Capitolo 31.
Dopo neanche un secondo, al frastuono dell'allarme si aggiunsero anche le grida della sorellina di Stephen, probabilmente terrorizzata e in lacrime. Mi portai immediatamente le mani sulle orecchie per cercare di attutire entrambi i suoni acuti e assordanti, poi sentii la mia mente smettere di funzionare all'istante, come se fosse stata spenta anch'essa insieme alle luci, e il mio cuore perse di un battito, per poi riprendere a martellare con il ritmo dell'allarme che stava diventando via via più fastidioso.
Non potei fare a meno di sussultare quando mi accorsi di essere rimasta completamente inglobata dal buio, senza riuscire a vedere nulla, e il panico mi colse impreparata. Restai in silenzio, con gli occhi spalancati nel tentativo di abituare i miei occhi a quell'oscurità, quando improvvisamente sentii delle mani tastarmi incerte la schiena.
Mi irrigidii immediatamente, incapace di muovermi e di capire a chi appartenessero quelle dita che ora mi stavano stringendo il braccio in modo poco delicato.
Tolsi le mani dalle orecchie, facendo scivolare poi le braccia ai lati del mio corpo, e provai a parlare ad alta voce nel tentativo di sovrastare tutto quel frastuono: "Chi sei?" urlai nel buio.
Sentii la presa sul mio braccio allentarsi velocemente e passare delicatamente sulla mia spalla. "Scusami, pensavo fossi la guardia." esclamò Minho imbarazzato, ma senza togliermi la mano di dosso, forse per paura di perdermi di nuovo nel buio.
"Ragazzi, la guardia è scomparsa!" gridò l'asiatico, quasi rompendomi il timpano. "Non riesco a trovarla!"
Non appena pronunciò l'ultima parola, un fischio potente riempì le pause tra uno squillo e l'altro dell'allarme, seguito dallo scoppio di una granata che esplodeva sul pavimento. Le scariche di elettricità illuminarono il corridoio e grazie a quella breve e tremolante luce riuscii a vedere una sagoma allontanarsi da noi e scappare nella direzione da cui eravamo arrivati, scomparendo nel buio.
"Colpa mia." mormorò Newt, ma si sentì a malapena. Sicuramente il ragazzo non era molto distante da noi.
"Dobbiamo riunirci!" disse Thomas, con voce titubante, come se temesse il peggio.
Mi affrettai ad afferrare la mano di Minho per paura che il Velocista se ne andasse nel buio a cercare gli amici abbandonandomi lì da sola e, non appena fui sicura che la mia presa non si sarebbe indebolita o distaccata dal suo palmo, gli dissi di cominciare a camminare a tentoni in modo lento.
Dopo pochi passi sentii il mio dito imbattersi e affondare in qualcosa di morbido e liscio. Incapace di capire cosa fosse, mi fermai obbligando anche Minho a restare immobile, e iniziai a tastare quella cosa nel tentativo di capire cosa fosse.
"Ehi! Smettila!" sentii una voce stridula gridare. "Quella è la mia guancia!" brontolò la bambina, discostando quella che ora sapevo essere la sua guancia dal mio dito.
"Oh, scusami, Hailie." dissi dispiaciuta, iniziando a tastare più in basso nella speranza di riuscire a trovare il braccio di Stephen. Non appena sentii l'osso rotondo e i peli corti delle sue braccia, capii di essere arrivata al suo polso e senza indugio mi ci attaccai.
"Gli altri dove sono?" domandai a Minho sperando che avesse trovato anche lui qualcun altro.
"Credo di aver trovato Brenda." spiegò il Velocista. "Ah, no, aspetta... È solo un bidone della spazzatura. Errore mio."
Per quanto avessi adorato il commento di cattivo gusto del ragazzo, non potei fare a meno di scuotere la sua mano in segno di rimprovero. Come faceva a essere sarcastico anche in momenti così?
"Ragazzi, state fermi. Credo di aver capito dove siete." ordinò Thomas, la sua voce sempre più vicina.
Dopo qualche secondo sentii una mano piazzarsi sul mio seno e cercai in tutti i modi di non urlare per evitare di aggiungere ancora più casino a tutto quel trambusto. Per quanto avessi voluto scrollarmi di dosso la mano di Thomas, non avevo la benché minima intenzione di abbandonare la presa su Minho e Stephen per paura di perderli nel buio.
"Newt? Credo di aver trovato Elena!" annunciò il ragazzo entusiasta, ma con un pizzico di vergogna nella voce.
