Capitolo 1- Se hai paura, non temere di stringermi forte:
Non appena ebbero lasciato la stazione, i fratelli trovarono una cabina vuota e si sedettero.
Sembrava che il viaggio durasse ore e perciò Emily si era addormentata con la testa sulle gambe di Peter.
Lui, Emily, Susan e Lucy si erano seduti vicini, mentre Edmund aveva preferito starsene in disparte dalla parte del finestrino.
Con i suoi capelli corvini e gli occhi azzurri, Edmund squadrò il modo in cui Peter accarezzava delicatamente la guancia di Emily con il dorso dell'indice.
Non si capiva se dentro di sé aspirasse al bene che Peter provava per Emily o semplicemente ne era geloso.
Dopotutto, quel fatidico giorno, era stato lui a trovare Emily.
La ragazza continuava a sognare quasi ogni notte la volta in cui la sua casa era esplosa e solo lei si era salvata, riuscendo a nascondersi in uno dei bunker pubblici della città.
La famiglia Pevensie stava facendo una semplice passeggiata e invece si era ritrovata a dover nascondersi insieme a tanta altra gente per via dei bombardamenti.
Si promisero di rimanere insieme, ma Edmund non poté fare a meno di dirigersi verso quella ragazza spaventata, più grande di lui, che se ne stava rannicchiata in un angolo piena di cenere sul viso e sui vestiti.
Senza dirle niente, Edmund le aveva offerto un po' d'acqua e così, Emily fu accolta in casa Pevensie.
Giunsero alla prima stazione e Lucy guardò fuori dal finestrino due bambini, probabilmente fratello e sorella, che vennero assegnati alla loro nuova famiglia.
Questo era il destino di chi, purtroppo, non aveva più i genitori.
Circa mezz'ora prima dell'arrivo, Emily si svegliò e Susan, accanto a lei, osservò che avesse i capelli tutti scompigliati.
Susan aveva una chioma liscia e castana scura, mentre Emily aveva dei lunghi capelli ricci e neri, che Susan le aveva sempre invidiato.
Glieli sistemò sorridendo e un attimo dopo il treno si fermò.
I Pevensie furono gli unici a scendere in quella fermata desolata in mezzo al nulla.
Ormai l'estate era alle porte e il sole splendeva alto in cielo.
Passò una macchina lì vicino, che credettero fosse quella che li sarebbe venuti a prendere, ma essa passò oltre.
Non c'era nessun altro.
-Il professore sapeva che venivamo oggi.- esordì Susan.
-Forse ci hanno messo la targhetta sbagliata.- borbottò Edmund.
Non fece neanche in tempo a dire questa frase, che dagli alberi sbucò una carrozza trainata da un maestoso cavallo bianco.
A bordo vi era una donna con un cappellino di paglia, che fece fermare il cavallo dritto davanti a loro e si mise a squadrarli.
-La signora Macready?- azzardò a chiedere Peter.
Sotto i suoi occhiali a mezza luna, la donna sollevò un sopracciglio.- In carne ed ossa. E' tutto qui? Non avete portato nient'altro?-
Peter fece spallucce.- Siamo solo noi.-
I Pevensie avrebbero giurato che quello fu l'unico momento in cui avrebbero visto la Macready sorridere.- Me ne compiaccio.-
Attraverso la carrozza, i fratelli Pevensie raggiunsero la villa del professor Kirke.
Emily rimase a bocca aperta quando vide quella maestosa casa che sembrava quasi un castello.
Interamente fatta in pietra e circondata da un prato verde; immaginò che dovesse esser composta da molte stanze.
-Di solito il professor Kirke non riceve bambini in casa sua.- affermò la signora Macready, accogliendoli dentro.
Si ritrovarono subito davanti una piccola rampa di scale che alla sua fine aveva una testa di cera.
Susan capì che si trattasse della testa di Dante Alighieri, il famoso scrittore italiano, dato che lei leggeva molto.
-Qui non si urla. Non si corre...- continuò la donna, osservando che Susan stesse per toccare la statua.- NON si toccano gli oggetti antichi!-
Sentendo lo squillo della sua voce, Susan ritrasse la mano, imbarazzata, mentre Edmund e Peter si scambiarono uno sguardo divertito.
-...E mai, ripeto mai, si reca disturbo al professore.- aggiunse la Macready, quasi in un sussurro.
Più Emily si guardava intorno e più sentiva uno strano calore pervaderla per tutto il corpo, come se già conoscesse quel posto dentro di sé.
Infatti, nel frattempo che gli altri proseguivano, Emily si soffermò su una porta chiusa e abbassò lo sguardo verso il pavimento, dove vide chiaramente dei piedi dall'altra parte.
Perciò, quello doveva trattarsi dello studio del professore.
Chissà se sarebbe riuscita a conoscerlo.
***
La Macready mostrò a tutti le loro stanze: una per i maschi e una per le femmine.
Susan e Lucy avrebbero condiviso un letto matrimoniale, mentre Emily ne prese uno vicino alla finestra.
Si vedeva che erano letti che non venivano toccati da un bel po' di tempo, ma avrebbero dovuto farci l'abitudine.
Quando si fece una certa ora, Susan ed Emily aiutarono Lucy a mettersi al letto, rimboccandole le coperte.
Edmund e Peter vennero a trovarle poco dopo.
-Le lenzuola sono ruvide...- mugugnò Lucy, con una voce di chi non vede l'ora di tornare a casa.
-Non preoccuparti Lucy, le guerre non durano per sempre.- commentò Susan.
L'idea era quella di restare ospiti dal professore fin che la guerra non sarebbe finita.
-E poi hai visto questo posto? E' enorme e possiamo fare tutto quello che vogliamo.- intervenne Peter, sedendosi vicino a lei.
Nel frattempo, Emily curiosò per la stanza e in un cassetto trovò un libro di favole, talmente vecchio che non si leggeva il nome.
-Ci annoieremo da morire, invece.- sbuffò Edmund, nella sua vestaglia azzurra.
Susan lo guardò male.- Non dovresti essere già al letto?-
-Sì, mamma.- fece eco Edmund, alzando gli occhi al cielo.
-Dovremmo essere tutti al letto, è stata una lunga giornata.- disse Peter, lasciando un lieve bacio sulla fronte di Emily.- Buonanotte.-
Emily gli sorrise appena.- Buonanotte.-
Emily andò al letto tardi poiché rimase gran parte del tempo a leggere le prime pagine di quel libro di favole.
C'erano perfino dei disegni fatti a mano.
Raccontava di un principe spietato, la quale principessa era purtroppo morta dopo esser stata morsa da un serpente velenoso.
Come primo ordine una volta diventato re, egli fece bruciare tutta la foresta intorno al castello, causando così centinaia di morti.
Fin che, un giorno, vedendo una foglia nascere dal terreno bruciato, egli capì che la natura non poteva esser fermata.
Così, fece di tutto per far tornare gli animali: piantò alberi, fece crescere l'erba e perciò le creature della foresta tornarono.
Con essa, anche una bellissima fata che, per premiare il re, fece tornare in vita la sua amata.
Emily fu affascinata da quella storia e solo alla fine si mise a dormire.
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