🌹 Nel Bosco🌹
Lord Baeliah scrutava con aria truce il cielo d'aprile, le stelle quella notte non risplendevano sulla volta, ma erano silenziosamente nascoste dietro soffici nuvole grige ormai cariche di pioggia.
Si torturava le mani, mangiucchiando la pellicina vicino le unghie pulite, un maledetto vizio che non riusciva a togliersi o almeno era ciò che diceva la sua istitutrice, in realtà lui non aveva mai provato a imporsi di non farlo. Lawrence si reputava un giovane senza vizi, di tanto in tanto fumava qualche sigaro e beveva quando ne aveva voglia, ma non faceva nulla di male e secondo il suo modesto parere poteva smettere quando voleva.
Così, senza dar retta alla voce dell'istitutrice che gli ronzava nella mente, continuò in quel suo malsano vizietto dovuto principalmente al nervoso.
Rebecca si trovava là fuori, presto sarebbe infuriata una tempesta e lui non sapeva cosa fare. Voleva correre a cercarla, iniziò a camminare verso la porta ma si arrestò di colpo... E "se fosse già tornata?" Pensò tra sé e sé, mentre aggrottava la fronte stretta. Dirlo alla signora Catherine non era saggio, sarebbe stato un altro colpo all'incolumità di Rebecca e, senza ombra di dubbio, un punto anche a suo svantaggio.
Decise di far finta di nulla e non appena tutti fossero tornati al loro posto sollevare l'argomento facendo notare l'assenza di Rebecca, in modo da non accennare al fatto di averla vista ed aiutata.
Si dava mentalmente del codardo, ma non lo era, cercava solo di fare la cosa giusta.
Come temeva ben presto la sala si riempì nuovamente, eccetto per la famiglia Wellington tutta raggruppata nella stanza di Georgiana.
Il teatro ebbe così inizio.
Lawrence fece una smorfia di stupore, spostò il capo in diverse direzioni e rivolse lo sguardo molte volte verso la porta, come se aspettasse l'arrivo di qualcuno or dunque la signorina Meredith gli si avvicinò con curiosità.
"Qualcosa non va, lord?"
"Non notate anche voi l'assenza di qualche ospite?"
"Certamente, la signorina Wellington è in stanza e con lei la sua famiglia."
Rispose un po' perplessa, mentre sgranava i grandi occhi verdi. L'accaduto si era svolto proprio sotto gli occhi di tutti e la fanciulla pensò che Lawrence fosse una persona molto distratta. Beliah dal canto suo cercò di trattenere un sorriso, bastava poco per farlo ridere anche nelle situazioni meno consone e la poca perspicacia di Meredith lo fece diventare rosso dallo sforzo.
"No my lady, mi riferisco alla signorina Hampton, voi l'avete vista?" Chiese speranzoso mentre riacquistava la compostezza persa.
La fanciulla guardò la sala preoccupata,
"No... Non l'ho vista. Forse è solo andata a chiedere delle condizioni di Georgiana."
Lawrence aveva nutrito la speranza che la fanciulla fosse rientrata da un'altra finestra e che qualcuno l'avesse vista, ma dopo le parole di Meredith lo sconforto prese il sopravvento.
La signora Hampton si avvicinò a loro due prendendo una mano della ragazza tra le sue.
"Io credevo che fosse con voi quando vi siete allontanata per prendere l'acqua."
Il viso della donna era turbato, dove poteva mai essere quella ragazza? Conosceva sua figlia nonostante Rebecca pensasse il contrario, proprio per questo le stava sempre con il fiato sul collo, semplicemente perché nonostante lei le volesse bene così, sapeva che il mondo non l'avrebbe mai accettata per quella che era.
La donna cercò di raggruppare tutte le possibili idee mentre le sue pupille si spostavano velocemente da destra verso sinistra, poi con una certa preoccupazione disse sottovoce: "il bosco".
Voltò il capo verso la finestra e i rami degli alberi che inveivano contro i vetri la fecero paralizzare, c'era troppo vento e il cielo buio.
"Dio mio, dobbiamo andare a cercarla!"
Urlò Meredith già tremante di paura, corse ad avvisare i suoi genitori e i domestici. Gli uomini presenti corsero nelle scuderie eccetto Lawrence che eccessivamente preoccupato e ricolmo di sensi di colpa si era precipitato fuori dalla stanza non appena aveva realizzato che Rebecca non era dentro le mura della casa, finendo poi per correre verso la selva.
Meredith andò a cambiarsi velocemente, nonostante fosse impaurita non avrebbe mai lasciato una persona da sola nel bosco senza far nulla, voleva aiutarla e così avrebbe fatto.
Rebecca non le piaceva particolarmente, non capiva perché dovesse sempre essere di cattivo umore e poco sorridente, perché non volesse accettare la sua condizione. Erano donne, avevano i loro compiti e doveri, molto diversi da quelli degli uomini ma non per questo meno gratificanti, almeno così la pensava lei.
Si scosse da tali pensieri frivoli in un momento di tale tensione e accompagnata da suo padre anche lei andò verso le scuderie.
Le gocce di cera sulla mobilia erano aumentate notevolmente da quando Georgiana era stata portata nella sua camera da letto e, impaziente come non mai, aveva iniziato ad agitare la gamba sotto le lenzuola che la coprivano. I suoi genitori erano rimasti a vegliare su di lei e la lasciarono da sola solo quando la candela fu quasi del tutto consunta. Quando la porta si chiuse dietro le spalle di Cordelia Georgiana sussultò, il vento emetteva suoni cupi che la intimidivano e lo spiffero causato dallo spostamento d'aria fece spegnere la piccola fiammella che illuminava leggermente quel luogo.
Era nervosa senza sapere per quale ragione, Rebecca era uscita di casa e la stava aspettando, ma il suo animo era agitato a causa di quella sensazione dolce che Alfred le aveva gentilmente offerto.
Restò ferma a fissare la finestra indecisa sul da farsi, poi spingendo un con forza aprì la vetrata, fu pervasa immediatamente dal freddo che regnava quella notte e la sua forza di volontà si fece sempre meno presente. Delle voci si sollevarono in alto fino a raggiungere il suo udito, delle persone urlavano un nome: Rebecca.
Georgiana si sporse in avanti e vide che i due piani sotto la sua finestra erano affiancati da una scala che portava al tetto, probabilmente per dei lavori di restauro.
Varie persone passarono da sotto il cornicione, la situazione era peggiore di ciò che credeva, quella sciocca doveva essersi allontana. Si portò le mani tra i capelli e facendosi coraggio iniziò poi a calarsi giù, era in sottana ma non le importava: con i soliti abiti sarebbe stato impossibile muoversi, l'importante era non farsi vedere.
Giunta finalmente sul terreno iniziò a muoversi furtivamente verso il bosco. Dopo le prime file di alberi e cespugli di bacche il sentiero si diramava in varie vie secondarie fino ad un punto dove si perdeva del tutto la via di casa. Nei dintorni il trottare dei cavalli le dava il segnale per nascondersi e non farsi vedere, si ritrovò a strisciare sul fango e rovinarsi la pelle tra i rovi ingarbugliati, appena avrebbe trovato Rebecca l'avrebbe schiaffeggiata! Non doveva spingersi tanto lontano... I sensi di colpa si fecero spazio dentro di lei, se solo fosse uscita prima Rebecca sarebbe stata al sicuro.
La fanciulla, distratta dalle immagini che con violenza le si paravano davanti mise il piede su una roccia viscosa e non riuscendo a mantenere l'equilibrio sentì tutto il peso del suo corpo gravare verso il basso, senza rendersene conto vide il paesaggio intorno a lei mescolarsi al fango, rotolò giù per diversi metri durante i quali la sua schiena e il suo ventre ebbero violenti colpi.
Rebecca era nascosta, impaziente di incontrare Georgiana e finalmente parlare un po' con lei, ma il cielo grigio sopra di lei rischiava di inzupparla d'acqua e dopo la spiacevole nuotata nel lago ghiacciato la sua salute era rimasta tanto cagionevole da non permetterle altri sbalzi di temperatura tanto disastrosi.
Doveva trovare un rifugio il prima possibile, così senza pensarci troppo si addentrò nei meandri del bosco, camminò parecchio fin quando iniziò a sentire in lontananza voci che la chiamavano e cavalli impazziti che correvano nel perimetro circostante. La cercavano, l'aria gelida le accarezzò dolcemente il corpicino infreddolito rischiando di farla cedere alla tentazione di ritornare a casa, ma tra la boscaglia vide una figura strisciare a tentoni nel tentativo di nascondersi. L'ombra era ricoperta di fango e la sottoveste strappata, il piccolo viso era nascosto da un manto riccio... Era indubbiamente Georgiana.
Avanzò di un passo verso di lei, ma qualcuno l'attirò a sé tappando le sue labbra con una grande mano. Cercava di urlare e si dimenava dando calci e tentando di mordere, ma la sua attenzione si focalizzò sulla ragazza davanti a sé che ignara del pericolo mise il piede su una roccia ricoperta di muschio, infine Rebecca la vide cadere in fondo la depressione, il cuore le si arrestò e lei fu sbattuta a pancia in giù sul terreno fangoso.
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro