Capitolo 35.
Teresa. Ripetei nella mia mente. Inizialmente quel nome mi rimase indifferente, come se lo avessi sentito per la prima volta, poi però un ricordo mi accecò la vista e un flashback mi trasportò indietro nel tempo, riportandomi a prima che il Test della Zona Bruciata cominciasse.
"L'idea iniziale era quella di spedire un'altra ragazza, poco dopo Thomas. Il suo nome è Teresa. Ma poi tu hai deciso di fare di testa tua..." Potevo ancora sentire le parole di Janson risuonare nitide nella mia mente.
Teresa! Ripetei nella mente, sentendo quel nome ora più familiare. Ma certo... Come ho fatto a dimenticarmela?
Ma soprattutto... Perché era scappata dalla W.I.C.K.E.D.?
Lei non aveva preso parte agli esperimenti, perciò forse la sua vita era stata migliore della nostra, a meno che la W.I.C.K.E.D. non si fosse inventata un'altra delle sue per far soffrire le persone.
Perché i miei amici avevano fatto affidamento su di lei per fuggire? Come facevano a dare così tanta fiducia a una persona che non conoscevano minimamente? Soprattutto sapendo che lavora per la stessa associazione che si era appropriata della nostra vita, riducendola a un orribile esperimento.
"...hermana?"
La voce di Jorge mi arrivò ovattata. Non mi ero neanche accorta di essermi bloccata: probabilmente ero rimasta a fissare il vuoto con gli occhi sbarrati e lo sguardo perso per chissà quanto tempo.
"Come?" domandai scuotendo la testa e cercando di nascondere la mia precedente reazione.
L'uomo aprì la bocca per parlare, ma Stephen lo anticipò. "Tu la conosci, vero?"
Spaesata dalla domanda del ragazzo, alzai le sopracciglia. "Cosa?" domandai.
"La tua faccia. Sembra quasi che per te sia una sorpresa sentir nominare Teresa." spiegò il ragazzo.
"No. Cioè, sì, sono sorpresa." blaterai non riuscendo neanche a collegare i miei pensieri con la lingua. "Ma non la conosco. Voglio dire, Janson una volta mi ha parlato di lei."
Newt sgranò gli occhi e mi guardò confuso. "E perché non me lo hai mai detto?" chiese, assumendo quasi uno sguardo deluso.
"Cosa?" domandai io di rimando, ancora più confusa e scocciata di lui. "E perché mai avrei dovuto parlarti di una cacchio di persona che ho sentito nominare solo una volta nella mia cacchio di vita?"
"Be' forse perché è un dettaglio importante." spiegò lui agitando una mano. "O perché forse ci siamo ripromessi di dirci tutto."
Spalancai la bocca, sorpresa e confusa dal suo comportamento anormale. Ora era anche colpa mia? Come diamine facevo a sapere che questa caspio di Teresa si sarebbe rivelata importante?
"Sei serio?" domandai cercando di trattenermi dallo scoppiare in lacrime di frustrazione. "Come caspio potevo sapere che era importante? Se lo avessi saputo te lo avrei detto senz'altro, non credi?"
"Oh, andiamo ragazzi." si intromise Minho, interponendosi tra me e il ragazzo biondo. "Non voglio assistere alla vostra prima lite amorosa."
Magari fosse la prima... Pensai affranta, scuotendo la testa e indietreggiando di qualche passo. Nell'ultimo periodo Newt trovava ogni minima cosa per darmi contro e ferirmi. Non sapevo se fosse dovuto alla sua malattia, al suo tentativo di allontanarmi da lui o a tutto lo stress a cui era sottoposto, ma in ogni caso non era affatto divertente.
Perché continuavo a scaldarmi e a dargli corda? Tra i due dovevo essere io a rimanere calma, a sopportare ogni cosa per evitare di aggiungere più peso sulle sue spalle. Glielo dovevo. Me lo ero ripromessa.
Feci un profondo respiro e chiusi gli occhi per un attimo cercando di ritrovare la calma e seppellire l'orgoglio.
"No." bisbigliai riaprendo gli occhi e rivolgendo a Minho un accenno di gratitudine. "Newt ha ragione. Importante o no, dovevo dirvelo. Scusatemi."
Buttai fuori ogni parola, sentendo la mia rabbia marcire sotto il peso di quella frase.
Vidi Stephen guardare prima me, poi Newt. Su quest'ultimo il suo sguardo si posò più a lungo, come ad analizzare ogni minima espressione facciale per capire come avrebbe reagito alla mia risposta.