"Togli quel 'credo'. Non penso tu possa sbagliarti, no?" replicai sarcastica, ma subito dopo mi accorsi che le mie parole fossero totalmente errate. Thomas avrebbe anche potuto pensare che fossi Brenda, ma non aveva sbagliato. Come diamine ci era riuscito? "Aspetta... come facevi a sapere che non ero Brenda?"
"Ehm..." mormorò il ragazzo, posando la sua mano sulla mia spalla. "Newt, sbrigati!" urlò poi imbarazzato, non sapendo più cosa replicare.
Scossi la testa e lasciai perdere. Eravamo già abbastanza rincaspiati per incasinare le cose ancora di più.
"Perfetto, Brenda, ci sei anche tu?" domandò Thomas, sicuramente dopo aver sentito la presenza di Newt accanto a sé.
Si udì un sì squittente alla mia sinistra e poco dopo la ragazza parlò. "Per fortuna so la strada a memoria e la so fare anche a occhi chiusi." annunciò soddisfatta, rincuorandomi un pochino. "Ma purtroppo non so dove tengano i vostri amici. Possiamo solo tornare a dove eravamo prima e sperare che siano abbastanza intelligenti da raggiungerci da soli, dato che è l'unico luogo in cui ci sono le Berghe."
"Va bene, muoviamoci." ordinò Thomas.
Dopo qualche secondo percepii la mano di Minho stringersi ancora di più alla mia e tirarmi all'avanti alla cieca. Continuammo a camminare lentamente in avanti, passo dopo passo, e mi limitai a seguire Minho, confidando in Brenda.
Sapevo che la ragazza poteva star mentendo e che magari ci stava solo riportando in una delle tante Stanze Bianche, ma a essere sincera, pur di non sentirmi così spaesata e confusa, l'avrei seguita dovunque, anche in prigione.
Dopo un paio di svolte ed esitazioni, finalmente sentii Minho fermarsi e per poco non gli caddi addosso.
"Thomas, ci siamo! Vieni qui davanti con la tessera." ordinò la ragazza.
Sentii il ragazzo staccarsi da me e avanzare all'avanti a tentoni. Attesi qualche secondo, con il fiato in sospeso e il battito del cuore ridotto al minimo per riuscire a sentire anche il più piccolo cambiamento in quell'ambiente – come un suono elettronico o il cigolio di una porta che si apre – poi l'improvvisa voce di Thomas mi fece sobbalzare. "Userò la tessera magnetica dell'Uomo Ratto. State pronti!" annunciò.
Subito, la voce di Minho mi raggiunse. "Bambolina, per quanto io sia felice di questo contatto, mi devi mollare ora. Mi servono entrambe le mani per sparare." disse il ragazzo con un tono divertito che mi fece capire che mi stava sorridendo nel buio.
Annuii, anche se consapevole che lui non potesse vedermi, e mal volentieri gli lasciai libero il palmo.
Si sentì uno scatto, seguito subito dopo dalla voce ferma di Thomas. "Adesso!" gridò. Minho, Newt, Thomas e Brenda cominciarono a sparare le granate attraverso la fessura nell'oscurità, mirando alla nube di elettricità che danzava nel buio e scoppiettava oltre le porte in lontananza. Tra una scarica e l'altra passavano pochi secondi, sufficienti a creare uno sfoggio accecante di luci ed esplosioni. Chiusi gli occhi aspettandomi che le guardie all'interno della stanza avrebbero presto cominciato a rispondere al fuoco, ma quando nulla accadde, decisi di riaprire le palpebre e sporgermi all'avanti nel tentativo di capire se in quella stanza ci fosse effettivamente qualcuno.
Come avevo già ipotizzato, in quella sala non c'era proprio nessuno e perciò il contrattacco era nullo, con la conseguenza che i ragazzi e Brenda stavano solo sprecando munizioni utili per difendersi dall'aria. Nessuno di loro sembrava essersi accorto di stare effettivamente lottando contro la bellezza del nulla cosmico, perciò mi decisi a urlare con voce chiara di smetterla. "Fermatevi!" gridai a pieni polmoni. "Non c'è nessuno, non sprecate altre munizioni!"
Minho fece partire un'ultima granata, ma poi rimasero tutti ad aspettare che parte dell'energia si spegnesse per poter entrare nella stanza senza correre rischi.
