Chào các bạn! Vì nhiều lý do từ nay Truyen2U chính thức đổi tên là Truyen247.Pro. Mong các bạn tiếp tục ủng hộ truy cập tên miền mới này nhé! Mãi yêu... ♥

7.2 Il simbolo dell'Accademia

"Alla fine della cerimonia, ogni studente riceve il simbolo dell'Accademia.

Una cosa del genere, in vita mia, non l'avevo mai vista."

Studente stanza 184, Accademia

Continuo a seguire il resto del discorso con attenzione, dove Fontana riprende alcuni aspetti del nostro passato e ci rammenta della vicina Zona Nera, che a breve vedremo con i nostri occhi. Quest'ultima cosa mi agita parecchio, considerando quello che è successo laggiù: il solo pensarci mi fa venire i brividi lungo tutta la spina dorsale. "Non sarà una passeggiata quando l'attraverseremo."

In certi momenti, quando gli studenti applaudono oppure quando Fontana si ferma qualche secondo per bere un sorso d'acqua, mi permetto di osservare con la coda dell'occhio sia Mathias sia il nuovo arrivato, entrambi molto presi dall'allocuzione.

Mathias non dice una parola. È concentratissimo sulle parole di Fontana, tanto da sembrare incapace di muovere il viso anche solo di un millimetro, come quasi tutti gli altri studenti d'altronde.

Stessa cosa si può dire del ragazzo alla mia destra, che non ha più mosso un muscolo dopo la sua improvvisa comparsa. L'unico suono che sono riuscita a sentire è stato quando Qub ha fatto il suo ingresso nella sala, per raggiungere i ministri sul palco: non appena l'ha visto, il mio vicino ha sbuffato amareggiato.

Subito la curiosità è tornata a far capolino come un ospite indesiderato, insinuando in me la voglia di saperne di più. Ho dovuto faticare non poco per ricacciarla nel suo abisso nero, ripetendomi all'infinito che non sono cose che mi riguardano, mentre il ragazzo appoggiava con nonchalance il mento sulla mano destra, ignaro del fatto che io abbia in parte assistito al loro diverbio e del potente effetto che proprio quest'ultimo ha suscitato in me.

Una volta terminato il discorso, Fontana passa la parola a Rain, facendo subito cambio di posto. Il preside posa sul leggio la strana valigetta che ha tenuto in mano fino adesso, per poi sollevare il suo sguardo magnetico su di noi.

Finalmente qualcosa su cui posso sfogare tutta la mia curiosità, visto che quasi tutti nella sala si stanno chiedendo che cosa sia l'oggetto appena appoggiato da Rain.

A vederla con attenzione, più che una ventiquattrore sembra un scatola elettronica, qualcosa di digitale. Ma da qui a capire il suo utilizzo ce ne vuole: in vita mia, non avevo mai visto una tecnologia simile.

«Secondo te a cosa serve?» mi domanda Mathias, voltandosi a guardarmi.

«Non ne ho proprio idea» rispondo, colpita come lui da quello strano e piccolo marchingegno.

«Benvenuti, ragazzi» comincia Rain, la sua riconoscibile voce vellutata che invade l'auditorium. «Innanzitutto, vorrei approfittare dell'occasione per congratularmi nuovamente con voi per aver superato egregiamente il test d'ammissione. Inoltre, vorrei aggiungere che sono davvero onorato di potervi accogliere all'Accademia: sono sicuro che tutto il sapere che troverete al suo interno soddisferà ogni vostra sete di conoscenza.»

Con mia grande sorpresa, nessuno fiata dopo il suo augurio: strano, mi aspettavo qualche sospiro d'estasi, invece niente. "Forse non tutti adorano il preside come Lara" concludo obiettiva, mentre un sorriso inaspettato mi si disegna sul volto. "A quest'ora starebbe sbavando come un mastino alla vista del 'favoloso completo beige' che sta indossando."

Ora che lo vedo dal vivo, non riesco proprio a capire come faccia mia sorella a trovarlo così attraente. Il massimo che posso provare per Rain è una profonda stima per l'impegno che ha dimostrato nel raggiungere i risultati che si era prefissato; al limite potrei invidiarlo. Ma da qui a dire che è un Dio in terra mi sembra eccessivo.

Non dubito che quando dovrò salire sul palco per la consegna ufficiale mi tremeranno le gambe, ma considerando che lì ci sono anche Fontana e tutti i ministri della nazione immagino che la cosa sia perfettamente normale.

«Bene, direi di cominciare subito con le consegne» riprende Rain, ovviamente incurante dei pensieri che circolano nelle nostre menti. «Come immagino abbiate capito dalla mail, state per ricevere il simbolo dell'Accademia, che attesta ufficialmente la vostra nomina. Quando arriverete all'istituto, noterete che anche gli altri ragazzi ne hanno uno, sebbene il loro simbolo abbia colorazioni differenti: rosso ramato per voi del primo anno, grigio argento per il secondo e infine giallo dorato per il terzo.

Andremo in ordine alfabetico: appena vi chiamiamo, salite sul palco e passeremo alla procedura standard» aggiunge, aprendo la scatola metallica e prendendo una piccola boccetta ricolma di un liquido scuro. Infine, fa un cenno d'assenso al governatore, che tiene in mano un tablet.

«Anne Antoine, Due.» Fontana convoca la prima studentessa dell'elenco, seguito a ruota dagli applausi dei nove ministri e di noi studenti.

La ragazza si alza dalla poltrona e sale sul palco, tentando di non far notare la sua agitazione. Raggiunge Rain senza troppe esitazioni e gli porge la mano con il palmo rivolto verso l'alto, arrossendo vistosamente.

"Lara non sarebbe nemmeno arrivata sul palco" commento sarcastica tra me e me.

Successivamente mi soffermo sul semplice gesto che la studentessa ha appena effettuato: ammetto di non averci ancora capito niente su questo "procedimento standard", il che aumenta esponenzialmente la mia innata curiosità.

«È un tatuaggio.» La voce bassa e profonda del nuovo arrivato mi coglie impreparata, facendomi prendere un colpo: per poco non faccio un salto sulla poltrona.

Mi volto a guardarlo, il cuore che mi esplode nel petto per lo spavento, mentre lui mi osserva tranquillamente, il mento ancora appoggiato sulla mano destra.

«Il simbolo dell'Accademia: è un tatuaggio» ripete, la voce priva di alcuna emozione. Forse sono riuscita a contenere il turbamento senza esternarlo... oppure lui sta facendo finta di non averlo notato.

«E tu come lo sai?» domanda sbigottito Mathias, che ha sentito tutto ed è stato più veloce di me a formulare la domanda.

«Mio cugino ha frequentato l'istituto dodici anni fa. Mi ha raccontato anche della presentazione» risponde tranquillo, spostando gli occhi da me a Mathias.

Ma certo, dovevo capirlo subito: a differenza mia, lui ha un parente che si è laureato all'Accademia. Per questo sa che cosa sia quella strana valigetta. "Parte avvantaggiato" rifletto sardonica.

«Ecco, guardate» riprende, indicando il palco.

Mathias e io seguiamo il suo sguardo, e vediamo il preside appoggiare delicatamente la mano della ragazza sull'apparecchio elettronico. Non riesco a capire con esattezza come funzioni tutto il processo, ma a giudicare dall'espressione sempre più incredula della studentessa, direi che qualcosa di entusiasmante sta succedendo sotto i suoi occhi.

«Tuo cugino ti ha anche spiegato...»

«Il procedimento?» m'interrompe lui. «No, conosco soltanto il risultato.»

Peccato, sarebbe stato interessante saperne di più, visto che non ero nemmeno a conoscenza della sua esistenza. Forse è un'apparecchiatura unica nel suo genere, che viene usata soltanto in questa occasione.

La valigetta completa il suo primo lavoro della giornata e la ragazza, estasiata dal nuovo tatuaggio, stringe la mano prima a Rain, poi a Fontana e infine ai nove ministri. Sul suo polso sinistro intravedo delle macchie scure, probabilmente il luogo dove è stato inciso il tatuaggio.

Una volta che la giovane è tornata al suo posto, sotto uno scroscio di applausi da parte di tutti i presenti, Fontana chiama il ragazzo successivo: anche lui porge il palmo a Rain, ma stavolta posso vedere il preside mentre versa sulla mano una goccia di liquido scuro, prima di appoggiare l'arto dello studente sul meccanismo.

"Certo, per fare un tatuaggio serve l'inchiostro" rammento, "però non ho mai sentito parlare di un metodo simile."

Anche stavolta, il ragazzo sorride entusiasta alla vista del disegno e stringe la mano ai vari rappresentanti politici. Pure il suo tatuaggio è sul polso sinistro e la cosa mi fa sorgere uno strano dubbio.

"Se l'inchiostro è stato versato sul palmo, come mai il disegno è sul polso?" Sono più che sicura di non aver notato la presenza di ulteriori tatuaggi sulla sua pelle, quindi come diamine è possibile?

La lista degli studenti continua imperterrita, accorciandosi a ogni ragazzo chiamato sul palco. Tutti quanti raggiungono Rain, ricevono il simbolo e poi stringono la mano a Fontana e agli altri ministri. Osservo con attenzione le varie fasi ed effettivamente noto che il disegno si crea sempre sul polso: a volte sul sinistro; a volte, se sono mancini, sul destro.

La cosa mi lascia stupefatta: ancora non sono riuscita a capire il processo di quella strabiliante macchina. "Speriamo di capirci qualcosa quando sarà il mio turno" prego mentalmente.

«Mark Gordon, Uno» nomina Fontana.

Il ragazzo seduto di fianco a me si alza e si avvicina al preside, pronto a ricevere il segno della Nuova Europa.

«E ti pareva se non era un Uno» mi sussurra Mathias, avvicinandosi di qualche millimetro al mio viso.

«Non dirmi che ti dà fastidio» replico, inarcando un sopracciglio.

Lui si prende due secondi per guardarlo con attenzione: «Nah, sembra a posto. Un po' sulle sue forse, ma immagino che tutti gli Uno lo siano.

E poi un secchione fa sempre comodo, non trovi?» aggiunge ridacchiando.

Lo guardo stupita: «Non vorrai mica diventare suo amico solo per questo?»

«Ehi, è un punto a suo favore» si giustifica, un mezzo ghigno divertito sul volto. «Non ho mica detto che dovrà sostenere gli esami al posto mio!»

Sorrido alla battuta, scuotendo la testa: neanche arrivati all'Accademia e già qualcuno comincia a pianificare mirabolanti strategie di studio. "Non sappiamo nemmeno gli orari delle lezioni!"

Mark completa in pochi secondi la procedura, salutando i vari ministri e tornando tranquillamente al suo posto. Si siede sulla poltrona appoggiando il braccio sinistro sul bracciolo, il tatuaggio ben in vista, dandoci così il tacito consenso a osservarlo da vicino senza troppi problemi.

Una testa rosso ramata di cervo, con le imponenti corna decorate da boccioli floreali, ci osserva nella sua immobilità: nel complesso, è un tatuaggio decisamente incantevole, nonché particolarmente raffinato.

«S-s-s-sbaglio, o ha appena mosso le o-o-orecchie?» balbetta Mathias, attonito.

Sto per voltarmi verso di lui per dirgli che i tatuaggi non possono muoversi, quando anch'io scorgo un leggero moto nel disegno. In effetti... le orecchie si sono mosse.

È solo a questo punto che il muso del cervo si sposta verso sinistra, lo sguardo che cambia direzione. Sbarro gli occhi, sbalordita oltre ogni immaginazione. Mi volto verso Mathias, che è sbiancato all'improvviso, e realizzo che non me lo sono appena sognata.

Pure un paio di ragazzi, seduti alle nostre spalle, sono diventati bianchi come un lenzuolo alla vista di questa strabiliante scoperta.

«Tatuaggio semovente» rivela infine Mark, con un mezzo sorriso sul volto, chiudendo la mano a pugno, i tendini che percorrono le linee ramate del cervo. «Nato come sistema di sicurezza, per evitare che qualche studente tentasse di entrare all'Accademia senza il superamento del test d'ammissione.»

Poi solleva gli occhi su di noi: «Dovreste vedere le vostre facce» ironizza, allargando il sorriso.

Questa non me l'aspettavo proprio. Prima il Palazzo, poi Qub, ora questo! "Oggi vogliono farci morire di crepacuore!"

«Non dirmi che tuo cugino ti aveva parlato anche di questo aspetto!» esclama Mathias, per fortuna senza balbettare.

«Me ne aveva parlato, lo ammetto» annuisce Mark, con aria innocente, «ma ho preferito non rovinarvi la sorpresa.»

"E tu che pensavi che fosse uno sempre sulle sue" ribatto mentalmente a Mathias, nascondendo gli occhi con la mano destra e ridacchiando a bassa voce. "Che la sorpresa sia riuscita non lo metto nemmeno in dubbio."

Il futuro fotografo sbuffa, mormorando un "idiota" in direzione di Mark, poi ridacchia nervosamente, come se avesse appena compreso che se c'è un idiota tra i due, quello è lui, dato che è caduto nella sua piccola trappola. È possibile che quest'ultimo avesse notato le nostre facce curiose, cogliendo semplicemente la palla al balzo, sicuro che la sorpresa finale non sarebbe stata guastata da qualche minuscolo accenno iniziale.

Dopo una breve risata collettiva, che cerchiamo di mantenere a un volume basso per non essere notati da Rain, torniamo a concentrarci sulla consegna, più per riacquistare un certo contegno che per vero e proprio interesse.

Mathias tenta di ridare al viso un colore più roseo, mentre io mi sforzo di ricordare il corretto procedimento per respirare normalmente. Se stasera non soffrirò improvvisamente d'asma, sarà un mero colpo di fortuna.

Dal canto suo, Mark ritorna silenzioso come prima, il sorriso appena percettibile. Sebbene non abbia ancora raccontato nulla di sé, non sembra una persona altezzosa o con manie di grandezza. Conoscevo degli Uno che erano così e, nonostante io non sia il tipo da giudicare le persone alla prima occhiata, temevo che un pochino lo fosse pure lui, visto l'atteggiamento che aveva tenuto in un primo momento.

Se dovessi passare più tempo con lui, ora come ora non mi dispiacerebbe.

"Così potrò conoscere l'argomento di discussione con Qub" commenta la mia parte ficcanaso, più interessata a quell'aspetto che al resto. La rigetto nella sua oscurità il più velocemente possibile, sperando che non si ripresenti prima dell'arrivo in Accademia.

«Leila Kiam, Due» mi nomina Fontana.

Ora tocca a me ricevere il cervo della Nuova Europa: per fortuna sono riuscita a normalizzare il respiro prima della nomina.

Mi alzo e raggiungo velocemente Rain sul palco. Sento le gambe tremare, ma dopo una rapida occhiata posso confermare con piacere che il tremolio non si nota. Mi concentro esclusivamente sul respiro e sul battito cardiaco, l'unica cosa che non sono ancora riuscita a far decelerare.

Porgo la mano sinistra a Rain, impaziente come una bambina. Il preside, con fare professionale e senza alzare nemmeno una volta lo sguardo dalla mia mano, fa cadere sul palmo aperto una goccia di liquido, che ora noto essere marrone scuro e non nero come mi era parso all'inizio.