Osservai anche io il biondino e lo trovai con gli occhi sbarrati, come se fosse sorpreso di capire che gli avevo appena dato ragione. Tutta la rabbia che prima avevo visto sul suo volto era magicamente sparita. Poi il suo sguardo si puntò su Stephen e in modo scontroso gli fece un cenno con il mento, come per intimargli di smettere di fissarlo, e il ragazzo dai capelli bianchi alzò gli occhi al cielo, puntando nuovamente lo sguardo su di me.
"Comunque, il punto è: perché la conosci?" chiese Stephen.
"Non la conosco!" lo ripresi. "L'ho sentita nominare, che è diverso. Ma in ogni caso, doveva essere mandata lei nella Radura, poi io ho fatto di testa mia e mi ci sono buttata dentro, mandando all'aria i piani dei Creatori."
"Perché allora stava capeggiando la fuga?" chiese Minho.
"Non ne ho idea. Ma proprio adesso che ci penso, mi ricordo di averla visto molto spesso parlare con Thomas, prima che tutto cominciasse, prima del Labirinto. Mi ricordo che era strana la loro amicizia, che spesso rimanevano a fissarsi in silenzio per ore." aggiunsi. "Ma probabilmente Tom non si ricorda nulla."
A quelle parole, Thomas, che era rimasto in silenzio e con lo sguardo basso per tutto il tempo, alzò il volto pallido e ci fissò spaesato. "C-Come?" balbettò, tornando nel mondo reale.
"Ti ricordi di una ragazza di nome Teresa?" domandò Newt impaziente.
"I-Io non sono sicuro." bisbiglio il ragazzo moro, grattandosi la nuca. "I ricordi che ho recuperato sono... strani. Sembrano quasi a spezzoni, sfocati e spesso confusi. Ma questo nome non mi suona del tutto estraneo."
"Bene così. Quindi ora abbiamo ancora più domande da farci e nessuna risposta." asserì Newt, con un tono turbato.
Sbuffai scocciata. Newt aveva completamente ragione: nulla aveva senso. Era come se tutti avessero deciso di comportarsi in modo strano per farci impazzire lentamente. Osservai gli altri ragazzi, chiedendo loro con lo sguardo cosa intendessero fare, poi incrociai per sbaglio gli occhi di Brenda e la vidi scuotere la testa, come se non fosse d'accordo.
"Brenda." la chiamai, attirando la sua attenzione. "Tu hai detto a Thomas di fidarti solo di te e..." cercai di ricordare il secondo nome, ma purtroppo non mi venne in mente, così continuai. "In ogni caso... Perché? Devi sapere qualcosa per forza. Parla."
Brenda mi guardò accigliata e con un lo sguardo di chi è appena stato accusato di qualcosa che non ha fatto. "Io? Ne so tanto quanto voi, ragazzi. Ve l'ho già detto almeno un miliardo di volte, perché stentate ancora a credermi?"
Aprii la bocca per rispondere, ma prima che potessi dire qualcosa, Minho si lasciò fuggire una risatina nervosa. "Lasciami pensare." borbottò intromettendosi nella conversazione. "Forse perché sei l'ennesima persona che ci ha tradito. Pensavamo ci volessi aiutare a uscire dalla Zona Bruciata, invece ci hai solo riportato nelle mani della W.I.C.K.E.D. Se avessi voluto aiutarci a fuggire lo avresti fatto prima, quando avevamo una possibilità, non adesso."
Brenda arricciò il naso e assunse un'espressione infastidita. "Come, scusa? Vi ho portato fino a qui e l'unica cosa che ci rimane da fare è mettere in moto la maledetta Berga. Non che io mi aspetti un grazie, ma almeno non mi venire ad accusare."
"Sì, ci hai portato fino a qui, ma come facciamo a sapere che possiamo fidarci?" domandai, cercando di ristabilire la calma tra i due ragazzi che sembravano volersi prendere a pugni a vicenda. Nel momento in cui la ragazza mi rivolse la sua attenzione, rivolgendomi un'occhiata scocciata e stupita, pensai che probabilmente avrei dovuto rimanere nel mio e non intromettermi.
Brenda si rivolse di nuovo a Minho con tono accusatorio, ignorando la mia domanda e indicandomi con un dito. "Di lei vi fidate però, non è vero? Vi ha tradito eppure vi state fidando. Perché dovrebbe essere diverso con..."
