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🌹 Crepuscolo🌹

Il corsetto bianco stringeva più del solito, ogni passo sulla navata centrale della chiesa scottava, bruciava come se dei tizzoni ardenti fossero sparsi sotto l'arco a tutto sesto che sovrastava il pavimento. Lo spesso velo bianco lungo fin i piedi, per sua fortuna, copriva l'espressione spaventata del suo volto. Georgiana Wellington, il giorno delle sue nozze era tutt'altro che felice nel suo abito firmato Worth. Quella notte avrebbe dovuto concedersi a suo marito e sua madre le aveva espressamente detto di avere decoro anche nell'atto che avrebbe compiuto. Sapeva, infatti, che mantenere un atteggiamento puro e il minimo passionale era d'obbligo per una fanciulla di buona famiglia. Ma ciò che più l'addolorava era dover mentire, non voleva un'unione basata sull'inganno e ed era proprio ciò che stava per ottenere. Dirlo o non dirlo? Lei era una donna sincera e, mentre osservava la navata centrale affiancata dalle panche in legno in contrasto con la ricchezza barocca delle colonne, decise che una volta giunti nella loro dimora avrebbe confessato. Un'altra donna non lo avrebbe fatto ma lei, lei voleva essere proprio come quelle panchine: autentica nella sua semplicità in un mondo che esigeva la perfezione dei ghirigori sul freddo marmo. L'abito cangiante era pesante, la crinolette permetteva che il volume della gonna fosse concentrato sul retro ma, nonostante la parte anteriore fosse "sgonfia", non era priva di drappi e pizzi beige che pesavano sulla sua statura esile.
Le braccia erano racchiuse tra maniche di pizzo su cui pomposi fiocchi di organza si chiudevano come bracciali per tutta la lunghezza dell'arto. Spostò lo sguardo sul bouchet, l'ultimo regalo di fidanzamento di Alfred, e sperò di sopravvivere a tutta quella tensione. Il colonnello si trovava nel transetto, portava fiero la sua divisa rossa, esattamente come quando lo aveva visto la prima volta, e sul viso era dipinta un'espressione sorridente.
Dorian, accanto a lei, era bellissimo nel suo frack blu notte dagli inserti argentei, il cilindro e il bastone, il fazzoletto di un rosa pastello infilato nel taschino, tutto gli conferiva un'aria da dandy e Georgiana sorrise a quel pensiero, infondo era proprio ciò che il signor Wellington era.
Poco prima aveva proposto a sua figlia di fuggire, non voleva che anche lei fosse incastrata in un matrimonio senza amore e, pur conoscendo i rischi, le aveva chiesto se desiderasse fuggire e ricevere di nascosto una somma di denaro tale da poter vivere tranquillamente lontano da lui e Cordelia. Inizialmente Georgiana, perennemente insicura, stava per accettare ma poi aveva riflettuto. Al contrario della sua amica lei non agiva quasi mai di impulso, si faceva trasportare dalle volte- come per il fattaccio dei capelli- ma solitamente preferiva analizzare i fatti. Voleva bene ad Alfred anzi poteva dire di esserne quasi innamorata, attratta e anche se di lui conosceva poco, nonostante il lungo periodo di corteggiamento, non voleva perderlo. Forse era proprio il modo misterioso del colonnello ad affascinarla tanto, quindi, dopo un primo ripensamento sul matrimonio, aveva rifiutato la proposta del padre.
Si era persa così tanto tra i suoi pensieri da non essersi resa conto di aver raggiunto il suo promesso. Dorian le lasciò dolcemente il braccio e, prima di andarsene, si rivolse ad Alfred.

"Prendetevi cura di lei, è preziosa più di quanto immaginate."

"Lo farò, potete starne certo."

Il colonnello fu affabile e dolce ma il suo animo era tormentato. Aveva incontrato Cordelia poco prima della celebrazione e lei, austera ed elegante nel suo vestito ampio da regina, aveva dipinto sul volto un'avvilente espressione. Lui ammirava profondamente quella donna, la trovava il modello perfetto da seguire di ogni fanciulla ma, allo stesso tempo, aveva avuto occasione di notare la sua fragilità. Come quando, una sera durante una cena a casa Wellington, erano rimasti per pochi minuti da soli. Lei, disorientata voleva andarsene ma era finita con il piangere e raccontargli di quanto fosse infelice. E l'irrefrenabile impulso del desiderio aveva vinto entrambi. In un momento di intimità si erano scambiati un bacio, le loro labbra si erano sfiorate per attimi che parvero infiniti e le loro lingue si erano unite in una danza sfrenata. Lui non si era sentito in colpa, era un uomo e non provava rimorso nell'aver tradito la promessa sposa, in più Cordelia con quell'aria affranta sarebbe stata irresistibile per ogni uomo. Ad ogni modo non avevano mai più avuto occasione di incontrarsi da soli e lei quella mattina lo aveva avvertito: Georgiana non è quella che pensi, è difettata! Tu meriti di più... Alfred, non sposarla! Ma lui non aveva ceduto, forse la gelosia aveva avvelenato anche l'animo di quella donna pia che ammirava tanto. Tuttavia se avrebbe scoperto che Georgiana mentiva non l'avrebbe perdonata, nessuno gli avrebbe mentito o mancato di rispetto e una moglie difettosa non gli serviva affatto.

I pensieri di entrambi gli sposi offuscavano le loro giovani menti e in sottofondo la voce del prete risuonava nella chiesa.

Georgiana sospirò, era felice infondo. Voleva fidarsi di quegli occhi azzurri che la guardavano con ardore, voleva credere che il suo destino sarebbe stato diverso da quello delle altre giovani e che il suo matrimonio sarebbe stato felice anche senza figli. Lui e lei, insieme, avrebbero conseguito un'esistenza piena d'amore. La pace dell'ultimo periodo, ottenuta dai pochi momenti in compagnia di Alfred che le recitava poesie, le avevano donato anche un'ispirazione tale da convincerla a scrivere un libro. Sì, un libro passionale e disinibito con una protagonista simile a Rebecca ma meno ingenua! Chissà Alfred cosa ne avrebbe pensato delle fantasie di sua moglie, questo, almeno per il momento, non lo avrebbe saputo. Era già disonorevole avere in moglie una femmina che ammettesse di avere dei desideri sessuali, averne poi una che ne scrivesse addirittura! Anche se il suo libro voleva parlare anche d'altro, di arte, riscatto, avventura! Cercò di contenere l'emozione per tutti i motivi che la rendevano gaia e finalmente giunse il suo turno di recitare le promesse matrimoniali. Era emozionata e la voce faticava ad uscire.

" Io, Georgiana Flora Wellington, accolgo te, Alfred Woods, come mio sposo. Con la grazia di Cristo, prometto di esserti fedele sempre, nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia, e di amarti e onorarti tutti i giorni della mia vita."

Una lacrima scese lentamente accarezzando la guancia morbida e Alfred, con un gesto premuroso, l'asciugò. Dopodiché si diedero un casto bacio e tra gli applausi Georgiana uscì da quel tripudio di statue e dipinti della vergine Maria.

Fuori dalla chiesa una ciocca rossa attirò la sua attenzione, Rebecca passeggiava man mano con Lawrence e Prudence al seguito. Non poté avvicinarsi ma i sorrisi che entrambe si scambiarono bastarono, tra di loro le parole non erano sempre necessarie, bastava uno sguardo ed entrambe si capivano.

La giornata continuò frenetica e solo a sera inoltrata i coniugi arrivarono tra le mura domestiche. Georgiana, sentiva il cuore scoppiarle nel petto. Fu adagiata dolcemente sul morbido piumone d'oca e senza rendersene conto Alfred aveva già iniziato a baciarla dolcemente. Le cinse i fianchi con le mani e facendo una certa pressione la costrinse a girarsi di schiena; le stringhe del corsetto erano un intricato dedalo difficile da sciogliere ma, Alfred, si dedicò con parsimonia a ogni filo facendo una piccola sosta, ogni tanto, separata da un lento bacio sul collo. La ragazza sentì il bustino farsi lento e scivolare sulle braccia, mettendo in mostra i seni pieni coperti a malapena dal sottile strato della sottana. La pelle era ormai cosparsa di brividi e la voglia di essere sua aveva infiammato ogni fibra del suo corpo ma, il solito peso le gravava sul petto. Sì voltò e posò un dito sulla bocca dell'amante intimando di fermarsi. Con le mai si coprì sentendosi fortemente a disagio per la passione dimostrata poco prima.

"Devo parlarti."

L'uomo aggrottò la fronte e prese posto sul letto accanto a lei.

"Ti ascolto, mia cara"

La fanciulla alzò gli occhi al cielo, non voleva piangere anche se sentiva già delle perle di pianto incastrarsi tra le folte ciglia.

"Ricordi al ricevimento dei Robinson quando mi hai trovata nel bosco?"

L'uomo annuì sempre più preoccupato.

"Il giorno dopo un dottore è venuto a visitarmi e a operarmi. Mia- fece una pausa, il mento tremava e il viso si contrasse in una smorfia di angoscia- mia madre ha detto che la visita è andata per il meglio e che io ne uscì illesa. Nessuno sa che tra le mura di quella stanza la mia capacità di avere figli è svanita insieme alla notte."

La tensione era ormai troppa da sopportare, teneva la testa china, pronta a essere giudicata, odiata.
Con sua sorpresa il marito portò due dita sotto il suo mento e le alzò il capo, le accarezzò i capelli ricci, sciolti sulle spalle dalla serva che l'aveva preparata per la notte, e la strinse al suo petto.
Il silenzio regnava sovrano ma nessuno dei due volle interromperlo.

Georgiana non capì cosa successe dopo; sentì i palmi caldi di Alfred sfiorarle le gambe e le cosce, facendola sussultare. Si inebriò del calore dei loro corpi avvinghiati tra le lenzuola di flanella, mentre una dolce sensazione di faceva largo in lei. L'aveva accettata. Così, sbagliata e difettosa, lui l'aveva accolta ugualmente, amando lei e lei soltanto per un'intera notte. Ebbe pazienza quando lei si spaventò per il dolore e sorrise per i modi dolci di quella prima notte d'amore.
Ma Alfred era arrabbiato e frustrato, gli aveva mentito, un'altra donna con i suoi modi amorevoli lo aveva ingannato. Pensava davvero di poter passarla liscia in questo modo tanto subdolo? Le lacrime non servivano. L'avrebbe accontentata per una sola notte, l'indomani sarebbe tornato un uomo libero.

*Spazio autrice*
Worth, era uno stilista famosissimo dell'epoca vittoriana e ogni donna, che disponeva di possibilità economica, desiderava per le proprie nozze un abito firmato da lui :3

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