IV: memoriae.
3127.
A volte mi chiedo, quando il sonno non arriva e il silenzio regna indiscusso in questa cella, come sarebbe stata la mia vita se fossi nata in un posto diverso, in un'epoca diversa. Penso a come avrei vissuto se non mi avessero catturata e torturata, penso all'adolescenza cui mi hanno strappata, alle emozioni che non ho provato. Penso alla Amethyst ragazzina, quella che aveva fiducia nella bontá e nell'umiltá degli uomini, quella che non avrebbe mai immaginato che cose simili potessero accadere proprio a lei. Penso a tutto questo e ogni volta è una stilettata nel petto.
La notte è il momento peggiore. Come una valanga, i pensieri salgono sempre più in alto fino a sommergermi completamente. Non mi lasciano via d'uscita, mai.
Anche adesso, nonostante mi sforzi di ricacciarli indietro, sono tornati. Ricordo il giorno in cui Derek mi ha baciata, quella volta giù al lago. È stata la prima volta in cui ho provato qualcosa nella mia vita, anche se non la definirei proprio un'emozione positiva. È stato più che altro qualcosa che mi ha fatta crescere, diventare un'altra persona, la persona che sono ora. Non vado fiera di come sono diventata. Ma questa vita che mi è stata assegnata mi ha torturato fin da quando ero una ragazzina, rendendomi schiava, succube di una società che non credevo si sarebbe di nuovo ripresentata. Mi sono dovuta adattare, arrangiare, rendendo il mio corpo un'arma contro la cattiveria del mondo.
Derek faceva parte di quel mondo. Lui mi ha distrutta, marchiata, sottomessa. È merito suo se sono diventata quella che sono oggi. Non so se valga la pena ringraziarlo, ma in fondo è troppo tardi ormai perché possa prendersi gli applausi. Ormai se n'è andato. Come tutti. Non c'è più nessuno laggiù, nella mia vecchia vita. E probabilmente è meglio così.
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