"Non la mettere in mezzo." grugnì Minho tra i denti, sembrando un cane rabbioso. "È stata costretta da voi, da persone che come te lavorano per la W.I.C.K.E.D. Lei fa parte della famiglia e ha dimostrato di tenere a ognuno di noi. Sei tu quella che è apparsa dal nulla, fingendosi la migliore amica di Thomas e poi ci hai traditi." spiegò il Velocista, facendomi arrossire senza motivo. "E quindi sì, le cose sono parecchio diverse."
Abbassai il viso, cercando di evitare che qualcuno mi vedesse sorridere. Il discorso di Minho mi aveva colta talmente di sorpresa che non ero riuscita a contenere la mia felicità. Da quando mi ero riunita i Radurai nella Zona Bruciata mi ero sempre sentita di troppo, come se fossi un peso per loro, un insetto fastidioso da spiaccicare. E non aveva senso nascondere a me stessa che dopo l'espressione che avevo visto sul volto di ognuno di loro – disgusto mischiato a rabbia – non ero più riuscita a sentirmi una parte dei Radurai come lo ero un tempo.
Dopo la Zona Bruciata le cose erano cambiate, peggiorate a dire la verità, e sentire quel discorso da parte di Minho – uno di quelli che erano rimasti più feriti dal mio tradimento – in qualche modo mi rivitalizzò, dandomi la carica e la sicurezza necessaria.
Mi ricordavo ancora di quando avevo 'chiarito' con lui e sapevo che in quel giorno lui mi aveva espressamente richiesto di dargli una prova, qualcosa che gli facesse capire che poteva ancora fidarsi di me. Ed era proprio questo che mi spingeva a chiedermi cosa gli avesse definitivamente fatto cambiare idea su di me, portandolo a prendere le mie parti addirittura quando neanche Newt ci aveva provato.
Aveva avuto la prova che gli serviva? E se sì, quale era stata? Non mi sembrava di avergli salvato la vita o di aver compiuto qualcosa di simbolico o significativo per lui.
"Smettetela di comportarvi da bambini."
La voce di Newt mi riportò alla realtà, polverizzando i miei pensieri in un secondo, alzai la testa di scatto. Nel sentire la parola bambini mi ricordai improvvisamente di Hailie, che se ne era rimasta per tutto il tempo in un silenzio di tomba. Quella bambina era talmente leggera e calma che mi scordavo spesso della sua presenza. Una tipetta completamente diversa da Chuck. Pensai sorridendo nel guardarla giocare con i miei capelli.
Per la prima volta, sorprendentemente, riuscivo a pensare al ragazzino in modo sereno. Di certo, potevo sentire ancora la pressione nascere nel mio stomaco ogni volta che lui o gli altri Radurai morti venivano nominati, ma forse ero riuscita a sovrapporre la serenità delle belle memorie che mi avevano lasciato alla tristezza nel ricordare le loro morti tragiche.
Quasi sovrappensiero portai un dito sulla guancia paffuta e rosea della bambina e la accarezzai dolcemente. Aveva una pelle così morbida che sarei rimasta volentieri a coccolarla per l'eternità. La bambina a quel tocco inaspettato, mi rivolse il suo sguardo e i suoi occhietti azzurri e stanchi si incatenarono ai miei. Le sorrisi incoraggiante e lei, dopo qualche secondo di tentennamento, mi fece la linguaccia e poi scoppiò a ridere.
Non potei fare a meno di sorridere per il suo buffo comportamento. Era proprio vero che i bambini sapevano divertirsi con tutto.
Almeno Hailie era ignara della situazione grave in cui ci trovavamo. La invidiavo un po' per questo, insomma, sarebbe stato bello ignorare tutto e rifugiarmi in un mondo tutto mio fatto di rose e fiori proprio come i bambini. Pensare che tutto fosse un gioco, sapere di essere sempre al sicuro perché protetti da persone più grandi...
I miei pensieri vennero interrotti da un allarme che cominciò a suonare, tanto acuto e perforante quanto l'ultimo che avevo udito pochi attimi prima.
Sentii Hailie gridare per lo spavento e tapparsi le orecchie terrorizzata. Sentii la sua testa intrufolarsi tra il mio mento e il collo, come per cercare riparo, così la rassicurai – per quanto fosse possibile tranquillizzare una persona quando si è in panico – e cercai di far calmare il mio cuore che nel frattempo aveva deciso di cambiare posto, finendomi in gola.
Nell'hangar il rumore sembrava persino più forte che nel corridoio: riecheggiava tra i muri e gli alti soffitti. Brenda e gli altri ragazzi spalancarono gli occhi verso la porta da cui eravamo arrivati e così mi voltai anche io, tentando di capire cosa avesse attirato la loro attenzione.
Almeno una decina di guardie vestite di nero stavano entrando nell'hangar, con le armi puntate. Cominciarono a sparare.
Qualcuno mi afferrò da dietro, tirandomi velocemente per la maglietta e obbligandomi a muovere le gambe – rimaste pietrificate – all'indietro per non cadere.
Quasi inciampai e se non fosse stato per Hailie probabilmente mi sarei lasciata cadere a terra spaesata. Mi lasciai trascinare alle spalle della cassa davanti a me, poi mi inginocchiai a terra, cercando di ripararmi dietro di essa e appoggiai Hailie a sedere per evitare che qualcuno la colpisse.
Numerosi archi di luce passarono sopra e ai lati della cassa, infiammando l'aria. Si erano appena spenti quando una serie di proiettili rimbombò contro il legno, facendomi sussultare ogni volta che questi venivano sparati dalle pistole.
"Chi li ha liberati?" gridò Minho vicino a me.
"Che cavolo di importanza ha adesso?" rispose Newt.
Senza poter fare altro, mi rannicchiai accanto alla bambina che nel frattempo si era raggomitolata su se stessa, tremando come una piccola foglia. Presi la bambina tra le braccia e la strinsi forte a me. Anche il resto del gruppo si rannicchiò, i nostri corpi stretti l'uno all'altro. Sembrava impossibile che potessimo contrattaccare da una posizione simile.
"Da un momento all'altro ci attaccheranno ai lati." gridò Jorge. "Dobbiamo cominciare a rispondere al fuoco!"
"Significa che sei dalla nostra parte?" chiese Thomas sorpreso.
Il pilota guardò Brenda, poi alzò le spalle. "Se lei vi sta aiutando, lo farò anch'io. E in caso non te ne sia accorto, stanno cercando di uccidere anche me!"
"Qual è il piano?" gridai, cercando di sovrastare tutto quel casino.
"Dobbiamo raggiungere la Berga." urlò Stephen vicino a me.
L'attacco violento si era arrestato per un momento, e riuscii a sentire dei passi e qualcuno che impartiva brevi ordini a gran voce. Se volevamo guadagnare un vantaggio, dovevamo agire in fretta.
"Sì, ma come ci muoviamo?" chiese a Thomas, poi si rivolse a Minho. "Sei tu a dare gli ordini stavolta."
Il suo amico gli lanciò un'occhiataccia, ma annuì all'istante. "D'accordo, io sparo a destra, Newt a sinistra. Thomas e Brenda, voi fate fuoco da sopra la cassa. Jorge, tu trova un modo per raggiungere la tua Berga del caspio e porta con te anche Hailie ed Elena. Stephen, tu vai con loro e coprile anche con il tuo stesso caspio di corpo se è necessario. Colpite qualunque cosa si muova o sia vestita di nero. Preparatevi."
Annuii, prendendo più saldamente la bambina tra le braccia e preparandomi a scattare al primo accenno di ordine. Lanciai uno sguardo verso Stephen e quando lo vidi osservare la sorella preoccupato, capii all'improvviso di come si dovesse sentire: non solo era terrorizzato all'idea che la bambina potesse farsi male, ma aveva anche paura che quella brutta esperienza avrebbe potuto segnare la sua vita innocente.
Incrociai gli occhi azzurri del ragazzo e gli feci un cenno con il mento, annuendo subito dopo come per rassicurarlo che nulla sarebbe successo alla sua sorellina.
"Okay!" gridò Minho. "Ora!"
Al segnale del ragazzo, ci muovemmo tutti insieme. Io scattai in piedi più velocemente di quanto credessi fosse possibile e presi a correre, intenta a seguire Jorge e a tenere saldamente Hailie, proteggendola con il mio corpo.
Vidi Stephen scattare e mettersi al mio pari, puntando il lanciagranate in modo dritto e saldo nonostante stesse correndo anche lui. Non passarono neanche pochi secondi prima che il ragazzo iniziasse a sparare verso le guardie con una mira e una destrezza incredibili.
