andatevene." disse Newt. "Ve l'ho chiesto gentilmente. Adesso ve lo sto ordinando. È già abbastanza difficile. Andatevene."
"Newt, usciamo..."
"Andatevene!" urlò Newt, facendomi accapponare la pelle. Poi il ragazzo fece un passo verso Minho e gli puntò il lanciagranate contro con più ferocia. "Fuori di qui!"
In meno di un secondo mi ritrovai davanti a Minho, pronta a fargli da scudo, ma senza neanche sapere quando e perché avevo ordinato al mio corpo di muoversi. Improvvisamente mi sentivo piena di coraggio, forte e sicura. Tutto ciò di cui avevo bisogno, che avevo sempre cercato senza mai trovare e che ora mi era finalmente stato donato.
"Newt." lo chiamai, tenendo un braccio disteso in avanti. "Fino ad ora sono stata troppo zitta per i miei gusti e tu che sai come sono fatta puoi capire a pieno la fatica che ho fatto pur di trattenermi." spiegai con calma. "E non sto parlando solo di oggi, ma anche di quando hai preso la tua decisione alla W.I.C.K.E.D., decidendo di scappare e di non partecipare all'elaborazione della Cura." mormorai sicura, avanzando di un passo.
Vidi le braccia di Newt tendersi ancora e sistemare nuovamente la sua presa sul lanciagranate, puntandomelo contro con più decisione e ferocia, ma il ragazzo non disse nulla e così continuai: "Non mi sono pronunciata nemmeno quando hai deciso di rimanere sulla Berga da solo. Be' certo, ammetto di aver fatto abbastanza casini e di essermi comportata da bambina capricciosa, ma alla fine ho accettato la tua decisione e non ho cercato di tornare da te, almeno non subito."
Feci un altro passo avanti e questa volta vidi Newt vacillare e sul suo muro di falsa indifferenza, che si era tanto impegnato a mostrare, si creò una crepa. Ma il ragazzo rimediò subito. "Stammi lontano!" gridò facendo tremare le mie ginocchia solo con la sua voce.
Ormai solo pochi passi mi separavano da lui e non intendevo mollare in quel momento. "Ma adesso permettimi almeno di provarci, Newt." continuai, fingendo di non aver sentito ciò che il ragazzo mi aveva appena ordinato. "So che quello che ti aspetta sarà doloroso e terrificante – o meglio, posso a stento immaginarmelo –, ma non sei costretto ad affrontare tutto da solo, anche se credi di essere convinto del contrario. Non c'è nulla di male nel mostrare le proprie debolezze agli altri e tu sei stato il primo a insegnarmi ciò." spiegai, sentendo la mia voce farsi sempre più debole, segno che le lacrime erano prossime a uscire.
Per infondermi coraggio feci un altro passo avanti. "Ti meriti il meglio della vita, Newt, anche se questo il destino sembra non averlo capito. Ed è proprio per questo che non posso rimanermene zitta o ferma davanti a una tale ingiustizia che ti stai autoinfliggendo. Se per te va bene passare l'ultimo periodo di..." la mia voce cedette e chiusi gli occhi, prendendo un bel respiro per calmarmi, poi a fatica cacciai fuori quella parola e continuai: "...vita da solo, allora non siamo d'accordo. Ti ricordi cosa mi hai detto quando eravamo insieme nell'infermeria di Frances? Eh? Ti ricordi?"
"Fermati o... o io sparerò." continuò Newt mordendosi il labbro, sul viso gli occhi lucidi.
"So che non lo farai, Newt." mormorai decisa, facendo un altro passo avanti e annullando quasi del tutto le distanze tra di noi. Solo la punta del suo lanciagranate, ora premuta sul mio petto, mi impediva di avanzare ancora. "Quando eravamo nell'infermeria mi hai parlato della morte per poi dirmi che se mai fossi venuta a mancare tu non saresti stato abbastanza forte per continuare a vivere una vita senza di me." spiegai, guardandolo dritto negli occhi.
Solo ora che ero così vicina a lui potevo notare sul suo volto i diversi graffi e lividi sparsi sulla sua pelle pallida, ma se non avessi saputo della situazione del ragazzo non avrei mai potuto affermare che fosse infetto solo guardandolo, dato che ancora non c'era nessun accenno dell'Eruzione su di lui. Eppure alcune sue caratteristiche spuntate dal nulla rispetto a quando lo avevo visto l'ultima volta mi spaventarono: era dimagrito talmente tanto che ora le sue guance erano più incavate e i suoi zigomi risaltavano come scogli nella superficie piatta del mare; inoltre le sue occhiaie profonde sotto gli occhi e il vuoto attanagliante in questi ultimi mi perforava come un proiettile. Da vicino sembrava ancora più esausto e giù di morale di quanto lo sembrasse da lontano.
"Come pensi che farò io senza di te, huh?" domandai abbassando il tono della voce, cercando di crearmi quanta più privacy possibile. "Se tu ora mi allontani di nuovo, io..." sentii la mia voce spezzarsi di nuovo e questa volta non riuscii a riprendermi. Parlare è così difficile quando si ha il cuore a pezzi.
Senza neanche che me ne accorgessi il peso del lanciagranate sul mio petto era svanito e in meno di un secondo mi sentii stringere in un abbraccio. Tirai un sospiro di sollievo e fui totalmente grata a Newt per quel gesto. Se non fosse stato per le sue forti braccia attorno a me, probabilmente mi sarei ritrovata con le ginocchia a terra, incapace di sostenere per un secondo di più il peso sulle mie spalle.
Cercai di godermi ogni singolo istante di quell'abbraccio, imprimendo nella mia mente ogni singolo dettaglio: era come se ogni parte del suo corpo si incastrasse perfettamente con il mio, formando un solo corpo compatto; le sue mani calde sulla mia schiena erano come un sollievo per me, sciogliendomi da ogni affanno e riempendomi di calore; sentire il suo profumo rassicurante di nuovo su di me mi facevano sentire al sicuro, protetta, come se tutto attorno fosse sparito ed esistessimo solo noi due.
Quell'abbraccio mi mise davanti una dura verità: per quanto fosse difficile da ammettere, senza gli abbracci di Newt non sarei durata ancora a lungo. Come poteva il destino privarmi di una cosa così essenziale e unica e poi pretendere che rimanessi in piedi come una roccia?
"Dovevi essere la mia colla e invece sei diventato quello che mi ha fatto a pezzi più di chiunque altro." sussurrai, nascondendo il viso nel petto di Newt e ricacciando indietro le lacrime.
"Mi dispiace..." bisbigliò Newt, poi sentii le sue mani spostarsi sulle mie spalle e fare leggermente pressione per distaccarmi da lui. Quando lo feci a malincuore, osai alzare lo sguardo su di lui e ciò che vidi mi distrusse: i suoi occhi erano appannati dalle lacrime e il suo sguardo era pieno di rimorsi. "Mi dispiace farti soffrire, ma non posso fare niente per fermare tutto quello che sta per arrivare. Però forse posso allentare il tuo dolore, ma l'unico modo possibile per fare ciò è di lasciarmi andare, Eli." spiegò con voce bassa, tesa e labbra tremanti.
"So che per te sarà difficile, ma questa è l'unica soluzione che vedo davanti ai miei occhi in questo momento. Se io non posso scampare al mio destino, almeno posso evitare che tu ne venga investita. Non ti sto allontanando per farti un torto, ma per aiutarti ad abituarti alla mia assenza. Non voglio che tu mi veda impazzire lentamente, sentendoti continuamente in colpa perché non puoi fare nulla per aiutarmi – e credimi, questa volta la tua acuta dote da dolce Medicale non ti servirà." continuò il ragazzo, rendendomi sempre più difficile trattenere le lacrime. "Perciò ti prego, finiamola qui. Dammi il tuo addio e lascia che io ti dia il mio."
"Ma Newt..." cercai di controbattere.
"E lascia che ti rigiri una promessa:" annunciò il ragazzo, prendendo il mio viso tra le sue mani. "promettimi che continuerai a vivere, lottando per entrambi come se fossi ancora insieme a te." mi chiese, usando le mie stesse parole e facendomi capire che si ricordasse perfettamente di quando avevo preteso da lui la stessa cosa mentre eravamo nell'infermeria di Frances. Solo ora che la richiesta di promessa era rivolta a me riuscivo a capire quanto Newt avesse faticato a dirmi quel 'lo prometto' quella volta.
Una vita senza Newt... Quella frase suonava così assurda alle mie orecchie, come potevo promettergli una cosa del genere?
"Non riesco a prometterti questo, Newt." ammisi, rifilandogli un debole sorriso, dietro al quale celavo la mia tristezza. "Io non sono abbastanza forte."
"Sì che lo sei. Io ti conosco, okay?" mi rassicurò lui rispondendomi con un sorriso genuino, ma appena accennato. "Io mi sono innamorato di te proprio per questo – e non fraintendermi, amo anche quando cancelli la faccia da dura sul tuo volto e mi permetti di proteggerti –, ma dove è finita l'Elena che teneva testa ai Radurai, quella che non si dava mai per vinta?"
Credo di averla persa per strada. Pensai, rievocando tutti gli amici che mi ero vista morire davanti. Non ero pronta a dover tentare di colmare invano un altro vuoto nella mia vita.
"Tu sei coraggiosa, forte, bella, audace, intelligente... Non permettere a una cosa del genere di incupirti, okay?" mi incoraggiò lui, guardandomi profondamente negli occhi.
Sentii le lacrime spingere dentro la mia gola, rendendomi impossibile respirare.
"Allora, me lo prometti, abbracciatrice di alberi?" domandò un'altra volta Newt, avvicinando il suo volto talmente tanto al mio che i nostri nasi si sfiorarono.
Chiusi gli occhi e mentii: "Te lo prometto, idiota."
*Angolo scrittrice*
Hey pive!
Scusate se il capitolo arriva in ritardo, ma in questi giorni ho festeggiato anche io e le cene infinite con i parenti mi hanno tenuto abbastanza occupata!
Detto ciò, come vi è sembrato il capitolo? Vi piace il photoshop ad inizio capitolo? Ancora sono alle prima armi con queste cose, perciò so che non è perfetto ^.^"
Inoltre, per chi fosse particolarmente curioso o semplicemente smemorato, in questo capitolo ho rievocato due particolari momenti, citando alcune frasi che ho messo in corsivo appositamente:
₪ quando Newt ed Elena si scambiamo la promessa ho voluto riutilizzare le frasi del capitolo 13 di questo libro (Run);
₪ Newt chiama Elena "abbracciatrice di alberi" riferendosi al nomignolo che è nato dopo il capitolo 33 del primo libro (Remember);
₪ Elena chiama Newt "idiota" riferendosi al nomignolo che gli ha affibbiato nel capitolo 8 del secondo libro (Survive).
Passate una buona serata!
Sempre vostra,
Inevitabilmente_Dea ♥
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro