.1 - Il Rubino
A Maximilian non era mai piaciuto svegliarsi presto ma, da quando aveva preso in mano le redini della maggior parte dei bordelli di Vaska, era arrivato addirittura ad odiarlo. I suoi locali, sparsi in ogni angolo della metropoli più grande del lato Nord della linea, lavoravano di notte, certamente non di giorno quando le strade erano pattugliate da centinaia di fanti in divisa.
Si sapeva bene: dal crepuscolo fino all'alba, era meglio restarsene nella propria abitazione e non fare un fiato, sempre se il desiderio di arrivare al mattino seguente prevaleva sulla curiosità di girovagare per i famosi vicoli di Vaska. In quelle strade sporche girava un po' di tutto, ma la discrezione degli intrepidi passanti non era mai troppa, sopratutto da quando le pattuglie erano state rinforzate in vista dell'Eunohia di quell'anno.
Il lavoro di Maximilian, per quanto potesse essere reputato un abominio da quelli di Phioras, da tutti gli Heiliges, e dagli abitanti del continente, giocava proprio su questo: se nessuno provava il desiderio di passeggiare al buio, i più coraggiosi e spavaldi dei cittadini, in cerca dei suoi locali, sarebbero passati abbastanza inosservati e talvolta anche ignorati da quelli in cerca di una semplice dose di droga Vaskiana.
Per trovare il Rubino infatti c'era una sola regola: perdersi.
Maximilian andava abbastanza fiero di quello che aveva, da solo, costruito. Da quando suo padre era morto e sua madre si era ritirata, in tutti i sensi, dalle strade, aveva dovuto prendere una decisione cruciale: aveva scelto da che parte stare. Dopotutto il suo vecchio aveva ragione: lui era un Theufel e, contando gli avvenimenti degli ultimi dodici anni, sarebbe rimasto tale anche dopo la cerimonia di passaggio.
Anche se andava a dormire alle luci dell'alba, durante quasi la maggior parte degli anni passati, aveva sempre potuto svegliarsi dopo, almeno, mezzogiorno. I clienti del club Rubino, sparso per tutta la città, gli facevano visita fino al sorgere del sole, ma mai dopo. Per il resto della giornata, Maximilian non aveva molto altro da fare, e dunque si lasciava andare, indisturbato, a dei lunghissimi e rigeneranti pisolini.
Nel tardo pomeriggio, solitamente dopo essersi ridestato e aver ricevuto i giovanissimi ragazzi e ragazze che avrebbero voluto entrare a far parte del giro, Maximilian riapriva i battenti del Rubino, aspettando pazientemente che i clienti arrivassero. I primi a presentarsi erano, generalmente, quelli in cerca di una sveltina. Le camere migliori sarebbero state, invece, riservate a gente molto più influente.
Se c'era una cosa che, senza previsione e con molto stupore, il ragazzo era riuscito a evitare, era quella di essere riconosciuto per un fatto che ancora lo tormentava. Nonostante fosse stato marchiato a vita, nessuno lo conosceva più come tale. La cicatrice sul suo petto non veniva esposta al sole da anni, ed il suo comportamento da Theufel ineccepibile lo avevano salvaguardato da domande indiscrete.
Dopotutto, il Rubino era per davvero il locale più richiesto di Vaska e nessuno osava più sfidare il suo proprietario da tempo.
Per entrarci c'erano solamente due opzioni: o il tuo patrimonio ammontava ad una cifra di almeno sei zeri, oppure non c'era altro da fare se non una gavetta in piena regola, aspettando nelle interminabili liste di attesa che il locale disponeva. A dirla tutta, c'era anche chi era costretto ad aspettare mesi, se non addirittura anni prima di dare solo una sbirciatina.
Nonostante avesse smesso di praticare da ormai cinque anni, Maximilian riceveva spesso, e con spesso intendeva ogni giorno, proposte più che generose che lo toccavano in prima persona. Era da molto, molto tempo, che però non si concedeva a qualcuno. A dirla tutta e in completa sincerità, aveva sempre trovato quel tipo di attività fisica troppo sopravvalutata, nonostante fosse stato il suo lavoro per molto tempo.
Ormai aveva raggiunto un punto cruciale in cui finalmente era lui a decidere chi far entrare nel suo letto, e di certo non più il contrario.
La sua bellezza era conosciuta in tutta Vaska, e forse era stato anche questo che lo aveva aiutato a risalire dai bassifondi della città fino ad arrivare dove si trovava ora. In fatto di sesso, non si sentiva di escludere le possibilità che gli bussavano alla porta. Anche se spesso trovava la compagnia degli uomini più appagante, la sua scorsa ed ultima relazione era stata con una biondina tutta fianchi che aveva cercato di fregargli il dominio.
A suo discapito, non c'era riuscita.
Maximilian l'aveva rispedita nel buco da cui era uscita.