Lanciai un rapido sguardo alle mie spalle, senza mai fermare le mie gambe che ormai avevano iniziato quasi a muoversi meccanicamente da sole, sfiorando il pavimento e dandosi subito dopo la spinta per scattare all'avanti. Mi guardai indietro solo per un istante, quanto bastava per vedere anche gli altri ragazzi in azione. Thomas si era alzato in piedi, sollevando il lanciagranate sopra la cassa. Un uomo stava strisciando verso di loro e Thomas prontamente prese la mira e fece fuoco. La granata scoppiò e quando colpì l'uomo al petto si trasformò in un fulmine, sbattendolo sul pavimento in preda agli spasmi.
Newt invece stava lanciando una granata dopo l'altra urlando e premendo il grilletto come se stesse sfogando tutta la sua rabbia in quell'azione, mancando il bersaglio solo rare volte. Minho invece era molto più preciso ed efficace, non lo avevo visto sbagliare un colpo. Mentre Brenda aveva preferito usare le sue due pistole e anche lei non stava scherzando, mirando alle gambe di ogni guardia e facendola cadere rovinosamente a terra.
Spari e grida riempivano l'hangar, insieme al rumore di scariche elettriche. Le guardie cadevano una dopo l'altra, stringendosi le ferite. Rassicurata da come i miei amici stessero svolgendo il piano, ritornai con l'attenzione davanti a me, giusto in tempo per vedere una cassa bloccare il mio cammino. Ero troppo vicina per poterla schivare di lato, perciò, quasi meccanicamente, decisi di saltarla, atterrando poco dopo di essa.
"Jorge, qual è la tua Berga?" urlai rivolgendomi all'uomo davanti a me.
"Quella." mi rispose l'uomo, indicò l'angolo a sinistra dall'altra parte dell'hangar.
Lanciai un rapido sguardo al punto da lui indicato: il grosso portellone della Berga era aperto, in attesa che dei passeggeri salissero sulla rampa di metallo appoggiata a terra. Non avevo mai visto niente di così invitante e rassicurante in vita mia.
"I lanciagranate possono danneggiare la Berga?" urlai presa da un improvviso terrore.
Jorge scosse la testa. "Non molto." gridò senza voltarsi. "Sono abbastanza resistenti. Coraggio, muchachos!"
Presa da una scarica di adrenalina fortissima accelerai la corsa, sentendo i miei polmoni bruciare per l'eccessivo sforzo.
Sentii due o tre proiettili sfiorarmi le gambe e conficcarsi nel pavimento, mancandomi di un soffio. Accelerai ancora di più, sentendo addirittura di poter prendere il volo.
Ai nostri lati le granate scoppiavano in un'esplosione di vetro e luce.
"Correte!" gridò Stephen.
Con le gambe che mi bruciavano, mi sforzai di mantenere la velocità che ero riuscita a raggiungere, ma con la bambina in braccio, tutto iniziava a essere abbastanza complicato.
Lame di luce volavano sul pavimento da tutte le parti; i proiettili tintinnavano contro le pareti dell'hangar; il fumo volteggiava come spirali di nebbia nei punti più strani. Mi concentrai sulla Berga, ormai a quattro metri di distanza, nella speranza di infondermi coraggio e speranza, poi però sentii una granata esplodermi vicino e un grido agghiacciante si diffuse in aria.
Ce l'avevamo quasi fatta, mancava pochissimo, ma vidi Stephen crollare a terra, colto da spasmi.
Il ragazzo stava urlando di dolore, sbattendo il viso sul cemento mentre sul suo corpo si formava una ragnatela di elettricità. Mi fermai solo dopo poco, riuscendo a rallentare le mie gambe, e urlai il suo nome. Mi voltai verso Jorge, che aveva continuato a correre, piena di panico e terrore. Ripresi a correre più velocemente di prima e chiamai l'uomo a gran voce. Lo vidi voltarsi e rallentare di poco, il che mi rese più semplice raggiungerlo.
Una volta al suo pari, gli lasciai tra le braccia la bambina, senza dargli troppe spiegazioni, lo avrebbe capito dopo. "Corri. Pensa a correre e a mettere Hailie in salvo." urlai poco prima di girarmi e correre verso il ragazzo che era rimasto ancora steso a terra, scattando sotto la potenza delle scariche elettriche.
