II
PRESENT
11/11/19
h. 8.45
Un suono fastidioso ed inistente mi sveglió da quello che sembrava essere un sonno leggero, era la sveglia e segnava le 8.45 " cazzo, sto facendo tardi, le lezioni iniziano fra 15 minuti".
Scesi di soprassalto dal letto e cercai le prime cose che c'erano a terra nella camera " da quando sono diventato così disordinato?".
Presi lo stesso denim blue che indossavo il giorno prima ed una polo piegata sulla scrivania che credo sia stata di Guzmán, in quel momento non prestai attenzione di chi fosse, me la infilai e saltellante mi spinsi verso lo specchio.
Cercai di dominare i miei ricci nel miglior modo e notai le occhiaie scurissime che si erano formate a causa delle poche ore di sonno ma non ebbi il tempo di soffermarmi perché non c'era più tempo da perdere, allungai la mano prendendo il cellulare e il mio fedele compagno di vita, un quadernino.
Arrivai correndo verso i corridoi dove si teneva la lezione di economia aziendale, c'era Guzmán che mi guardava con gli occhi sbarrati mentre mi avvicinavo all'aula, "cazzo, non avrò mica dimenticato qualcosa?".
« Ander ti ho chiamato dieci volte prima di rinunciarci e avviarmi da solo a lezione, credevo non venissi e che volessi rimanere a dormire » mimai un gesto di disapprovazione con il capo " forse sarebbe stato meglio dormire ", « No, tranquillo Guzmán non potevo perdere la lezione, ultimamente non sto seguendo i corsi come dovrei, ma devo ricominciare» dissi senza lasciarlo rispondere perché entrai di corsa in aula per evitare di dare troppe spiegazioni.
Evitai Guzmàn tutto il giorno, non avevo voglia di dare spiegazioni del mio strano comportamento, volevo solo mettere al sicuro la mia lista, avevo paura di perderla, non riuscivo a stare tranquillo e pensare ad altro se non l'avessi messa in un posto sicuro, lontano da tutti.
Finite le lezioni corsi verso la camera e sfilai subito la scatola di scarpe che tenevo sotto al letto dove c'erano un paio di scarpe che mia madre mi disse appartenessero a mio padre.
Erano l'unica cosa che mi legava ancora a lui dato che lasciò mia madre quando avevo solamente 3 anni, infilai la lista che si trovava ancora dentro la cover del mio Iphone dentro la suola di una scarpa e le riposi dentro alla scatola.
"Oh finalmente, ora posso stare tranquillo... nessuno sa l'esistenza di questa scatola.", quando avvertii la maniglia della porta che stava per aprirsi, lanciai subito la scatola sotto al letto e mi sdraiai fingendo di leggere un libro che era a terra, era Omár con un caffè in mano.
" Cosa ci faceva nella mia stanza? E soprattutto cosa ci faceva con un caffè in mano?...sicuramente Guzmàn mi aveva sentito questa notte ed ha avvertito Omár".
« Amico cosa ci fai camera tutto solo? E come mai hai le occhiaie così pronunciate? Ma stai dormendo?», " ehi ehi che sono tutte queste domande? Sei per caso mia madre?..." alzai la testa che nel frattempo avevo abbassato fingendo di leggere, « Sì tranquillo Omár, questa notte ho dormito poco ma va tutto bene » feci per alzarmi quando vidi la sua mano allungarsi verso di me, «Tieni Amico, prendi questo caffè almeno ti svegli per bene » accettai il caffè e ne bevvi un sorso.
Con fare sportivo mi alzai da terra e lo lasciai sulla scrivania insieme al libro, cominciando a riordinare la camera che era totalmente a soqquadro.
Nel frattempo lo vidi accennare un sorriso e avviarsi verso la porta « Ehi Amico bevi tutto il caffè e se proprio devi fingere di leggere, almeno il libro mettilo dalla parte giusta » esclamò sorridendo e facendomi l'occhiolino « Ah questa sera ti aspetto al pub vicino al college ».
Chiuse la porta alle sue spalle e tirai un sospiro di sollievo per aver salvato almeno la lista.
h. 22.30
Continuavo a fissare il cellulare mentre ogni tanto controllavo Guzmàn , che era impegnato a leggere 'Orgoglio e Pregiudizio' per una relazione che dovevamo svolgere entrambi nelle prossime settimane, "è troppo presto per cominciare a leggerlo, posso iniziare anche domani" mi ripetevo quando un messaggio al cellulare richiamò la mia attenzione.
From: Omár
« Ehy amico io sto aspettando solo te per entrare al pub »
" Ma non dovevamo andare insieme?..." mi passai una mano sulla faccia rassegnandomi all'idea che non avrei mai capito Omàr.
Mi alzai velocemente e mi avvicinai allo specchio ricontrollando quello che avevo scelto per la serata, uno skinny jeans, camicia bianca di seta sbottonata fino al petto,un golfino nero legato sulle spalle e un cappello nero a falda larga in modo da tenere a bada i miei ricci.
Scelsi un profumo dalla mensola che era vicino allo specchio e ne misi qualche goccio, " Eccomi ora sono pronto".
Mi avviai verso la porta quando una mano mi fermò
« Ander...mi raccomando questa sera fai piano quando rientri e cerca di non portare nessuna in camera » disse Guzmàn mentre accennava un sorriso, risposi con un ghigno, chiusi la porta e mi diressi verso il pub.
Quella sera non avrei portato nessuna in camera, ora sapevo quello che cercavo, quello che veramente volevo.
h. 22.50
From: Omár
« Ehy amico ti ci vuole ancora molto? Sto congelando e se non sei qui entro 5 minuti entrerò da solo... quindi VELOCE»
Sorrisi nel leggere il messaggio quando ne arrivò subito un altro.
From: Omár
« Non è buona educazione leggere e non rispondere Ander, questa sera te la faccio pagare »
Lo vidi in lontananza, era vestito con il suo solito jeans strappato e un giacca di pelle rossa con sotto una maglietta oversize nera e le sue amate converse, "Omàr, non cambierai mai".
« Eccomi Omár, non c'era bisogno di rispondere perché ero dietro l'angolo » gli urlai in lontananza, lo vidi sorridere « Devi essere più veloce Ander, mi hai lasciato congelare qui fuori... ».
"Oddio ricominciamo?...sono venuto per divertirmi non per una ramanzina..." feci per giungere le mani sulla faccia ma decisi di non farlo e velocizzai il passo.
Una volta arrivato davanti all'entrata mi diede una pacca sulla nuca e ci addentrammo nel pub, " perché mai devi essere così manesco Omár?".
Le luci dei led rossi posizionati all'ingresso crearono si da subito un atmosfera soft, chissà come si sarebbe svolta la serata.
La frase di Omár mi risuonava nella testa come una minaccia, ma non mi sarei lasciato convincere così facilmente da nessuno quella sera.
Ero convinto di me stesso.
PAST
23/05/19
h. 20.35
Entrai in macchina e trovai Omàr euforico « Sei pronto Amico? » esclamò, " pronto per cosa?, mi sta salendo un'ansia assurda", aprii il finestrino dell'auto per cercare di prendere una boccata d'aria fresca.
«Sì Omàr, sono prontissimo! » accennai un grande sorriso misto nervoso, « Benissimo amico perché ti sto per portare in un pub, quello vicino al college dove andrai l'anno prossimo».
Cominciò ad accelerare con l'automobile per arrivare il prima possibile, "okay l'ansia continuava a salire", mi sporsi con la testa fuori dal veicolo prendendo grandi boccate d'aria.
Arrivammo davanti al locale all'incirca venti minuti dopo, non vedemmo l'ombra di un parcheggio il che significò che dovemmo cercarne uno nei paraggi, nel frattempo la fila per entrare si fece sempre più corposa.
Trovato il parcheggio ci avviamo a piedi verso il locale, Omàr avanzava a passo svelto e deciso per cercare di non tardare maggiormente, stava tentando di evitare che la fila non si facesse più numerosa, mentre io che camminavo a passo più moderato rimasi dietro.
" Okay Ander è ora di farsi coraggio, non si può tornare indietro, tira fuori le palle e comincia ad affrontare la vita da teenager e non da secchione represso".
Vidi Omàr girarsi per accertarsi che lo stessi ancora seguendo, « Amico ma che ti succede, non avrai mica paura di entrare in un pub? » disse bloccandosi, " No Omàr non fare questo, se fai così non fai altro che farmi aumentare l'ansia, d'altronde questa è la mia prima uscita ufficiale, ti prego non rovinarmela facendomi salire paranoie".
« Vuoi muoverti o aspettiamo che non ci siamo più posti? », abbassai la testa e portai le mani nei capelli nervosamente ma sorrisi fingendo di non esserlo, «Eccomi Omàr, scusa se sono lento ma ho dolore ad un piede a causa degli stivaletti », cominciai a fingere di zoppicare leggermente quando purtroppo lo vidi venirmi incontro, prendermi sotto braccio ed iniziare a trascinarmi fino davanti al locale dove la fila ormai era smaltita.
"Okay ci siamo..." un lungo corridoio illuminato da led rossi creavano una sorta di tunnel verso una porta posta alla fine di una scalinata, a terra un enorme tappeto rosso che finiva davanti ad essa. Arrivati davanti alla porta, che in seguito scoprii essere nera, si apriva un enorme open space di luci bianco e rosse, sulla destra si notava un lunghissimo banco dove tre barman stavano servendo cocktail ai clienti.
Il banco era ricoperto di luci azzurre in basso che riflettevano su piccoli specchi triangolari posti sotto di esso , una ventina di sgabelli neri erano posizionati tutti intorno per far modo ai clienti di sedersi e di gustare un cocktail proprio lì, nell'entrare sempre di più all'interno notai grandi divani e poltrone bianche e nere stile vittoriano, " è davvero bellissimo questo pub! Quelle poltrone sembrano comodissime".
Omàr sembrava estremamente a suo agio in mezzo ai ragazzi più grandi di noi, sembrava lo facesse da anni quando mi fece cenno di sedermi su di una poltrona accanto ad una tenda rossa, «Amico aspettami qui che vado a prendere qualche cocktail, mi raccomando non fare troppo il belloccio...» lo fissai rispondendogli con una smorfia di disapprovazione con la bocca, " io il belloccio?", ma lo ascoltai e mi sedetti attendendo il suo ritorno.
Sedutomi cominciai a notare anche il pavimento che era una infinita lastra di piccoli quadratini bianco, nero tempestato di piccoli glitter, un cocktail blu con un piccolo ombrellino giallo mi richiamò dal fissare ogni piccolo dettagli del pub, «Prendi amico e comincia a divertirti anziché continuare a guardarti intorno » disse iniziando a bere dalla cannuccia nera che sbucava da un cocktail verde con una buccia di limone arrotolata sul bordo.
La serata proseguì nel migliore dei modi fra divanetti e pista da ballo, cocktail e strusciatine varie, erano sensazioni diverse per me " devo assolutamente tornarci".
Arrivato al quarto cocktail, cominciai a sentirmi stordito e mi avviai verso i bagni mentre continuavo a spostare i ricci che erano caduti sulla mia fronte a causa del sudore, " Credo di non sentirmi tanto bene".
Giunsi appena in tempo tra un capogiro e l'altro per tirare fuori tutto quello che avevo ingurgitato durante la sera, " sono proprio uno sfigato, l'unico che si trova a vomitare in un bagno, dopo solo quattro cocktail".
Avvertii qualcuno afferrarmi da dietro, era Omàr che aveva notato la mia assenza in sala e fortunatamente intuì che ero corso in bagno.
Non ricordo come uscimmo di lì e soprattutto come tornammo a casa ma ricordo solo di essermi sdraiato sul suo letto e di aver farfugliato qualcosa.
"Grazie Omàr, grazie davvero per la serata..." e mi addormentai quasi subito.
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