I suoi capelli corvini, abbastanza lunghi da coprirgli le orecchie, erano, in quella calda mattinata di Febbraio, sparsi sul suo cuscino dalla federa in seta. Con un occhio color del ghiaccio aperto, stava fissando il suo assistente di sbieco, come ad intimargli di girare i tacchi ed andarsene. Nessuno aveva il permesso di disturbarlo fino a mezzogiorno, e su questo lui non transigeva, e per nessuna ragione, mai.
«Capo, sei sveglio?» gli stava domandando Lokart, un ragazzino di quasi diciassette anni che, da due, era sotto la protezione di Maximilian. «Sono rammaricato di doverti disturbare ma ci sono due della guardia del continente alla porta già da dieci minuti. Vogliono che tu ti presenti di sotto nel giro di un battito di ciglia o prenderanno provvedimenti»
Maximilian si coprì gli occhi chiari con una mano. I battenti della finestra erano stati aperti e una fastidiosa luce aveva deciso di rischiarare la stanza, troppo asettica per appartenere al famigerato capo del club Rubino. «Che cazzo vogliono?» chiese, portandosi il lenzuolo sopra la testa. «E che ore sono? Lo sai che non voglio essere disturbato prima che il sole raggiunga il suo apice»
Lokart distolse lo sguardo quando il lenzuolo scese al di sotto dell'addome di Maximilian, lasciando intravedere più di quanto il ragazzino avrebbe, in altre circostanze, potuto permettersi di vedere. «Sono le nove e trenta» disse, schiarendosi la voce. «Oggi c'è l'Eunohia. Purtroppo non posso fare nulla per trattenerli se tu non scendi e li cacci di persona»
Maximilian emise un lamento roco dalla bocca, già consapevole che quella giornata sarebbe partita con il piede sbagliato. Quando si accorse che Lokart, nonostante lavorasse in un bordello e ne avesse già viste di tutti i colori, fosse a disagio nel avere i suoi genitali in bella vista, si coprì. «Nessuno può fermare quelli del continente» rispose, passandosi una mano tra i capelli aggrovigliati, a causa del sonno agitato. «Digli che scendo tra cinque minuti e assicurati che non curiosino in giro»
Lokart sembrò voler ribattere ma quando il suo capo lo liquidò con un veloce e consueto gesto della mano, se ne andò per davvero, lasciando la stanza come la aveva trovata: silenziosa e opprimente. Maximilian sbuffò, ben consapevole della sua età e di che cosa sarebbe successo nel giro di qualche ora. Se il destino l'avesse voluto, la mattina successiva si sarebbe risvegliato di nuovo nel suo letto e non chissà dove.
Quando appoggiò i piedi sul freddo pavimento, Maximilian sembrò riprende coscienza di sé stesso. Allungò una mano per afferrare la vestaglia e se la mise addosso, sopra la maglietta che non si sfilava mai, se non per essere lavata. Nessuno avrebbe dovuto vedere la sua cicatrice, ed infatti rimaneva coperta anche durante le maratone di sesso che occasionalmente si concedeva.
Alzandosi in piedi, fece scivolare la mano fino alla clavicola destra, per poi passare a quella sinistra, dove la sua cicatrice giaceva come monito a chi mai si fosse avvicinato abbastanza a lui. Se non c'era la minima possibilità che l'Eunohia lo avrebbe riconosciuto come un Heiliges, il fato sarebbe ricaduto sull'appellativo Theufel, oppure Brylast?
Qualsiasi cosa sarebbe successa, Maximilian aveva tutto l'interesse nel rivedere il Rubino il giorno seguente.
Senza di lui quel posto sarebbe marcito nel giro di qualche settimana. Nemmeno Lokart, che nonostante la sua giovane età e tutti gli insegnamenti che Maximilian gli aveva impartito, sarebbe stato in grado di portare acqua a quel mulino. Era ancora troppo giovane ed ingenuo, nonostante non ci fosse alcun dubbio che lui potesse non essere un Theufel. Nelle vene gli scorrevano solamente tre cose: rabbia, rancore e una sessualità promiscua.
Erano stati proprio quelli del continente a creare la linea, un muro alto quasi cento metri che divideva la grande isola su cui, sia i Theufel che gli Heiliges convivevano, più o meno pacificamente, da circa cento cinquant'anni. Alle loro due fazioni non era permesso lasciare il proprio lato, ma le guardie di Patros e Silllas potevano fare un po' quello che volevano. Ogni anno infatti, nel giorno della cerimonia dell'Eunohia, sbarcavano a Cronopolis e a Porto Chiosco, completamente indisturbati.
I Re, dopo la rovinosa battaglia del Cervo, avevano dato loro completa libertà di manovra.
Scendendo i gradini della sede centrale del Rubino, Maximilian poteva chiaramente sentire le voci dall'accento marcato delle guardie che lo avrebbero sicuramente ammanettato. Lokart gli stava già dicendo di tenere la mani a posto, ma i due uomini sembravano avere tutta l'aria di infischiarsene delle minacce del ragazzino. Dopotutto, se l'avessero voluto, avrebbero anche potuto giustiziarlo sul posto: a quelli come loro era concessa qualsiasi cosa.
