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Monte Rosa

Il cielo era una tavola di stelle immensa. David inspirò profondamente e chiuse gli occhi. Non sapeva bene cosa dovesse fare in realtà, lasciò solo libero il suo cuore di viaggiare leggero. Per molti minuti non successe nulla, poi il sonno lo vinse. La sua parte razionale si spense, le onde del suo cervello cambiarono e fu allora che la sua anima prese di nuovo il volo da quella grotta. Vedeva la foresta sotto di lui oscura ed immensa, tagliata dal ruscello. Puntò dritto verso il crinale e scollinò oltre tuffandosi nella vallata a fianco. Aggirò le vette costeggiando la catena del monte Rosa e muovendosi veloce e diretto. Un urlo nella notte lo bloccò quando era ormai in vista della baita. Proveniva dal secondo piano della baita. Vide una luce blu abbagliante e fortissima, atterrò sul balcone scricchiolante e piano, piano scostò la porta. Simon era a terra con lo sguardo terrorizzato. Aveva visto quel ragazzo una volta soltanto, fuori dall'infermeria, incosciente eppure non poteva che sentire il suo dolore profondo. Sua sorella era la ferita più grande nel suo cuore. Si chinò su di lui e gli tese la mano. Il ragazzo lo guardò attonito.

- Non avere paura, non mi conosci, ma io mi chiamo David - disse lentamente.

- Sei il vecchio direttore della scuola... Ho sentito parlare di te... Sei un fantasma? - chiese il ragazzo.

- Dio, no, diciamo sono in visita incorporea per il momento, ma ti prometto che presto mi presenterò in carne e ossa. Farò tutto quello che potrò per aiutarti: non sei solo, non lo sarai mai. Non devi pensare di esserlo. Cercheremo tua sorella: è una promessa che ti faccio, appena quella lista cadrà prenderò un aereo e l'andrò a cercare, lei e tutti gli latri. Mi credi? - aggiunse. Il ragazzo annuì.

- Dai, torna a letto, è normale esplodere all'inizio: sai quante volte Roxy ha ridotto la sua camera così?! Vai a cercarla domani mattina, chiedile di insegnarti come fare a controllarla, ci vorrà del tempo, ma sappi che ci puoi riuscire: noi abbiamo grande fiducia in te e nelle tue capacità - guidò il ragazzo fino al letto e poi si fermò.

- Sai dirmi dove sono gli altri ragazzi sotto antisiero? - aggiunse David.

- In fondo al corridoio - rispose Simon.

- Grazie mille, è stato un piacere - aggiunse David poi gli porse il pugnetto. Simon sorrise e provò ad avvicinare il suo pugno a quello di David, ma in quel momento quella sagoma luminosa sparì dalla camera e si dileguò. Simon non sapeva dire esattamente se era stato un sogno o meno, ma a suo modo si sentiva meglio, come se la sola vicinanza di quell'entità incorporea fosse in grado di spegnere il suo dolore.

David, nel frattempo, aleggiava per il corridoio nella sua luce profonda. Entrò nella stanza in fondo. C'erano due ragazze immobili nei loro letti. Bianche come statue e fredde come il ghiaccio. David inspirò profondamente. Il siero stava vincendo: lo sentiva procedere e bruciare dentro di loro come una forza avulsa e incomprensibile. Avrebbero potuto essere le sue figlie solo qualche anno più grandi. Il pensiero lo atterrì e lo turbò profondamente. Camminò in mezzo ai loro letti e accarezzò loro la fronte gelata. Gli dispiaceva così tanto aver aspettato, aver tentennato, aver rimandato, aver lasciato Roxy da sola a difendere 70 ragazzi. Ognuno di loro meritava il meglio e lui non era stato in grado di proteggerli. Baciò le loro mani gelide e vide la sua luce spandersi nella stanza, pulsando. Vide gli occhi di quelle ragazze lentamente aprirsi e guardarlo stupite. Mrs. Lorenz dormiva su una vecchia sedia a dondolo in fondo alla stanza. Fece segno loro di non fiatare e sorrise, asciugandosi le lacrime dagli occhi.

- Andrà tutto bene - aggiunse soltanto prima che il sole nascesse annullando quella stanza.

Si svegliò di soprassalto nella grotta, sudato. Si sentiva a pezzi, gli bruciavano le vene: era come se parte di quel siero fosse entrato in lui. Prese un po' d'acqua dalla borraccia che aveva riempito a valle e si guardò attorno. Un colpo lo prese: non c'era più traccia di Kathy. Si alzò di soprassalto cercando indizi nella stanza. Potevano averla presa? Chi? Quando? Perché non si era svegliato? Uscì dalla grotta di corsa e poi rimase bloccato: Kathy era in piedi a due passi dal fiume e guardava il suo riflesso incredula nell'acqua. Si concesse un profondo respiro.

Camminava lungo la riva, seppur rigidamente, incerta se provare a dare un po' di sollievo ai suoi arti con l'acqua fresca. Fece un passo verso il bordo e si sporse a guardare, ma poi scivolò cadendo nell'acqua. Kathy appoggiò le mani nella sabbia, piegò le ginocchia e si rimise in piedi lentamente come Ariel le aveva insegnato a fare senza fretta e senza sforzare la schiena, quindi si issò sulla riva faticosamente. L'acqua in realtà era alta poco più di mezzo metro, ma le sembrava ancora di avere come un blocco nella schiena. La sua nube però era come sparita: si guardò le mani felice e si passò le dita tra i capelli zuppi, ma poi si accorse che lungo il ruscello i pesci cominciavano a venire a galla morti. David era corso verso di lei già al momento della caduta, ma si fermò a pochi passi cautamente. La nuvola tornò al suo posto.

- Tranquilla, respira, non è successo niente, non hai fatto male a nessuno... a parte i pesci, ma ti posso garantire che non è la fine del mondo, non hai fatto apposta, sei scivolata - tentò di spiegarle David.

- Sono un mostro! - si ritrasse Kathy e poi crollò sulle ginocchia.

- Non è vero, non lo sei - disse deciso David.

- Non posso toccare niente o nessuno David! Mai! - urlò verso di lui Kathy.

- Troveremo una soluzione, se ti agiti è molto peggio, te lo assicuro! - tentò di convincerla David. Kathy scappò verso la grotta, quasi corse per la verità. David rimase pietrificato per un attimo, ma poi la raggiunse.

- Aspetta, ti aiuto con la ferita - tentò lui. Kathy si lasciò andare in ginocchio sul materassino lottando per non crollare, con la mascella rigida e contratta. David tirò su la maglietta e scoprì la garza e rimase allibito a guardare. Non c'era più alcuna traccia della ferita, c'era solo una zona arrossata e uno strano disegno stava prendendo forma. Disinfettò l'area, toccò ogni sua parte; Kathy quasi non reagì.

- C'è stato un grande miglioramento questa notte - disse infine stupito. Kathy si voltò verso di lui perplessa.

- A parte l'angoscia per i pesci e la caduta nel fiume, come ti senti, Kathy? - chiese stupito lui.

- Meglio - confessò quasi non credendo alle sue stesse parole. David la aiutò ad alzarsi in piedi e cominciò a muovere il ginocchio. Non sentiva più dolore. Alzò lentamente la spalla ed ora riusciva a fare una circonduzione completa anche se le tirava la ferita sulla schiena. Era come se il passaggio al quarto livello avesse cancellato dal suo corpo i danni che Michael aveva fatto esplodendo nella camera 412.

- Te la senti di provare a camminare un po'? - chiese David.

- Credo di sì - disse Kathy stupita.

- Bene, ti ringrazio molto, credo di cominciare un po' a sentire la fatica - confessò David.

- Se vuoi possiamo riposare ancora un po' prima di partire - disse Kathy.

- No, voglio raggiungere quel crinale e smettere di scappare da questi elicotteri - disse convinto lui riempiendo nuovamente la borsa. Si fermava di tanto in tanto a rifiatare, gli sembrava come di essere tornato al terzo stadio.