Essere così vicini a Rain fa un certo effetto, lo devo ammettere, ma l'idea di ricevere il simbolo è senza alcun dubbio molto più emozionante. Mi soffermo soltanto due secondi sulla giacca beige di pregiata fattura, mentre un leggero profumo di dopobarba entra nelle mie narici, facendomi rimpiangere di non avere Lara al mio fianco: lei avrebbe gustato questo momento e questa fragranza con maggior interesse.

Il preside mi appoggia delicatamente la mano sull'apparecchio elettronico, la piccola pozza scura ancora liquida sul palmo aperto. La macchina si accende, lasciando che una serie di luci laser comincino a muoversi sul dorso. Non sento alcun dolore durante l'operazione: in sostanza, è come se il liquido venisse naturalmente assorbito dalla pelle e successivamente lavorato dai raggi perché acquisti la forma voluta. In realtà non sono sicura che quelli siano laser, ma qualunque cosa siano trapassano la carne senza alcun tipo di dolore o ferita.

Il liquido, invogliato dalla scia luminosa a seguire una danza muta, si lascia trasportare da essa, delineando i primi accenni del cervo finale: partendo dal naso, passa con eleganza a contornare la bocca e gli occhi di pece, per poi concludere i suoi passi leggiadri sul collo e sulle orecchie. Non si disegnano le corna floreali, ma immagino che si differenzi in base al sesso degli studenti.

Una volta completato il disegno, i raggi sottostanti cambiano colore, passando dal bianco al rosso. La cerbiatta comincia a prendere vita: il collo si collega al resto del corpo, mentre contemporaneamente l'inchiostro ricomincia la sua danza di luce, aggiungendo alla sua opera iniziale le zampe e la coda.

Una volta ultimata l'anatomia generale dell'animale, il cervo muove i primi passi sulla mia mano, guardandosi intorno incuriosito. Infine, la macchina si spegne e la cerbiatta raggiunge il polso, facendo un piccolo balzo che mi lascia totalmente sconcertata. Lì l'inchiostro arretra di qualche millimetro, lasciando sulla mia pelle solo il muso, decorato con un piccolo fiore a lato del collo.

Tolgo la mano dall'apparecchio, consapevole che il mio cervello si stia sforzando di far lavorare i polmoni nel modo corretto. Resto a osservare il polso per un tempo che sembra infinito, ma che in realtà dura meno di un secondo. In tutta la mia vita, non avevo mai visto niente di più strano e stupefacente. L'intera giornata qui si sta rivelando unica nel suo genere.

Inebetita, sollevo lo sguardo su Rain, che con un sorriso mi porge la mano, in segno di riconoscimento. Lui non sembra troppo preoccupato dalla mia espressione, abituato com'è a vedere reazioni simili ogni anno.

Accenno anch'io un sorriso e rispondo al gesto, il polso sinistro ancora sollevato a mezz'aria, quasi non fossi più in grado di abbassare il braccio. Raggiungo Fontana e gli altri ministri, li ringrazio cordialmente per tutto quanto e ritorno al mio posto, sotto uno scroscio di applausi.

«Almeno non sei sbiancata» commenta subito Mathias, la mano davanti alla bocca per non far notare la sua risatina.

«Vedremo quando toccherà a te» gli ribatto, mostrando un velo di sfida nella voce. «Sono quasi certa che diventerai invisibile.»

«Mi alleo con la sua ipotesi» conferma Mark, il sorriso ancora stampato sul volto.

«Ehi, abbassate un po' la cresta, voi due» replica, puntandoci il dito contro. «Non iniziate con le alleanze ancora prima di arrivare all'Accademia. Non è colpa mia se la giornata è così dannatamente sensazionale!»

Poso lo sguardo sul tatuaggio, ora immobile. Prima il teletrasporto, poi il Palazzo con Qub e infine la presentazione.

"Sì, è stata senza dubbio una giornata sensazionale" concordo, certa che questo sarà l'inizio di tre anni fantastici.

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro