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.3 - La città

TW: riferimenti sessuali.

Nonostante Maximilian vivesse a Vaska da quando era nato e avesse visitato tutto il lato Theufel dell'isola del sole, non si era mai presentato ad assistere alla cerimonia dell'Eunohia. All'inizio, erano stati i suoi stessi genitori, più per volere del padre che della madre, a non portacelo, ma da quando era stato marchiato a vita, aveva iniziato, di partito preso, ad evitare quel giorno come la peste bubbonica.

I suoi ventun'anni erano di certo un traguardo che non avrebbe voluto raggiungere e quell'aria di festa che si respirava lo stava iniziando a far imbestialire a più non posso.

Come qualsiasi altro ragazzo o ragazza della sua età, quella mattina sarebbe stato trasportato, con le buone o con le cattive, nella piazza principale della città e avrebbe dovuto aspettare, fin troppo pazientemente, il suo turno per stabilire se potesse tornare alla sua quotidianità, o avesse dovuto fare i bagagli ed iniziare a vivere nella linea con uno di quei fighetti degli Heiliges.
Ovviamente Maximilian avrebbe preferito la prima opzione, ma nonostante fosse sicuro di chi fosse, il dubbio di poter essere un Brylast persisteva lo stesso in un angolo del suo cervello.

Se quello che stava succedendo a Vaska stava succedendo in ogni altra cittadina di Icarys, di certo la capitale non aveva risparmiato un soldo per l'occasione ed era stata trasformata in quello che a Maximilian sembrava avere tutta l'aria di un negozio di tappeti persiani. Le guardie del continente non avevano badato a spese e l'arrivo del re Chiaros era stato preannunciato da un elevato numero di stendardi reali appesi qua e là agli angoli della città.

Se le guardie che erano intente a spingerlo in avanti avevano occhi solo per lui, altri uomini in uniforme marciavano avanti ed indietro controllando lo sciame di gente che si era radunata per assistere alla cerimonia e, molto più probabilmente, all'arrivo ufficiale del re. Maximilian guardava gli altri Theufel senza realmente vederli: il timore di non tornare al Rubino, che cresceva ad ogni passo che faceva verso la grande piazza, lo stava letteralmente mangiando vivo.

Il ragazzo non capiva perché, tutto d'un tratto, l'ansia avesse preso ad assalirlo e a fargli dubitare di sé stesso. Aveva passato ormai più di undici anni ad essere un Theufel ineccepibile e, nonostante da piccolo fosse molto diverso e più fragile, quella vita gli era sempre calzata a pennello. Non si era mai immaginato in un'altra versione di sé stesso ma ora, diretto all'Eunohia, le cose sembravano star prendendo una piega diversa.

Aveva imparato a fare a pugni quando aveva nove anni.

In città, conosceva ed era temuto da tutti.

La sua compravendita di "collaboratori sessuali" era la più redditizia di quel lato dell'isola.

La posizione del Rubino era incontestabile ormai da quasi cinque anni e i suoi legami con la rete dei sicari lo rendevano praticamente intoccabile.

Nonostante fosse diventato un giovanissimo barone, il presentimento che la cerimonia potesse portargli via tutto quello che aveva costruito gli stava facendo venire il voltastomaco.

Dopo aver svoltato un angolo particolarmente nauseabondo, in cui in molti si fermavano a svuotare le vesciche dopo una visita al casinò di quartiere, le due guardie e Maximilian si ritrovarono nella via principale di Vaska. Lì, il via vai delle persone in movimento assomigliava molto ad un fiume in piena e la quantità di guardie del continente sembrava essere duplicata, se non triplicata. Difficilmente si riusciva a guardare dove mettere i piedi.

A quanto pareva, il re Chiaros aveva organizzato davvero le cose in grande, come se l'esito dell'Eunohia potesse essere realmente diverso da precedenti.

Per terra, giacevano ormai tutti stropicciati e adagiati sopra all'inconfondibile strato di lerciume delle strade di Vaska, i volantini della cerimonia di quell'anno. Su un lato era raffigurato il volto della dea Lexys, incorniciato dalle braccia di una bilancia, mentre dall'altro era stampato il volto senza occhi né bocca dell' usurpatore, circondato dagli artigli di Dixtr. In un angolo del foglio, erano invece incisi i nomi di tutti i re che erano succeduti a Ramys III, partendo da Malyn I fino ad arrivare a Chiaros II, l'attuale governatore del continente.

Maximilian non capiva tutta questa agitazione generale e, con le manette che gli segnavano i polsi, avrebbe voluto trovarsi da tutt'altra parte. C'erano un sacco di donne che sventolavano fazzoletti dai balconi e i mariti cercavano disperatamente di far rimanere fermi i figli, in preda alla curiosità. Probabilmente e senza altra spiegazione, pensò il ragazzo, tutta quella pagliacciata serviva solamente per far felici quelli del continente.

In tutti i suoi anni di vita non aveva incontrato mai nessuno, e con nessuno intendeva proprio nessuno, che fosse felice all'idea che qualcuno della sua famiglia potesse entrare a far parte della Merkal. Re Chiaros doveva dunque prendersi tutto il merito di questa felicità incontrollata e il trambusto generale doveva essere dovuto al fatto che, proprio quel febbraio, ricadeva il cento cinquantesimo anniversario dall'arrivo dell'Oyre e del Moyer tra la gente di Icarys.

Quando Maximilian rallentò il passo, una delle due guardie lo strattonò nuovamente per farlo andare avanti secondo il ritmo stabilito dai suoi carcerieri. Se quelli del continente si lamentavano tanto dei Theufel, in quel momento, il loro comportamento non era in realtà molto diverso da quello delle persone che tanto disprezzavano. Se a Vaska la situazione stava già degenerando, a Phioras le cose dovevano star andando nel modo completamente opposto: sicuramente non si udivano nemmeno i canti degli uccelli o i gemiti dei neonati.

«Giriamo giù di qui» disse l'uomo che, quando ancora si trovavano tutti e tre al Rubino, aveva preso a farsi girare in mano un frustino leggero. «Voglio vedere se le voci che girano su di lui sono vere. Abbiamo ancora un po' prima del raduno generale del re e io muoio dalla voglia di farmelo leccare per benino da uno di questi zozzoni dei Theufel»

A quelle parole Maximilian non strabuzzò né gli occhi né si sentì preso in giro. Alla fine dei conti, più o meno tutti quelli che lo conoscevano anche solo di vista, prima o poi, arrivavano ad una richiesta del genere. Se i due avessero deciso di costringerlo ad inginocchiarsi con la forza sul sudiciume della strada, lui avrebbe reagito utilizzando la stessa moneta. Bastava solamente aspettare e vedere se i suoi denti erano ancora abbastanza affilati da mozzare via qualunque cosa gli fosse stata di intralcio o se avesse dovuto usare invece l'ingegno.

«Perché vuoi abbassarti a tanto Owe?» Chiese l'altro uomo, seguendo il suo collega in una via parallela a quella che stavano percorrendo prima, ma rimanendo lo stesso molto vicini sia alla piazza principale che ai terreni spesso battuti da Maximilian. «Non ha già tua moglie che soddisfa le tue strambe richieste sessuali?»

Il tizio di nome Owe strinse la presa sulle manette di Maximilian e si voltò per lanciare una occhiata all'altra guardia del continente. Prima di rispondere scrollò le spalle, come se la domanda che gli era stata posta fosse più che ridicola. «Mia moglie ormai non vale più di una moneta d'oro» disse, guardandosi intorno per controllare se avesse addosso o meno occhi indiscreti che ovviamente, trovandosi a Vaska, c'erano sempre. «E poi non sai chi è lui? Chiunque pagherebbe per farsi fare un pompino da questo qui»

Maximilian ascoltava la conversazione con interesse crescente. Se fino a cinque anni prima il Rubino era famoso solamente in città, ora non solo il suo nome aveva fatto il giro del lato nord di Icarys, ma aveva anche raggiunto le coste del continente. Il ragazzo si chiedeva se fosse conosciuto anche sul lato Heiliges o meno, anche se lo dubitava fortemente. «Sono bravo anche nei lavori di mano» si intromise poi, notando che la conversazione stava andando a scemare per l'impazienza di Owe. «Se mi slegate faccio una sega ad entrambi e tanti saluti a tutti»

«Non c'è bisogno che ti metta a parlare» disse quest'ultimo, iniziando a manovrare con la sua uniforme simile ad un pastrano. La spessa cintura che cingeva la parte superiore della divisa a quella inferiore assomigliava a una di quelle cinghie che spesso Lokart rubava dalle camere per divertirsi con le sue innumerevoli spasimanti. «Anzi, se emetti meno suoni possibili saremmo tutti più che contenti»

Maximilian fece una smorfia, anche se non proprio di disgusto. Molto probabilmente Owe si stava pregustando qualcosa che non avrebbe mai ricevuto. Se tutto fosse filato come dovuto infatti, non gli sarebbe rimasto altro che un sostanzioso e duraturo trauma. «Anche se dovessi venirmi in bocca non ti sentirebbe nessuno» replicò infatti il ragazzo. «Se non te ne sei accorto a Vaska le urla e i gemiti sono all'ordine del giorno ed il baccano particolarmente rumoroso che c'è oggi coprirebbe anche una sommossa in piena regola»

Owe lo guardò torvo, appoggiandogli una mano sulla spalla e spingendolo verso il basso, aspettando che le gambe di Maximilian si piegassero sotto la sua implicita richiesta. «Fai il tuo dovere e al tuo amato Rubino non succederà nulla» disse, slacciandosi finalmente la cintura dell'uniforme e rivelando già una conosciuta protuberanza. «Facciamo in fretta e saremo tutti più felici e soddisfatti»

Maximilian alzò le spalle, consapevole che quelli del continente, sotto esplicita e scritta richiesta di Lexys in persona, non avrebbero mai potuto mettere mano sulle proprietà degli Heiliges e dei Theufel anche se avessero voluto. Forse quei due lo reputavano troppo stupido per sapere che cosa recitavano le antiche scritture. «Va bene» rispose infine, lasciando perdere la via della ragione e preparandosi a fare una grossa risata. «Avvicinati, così sei troppo lontano»

Owe regalò un sorriso soddisfatto al collega e si tirò giù completamente le braghe, dando aria ai gioielli di famiglia. «Alla fine siete tutti uguali voi Theufel» replicò, prendendo in mano i capelli di Maximilian e stringendo la presa. «Siete solo delle troie bucate»

Il ragazzo sorrise quando sentì il vociare della via principale amplificarsi. Il re Chiaros doveva aver appena fatto il suo ingresso sul consueto palco in legno allestito per l'occasione e da li a poco le trombe avrebbero preso a suonare l'inno della dinastia di Ramys III, sovrastando qualsiasi altro suono che fino ad ora si era ancora riuscito a percepire. Se il ragazzo avesse terminato il lavoretto al momento giusto, nessuno avrebbe sentito Owe urlare dal dolore lancinante che stava per provare.

Gli occhi lussuriosi dell'uomo erano piantati sulla nuca di Maximilian e le sue labbra inumidite avevano già iniziato ad emettere dei piccoli lamenti vogliosi e generosi. L'altra guardia guardava la scena allibita e sembrava non raccapacitarsi del motivo per il quale un Theufel avesse accettato di buon grado di essere sottoposto ad una umiliazione tale, sopratutto da due uomini non facenti nemmeno parte della dinastia dei sette dei antichi. Forse, ad occhi esterni, quella situazione poteva anche avere del surreale e dell'allucinante.

La cosa che entrambi ancora ignoravano era che la soddisfazione più grande la avrebbe avuta Maximilian, non certo uno come Owe, che tutto ciò che avrebbe mai potuto vedere in vita sua era solamente un portafoglio completamente vuoto.

«Pensate tutti di essere dei lupi ma ci vuole un non nulla a farvi obbedire» disse l'uomo che, con i movimenti ritmici della bocca e della lingua di Maximilian sembrava star già raggiungendo il suo culmine. Il vicolo in cui si erano ritrovai era ormai pieno dei suoi gemiti, nonostante le trombe avessero già iniziato ad accordare le prime note della melodia che avrebbe introdotto il reggente. «I re avrebbero dovuto chiudere le tratte continentali verso quest'isola già da decenni»

Maximilian alzò lo sguardo per lanciare una occhiata alla gente che si era riversata nella strada principale. La persone avevano iniziato ad applaudire e a spingersi in avanti, come se qualcosa, o meglio qualcuno, avesse catturato la loro fulminea attenzione. Fu proprio quello fu il segnale che il ragazzo stava aspettando. Aumentando il ritmo con cui stava dando, anche senza realmente volerlo, piacere ad Owe, non appena le trombe del seguito del re iniziarono finalmente a suonare, il ragazzo smise di colpo di muoversi e serrò la mandibola.

Successe tutto in un attimo.

Maximilian fu spinto indietro e la sua schiena toccò l'asfalto.

Owe si mise a gridare a squarcia gola e si portò le mani all'inguine dolorante.

L'altra guardia spalancò la bocca e si sbrigò a soccorrere l'amico, gettandosi su di lui.

Nonostante quello che era appena accaduto, come era ovvio succedesse, nessuno si accorse di quello che era appena capitato.

La pozza di sangue si stava allargando a vista d'occhio e sul volto di Maximilian era comparso un ghigno divertito.

Se c'era una cosa su cui era d'accordo con Owe era che quelli del continente avrebbero fatto bene a rimanere a casa propria. Nonostante Maximilian avesse sempre ammirato la dea Lexys e quello che aveva fatto per Icarys, non avrebbe mai dato a qualcuno il diritto di farlo sentire una pecora e uno stupido incapace di riconoscere una minaccia da una ripicca. Anche se era considerato da tutti una puttana che amava annegare nell'oro e nel suo stesso sidro alcolico, il coltello dalla parte del manico lo avrebbe sempre ed esclusivamente avuto lui, e non sarebbe mai stato il contrario.

Quelle due guardie avevano appena avuto un assaggio di ciò che un Theufel sarebbe stato disposto a fare per rimanere tale e, se quel giorno fosse stato invece riconosciuto come un Brylast, allora avrebbe fatto in modo di uscirne da vincitore una volta per tutte. Se gli dei avessero davvero voluto che lui fosse scelto per la Merkal, allora avrebbe fatto di tutto affinché la gente del continente si rendesse conto del madornale sbaglio che avevano appena commesso. Lui non aveva nulla da perdere, ma il destino dell'isola del sole invece sì.

Chi avrebbe avuto la meglio?

Il barone di Vaska, o il destino di un popolo intero?

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