Quando sentii il tepore di Minho abbandonare la parte del mio corpo che era rimasta in contatto con lui, mi sbrigai a muovermi in avanti per evitare di perdere tutti nel buio.
Sentii Thomas parlare con Brenda, ma solo poche parole arrivarono alle mie orecchie – memoria, aiutarci, allarme, gli altri, strano –, troppo poche e sconnesse per creare un discorso unico e logico.
Mi mossi ancora in avanti, trascinando Stephen con me, che per fortuna ancora non si era staccato dalla mia presa.
Poi l'allarme si fermò all'improvviso, causandomi come una sordità temporanea. Dopo aver ascoltato quel frastuono così a lungo i miei timpani non erano più abituati a percepire altri rumori, perciò iniziarono a produrre un fischio fastidioso.
"Cosa..!" Thomas aveva iniziato la frase gridando, poi però abbassò la voce. "Adesso che succede?"
"Probabilmente non ne potevano più di quel rumore." rispose Minho. "Il fatto che lo abbiano spento non significa niente."
E invece sì. Pensai nella mia mente. E se qualcuno lo ha spento di proposito? Magari qualcuno sta cercando di confonderci.
Il luccichio delle scariche elettriche era scomparso, ma la stanza aveva delle luci di emergenza che proiettavano un alone rosso su tutto, rendendo quella stanza ancora più inquietante del previsto. Ci trovavamo in un salone ampio con dei divani, delle poltrone e un paio di scrivanie. E come avevo constatato prima, non c'era anima viva.
"Non ho mai visto nessuno in queste sale d'attesa." disse Thomas, come se di colpo quel luogo gli fosse familiare. "Questo posto è deserto e inquietante."
"Adesso che facciamo, Tommy?" chiese Newt. Non appena sentii la sua voce per la prima volta dopo il blackout mi sentii rassicurata che stesse bene. Non che del semplice buio avrebbe potuto fargli del male, ma non si era mai troppo sicuri di quello che accadeva tra i corridoi della W.I.C.K.E.D.
"Brenda, abbiamo davvero bisogno del tuo aiuto." annunciò Thomas in modo sicuro, il che significava che aveva un piano. "Dobbiamo raggiungere l'hangar e trovare Jorge, e assicurarci che abbia una Berga pronta per il decollo. Newt, Minho, Stephen ed Elena, voi ragazzi resterete con lui per coprirgli le spalle, mentre io e Brenda andremo a cercare gli altri. Brenda, sai dove possiamo fare rifornimento di munizioni?"
"Passeremo davanti al deposito di armi andando verso l'hangar." disse lei. "Ma probabilmente è sorvegliato."
"Abbiamo visto di peggio." commentò Minho. "Cominceremo a sparare finché non ne rimarrà in piedi nemmeno uno. Di loro o di noi."
"Li faremo a pezzi." aggiunse Newt, quasi con un grugnito, come a confermare l'affermazione dell'amico. "Tutti. Fino all'ultima carogna."
Brenda indicò uno dei due corridoi in fondo dalla sala. "È di là."
La ragazza ci guidò in un susseguirsi di svolte, con le pallide luci rosse di emergenza che illuminavano il percorso. Non vedemmo nessuna guardia, per tutto il tragitto.
Dopo una quindicina di minuti abbondante a passo sostenuto, raggiungemmo il deposito delle armi. Thomas si fermò nel corridoio, sorpreso tanto quanto me di trovare la porta spalancata. Da quello che riuscivo a vedere oltre la spalla di Newt sembrava che gli scaffali all'interno della stanza fossero pieni.
"Questa è la conferma." disse Minho di punto in bianco. "Non ci sono più dubbi."
Aggrottai le sopracciglia. Intendeva forse che qualcuno aveva fatto scattare l'allarme di proposito? Ma per fare cosa esattamente? Forse i nostri amici, animati da un'improvvisa voglia di fuggire dalla W.I.C.K.E.D., avevano avuto la nostra stessa idea. Sperai che non fossi l'unica a pensarlo.
"Qualcuno ci sta tendendo una trappola." mormorò invece il Velocista. "Per forza." aggiunse poi. "All'improvviso sono scomparsi tutti, porte aperte, armi in bella vista pronte per noi."
"Decisamente losco." commentò Brenda.
A quell'affermazione, Minho si voltò verso di lei. "Come facciamo a sapere che tu non c'entri?" le domandò.
La ragazza rispose con voce stanca. "Tutto quello che posso dire è che ti giuro di no. Non ho idea di cosa stia succedendo."
