Capitolo 1
La mia vita non era tanto male.
Avevo degli amici (amici per niente umani), un padre e un migliore amico lupo mannaro che consideravo come un fratello e guai da risolvere. Sempre.
Scott McCall, il mio migliore amico, era stato morso da Peter Hale, un lupo mannaro psicopatico che poi venne rinchiuso ad Eco House, e all' epoca Scott era diventato l' Alfa del proprio branco dopo qualche tempo.
C'ero io, un semplice umano, Lydia Martin, una banshee, Malia Hale, una coyote mannaro, Liam, un Beta lupo mannaro e Kira, una kitsune del tuono.
Per strada e nel corso degli anni, avevamo perso degli amici; fra cui Allison, l' ex di Scott, ed Aiden, lo "scopamico" di Lydia. Uno dei tanti. Ma niente ci aveva fermati. O almeno, niente aveva fermato i miei amici. Quelle morti non avevano portato all' esasperazione, alla pazzia e alla depressione.
La mia morte sì.
Avevo un rapporto stretto con tutti loro.
Io e Scott ci conoscevamo dall' asilo, Lydia era la mia migliore amica, con Malia c'era stato un piccolo flirt, avevo aiutato Liam ad accettarsi come lupo mannaro e dovevo la vita a Kira per avermi aiutato quando il Nogitsune si impossessò di me.
Ma avevo un rapporto segreto, basilare, con l' ex Alfa, Derek Hale.
Derek se ne era andato da qualche mese prima che io morissi. Non lo avevo sentito dalla sua partenza, però ogni volta che mi fischiavano le orecchie sperai che era perché lui stava pensando a me. Non sapevo i miei sentimenti per lui, non li conoscevo. Fino ad all'ora lo avevo sempre considerato solo un amico.
Tornò a Beacon Hills quando gli dissero che ero scomparso. Non morto. Solo scomparso.
La mattina del 15 marzo del 2013 era particolarmente calda nella piccola cittadina di cui mio padre ne era lo sceriffo. Ero arrivato a scuola con la Jeep e avevo raggiunto gli altri davanti agli armadietti. Quel giorno non sentivo niente di ché. Stavo bene.
Scott, come al solito, mi abbracciò e andammo verso la nostra aula, accompagnati dal branco.
Malia si era tagliata i capelli da poco e mi ero accorto che Liam stava crescendo a vista d'occhio, anche per colpa del morso di Scott.
Mi annoiai durante le lezioni. Avevo studiato gli argomenti il giorno prima per essere preparato, ma mi ritrovai solo a dormire sul banco. Meno male che nessuno se ne accorse, neanche il coach Finstock. Odiavo quella testa d' ananas. Da quando mi aveva impedito di parlare suonando Dio sa quante volte il suo fottuto fischietto!
Ringraziai la mia buona stella quando suonò anche l' ultima campanella e mi diressi a riempire lo zaino.
Il padre di Kira ci aveva chiesto di fare una ricerca per Storia, roba da suicidio, quindi mi affrettai per svuotare l' armadietto e andare subito a casa per iniziare.
Mio padre aveva il turno nel pomeriggio quel giorno e gli avevo promesso che ci saremmo ritrovati a casa McCall per la cena che avevamo assieme a Scott e a sua madre. Mio padre e Melissa si stavano frequentando da qualche mese e avevano progettato per filo e per segno insieme la "cena di famiglia unita".
Io e Scott eravamo elettrizzati ed avevamo un piano. Io avrei riempito di complimenti Melissa e avrei lodato mio padre dicendo di lui tutte le sue caratteristiche positive e Scott avrebbe fatto lo stesso con sua madre. Dovevamo diventare fratelli, in tutti i sensi, e niente ce l' avrebbe impedito.
Se non fosse che io, a casa McCall, non ci sarei mai arrivato.
Salutai velocemente i miei amici, dicendo un -Ci vediamo dopo.- a Scott e mi diressi verso il parcheggio.
Accesi la Jeep e partii verso casa mia. Prima, però, dovevo mettere sotto i denti qualcosa. Tra la scuola e casa mia, c'era un fast food che faceva di nome "All Around the Pizza" e mangiavo sempre lì una volta a settimana. Quella settimana capitò il venerdì.
Entrai, ordinai una pizza vegetariana e mangiai seduto sulle poltrone mentre bevevo una bibita gassata. Dato che avevo con me lo zaino con dentro i compiti, ne approfittai e li feci lì, facendo anche merenda con un milkshake alla fragola. Era tutto normale, il sovrannaturale si era momentaneamente calmato. Anche la mia morte si poteva definire "normale".
Non fu un vecchio nemico del branco ad uccidermi, come Deucallion o Kate Argent. E nemmeno un ex carcerato che ce l' aveva a morte con mio padre.
Non vi sto raccontando un giallo, perciò scartate l' idea che tutti qui siano sospetti.
Il mio assassino era un mio vicino di casa. Abitava di fronte a noi. Questo mi fece capire in seguito tutti i miei "brividi assurdi", come li chiamavamo da piccoli io e Scott, sul perché mi sentissi osservato.
Buttai il cartone della pizza nel cestino fuori dal fast food e mi pulii la faccia con un fazzoletto bagnato, mentre mi dirigevo verso la Jeep che avevo parcheggiato vicino la strada. La mia giacchetta era dentro la mia macchina, quindi credetemi se vi dico che sì, si moriva di caldo.
Ero in jeans lunghi ma leggeri, avevo una maglietta grigia a maniche corte e i capelli castano scuro erano sparati da tutte le parti.
Stavo per prendere le chiavi dalla tasca dei jeans, quando sobbalzai nel sentire una mano sulla spalla. Voltandomi, mi trovai faccia a faccia con un ragazzo della mia età. I suoi occhi mi ricordavano il ghiaccio e i capelli dorati erano leggermente scuriti dalla bassa luce del pomeriggio.
-Non volevo spaventarti.- i suoi occhi sembravano quasi temere una mia reazione negativa.
Da solo, in una strada deserta e quasi al buio. Ovvio che mi spaventassi.
-Non importa.- borbottai. Volevo togliermelo dai piedi. Scott mi avrebbe ucciso se fossi mancato alla cena.
-Ehi, sei il figlio dello sceriffo, vero?-
-Sì.-
-Piacere. Theodore Raeken. Sono il vostro vicino di casa. Ma tu puoi chiamarmi Theo.-
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Commentate, grazie! :)
-Kitta <3
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