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Capitolo 17

Tornare dalla morte stava avendo i suoi effetti. Non ero quasi più normale o il solito me.
Spesso, quando scrivevo in classe, la mia mano si fermava e cadeva sul banco a peso morto. Poi non riuscivo più a muovere neanche l'altra mano, le gambe, il busto... spesso rimanevo paralizzato anche per un' ora.
Facevo degli incubi da accapponare la pelle, vedevo cose che gli altri non potevano vedere e spesso perdevo un qualche senso. Il gelato non aveva più un gusto, i miei piedi non sentivano più il pavimento, perdevo l'udito e anche l'equilibrio.
-Il tuo corpo deve solo riadattarsi alla tua anima e viceversa, ci vorrà un po'.- così mi aveva detto Deaton quando ero andato da lui a chiedergli aiuto.
Poco a poco, giorno dopo giorno, miglioravo. Ma solo del cinque per cento, per così dire.
Potevo ancora vedere i fantasmi dei parenti morti dei miei compagni di scuola che stavano loro a fianco, i luoghi in cui certe persone erano morte, si erano uccise o erano state uccise.
Ora sapevo come si sentiva Lydia.
Ma avevo ancora un'altra questione da sistemare: Derek.
Solo perché ero di nuovo vivo, non significava che poteva ignorarmi quando e dove gli pareva!
Dovevo dirgli che l'avevo visto piangere e disperarsi per me, che avevo capito quanto io fossi importante per lui e lui doveva accettare quello che sentivo nei suoi confronti.
Forse non avrebbe ricambiato, anzi era molto probabile che mi prendesse a calci nel culo, ma non avrei continuato a vivere con la sensazione di non aver mai colto l'attimo.
Parcheggiai la Jeep - sì, la mia adorata bambina era di nuovo tutta intera! - di fronte al palazzo del Sourwolf e mi affrettai a prendere l'ascensore.
Mi preparai un discorso a mente, ma me lo scordai non appena vidi l'adone muscoloso e senza maglietta aprirmi la porta.
Piacere di rivedervi, cari muscoli di Derek. Molto piacere...
-Che cosa vuoi?- mi domandò, facendomi spazio per farmi entrare nella sua "tana".
-Sai di essere controproducente? Secondo le statistiche, i lupi sono sempre cordiali con i membri del proprio branco. E tu, con me, non sei affatto cordiale.- lo rimbeccai io, mettendomi a braccia conserte e guardandolo, mentre chiudeva la porta e si metteva al centro del loft.
Si voltò verso di me e fece un ghigno. -Ah, sì? E che cosa significa, esattamente, controproducente secondo te?-
Aprii bocca per rispondere, ma non avevo alcuna risposta da dargli.
Le sue sopracciglia parlarono per lui, come a dire "allora?".
-Ehm... be'... che sei... un prodotto... che va contro... le leggi della... normalità.- sparai a caso, assottigliando gli occhi.
Derek piegò la testa di lato. -Davvero?-
-Sì...- e aggiunsi un'altra figura di merda alla mia lista personale, complimenti, Stilinski.
-Stiles, perché sei qui?- dal tono di voce capii che lo stavo infastidendo, e si mise le mani sui fianchi.
Sciolsi le braccia e gesticolai. -Volevo parlarti di... insomma, sai... la verità è che...- stavo per dirgli, sul serio, il motivo per cui ero lì, quando qualcosa attirò la mia attenzione.
Sul tavolo c'era qualcosa di piccolo, sferico e... di vetro.
Mi avvicinai lentamente e lo riconobbi: la palla di neve con il lupo all'interno.
La mia. Quella che mi mostrò mia madre quando ero piccolo.
Era a casa mia già da prima che incontrassi Theo, ne ero certo, ma allora come...
-Mi dispiace di avertela rubata. In realtà, ho preso molte cose tue dopo che... sei morto.- fece fatica a pronunciare le ultime parole.
Mi girai nella sua direzione e feci un lieve sorriso. -Lo so. Ti sembrerà strano... ma lo so.-
Venne verso di me con lentezza, lo sguardo accigliato. -Tu eri sempre qui, non è vero?- mi domandò, fissandomi in viso.
Mi limitai ad annuire.
-Mi sembrava di sentire ancora la tua stridula e invasiva voce da adolescente in calore.-
-Ehi! Colpo basso, lupetto.- lo informai, puntandogli un dito contro.
Mi prese la mano e me l'abbassò gentilmente, senza smettere di guardarmi negli occhi. -Dico sul serio, Stiles. In qualche modo, tutti noi ti percepivamo ancora. Eri sempre con noi. Ci hai dato la forza di lottare. Ed io te ne sono grato.-
Feci spallucce e i miei occhi color nocciola vagarono sul suo viso.
Sul suo bellissimo viso da Dio greco.
-Tu sei forte anche senza di me, Sourwolf.-
-La forza del lupo è nel branco. Tu sei il mio branco. Lo sei sempre stato.-
Ok, o io ero così pieno di ormoni da adolescente da averli anche nel cervello e perciò sentivo quel che mi pareva... o lui mi aveva appena fatto una specie di confessione?
-Derek...- sussurrai, non accorgendomi che entrambi ci stavamo avvicinando l'uno all'altro.
Wow, i suoi occhi erano sempre stati così belli?
Stavamo per annullare le distanze, ma quando lo toccai, sentii la pelle andarmi a fuoco.
Gridai dal dolore e mi accasciai a terra. La mia mente venne invasa da immagini atroci: persone che urlavano, fiamme alte, fumo nero, pelli e corpi che bruciavano vivi.
Anime distrutte tra le fiamme.
Un fischio orribile e acuto non mi fece sentire più niente. Il mio corpo non rispondeva più ai miei comandi.
Vedevo solo una casa andare a fuoco, persone che cercavano di salvarsi... e pianti. Pianti di bambini.
Quando mi risvegliai, ero sul pavimento, con Derek che mi teneva la testa. -Riesci a sentirmi?- la sua voce trasudava preoccupazione e mi guardava con occhi terrorizzati.
-Sei stato incosciente per quasi due ore... che diavolo ti è preso?-
Tremai da capo a piedi e lo guardai con compassione. Avevo il cuore a mille, la testa pesante e il corpo ancora debole.
-Come hai fatto a vivere fino ad oggi?-
Capendo finalmente che cosa mi fosse successo, Derek mi accarezzò la testa e mi guardò, per la prima volta, con sguardo dolce. -Perché avevo te, ragazzino.-

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-Kitta <3

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