«Se siete così incuriositi dal mio locale vi aspetto più che volentieri» disse Maximilian, annunciando il suo ingresso nel grande salone, circondato da due scalinate che portavano ai piani superiori. «Posso riservarvi due delle nostre stanze migliori, o magari addirittura una sola. I gusti in fatto di sesso non si discutono mai e io sono piuttosto discreto...»
Una delle due guardie sputò per terra dove Maximilian stava per appoggiare i piedi. Senza curarsene minimamente, il ragazzo passò oltre e si posizionò proprio davanti ai due uomini che erano ovviamente venuti per scortarlo alla cerimonia: quell'anno non l'avrebbe fatta franca. I temuti ventuno anni erano arrivati anche per lui, nonostante avrebbe preferito rimanere giovane per sempre.
«É lei a capo di questo buco di culo?» domandò uno dei due, squadrando da capo a piedi Lokart, che si era messo in disparte per vedere come la cosa sarebbe andata a finire. Lo loro divisa nera sembrava essere più una coperta, che una armatura. «Sto parlando con Maximilian Kastrov?»
«Sono proprio io» rispose questo, facendo capire con una occhiata fugace a Lokart che, nel giro di poco, le cose avrebbero anche potuto mettersi male. Per lui sarebbe stato meglio darsela a gambe, piuttosto che rimanere lì a guardare. «Che cosa posso fare per voi gentiluomini?»
«Sa bene il motivo per il quale siamo qui, non c'è bisogno che si disturbi ad allungare il brodo» disse l'altra guardia, più vecchia di quella che aveva parlato poco prima. I loro stivali li rendevano più alti di una persona normale, ma certo non di Maximilian. «È richiesta la sua presenza all'Eunohia di quest'anno»
Maximilian fece finta di essere sorpreso. «Dite sul serio?»
La guardia più anziana tirò fuori dalla cinta dei pantaloni, da sotto l'armatura nera pece, un frustino di acciaio lungo almeno cinquanta centimetri. «Inchinati, feccia di Theufel!» intimò, pregustando già il sapore del rumore dello schianto dell'arma sulla giovane schiena di Maximilian. «Non lo ripeterò due volte»
«Non c'è bisogno di usare la violenza signori, e di sicuro non oggi» disse il ragazzo, iniziando a guardarsi intorno alla ricerca di occhi indiscreti. Anche se il Rubino alla mattina rimaneva chiuso, c'era sempre qualcuno che si aggirava da quelle parti. «Dato che da questo lato della linea siamo tutti fedeli servitori del nostro generosissimo Re Chiaros, oggi sono d'accordo con voi e obbedirò senza causarvi guai»
Le due guardie si lanciarono una occhiata carica di odio per la razza di Maximilian e Lokart. Anche se quei due erano del continente, si sapeva bene che la gente comune preferiva gli Heiliges, alla feccia dei Theufel. «Alla cerimonia di questa mattina sarà presente anche sua altezza» disse quello con in mano il frustino. «Come ti inginocchierai davanti a noi, lo farai anche davanti al re, sono stato chiaro?»
Maximilian prese un respiro profondo e, con un impercettibile segno della mano, fece segno a Lokart di dileguarsi. Il ragazzino era infatti già stato istruito su cosa fare durante l'assenza del suo capo per l'Eunohia. «Se mi posso permettere di aggiungere qualcosa al vostro discorso» replicò Maximilian, portando le mani dietro la testa e preparandosi ad inginocchiarsi. «Come mai vostra altezza serenissima si disturba a venirci a trovare?»
Una paio di manette di acciaio chiarissimo vennero estratte non appena Lokart scomparve dietro a una porta che dava sul salone. «Sono passati ormai centocinquant'anni dall'ultima apparizione degli antichi» disse una delle due guardie, aspettando che le ginocchia di Maximilian toccassero terra. «C'è bisogno che le cose cambino, ed in fretta. Sua altezza vuole vedere come procedono gli incroci Brylast di persona»
Maximilian abbassò il capo di poco non appena sentì il corpo della guardia premersi dietro di sé. «Mi sembra una scelta saggia» replicò, sentendo il famigliare scatto delle manette attorno ai suoi polsi. «Sarò ben felice di vedere il nostro amato re di persona»
I due scagnozzi del continente scoppiarono in una rista fragorosa e lo fecero alzare in fretta e furia, tirandolo per le manette. Il suo tono derisorio non era certo passato inosservato e di sicuro gli sarebbe aspettata una marcia forzata per le strade di Vaska. «Un Theufel del tuo rango vedrà sua eminenza solo di striscio» disse quello con ancora in mano il frustino, aprendo i battenti del Rubino da cui erano entrati. «Tornerai strisciando nel tuo buco prima che finisca la giornata, te lo posso assicurare»
Maximilian voltò il capo prima di scomparire dietro l'angolo, trascinato dalle due guardie come un sacco di patate. Lokart era lì che lo fissava, con il petto che si alzava ed abbassava in modo frenetico. «Lo spero proprio» sussurrò, senza farsi sentire da nessuno e tornando a guardare dritto davanti a sé. «Io non sono di certo un cazzo di Brylast»
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