"Scusatemi, ragazzi." mormorai facendomi avanti titubante. "Ma forse c'è un'altra spiegazione." borbottai, piombando nella stanza alla ricerca di qualche arma che potesse esserci utile. Non appena mossi il primo passo mi accorsi che ci fosse già qualcuno dentro, intento a frugare tra gli scaffali: Newt. Non mi ero accorta che fosse entrato prima di me.
"Guardate qui." gridò il ragazzo, sorpreso. Allungai il collo e sbirciai oltre la spalla del ragazzo per capire di cosa stesse parlando. Newt stava indicando delle pareti e degli scaffali vuoti. "Guardate i segni della polvere. È piuttosto ovvio che un mucchio di questa roba è stata portata via di recente. Forse addirittura nell'ultima ora o due."
Feci un completo giro su me stessa, per ispezionare meglio la stanza: era piuttosto impolverata – quanto bastava per provocare degli starnuti se ci si muoveva troppo –, ma i punti indicati da Newt erano completamente puliti. Aveva ragione al mille per mille.
"Perché è così importante?" chiese Minho, che era dietro di noi. Vidi Newt serrare la mascella ancora prima che il Velocista potesse finire la frase, poi il ragazzo si voltò e con tono scocciato disse: "Per una volta non ci puoi arrivare da solo, razza di pive?"
Minho si accigliò. Sembrava più sbalordito che arrabbiato. "Wow, Newt." si intromise Thomas. "È una situazione da schifo, va bene, ma datti una calmata. Cosa c'è che non va?"
Per quanto odiassi ammetterlo, sapevo che quello sbalzo nel comportamento di Newt non era colpa del ragazzo, ma dell'Eruzione che lo divorava. Stava agendo più in fretta del previsto.
"Te lo dico io cosa c'è che non va, maledizione. Ti comporti da duro senza avere un piano, ci fai andare in giro come un mucchio di polli in cerca di mangime. E Minho non riesce a fare un passo del cacchio senza chiedere quale piede deve usare." borbottò Newt.
Minho si era finalmente ripreso dallo shock dell'offesa. "Senti, faccia di caspio. Sei tu che ti dai delle arie da genio perché hai capito che alcune guardie hanno preso delle armi dal magazzino delle armi. Pensavo di darti il beneficio del dubbio, comportarmi come se avessi scoperto qualcosa di più importante di questo. La prossima volta ti darò una bella pacca sulla spalla per aver affermato una cosa ovvia."
Aprii la bocca per cercare di intromettermi in una conversazione che sarebbe potuta facilmente sfociare in una lite, ma non appena incrociai gli occhi di Newt, sentii le mie ossa frantumarsi assieme al mio cuore, sotto il peso della sua espressione totalmente cambiata: sembrava affranto, quasi sul punto di piangere. "Mi dispiace." mormorò, poi si voltò e uscì dal magazzino. "Cosa gli è preso?" sussurrò Minho.
"Stava cercando di farci intendere che molto probabilmente i nostri amici sono stati qui prima di noi." spiegai con calma. "Pensateci, ha senso! Si sono ribellati, hanno fatto scattare l'allarme e preso le munizioni aprendoci praticamente la strada e facilitandoci metà del lavoro." continuai, agitando una mano. "E quindi forse ora sono..." mi bloccai, accorgendomi solo in quel momento che Newt fosse sparito persino dal corridoio esterno. "Dobbiamo sbrigarci e raggiungere la Berga." conclusi velocemente, ignorando del tutto la faccia sorpresa di Minho e concentrandomi totalmente sulla porta d'uscita.
Non avevo neanche dato l'impulso al cervello che le mie gambe erano già in moto. Feci per uscire dalla stanza, pronta a seguire Newt per calmarlo e assicurarmi che stesse bene, ma una sagoma si interpose tra me e l'uscita che dava nel corridoio. Mi fermai per evitare di andarci a finire contro e alzai lo sguardo irritata. Stephen mi stava osservando con un'espressione allarmata e dispiaciuta allo stesso tempo e, mentre con un braccio sorreggeva la sorellina che ora mi stava guardando curiosa, alzò la mano libera e la allungò verso di me, come a intimarmi di starmene ferma.
Feci per rispondergli a tono, ma quando mi accorsi dei suoi occhi rossi e gonfi mi ridimensionai. Aveva appena perso le sue sorelle eppure cercava comunque di proteggermi. "Cosa stai facendo?" domandai. "Lasciami passare, Steph."
