.30 - Quando ancora c'era luce
📍 Prigioni della tenuta Phinnys, Phioras
Due anni prima
Il fuoco che era arso, pigro e svogliato per tutto il giorno, si stava ormai abbandonando alla noia, spegnendosi completamente sotto il vento gelido che spirava tra le grate di ferro. Erano passate ormai un paio d'ore dall'ultima volta che la guardia aveva ravvivato le fiamme e Arlo riusciva a malapena a scorgere le indecifrabili ombre che la poca luce rimasta dipingeva sulla parete di marmo sulla cima delle scale.
Il silenzio era l'unico rumore udibile, solamente qualche lamento, di tanto in tanto.
La tenuta aveva alzato bandiera bianca ancora prima che i cavalieri mettessero piede oltre i cancelli.
Era stata loro spianata la strada: non avevano trovato impedimenti che intralciassero la venuta ed erano penetrati nelle viscere del palazzo come dei fantasmi, senza lasciare alcuna traccia.
Lady Sylda, sua madre, la sua dolce e adorata madre, aveva permesso che entrassero senza fiatare. Nella sala grande, senza neppure chiedersi da dove provenisse tutto quel baccano, aveva ordinato che gli fosse permesso di passare, senza deporre le armi o chiedere udienza.
Quando quella gente lo aveva portato via di peso, la donna, incurante di quanto suo figlio cercasse disperatamente di trovare un appiglio a cui aggrapparsi, non lo aveva nemmeno guardato negli occhi, disprezzandolo come solo i nobili sanno fare. Nonostante Arlo ancora stentasse a crederci, lo aveva dimenticato nel momento stesso in cui aveva stretto alleanza con il re, giorni, mesi o forse addirittura anni prima.
Il ragazzo aveva passato interminabili ore a domandarsi il motivo per il quale sua madre avesse venduto la sua famiglia e il suo stesso sangue ad un prezzo così alto.
Aren era appena morto, il suo ricordo ancora caldo, così come il suo corpo.
Perché suo padre aveva permesso che tutto quel dolore si sommasse a quello per la perdita del loro primo genito?
«Non sei più un bambino» gli aveva sussurrato l'uomo, tra una sbarra e l'altra. «É ora che tu ti prenda le tue responsabilità»
Arlo si era sforzato di non piangere: Aren, al posto suo, non lo avrebbe fatto.
«Padre, vi prego» lo aveva implorato. «Non capisco di che cosa stiate parlando»
«Il medaglione» continuavano tutti a chiedergli. «Dov'è?»
Arlo fissava gli occhi dell'uomo, tramutati in una maschera di dolore e odio.
Non aveva il medaglione, non lo aveva mai avuto. «Non lo so» aveva risposto. «Non so dove sia»
L'uomo si era voltato, il viso schiacciato contro la parete di marmo. «Se ti fosse rimasto un briciolo di amore per Aren ce lo diresti» aveva replicato, come se non credesse che il suo figlio minore avesse mai amato il maggiore. «Il tuo egoismo porterà alla rovina la nostra famiglia»
«Padre...» aveva provato, ma senza successo.
«Pagherai per la tua arroganza» gli aveva risposto, senza lasciarlo finire. Le spalle ricurve strette in una morsa tale da renderlo irriconoscibile. «Tua madre non sarà così comprensiva come lo sono stato io fino ad ora»
Arlo provò ad allungare il braccio tra le sbarre ma era ormai troppo tardi.
Gli uomini che avevano preso possesso di casa sua erano già lì.
Uno di loro aveva aperto la cella.
Lo ammanettarono, prigioniero in quello che una volta credeva casa sua.
Lo trascinarono di sopra poco prima che il sole sorgesse.
Se solo avesse saputo che quella sarebbe stata l'ultima alba che avrebbe visto, forse le cose sarebbero andate in modo diverso.
-1 capitoli alla fine!!! Mi sto emozionando da sola🥺
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