- Com'è andato il tuo esperimento questa notte? - chiese Kathy, infine, quando uscirono dalla grotta risalendo per il fiume. Si teneva al braccio di David e procedevano lentamente. Piano, piano però sentiva quel nodo sulla schiena sciogliersi. Forse era dovuto all'immobilità degli scorsi giorni.

- Non lo so, credo bene, ne avrò la conferma quando arrivo al sito B- aggiunse pensieroso. Era davvero possibile che fosse riuscito a trasferire il siero dentro di lui e ora il suo corpo patisse per quello? O era tutta una suggestione? In ogni caso camminare faceva bene sia a lui che a Kathy. Aveva fatto lunghe camminate anche con Roxy quando finalmente il livello del siero si era normalizzato. La sera dormiva sempre meglio dopo le camminate e non esplodeva mai la sua stanza. L'unica cosa che faceva con Roxy, oltre portarla in giro, era farla ridere. Guardò Kathy ed ebbe un'idea.

- Te l'ho mai raccontato della volta che Roxy ha ucciso una gallina? - fece con Kathy. Lei lo guardò perplessa e poi scoppiò a ridere.

- E dove eravate? - fece Kathy.

- Al sito B, l'avevo portata là, prima di iniziare l'addestramento ufficiale, volevo capire se era pronta. C'è una fattoria poco lontano con galline e polli e capre. Le è scappata un'onda e slam... - aggiunse David. Kathy rise. Si accorse che anche lui si sentiva meglio quando lei rideva anche se non sapeva spiegarsi il perché. Cercò di ignorare il bruciore e di continuare con la storia mentre tirava il materassino con la borsa sopra che era comunque pesante, ma molto meno che con Kathy sopra. Kathy si appoggiava sempre meno a lui e poté gradualmente aumentare il passo.

- Cosa ne avete fatto della gallina? - chiese Kathy perplessa.

- Presa su, scappati a gambe levate dal contadino e mangiata per cena ovviamente! Un brodo come quello ... da leccarsi i baffi! - confessò David. Kathy si fermò al limitare del crinale e guardò oltre la valle.

David sorrise e le disse: - Quello è il Monte Rosa -. Kathy era letteralmente a bocca aperta.

- Conquistarselo a piedi, passo dopo passo, è una soddisfazione che ti giuro ti accompagnerà per sempre nella vita - aggiunse inspirando profondamente.

- Sempre se non incenerirò questi boschi - alzò le spalle Kathy.

- Non succederà. Perché tu sei parte di questi boschi ora... sei parte della terra...del cielo. Tu e i tuoi fulmini siete già parte di tutto questo: è tutto un equilibrio Kathy! Se riesci a sentirlo, la nuvola si spegnerà. È tutto qui il segreto - disse sicuro David. Kathy lo guardò e sorrise ruotando le mani al vento libera. Si staccò da lui e seguì lentamente il sentiero verso valle. Si sentiva sul tetto del mondo, si sentiva viva. Muoveva le mani come una ballerina di flamenco su una musica invisibile. Fluttuava le braccia nel vento, coi capelli ancora umidi che riflettevano il sole. La discesa rendeva, per ora, il compito di David molto più agevole e piano piano il bruciore alle vene si attenuò, anche il suo fiato tornò. La seguì facendo grossi respiri per riprendersi dall'ultimo tratto molto scosceso e pensando che comunque ne era valsa la pena. Aveva amato quella ventina di ragazzi recuperati dal laboratorio con tutto sé stesso, tutti, dal primo all'ultimo, specialmente i più fragili, specialmente i più problematici... E ora tornare lì, era come tornare a casa, a qualcosa che aveva pensato di aver perso per sempre. Aveva fatto una promessa a Simon e intendeva rispettarla. In fondo un quarto livello non era poi così semplice da uccidere, Kathy ne era la dimostrazione vivente, e questa volta avrebbero dovuto passare sul suo cadavere per toccare ancora i suoi ragazzi.

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