"Eli..." mormorò lui. "Non dovresti..."
"Non devi preoccuparti per me." tagliai corto, interrompendolo bruscamente. Poi cercai di addolcire un pochino il tono. "Devo seguirlo, Steph."
"Ti prego di ragionare." mi supplicò lui. "Non credo che Newt voglia parlarti, ora. Non credo voglia parlare con nessuno."
"Ma devo provarci, okay?" borbottai, irrigidendo la mascella. Apprezzavo veramente che fosse così protettivo nei miei confronti, come una sorta di fratello maggiore, ma dovevo provarci. Anche se Stephen avesse avuto ragione, volevo dimostrare a Newt che potesse ancora confidarsi con me. Volevo fargli capire che io c'ero e che anche se non capivo cosa provasse, avrei tentato in ogni modo di supportarlo. Dovevo provarci. Almeno quello. Perché non lo capiva?
"Stephen." mormorai, utilizzando il tono più dolce del mio repertorio. "Ti ringrazio per la preoccupazione, ma questa volta me la cavo da sola."
Il ragazzo mi rifilò uno sguardo pieno di tristezza e vidi le lacrime minacciare di uscire di nuovo, ma si premurò di ricacciarle indietro con violenza. Il ragazzo doveva essersi lasciato andare quando era scoppiato l'allarme. Il buio doveva sicuramente averlo aiutato a tirare fuori quello che provava, ma ero sicura che fosse ancora a pezzi, dentro.
Nonostante avessi voluto abbracciarlo e rimanere con lui per cercare di distrarlo, sapevo di avere altre priorità al momento. Tutto quello che era accaduto da dopo l'annuncio della non-immunità di Newt, mi aveva sempre più spinto a proteggere il biondino. Tutte le decisioni che avevo preso, le avevo prese per il bene di Newt, non per me. Lui aveva voluto fuggire dalla W.I.C.K.E.D. e io lo avevo assecondato. Lui aveva voluto andare fino in fondo, rischiando di oltrepassare i limiti concessi, e io lo avevo lasciato fare, pur sapendo di stare sbagliando.
E ora mi accorgevo dei miei errori: se lo avessi costretto a restare e collaborare per trovare una cura, forse tutto quello non sarebbe successo. Per colpa mia, Newt aveva oltrepassato il limite del sostenibile e non a caso i suoi sbalzi d'umore e i suoi schizzi di rabbia stavano aumentando oltre misura.
Troppo stress, troppa rabbia repressa e troppi pensieri negativi lo stavano distruggendo. Se andava avanti così, questi lo avrebbero disintegrato totalmente in breve tempo. Sentivo che qualcosa di pessimo stava per accadere, qualcosa di orribile e purtroppo irreparabile.
Sapevo che era solo una sensazione negativa, una delle tante. Forse avrei dovuto ignorarla, ma al momento pensai che sarebbe stato solo stupido. La sentii penetrare nella pelle, trasportata dalle vene e assorbita dalle ossa. Decisi per una volta di fidarmi delle mie sensazioni e cercare di prevenirle.
"Stephen. Ti prego." mormorai in fine, cercando di convincerlo a lasciarmi passare con le buone.
Il ragazzo si morse il labbro e mi fissò per qualche istante, come ad accertarsi che una volta oltrepassata quella porta non mi sarei pentita e non sarei tornata indietro. Ma alla fine il suo sguardo si addolcì e i suoi muscoli si rilassarono. Osservai la sua mano calare sul fianco e i suoi occhi incupirsi probabilmente per via di un pensiero negativo. Non appena il ragazzo si decise a farsi da parte e lasciarmi passare senza più aggiungere una parola, mi fiondai nel corridoio e presi a inseguire Newt.
*Angolo scrittrice*
Hey bei pive!
Volevo solo informarvi che, per finire di scrivere questo capitolo (di ben 3200 parole), ho rinunciato a leggere The Maze Runner - Il Codice (pensate a quanto vi amo). Il libro mi è arrivato proprio questa sera, perciò penso che ora mi dileguo e vado a leggere. Passate una buona nottata e preparatevi a un prossimo capitolo che sarà devastante. Ora vi ho reso tutti più positivi e sereni, vero?
Bene così.
Baci,
Inevitabilmente_Dea ♥
PS: l'immagine a inizio capitolo è il primo Photoshop che creo :') quindi fatemi sapere cosa ne pensate, se ne volete altri o se preferite le gif normali :3
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