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Con mio grande sgomento, il padre di Mary mi piomba addosso nel corridoio, lasciando Zac Hudson libero di andare a vedere Mary. Mi ritrovo seduta sul divano del soggiorno a bere una tazza di tè con un padre il cui volto è completamente sbiancato dalla paura e dalla preoccupazione. Non ho tempo per le chiacchiere di circostanza, sono una Dama! -Mi dispiace, ma il dottor Hudson voleva fare una diagnosi prima che lei si mettesse a lavoro. È un bravissimo dottore, da quel che so. O perlomeno da quel che capisco.- Guardo i suoi occhi arrossati per via delle tante notti passate in bianco a controllare se la sua figlia stesse bene e gli dico che sua figlia Mary non aveva bisogno di nessun antibiotico ma di un'esorcismo. Il papà di Mary, dopo aver sentito queste parole, mi si avvicina con gli occhi che brillano di speranza. -Da ciò che ho capito, quest'uomo non è un semplice dottore. Credo lo abbia mandato la chiesa. Non sono mica stupido, sa... Non ho idea di dove Mary possa essersi presa questa cosa! Ho detto ogni cosa al dottor Hudson e sembrava aver capito.-
-Non credo che sua figlia sia responsabile di quello che è successo. Non si viene posseduti allo stesso modo in cui si prende un'influenza. Quanti anni ha?- Il padre, mentre guarda il suo riflesso nel tazzina, la quale conteneva dell'ottimo té, mi risponde dicendomi che Mary aveva ventidue anni. Aggiunse che era una ragazza davvero molto dolce, forse anche troppo, e che ultimamente era giù di morale perché il suo fidanzato l'aveva lasciata. VENTIDUE?! Sono sorpresa. Pensavo di dover avere a che fare con una bambina o con un'adolescente. Considerato il tono protettivo con cui parla di Mary, non pensavo davvero che si trattasse di una mia coetanea! I genitori parlano sempre dei propri figli come se fossero ancora in fasce. -Uno stato di grande fragilità emotiva può attrarre degli spiriti maligni e le loro vittime ideali sono proprio i più deboli. Sua figlia è il ricettacolo perfetto per le entità negative che si cibano di questo particolare tipo di energia.-
Tutt'a un tratto, il papà di Mary scoppia a piangere. Cavolo, non ho davvero tatto. I giorni passati al "lavoro" con Jeff mi hanno resa insensibile. A ogni modo, nel profondo, non posso fare a meno di provare compassione per quest'uomo. Mi dispiace per coloro che vengono attaccati e ho sempre un solo obbiettivo in mente: aiutarli a stare meglio. -Penso che la colpa sia mia...Vedere la piccola Mary in questo stato... Continuo a chiedermi se avrei potuto... Non so...-
Poggio una mano sulla sua spalla per rassicurarlo. -Ha fatto l'unica cosa che poteva fare, ovvero chiamarmi. Non avrebbe potuto fare altro.- Il papà della vittima, poco dopo, torna lentamente in sé. Io, invece, comincio a diventare impaziente e a buttare nervosamente un occhio verso le scale. Sembra tutto troppo tranquillo di sopra. Questo "dottore" sarà davvero stato mandato dalla chiesa? È stato forse attaccato dall'entità che possedeva Mary mentre io sono qui sotto con le mani in mano? -Devo andare a controllare di sopra... Ho perso troppo te..-
-AHHHHH...- Il sangue mi si gela nella vene quando sento quell'urlo disumano proveniente dal piano di sopra. Salto giù dal divano, chiedendo al papà di Mary di restare fermo dov'è. Il cuore mi rimbalza ma grazie al mio addestramento le mie gambe iniziano a muoversi da sole. Finisco per frenare sul misterioso dottore che mi sbarra la strada.
-VIA! Mary ha bisogno di me!-
-Si calmi! Mary sta bene. È tutto sotto controllo.- Scende un gradino e mi sovrasta con la sua altezza. Poi mi mette una mano sulla spalla ma io indietreggio subito. -Le avevo detto che non c'era nulla da preoccuparsi. Il problema è stato risolto.- Con un colpo secco libero la mia spalla dalla sua presa. Non mi piace essere toccata. Tantomeno dagli estranei... Nello stesso istante, una porta sbatte e dei passi lenti e leggeri si sentono sul tappeto. Una giovane donna compare sul parapetto. Ha gli occhi infossati, i lineamenti scavati e i capelli tutti scompigliati, come se si fosse svegliata da un lungo sonno... Il dottore distende le braccia e si rivolge a lei con una gentilezza esagerata. La gente che non ha paura di aprirsi con gli altri mi dà spesso quest'impressione...
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