I
PRESENT
Continuavo a girarmi nel letto quella notte, non c'era modo che riuscissi a prendere sonno, in nessuna posizione.
Gamba fuori, gamba dentro, braccio fuori, braccio dentro e sotto il cuscino, nulla non c'era niente da fare così decisi di mettermi con le gambe incrociate sul letto.
Cominciai a passare le mani nei miei ricci che cadevano sulla mia faccia sudata a causa dalla lotta greco-romana che avevo appena finito di fare per cercare di addormentarmi, troppi pensieri mi passavano per la testa.
Nel frattempo il cellulare che continuava a vibrare mi distolse dai pensieri, non avevo assolutamente voglia di rispondere a nessuno e tantomeno di vedere chi fosse che mi cercava a quell'ora della notte così mi allungai e girai lo schermo verso la scrivania che era posizionata di fronte al mio letto anche per cercare di non disturbare Guzmàn, il mio coinquilino.
Andai in bagno e mi gettai dell'acqua gelida sulla faccia, tentando invano di far smettere di scorrere il sudore, alzai la testa e cominciai a guardarmi allo specchio.
Fissai ogni piccola goccia di acqua mista sudore che scendeva dalla mia fronte dentro al lavabo, " perché non smette?... cosa sta succedendo?", decisi di distrarmi cominciando a scrivere i miei pensieri.
Tutto quello che mi stava passando per la testa, tutto quello che realmente desideravo fosse una mia futura relazione, tutto quello che cercavo in una persona, e far sì di non dimenticarlo e soprattutto per cercare di liberarmi dai pensieri che quella notte mi stavano torturando...
11/11/19
h. 03.25
I) Voglio un amore difficile da spiegare, che non abbia motivi ma che sia amore e basta.
II) Voglio un amore che non abbia pretese, un amore che ti tenga stretto ma che ti renda libero, non in gabbia.
III) Voglio un amore folle, dolce, imprevedibile, timoroso, ingenuo che non ti stanchi mai, anche quando tutto il resto ti rema contro.
IV) Voglio un amore che ti lasci senza parole ma dove le parole non mancano mai, fatto di dialogo e di silenzi intensi.
V) Voglio un amore che con te scherzi, ti diverta ma che ti tenga testa in ogni discorso, che non ti faccia sentire come se non fossi abbastanza e che non cambi argomento se non gli interessa, ma lo affronta perché a te interessa.
VI) Voglio un amore che non abbia bisogno di regali, frasi fatte e gesti eclatanti ma di piccole attenzioni che sono le più importanti.
VII) Voglio un amore che ti sappia ascoltare, consolare, e che si apra a te, senza segreti, solido, che ti faccia sentire al sicuro, che non ti faccia desiderare altro.
VIII) Voglio un amore che ti rispetti, che non pensi solo al corpo, che ti abbracci, ti coccoli senza pretendere obbligatoriamente altro, ma che sia comunque pieno di passione, di baci, carezze e sguardi intensi.
IX) Voglio un amore che lotti, che non si fermi alle mie paure, che mi rivenga a prendere nel caso in cui per i miei timori mi allontani.
X) Voglio un amore che abbia il coraggio di riprovare, che affronti con me le mie gioie e soprattutto i miei dolori, che nonostante l'orgoglio e i difetti resti.
XI) Voglio un amore che non me ne faccia andare.
XII) Voglio un amore che mi faccia amare.
Ander Muñoz
Non mi sembrava di chiedere molto, non mi sembrava una richiesta così eccessiva, questo era tutto ciò che volevo, questo era tutto quello che mi aspettavo dalla persona giusta, tutto quello che avrebbe potuto convincermi a smettere di andare al letto con chiunque, tutto quello che l'amore, quello vero, poteva significare per me, quello che nonostante la sua età anche l'eterna romantica di mia madre continuava a cercare in tutti gli uomini con cui decideva di accompagnarsi, giurai a me stesso di non trascurare nemmeno il piccolo dettaglio di questa lista, e decisi che quest'ultima non la dovrà vedere mai nessuno al di fuori di me, perché sarebbe stato come mettersi a nudo, nudo davanti a tutti ed Ander non può permetterselo.
Mi alzai dalla scrivania dove i crampi alle gambe iniziavano a farsi sentire, continuavo ad avere sempre il brutto vizio di incrociare le gambe ovunque.
Presi il foglio e lo rilessi per circa dieci volte ed una volta piegato lo misi nella cover del mio Iphone, almeno per quella notte sarebbe stato al sicuro. Lanciai uno sguardo a Guzmàn per capire se avesse visto o sentito qualcosa in modo da essere tranquillo e provare a dormire altrimenti l'indomani sarebbe stata molto dura andare a lezione senza qualche ora di sonno.
Guardai un secondo il cellulare e si erano fatte le 5.25 del mattino, era ora di dormire perché la sveglia sarebbe suonata dopo un paio di ore.
PAST
23/05/19
h. 13.40
..."È mai possibile continuare a domandarsi se esiste davvero una persona fatta apposta per stare con te?", continuavo a domandarmi quella mattina a scuola.
"È impossibile che esista, e se esiste sicuramente è al capo opposto di dove sono io, perché sono quasi certo di non averla incontrata.", una seconda voce mi distolse dai miei pensieri, era Rebeka la mia compagna di banco, mi stava avvisando che la professoressa di Fisica mi aveva appena chiamato:
« S-sii mi dica professoressa? », dissi alzandomi in modo goffo, come se mi fossi appena svegliato, immediatamente tutta la classe si girò verso di me, "Ecco lo sapevo, ora tutti stanno pensando che sono uno sfigato".
« Signor Muñoz, ci dispiace averla distolta dai suoi pensieri filosofici, (mimando le virgolette con le mani) ma ora siamo in un aula di una scuola e può lasciarli benissimo al di fuori», disse con fare severo « ed ora si sieda prima che faccia perdere ulteriore tempo ai suoi compagni!», abbassai la testa e mi sedetti senza emettere un fiato.
"Okay, io questa mattina sentivo che qualcosa sarebbe andato storto, e non mi sbagliavo."
Cominciai a concentrarmi su quel che rimaneva della lezione, una volta finita presi il mio materiale e mi avviai verso la porta, sembrava non finire mai quella classe ed ero solo al quarto banco.
"Finalmente questo strazio è finito", avevo un odio particolare per questa materia e per colei che la insegnava.
Inutile dire che l'ora era finita per tutti e che quindi l'intera scuola si era riversata nei corridoi, mi muovevo a stento in quel marasma di gente che correva verso la propria aula per l'ultima ora, ma io non ne avevo proprio voglia.
Finita l'ultima ora corsi verso il mio armadietto per non essere investito di nuovo dall'orda di teenager che strillano e sgomitano per uscire da questo edificio.
"Comunque, rimango dell'idea che sicuramente rimarrò solo a vita, che non incontrerò mai la persona giusta, anche perché devo ancora incontrare una prima persona" pensai mentre chiusi l'armadietto, rimasi immobile per qualche istante e poggiai la testa su di esso proprio per estraniarmi.
"Ma sono davvero l'unico ragazzo che a 16 anni ancora non ha avuto una relazione?, non ha dato il suo primo bacio, non ha fatto l'amore per la prima volta?," i corridoi verso l'uscita di scuola cominciarono a riempirsi di ragazzi ma la mia testa era troppo occupata a pensare ad altro.
Ancora frastornato cominciai ad avviarmi verso l'uscita.
..........."Okay Ander sei uno SFIGATO, un PERDENTE, una NULLITÀ, nessuno vorrebbe avere una relazione con un secchione come te", continuavo a ripetermi mentre mi avviavo verso casa.
"Okay devo fare assolutamente qualcosa per non sentirmi così inutile, devo guardare oltre i libri di scuola o la solita cerchia di amici, l'anno sta per finire e dovrò andare al college ed io ancora non ho avuto esperienze come i miei coetanei, devo smetterla di pensare agli altri, devo smetterla di pensare che se commetto un errore potrei deludere le persone perché così non sto vivendo quello che di bello porta l'adolescenza,insomma devo smetterla di pensare troppo e di essere diffidente, devo cominciare a vivere."
Casa si faceva sempre più vicina, "ma sono davvero in grado di cambiare totalmente la mia vita?, di stravolgerla cosi in modo radicale?," continuai "ma in fondo mi trovo troppo bene nella mia routine che ormai è diventata così... familiare" , finalmente giunsi a destinazione, la mia giornata sarebbe continuata e finita tra i libri, ed in queste quattro mura.
Inutile dire che una volta entrato nella mia camera la noia si fece sentire sin da subito, ma almeno mi sentivo protetto e sicuro nella mia solita routine.
Mi lanciai sul letto senza badare tanto ad essere troppo delicato, "ho bisogno di parlare con qualcuno, mi sento estremamente solo, non so cosa mi sta succedendo, forse era stato il vedere tutti i miei coetanei innamorati, che continuavano a scambiarsi effusioni all'uscita di scuola".
Continuavo a girarmi nel letto, "sicuro quello avevo smosso qualcosa in me, forse era arrivato il momento di avere anche io una relazione, o quantomeno di provare ad averne una e per fortuna c'era Omár, lui si che sapeva come prendermi e come farmi sfogare" pensai mentre mi allungai per prendere il cellulare e comporre il suo numero.
h. 19.45
To: Omár
« Omàr ho bisogno di parlarti... »
From: Omár
« Dimmi tutto amico »
To: Omár
« Mi sento di merda, quest'anno non so cosa mi stia succedendo ma non mi sento più al sicuro fra i miei libri, sento come se mi mancasse qualcosa e non so spiegarmi cosa... »
« Ho paura di rimanere solo e di non essere riuscito a costruire niente in questi anni di liceo, sento che l'unica cosa che sono riuscito a fare è stata prendere bei voti... »
From: Omár
« E ti sembra poco prendere bei voti amico? »
« Adesso smettila di farti mille problemi e vestiti carino che dopo cena passo a prenderti che andiamo in un pub, così ne parliamo davanti ad un boccale di birra »
« E NON ACCETTO UN NO COME RISPOSTA. FINE »
h. 20.30
Sospesi la conversazione senza curarmi di rispondere e cominciai a pensare cosa indossare, quella sera volevo sentirmi bello così aprii l'armadio che era sul lato destro della camera vicino ad un grande specchio che utilizzavo veramente poco datosi che la maggior parte delle volte odiavo cosa rifletteva.
Disfai totalmente l'armadio da cima in fondo e decisi di prendere una giacca nera con il bordo blu elettrico di velluto, uno skinny nero con un solo strappo sul ginocchio sinistro, una camicetta bianca con la fantasia floreale e un paio di stivaletti neri di camoscio, a cui abbinai qualche accessorio.
Mi avvicinai verso lo specchio e cominciai a fissarmi senza provare nulla o almeno a tentare di piacermi, provai a spostare i capelli da un lato all'altro del viso senza trovare una posizione in cui mi facessero sentire a mio agio fin quando non presi la cera per capelli e li tirai tutti indietro lasciando formare un onda morbida verso dietro.
"Sì decisamente così, adesso sono carino, ma perché non mi vesto cosi tutti i giorni!", ultimo tocco di profumo quando un suono proveniente dalla finestra mi richiamò, era il clacson della macchina di Omár che mi ricordava di scendere, " Cazzo, il tempo è volato e nemmeno me ne sono accorto".
Era giunta l'ora di uscire e sperai che questa sarebbe stata la volta buona di cominciare a vivere la mia adolescenza, presi il cellulare ed il portafoglio che avevo lasciato sul comodino poco prima di cominciare a prepararmi.
Salutai mia madre che si raccomandò di non fare danni e scesi correndo verso la macchina dove Omár mi stava aspettando facendo rombare il motore.
Quel giorno sarebbe stato il primo dell'inizio della mia vita.
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