Sentii un formicolio e un rumore di elettricità avvicinarsi a me e senza neanche guardare dove fosse diretto, mi buttai a terra, battendo forte le ginocchia e strisciando per un poco, poi quando sentii la granata che era destinata a me infrangersi nel pavimento, mi rialzai di scatto e continuai a correre verso il ragazzo.
"Elena!" sentii una voce urlare. Lanciai una veloce occhiata verso i Radurai e Brenda e vidi che Newt aveva smesso di sparare, capace solo di fissarmi con un'espressione molto oltre il terrore.
"Lascialo lì!" mi urlò in preda al panico. "Mettiti in salvo!" sbraitò.
Scossi la testa. Mancavano solo due metri per raggiungere il ragazzo e di sicuro non lo avrei lasciato lì dopo che lui mi aveva salvato tante volte.
Vidi Newt uscire fuori dal suo riparo e correre nella mia direzione, sparando le granate con ancora più ardore di prima.
Ora anche Minho, Thomas e Brenda – che avevano ovviamente assistito all'esito disastroso del piano – si erano messi a seguire Newt, senza mai smettere di sparare.
Mi girai velocemente e vidi che anche Jorge aveva raggiunto la Berga, scomparendo per un attimo in cima alla rampa con la bambina, per poi uscire di nuovo. Stava sparando con un'arma diversa: nell'urto le granate esplodevano trasformandosi in getti infuocati. Molte delle guardie urlavano mentre venivano avvolte dalle fiamme, altre indietreggiarono un po' davanti alla nuova minaccia.
Riportai l'attenzione su Stephen e mi accorsi di essergli ormai arrivata vicino. Mi buttai nuovamente sul suo corpo che ancora era scosso dall'elettricità. Il suo viso era completamente sbiancato, perdeva sangue dal naso e dalla bocca, le braccia e le gambe erano in preda agli spasmi, e il busto si sollevava a scatti. Gli occhi erano spalancati, pieni di angoscia e terrore.
Senza attendere oltre afferrai Stephen per le spalle. Nel giro di un secondo sentii la potenza di mille saette scoppiare tutte insieme. Urlai per il dolore, ma non mi staccai dal ragazzo. Dovevo riuscirci. Vidi numerose scariche di luce percorrermi le braccia tese per lo sforzo. L'energia fortunatamente si era ridotta in modo notevole e riuscii comunque a rimanere in piedi. Urlando per la fatica e per infondermi coraggio, cominciai a trascinarlo all'indietro, obbligando le mie gambe a muoversi veloci.
Sentii una granata scoppiettare vicino al mio orecchio e gridai per la paura, abbassando la testa di scatto, poi ripresi a trascinare il ragazzo verso la Berga. L'hangar era un inferno di rumori, fumo e luci lampeggianti.
Un altro proiettile passò a bruciapelo sulla mia gamba e questa volta non riuscii a evitarlo: un dolore incandescente, poi il sangue prese a colare. Mi sfogai con un grido furioso incolpando mentalmente tutti quelli vestiti di nero di avermi sparato.
Poi guardai in alto, vedendo che gli altri ragazzi mi avevano ormai raggiunta.
Newt e Minho furono i primi ad arrivare. Minho si eresse come una montagna davanti a noi, proteggendoci dalle granate elettriche e rispondendo vigorosamente al fuoco, mentre Newt si buttò accanto a Stephen e gli afferrò i piedi, alleggerendomi un po' di tutto il suo peso e aiutandomi a spostarlo.
Raggiungemmo finalmente la base del portellone. Jorge si liberò della grossa arma all'istante e scese velocemente dalla rampa per aiutarci a salire. Continuai a trascinare il ragazzo sulla rampa, più stanca che mai, con i talloni che sbattevano contro le giunture sporgenti della rampa. Newt abbandonò la presa sul ragazzo e girandosi verso l'apertura della Berga ricominciò a sparare le granate, finché non finì le munizioni. Thomas fece fuoco ancora una volta e anche il suo lanciagranate si scaricò. Le guardie nell'hangar si resero conto che gli restasse poco tempo e si misero a correre in massa verso l'aeromobile, aprendo il fuoco ancora una volta.
"Andiamocene!" sentii Minho urlare, facendo cenno a Brenda, Thomas e Newt di mettersi al riparo. Poi si voltò e con uno scatto si fiondò sulla rampa. Newt lo seguì all'istante, imitato da Brenda. Thomas invece fece appena in tempo a mettere un piede sulla Berga quando una granata lo colpì alla schiena ed esplose, facendolo stramazzare a terra.
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