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Al volante del mio pick-up, rifletto su come sia iniziata questa strana giornata. Che cosa aveva impossessato Mary? È stata davvero posseduta? E quello schifoso autostoppista, che intenzioni aveva? Che l'intuizione di Jeff sui prossimi eventi sia corretta? Troppe domande che mi ronzano in testa! In tutto questo casino, non avevo neanche cenato. (E questa è la vera tragedia di oggi!). Come se non bastasse, non riesco a togliermi dalla testa la faccia di quel misterioso magnetizzatore. (Zac Hudson, dovrò indagare un po' su di te..) Ma prima di tutto, un po' di musica. Mi farà sentire certamente meglio!
-Dove... Kshhhh... i cattivi.... quando muoiono? Ksshh....- La radio fa nuovamente le bizze, interrompendo "Lake of Fire" per la seconda volta di fila. La spengo immediatamente. Mi servono alcuni minuti senza dover pensare alle forze del male che infestano la zona. Finalmente ho raggiunto la periferia di Everseed Town. Da qua devo giusto prendere una stradina per raggiungere il posto sperduto dove abita Jeff.
Arrivata davanti al porticato di casa nostra, mi prendo il tempo di parcheggiare con calma il pick-up. Stavolta non gli darò l'opportunità di criticarmi il parcheggio! Sbattei la portiera e mi dirigo verso la casa del mio Paladino, mentre una leggera brezza estiva faceva dondolare i cavi elettrici sopra la mia testa . È tutto così calmo e pacifico, ma non io. I miei sensi erano in allerta, c'era qualcosa che non va...Da quando sono qui, ho sempre seguito il mio istinto. Non mi ha mai tradito. I due casi soprannaturali di oggi e quello strano incontro per la strada mi hanno scosso fin dentro le ossa. Devo assolutamente parlare con Byte e Jeff.
La porta di casa si spalanca davanti a me non appena inizio a salire gli scalini. La mia migliore amica, Byte, era sulla porta, sollevata di vedermi. -Oddio Jade! Meno male che sei ritornata! È da un'ora che Jeff si lamenta senza sosta...- Sorrido a Byte. Siamo abituate ai mugugni di Jeff, poichè è burbero d natura. Ma sotto sotto, il paladino ha un cuore d'oro. Sono felice di condividere con loro questi momenti. Byte vive con Jeff da meno tempo di me, ma il suo arrivo era stata una boccata d'aria fresca. Tra i miei vuoti di memoria e Jeff che si era sempre tenuto a distanza da me, non siamo partiti nei migliori dei modi ma Byte aveva aiutato entrambi. Lei è la più equilibrata tra di noi, ma la vita non è stata certamente facile per lei.
L'avevo portata qui dopo che era stata attaccata. È un capitolo della sua vita che vuole chiudere. Quell'evento ci ha avvicinato, a dirla tutta. Nulla ci avrebbe permesso di creare un legame così intimo se non ciò che ha dovuto passare. Byte, quella notte, aveva perso tutta la sua famiglia e l'amputazione della gamba sinistra ne è il ricordo costante, ma lei non vuole mostrare mai il dolore che provava dentro di se ed è per questo che l'adoro e che ammiro il suo temperamento. È una guerriera, a modo suo. Ha subito degli eventi traumatici ma li ha affrontati con un'incredibile forza d'animo. Di solito, quando lavora al Vintage Bar, nasconde la protesi con pantaloni e scarpe alte, ma quando è a casa, non si crea nessun problema a lasciar scoperto quel pezzo mancante.
Quel giorno riuscì ad intravedere appena l'asta di metallo che spuntava dalla scarpa da ginnastica, ma non è certo questa la prima cosa che balza all'occhio quando si incontra Byte. No, ciò che mi attrae davvero di lei è la sua vitalità e l'approccio alla vita. Possiede un entusiasmo senza pari. Se si aggiunge il mix un'intelligenza fuori dal comune per qualsiasi cosa che comprenda la matematica e la tecnologia, ecco che salta fuori Byte; una donna brillante, fiera e indipendente. Se devo trovare, riparare o capire qualcosa, lei è sempre pronta a darmi una mano... Specialmente coi computer. Non so come faccia, ma le macchine per lei sono come un libro aperto. (Io, a volte, do dei colpi al mio computer solo per riuscire a riaccenderlo...) Io e Byte ci completiamo a vicenda nei pregi e nei difetti. L'esempio che calza più a pennello, è l'enorme pazienza che la contraddistingue e che a me, invece, manca. Senza di lei la mia vita con Jeff sarebbe ben più problematica. Byte tollera molto meglio di me i modi di fare di Jeff, che vanno dal parlare all'infinito all'essere un vecchio brontolone. -Ho qualcosa in faccia, Cerbiatto?-
Continua a sorridere, cercando di decifrare la sua espressione dietro quegli spessi occhiali da sole. È da quando ci siamo conosciute, che Byte mi chiama "Cerbiatto" per via dei miei grossi occhi marroni ma odio profondamente quel soprannome idiota... Persino io, pur non sapendo nulla di moda, mi accorsi che Byte si vestiva in modo figo senza però essere artificiosa. -No, è che adoro quegli occhiali. Anche se ti danno un'aria da hacker!-
-Non cominciare! Solo perchè tu sai come combattere e io no, non vuol dire che non ti lascerò un trojan nel computer.- Risi di gusto e dopo gli chiesi se mi poteva aggiustare quella maledetto radio risalente all'anno della Guerra del Vietnam. Domandai, pur non sapendo molto di elettronica, se certi eventi paranormali potevano disturbare le onde radio. -Alla tua radio farà certamente bene un mio cacciavite! Le do un'occhiata adesso se vuoi.- Byte mi guarda le braccia e le gambe per poi contare ad alta voce i graffi che mi ero procurata nello scontro con l'autostoppista. -Uno... due... tre, quattro... A vederti dire che hai combattuto con due demoni oggi, ho ragione?-
-Solo a metà. Quegli occhiali ti servono per prendere il sole nel porticato o per analizzare meglio le persone?- Ridemmo tutte e due a crepapelle. Byte mi aprì la porta e mi invitò ad entrare con un gesto formale, come farebbe un portiere di un grande hotel a cinque stelle. Mi sento molto meglio ora che anche Byte vive con me. Ora sento che nulla di brutto ci possa mai accadere quando siamo tutti e tre insieme. O perlomeno, era così fino a poco tempo fa. Questo brutto presentimento non voleva andare via...
Mentre entrai in salotto, la mia amica andava a recuperare Jeff da camera sua. Mi sdraiai su una poltrona, dolcemente illuminata dai pochi raggi rimasti di un sole ormai al tramonto. Il salotto della casa di Jeff era un po' polveroso, ma mi faceva sentire come a casa. In fin dei conti, avevamo gusti simili in fatto di arrendamento. Come avete ben capito, non sono una reclusa quanto Jeff, ma mi piace ricaricare le batterie per conto mio di tanto in tanto. Con i suoi tantissimi bestiari e le poltrone consumate dal tempo, quel salotto aveva un'anima e appena ci entravi ti dava una sensazione di vissuto. Il mio rifugio, tuttavia, è la casa sul lago che prendo in prestito da Jeff quando voglio stare completamente da sola e immersa nella natura. Anche se è meno confortevole di quel salotto, è il posto che mi fa sentire meglio, al momento...
Il lago, gli alberi, le luci... Sto così bene di là che a volte penso sarà il posto in cui mi tornerà la memoria. -FINALMENTE!- Urlò Jeff. Mi girai verso la porta del salotto. Jeff incombeva su di me in tutta la sua altezza, gonfiando i suoi muscoli come un gorilla. Non mi sorprese vedere che la sua faccia sembrava una tempesta pronta a scatenarsi.
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